Autore Topic: Codice deontologico per il collezionista di stilografiche  (Letto 58512 volte)

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Offline Mrbones67

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Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
« Risposta #15 il: Settembre 13, 2013, 08:52:55 am »
Vero...forse gli altri punti trovano più tacito accordo di questo che sta rivelando (e rilevando!) i differenti approcci tra di noi alla questione! O no?

Online turin-pens

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Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
« Risposta #16 il: Settembre 13, 2013, 11:17:06 am »
Vero...forse gli altri punti trovano più tacito accordo di questo che sta rivelando (e rilevando!) i differenti approcci tra di noi alla questione! O no?

Non saprei, a me personalmente interessano più gli altri punti perché secondo me sono più focalizzati proprio sul comportamento deontologico.
Dopotutto, celluloide, galalite, ebanite etc... non possono diventare più lucide di un tot, quindi è almeno per me un discorso relativo.

Altro conto è parlare (come penso intendesse realmente il nostro Pedewall) di interventi assurdi quali il "ritinteggiamento" dell'ebanite o l'abrasione di loghi, incisioni e quant'altro.
Questi secondo me sono interventi da "incauti e/o pseudo riparatori", fortunatamente più in linea con la cultura americana che con la nostra italo/europea.

Offline Wallygator

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Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
« Risposta #17 il: Settembre 13, 2013, 14:23:03 pm »
Non ho aggiunto nulla di nuovo, ho solo disposto in diverso ordine gli argomenti proposti da Paolo Enrico, integrandoli con alcune idee uscite dalla discussione e cercando di non oltrepassare i 10 punti:

1.   La penna stilografica non è un'opera d'arte realizzata in un pezzo unico, ma un prodotto industriale concepito per essere replicato anche in migliaia di esemplari.
2.    La conoscenza delle caratteristiche originarie della penna da riparare/restaurare sono       basilari per un intervento corretto sull’oggetto.
3.   Un metodo di restauro non in sintonia con le caratteristiche originali della stilografica, non deve essere eseguito anche se rende la penna funzionante.
4.   Nel restauro si deve dare prevalenza a ricambi originali. Qualora ciò non fosse possibile, la ricostruzione deve prevedere esclusivamente l’utