Autore Topic: Stiloforo Columbus  (Letto 21529 volte)

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Online turin-pens

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R: Stiloforo Columbus
« Risposta #30 il: Luglio 19, 2013, 01:00:10 am »
Break doveroso a parte, ammetto un certo rammarico nell'aver constatato in prima persona qunato tempo e parole si siano sprecate sulla genesi di una parola quando contemporaneamente qua e la vari utenti hanno inserito alcune considerazioni e constatazioni decisamente più interessanti, come ad esempio il fatto che anche Aurora ha utilizzato il medesimo imbuto col medesimo brevetto. Oppure che molti set da scrivania pur avendo differenti paternità hanno molte cose in comune come basi, imbuti etc...  Questi e altri dettagli avrebbero dovuto se non altro sucitare l'interesse necessario per costruire un discorso molto più logico dal punto di vista collezionistico/culturale e invece si è perso tempo a urlare"ci sto o non ci sto" su questa e quella "gensei" di quella determinata parola.
Per me è un gran peccato, come se si fosse persa in parte l'occasione, fortunatamente tenuta viva da alcuni utenti nonostante il clima burrascoso. Detto questo, trovo difficile non pensarla come Paolo e collaboro proprio oltre che con lo stiloforo del topic anche con il già menzionato set da scrivania Aurora.

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Offline roberto v

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Re:Stiloforo Columbus
« Risposta #31 il: Luglio 19, 2013, 22:36:06 pm »
Intrigante questo mistero del brevetto, speriamo che Paolo riesca a svelarlo.
Come ho scritto i bicchierini OMAS che ho trovato sottomano hanno la sola scritta "brevettato"; Max ha mostrato questo con la dicitura completa e dice di averne altri senza alcuna scritta. Io sono propenso a ritenere che le differenti scritte sui calici non dipendano tanto dalla realizzazione tecnica, quanto dall'età.

provate a cercare su Google : brevetto 6253 1928 , vi dovrebbe apparire come primo
risultato la descrizione di uno stiloforo Omas Arco Platinum su Wortpoint, molto
dettagliata...

Quello è mio, e riporta la stampigliatura 6253 1928.
Ho anche uno stiloforo The King, sempre con greche e finiture cromate, con la stampigliatura Patent 6253 1928.
Invece quello Tibaldi ha un semplice boccalino tutto di ebanite.

Offline pedewall

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Re:Stiloforo Columbus
« Risposta #32 il: Luglio 23, 2013, 00:09:22 am »

Grazie a Riccardo (1 Aurora) e Roberto (1 TK ed 1 Omas)  disponiamo di due ulteriori testimonianze.
Per comprenderci, quando utilizzo la parola stiloforo mi riferisco all’intero, composto da una base con boccalino che porta la penna o stilo.

Il n. di stilofori di cui si hanno notizie (direttamente visionati o tramite fotografie, o di cui si parla su pennamania in cui vi sia il n del brevetto) nei quali è riportata nello snodo l’incisione “Brevetto 6253/1928”, sono 18, ma, almeno per quelli direttamente visionati,  bisogna precisare che non vi è  nessuna certezza della origine produttiva (stesso nome inciso sia sulla penna sia sulla base), ma è possibile pensare che la base potesse avere una origine differente da quella della penna.
Ulteriori 4 stilofori avevano il bicchierino marcato Omas con impressa la sola parola “brevettato”.
Tirando le somme abbiamo:
-   Omas:    4 impresso brevettato, 4 dicitura “Brevetto 6253/1928”;
-   Minerva:    2 dicitura “Brevetto 6253/1928”:
-   Columbus:   2  dicitura“Brevetto 6253/1928”;
-   Aurora:   1 dicitura “Brevetto 6253/1928”;
-   TK/SAFIS:   1 dicitura “Patent 6253/1928”;
-   Anonimo:   1 dicitura “Patent 6253/1928”;
-   Anonimo:   7 dicitura “Brevetto 6253/1928”

Gli unici elementi comuni a tutti i 18 stilofori oltre al n del brevetto, è la loro variabilità anche tra quelli anonimi che sono poi la maggioranza.
Risultati scoraggianti per poter trarre conclusioni, ma è possibile azzardare alcune ipotesi.
Sul brevetto.
In Italia nel 1928 si potevano registrare brevetti: di invenzione, di utilità, ornamentali oltre ai marchi. I brevetti di invenzione si trovano solamente quando depositati anche in altri Stati oltre l’Italia, per quelli di utilità ed ornamentali qualcosa viene fuori, soprattutto per le registrazioni avvenute dopo il 1945, mentre è più facile trovare i marchi.
Di questo “Brevetto 6253/1928”, nei data base internazionali non ho trovato nulla (è difficile, ma potrei anche aver commesso qualche errore nella ricerca), diventa quindi possibile pensare ad una registrazione avvenuta unicamente in Italia.
Senza tener conto della cialtroneria del periodo e del dilagare di numeri di invenzione inventati, trovo che il brevetto di utilità n. 6253 (ricordo che la numerazione all’interno della stessa sezione è progressiva) è stato registrato nel 1904 ed appartiene ad una ditta di Amburgo che nulla ha da spartire con gli strumenti di scrittura, mentre il marchio 6300 è del 1904 ed identifica una penna ad inzuppo italiana prodotta da Barbetta (futuro socio dei fratelli Verga). Se quindi vi fosse una contemporaneità nelle registrazioni, siamo distanti dal 1928.
Per la dicitura patent, penso che siano gli stilofori più vecchi, realizzati prima che l’autarchia imposta dal regime fascista portasse ad un ossessivo rigore limitando l’utilizzo delle parole in altra lingua.
Sul titolare del brevetto.
Nel 1928 erano tante le ditte che in Italia producevano strumenti di scrittura e che avrebbero potuto depositare questo brevetto, potrò sbagliare, ma non mi sembra che in quegli anni vi fosse una tale produzione di stilofori perché qualche produttore si desse da fare per brevettarne uno intero (brevetto ornamentale) o una parte (brevetto di utilità). 
Nel primo caso gli stilofori dovrebbero essere tutti uguali, cosa che non è, se riferito ad una parte quale è l’innovazione per il bicchierino portapenna?
E’ quindi possibile che il “Brevetto 6253/1928”, si riferisca esclusivamente allo snodo del bicchierino, brevetto di una particolare articolazione depositata da qualcuno e destinata ad altra applicazione meccanica che con le stilo non aveva nulla a che vedere.
Sul marchio Minerva.      (segue)

Offline Giuseppe Tubi

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Re:Stiloforo Columbus
« Risposta #33 il: Luglio 23, 2013, 20:07:51 pm »
Daccelo il seguito; non puoi lasciarci sulle spine....

Offline pedewall

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Re:Stiloforo Columbus
« Risposta #34 il: Luglio 23, 2013, 21:36:19 pm »

Tubi, porta pazienza, non ho mica la risposta pronta, sono in vacanza e scrivo il testo basandomi su appunti sparsi nel computer ed in parte ricorrendo alla memoria.

Non voglio scrivere castronerie.

Offline Giuseppe Tubi

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Re:Stiloforo Columbus
« Risposta #35 il: Luglio 23, 2013, 23:11:27 pm »

Tubi, porta pazienza, non ho mica la risposta pronta, sono in vacanza e scrivo il testo basandomi su appunti sparsi nel computer ed in parte ricorrendo alla memoria.

Non voglio scrivere castronerie.
D'accordo, d'accordo, scusa...
E' che quel "continua" mi faceva supporre una prosecuzione imminente.

Offline pedewall

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Re:Stiloforo Columbus
« Risposta #36 il: Luglio 23, 2013, 23:22:14 pm »

Armando Simoni deposita il marchio Minerva nel 1934.
Penso che siamo tutti coscienti che il marchio Minerva venisse utilizzato prima di tale periodo da altro produttore e che Dolcini, nella sua opera sulla Omas ne ha abbondantemente parlato presentando anche una pubblicità fatta risalire al 1917 pubblicata sulla rivista il Mondo. Vi è un possibile errore di collazione (1917 invece di 1927) in quanto la rivista il Mondo ha visto la luce a partire dal 1925, ma questo non cambia la sostanza restringe solo il periodo temporale.
Riporto queste date in quanto i due stilofori Minerva esaminati, seppur fosse marcata solo la penna, avevano una qualche armonia cromatica e dimensionale da farli sembrare realizzati dallo stesso produttore; le penne erano databili intorno al 1930-1935 .
Non è quindi possibile escludere una produzione Omas.
Come non si ha da escludere una possibile produzione Minerva non Omas.
 
In conclusione
Non trovo risposte alla problematica sul brevetto inizialmente posta, ma la variabilità delle basi sulle quali è riportato e la loro quasi uguaglianza su marchi differenti delle stilo utilizzate, unita alla costante assenza di diciture sulla base atte ad identificare il produttore, mi porta a pensare che vi fosse una unica azienda, grande o piccola, che realizzava e vendeva differenti basi per stiloforo alla quale un poco tutti si rivolgevano per non farsi carico delle problematiche di realizzazione delle basi.

Come per far rivestire d’oro le stilografiche ci si rivolgeva agli specialisti del settore, altrettanto si faceva con gli stilofori.
Costava sicuramente meno che produrseli.

Offline LetiziaJac

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Re:Stiloforo Columbus
« Risposta #37 il: Luglio 24, 2013, 11:50:14 am »
Grazie, sei sempre impeccabile e preciso!
Una domanda: non sarebbe pensabile che ci fosse un grossista di minuteria che vendeva gli snodi ai produttori di penne/di basi e che poi ogni azienda collocasse sullo snodo in metallo il bicchierino che più gli aggradava? Ciò giustificherebbe le varie fogge e origini dei bicchierini, tutti però montati su un identico snodo.
Il grossista potrebbe essere italiano oppure no e il fatto che ci sia anche la dicitura "Patent" potrebbe indicare che il brevetto è stato depositato in USA/UK e che niente abbia a che vedere con i produttori italiani e che la scritta "brevetto" sia stata adottata solo per la commercializzazione nel nostro paese. Ciò che mi lascia però perplessa, proprio a causa della cialtroneria dell'epoca, è il fatto che l'indicazione del numero di brevetto e la data vengano "religiosamente" riportati  sugli snodi. Ciò mi fa pensare ad un produttore non italiano (da noi se ne sarebbero bellamente fregati). Tanta attenzione suggerisce più un origine americana che Italiana. A questo punto il produttore potrebbe essere Parker, Waterman, Sheaffer o Wahl e gli snodi avrebbero potuto essere stati prodotti in USA e importati in Italia dal distributore , oppure essere stati prodotti in Italia su licenza. Bisognerebbe pertanto dare un'occhiata anche agli stilofori americani ( chi li ha...) e vedere se su alcuni di essi compare lo stesso numero di brevetto...

Offline Giuseppe Tubi

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Re:Stiloforo Columbus
« Risposta #38 il: Luglio 24, 2013, 16:46:07 pm »
Letizia propone un'ipotesi arguta e logica, e lancia contemporaneamente una sorta di appello a verificare se sui calici americani comparisse il brevetto del mistero.
Ricordando di averne da anni uno della Conklin, mi sono messo a scavare tra i reperti archeologici dimenticati per trovarlo. Dico subito che la ricerca è fallita: va a sapere dove l'ho cacciato; ricordo poi che era rotto e magari l'ho buttato via. In compenso però sono venute fuori altre cose interessanti, che se vogliamo ingarbugliano ulteriormente la matassa e sembrerebbero anche in qualche misura in conflitto con l'ipotesi di Letizia. Cerco di andare con ordine e tanto inizio a caricare per gradi una lunga serie di foto, sperando che il server sia di buon umore.
La prima osservazione è che l'ipotetico fornitore di  supporti per calici doveva avere a catalogo almeno due formati: uno, piccolo, corrispondente ai calici Omas che siamo abituare a vedere in quanto molto diffusi, l'altro, decisamente più grande, corrispondente a quello mostrato da Riccardo insieme alla penna Columbus con la quale ha aperto questo topic, ed identico ad un altro che ho mostrato io, in merito al quale ho scritto che, anche se non ne ricordavo il motivo, mi evocava il marchio The King/Safis. E non mi sbagliavo.
Per inciso, dei calici Omas, per quanto riguarda la scritta impressa sulla parte dello snodo esisterebbero le seguenti versioni: dicitura del brevetto completa; solo dicitura "brevettato", solo scritta "Omas", scritta "Omas - Brevettato", nessuna scritta.
Analizzando l'aspetto tecnico dello snodo, sembrerebbe di potere affermare l'esistenza di due principali varianti secondo le quali è stato ottenuto lo scopo di abbinare l'ampia orientabilità del calice con la stabilità del medesimo anche in posizioni nelle quali il peso della penna lo farebbe abbattere. In entrambi i casi ci si basa su un giunto sferico; la differenza è che in un caso la sfera è solidale alla base, nell'altro al calice.
Direi che i bicchierini figli del famigerato brevetto hanno tutti la sfera solidale alla base. Al contrario nel set Parker Duofold che avevo mostrato qui: https://www.pennamania.it/forum/index.php?topic=4611.msg43918#msg43918
la sfera è solidale al calice. Analoga fattura ha anche il calice sulla bella base in ceramica che mostro in foto. Potrebbe essere questo il motivo per il quale non hanno indicazione del brevetto?
Andiamo avanti, perché a scombinare la linearità che sino ad ora il discorso conserva, provvede l'ultimo reperto: un calice con penna The King, su base marchiata The King con uno stemma smaltato della "Compagnia Anonima di Assicurazione - Torino". Sembra piuttosto evidente l'analogia con il calice della Columbus di Riccardo ed il mio, che ad ogni buon conto gli affianco nelle foto: forma e dimensioni identiche, profili zigrinati in luogo degli anelli dorati, base del calice in ebanite anziché in metallo dorato. E la stessa identica scritta: PATENT N. 6253/1928! Fermi che il "bello" deve ancora venire.
Sino a questo punto le ipotesi fatte conservano tutta la loro plausibilità, basate sul fatto che il brevetto riguardi la realizzazione dello snodo.
Come si vede dalle ultime foto però la realizzazione dei due calici è sostanzialmente diversa; ci sono a mio avviso due possibilità: quella per la quale propendo, che il calice senza parti dorate sia più vecchio e che sia stato solo in seguito perfezionato nel secondo tipo. L'altra che si tratti di una versione economica del predetto. Fatto sta che nel calice con le finiture dorate si riconosce la tipologia dei calici Omas che tutti conosciamo: una molla pressa contro la sfera uno spesso anello con una superficie concava che si accoppia alla predetta sfera generando l'attrito necessario a sostenere il calice permettendo comunque di orientarlo come si desidera.  Nell'altro calice non vi è nessuna molla e la frizione è generata semplicemente serrando la sfera della base tra le parti scomponibili del calice.
A qusto punto la domanda d'obbligo: potrebbero due sistemi così nettamente diversi avere lo stesso numero di brevetto?
Spero di essere stato chiaro e di avere dato allo stimatissimo amico Pedewall materiale per ulteriori elucubrazioni.

Peppe Pipes

Online turin-pens

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Re:Stiloforo Columbus
« Risposta #39 il: Luglio 25, 2013, 00:50:20 am »
Sembra che ad ogni tassello che si aggiunge, il mistero invece che dipanarsi si infittisca sempre più e leggendo le ultime risposte di Paolo e di Giuseppe, la situazione parrebbe ancor più ingarbugliata.
Continuo a pensare che l'ipotesi di Paolo, ovvero che il brevetto non sia necessariamente legato al mondo pennifero abbia una sua logica e come anche dimostrato dalla documentazione fotografica di Giuseppe, nemmeno legato alla differenza di progettazione e proprio come lui, trovo strano che due sistemi così differenti possano portare lo stesso numero di brevetto a meno che ci sia stata una vera "evoluzione" nel progetto iniziale dello snodo senza però depositarne nuovamente il brevetto.
In teoria ogni variazione dovrebbe portare ad un nuovo brevetto ma non vi è nessuna certezza di quale delle due sia la prima versione e quale quella successiva e a questo punto quale delle due sia effettivamente quella depositata, sempre che il brevetto sia sullo snodo.

A questo punto propongo un'ipotesi azzardata ma che in realtà potrebbe avere più senso. Chiaro che prove certe non ve ne sono ma procedendo con logica dovremmo pensare che tutti gli snodi in questione hanno un punto in comune, ovvero la sfera, differiranno per il numero di componenti, forma, dimensione e complessità di assemblaggio mentre la sfera continua ad essere presente.
Dunque mi chiedo è mai possibile che il brevetto in realtà sia legato al sistema per produrre la sfera? Può sembrare strano ma produrre delle sfere è molto più complesso e costoso di quanto si possa pensare.
Quindi potrebbe essere logico supporre che qualcuno in quegli anni abbia progettato un sistema per produrre una grande quantità di sfere da utilizzare in molti accessori diversi tra cui anche set da scrivania, in modo rapido ed economico.
Questo spiegherebbe anche il perché il brevetto è presente in così tanti set differenti. Quadrerebbe anche la "fornitura unica", nonché il differente sistema di assemblaggio.

 :set2010055:

Offline Giuseppe Tubi

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Re:Stiloforo Columbus
« Risposta #40 il: Luglio 25, 2013, 08:54:42 am »
Sembra che ad ogni tassello che si aggiunge, il mistero invece che dipanarsi si infittisca sempre più e leggendo le ultime risposte di Paolo e di Giuseppe, la situazione parrebbe ancor più ingarbugliata.
Continuo a pensare che l'ipotesi di Paolo, ovvero che il brevetto non sia necessariamente legato al mondo pennifero abbia una sua logica e come anche dimostrato dalla documentazione fotografica di Giuseppe, nemmeno legato alla differenza di progettazione e proprio come lui, trovo strano che due sistemi così differenti possano portare lo stesso numero di brevetto a meno che ci sia stata una vera "evoluzione" nel progetto iniziale dello snodo senza però depositarne nuovamente il brevetto.
In teoria ogni variazione dovrebbe portare ad un nuovo brevetto ma non vi è nessuna certezza di quale delle due sia la prima versione e quale quella successiva e a questo punto quale delle due sia effettivamente quella depositata, sempre che il brevetto sia sullo snodo.

A questo punto propongo un'ipotesi azzardata ma che in realtà potrebbe avere più senso. Chiaro che prove certe non ve ne sono ma procedendo con logica dovremmo pensare che tutti gli snodi in questione hanno un punto in comune, ovvero la sfera, differiranno per il numero di componenti, forma, dimensione e complessità di assemblaggio mentre la sfera continua ad essere presente.
Dunque mi chiedo è mai possibile che il brevetto in realtà sia legato al sistema per produrre la sfera? Può sembrare strano ma produrre delle sfere è molto più complesso e costoso di quanto si possa pensare.
Quindi potrebbe essere logico supporre che qualcuno in quegli anni abbia progettato un sistema per produrre una grande quantità di sfere da utilizzare in molti accessori diversi tra cui anche set da scrivania, in modo rapido ed economico.
Questo spiegherebbe anche il perché il brevetto è presente in così tanti set differenti. Quadrerebbe anche la "fornitura unica", nonché il differente sistema di assemblaggio.

 :set2010055:
Ipotesi intrigante.
Anche in questo caso però s'impatta, guarda caso, contro alcune variabili: i calici "quasi gemelli" delle ultime foto hanno la sfera che sembrerebbe essere d'ebanite; se ne vede chiaramente il colore nero, differente dal peduncolo che le fissa alla base, verosimilmente d'ottone dorato. Sono pertanto realizzate in modo composto, che si può ipotizzare preveda un foro filettato nella sfera sul quale è avvitato il peduncolo di fissaggio. Le sfere dei calici Omas sono invece in un unico pezzo, ovvero la sfera è nata col suo peduncolo attaccato. Mi sembrava di ricordarlo, ma sono andato a verificare, prima provando a scomporle con le pinze e poi osservandole con una lente d'ingrandimento: darei per certo che non c'è alcuna giunzione.
Non che con questa osservazione l'ipotesi di Riccardo perda fondatezza, ma se è possibile ci si trova in presenza di un'ulteriore complicazione di questo rebus spaccacervelli.
Mai avrei sospettato che sui calici ci fosse tanto da scrivere!

Online turin-pens

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Re:Stiloforo Columbus
« Risposta #41 il: Luglio 25, 2013, 11:05:24 am »
Scartabellando nell'archivio brevetti ho trovato questo brevetto databile inizialmente al 1927 e poi credo ridepositato con aggiornamento nel 1931.
L'immagine in questione ritrarrebbe proprio il secondo brevetto del 1931 in cui si parla di Desk Set Pencil Holder.

In pratica il brevetto originale fu poi aggiornato con l'aggiunta di una specie di appoggio per la matita.

tralasciando questo dettaglio, mi soffermerei sul disegno dell'imbuto e del suo sistema di serraggio alla base che sembrerebbe simile (per non dire identico) a quello mostrato da Giuseppe Tubi insieme alla base smaltata.
Base e imbuto mostrate da Giuseppe, sono tra l'altro identiche all'insieme base/imbuto del Pen Parker Duofold blu che ho mostrato QUI e nuovamente identico al disegno del brevetto.

Piccola nota curiosa, WALTER HEAGNEY depositario del brevetto anni dopo, se ricordo bene nel 1946 depositerà per Parker una evoluzione del sistema Vacumatic utilizzato nella Parker 51.

Che sia statA individuata l'origine di tutto?

 :set2010059:

Offline Giuseppe Tubi

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Re:Stiloforo Columbus
« Risposta #42 il: Luglio 25, 2013, 14:28:05 pm »
Scartabellando nell'archivio brevetti ho trovato questo brevetto databile inizialmente al 1927 e poi credo ridepositato con aggiornamento nel 1931.
L'immagine in questione ritrarrebbe proprio il secondo brevetto del 1931 in cui si parla di Desk Set Pencil Holder.

In pratica il brevetto originale fu poi aggiornato con l'aggiunta di una specie di appoggio per la matita.

tralasciando questo dettaglio, mi soffermerei sul disegno dell'imbuto e del suo sistema di serraggio alla base che sembrerebbe simile (per non dire identico) a quello mostrato da Giuseppe Tubi insieme alla base smaltata.
Base e imbuto mostrate da Giuseppe, sono tra l'altro identiche all'insieme base/imbuto del Pen Parker Dufold blu che ho mostrato QUI e nuovamente identico al disegno del brevetto.

Piccola nota curiosa, WALTER HEAGNEY depositario del brevetto anni dopo, se ricordo bene nel 1946 depositerà per Parker una evoluzione del sistema Vacumatic utilizzato nella Parker 51.

Che sia stato individuata l'origine di tutto?

Condivido pienamente. Chissà, forse si possono definire "di scuola americana" i modelli con la sfera solidale al calice, mentre di "scuola italica" quelli con la sfera solidale alla base.

Offline Giuseppe Tubi

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Re:Stiloforo Columbus
« Risposta #43 il: Luglio 27, 2013, 19:36:35 pm »
Paoloooo! Letiziaaaa! Dove siete???
C'è bisogno di nuovi apporti; la cosa si è fatta davvero interessante.

Offline pedewall

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Re:Stiloforo Columbus
« Risposta #44 il: Luglio 30, 2013, 22:17:22 pm »


Scusate la latitanza, ma avevo necessità di un pc con collegamento veloce per poter ripetere alcune ricerche non memorizzate, quindi dovevo necessariamente rientrare almeno momentaneamente alla base.

A seguito delle vostre analisi, aggiungo qualche fatto e delle ulteriori considerazioni.

Non lo avevo estrinsecato nelle mie precedenti osservazioni, ma (come fatto notare da Letizia) il fantomatico grossista che forniva le basi con lo snodo, queste non avevano necessariamente i calici che - seppur con lo stesso attacco - potevano avere dimensioni differenti (come fatto notare dal Tubi);  il realizzatore delle stilo si doveva preoccupare di costruire anche il bicchierino che le accoglieva , oppure si poteva accontentare di uno generico. Il produttore poteva quindi creare il bicchierino personalizzandolo od eseguendolo con lo stesso materiale o disegno della sua penna.

Il brevetto 6253 in ambito internazionale per gli anni antecedenti al 1928, non ha niente a che fare né con le penne, né con lo snodo e neppure con qualcosa che gli possa assomigliare.
Ho trovato i brevetti con quel numero per i paesi: Francia, Svizzera, US, Svezia, Finlandia, Danimarca, Germania Est, Germania Ovest, Canada, Austria; ho chiaramente visionato solo i disegni, ma se qualcuno vuole cimentarsi con le traduzioni gli faccio avere i diversi collegamenti; quello in finlandese è di 17 pagine.
Si può quindi escludere, con un minimo margine di errore, che il brevetto 6253 abbia origini estere. 
Nel solo anno 1928 la Sheaffer, eseguendo la ricerca come utilizzatrice non come inventore, deteneva l’utilizzo di 7 brevetti riguardanti gli stilofori.
Non ho fatto ricerche - stesso argomento - per gli altri produttori USA, ma i brevetti saranno sicuramente numerosi.
Una ipotesi affascinante sarebbe quella che il Parker o Sheaffer di turno avesse brevettato lo snodo incriminato in USA reiterandolo in altri paesi e che il n. 6253 fosse quello assegnatogli in Italia; se però così fosse, dovremmo trovare stilofori che riportano oltre il n. del brevetto anche il nome del legittimo proprietario statunitense, cosa che non è. Come non mi sembra possibile che la grande azienda USA che stipulava accordi di rappresentanza con un unico concessionario per tutta l’Italia, concedesse l’utilizzo di un suo brevetto al sigg. Tizio, Caio o Sempronio tutti produttori di stilografiche.
O forse il sig. Tizio lo utilizzava a sua insaputa?

Una cosa è certa: questi stilofori col brevetto non erano poco diffusi, tuttavia non ho trovato alcuna pubblicità su di essi. 
L’unico catalogo d’epoca che conosco in cui vengano proposti degli stilofori pubblicitari è quello della I.R. di L. Uhlmann (presumibilmente del 1932-38), ma quelli riprodotti hanno lo snodo esattamente al contrario di quello di cui si discute: l’incasso che consente di rendere il bicchierino quasi parallelo alla base è su questa, non sul calice, cioè la pallina è incernierata alla base, non al bicchierino.

Avevo ipotizzato che il brevetto potesse essere una cialtroneria commerciale, ipotesi che ritengo tuttora possibile e rafforzata alla luce di quanto rilevato e descritto dal Tubi: due calici con uguale snodo, ma differenti meccanismi mi sembrano oltremodo strani.

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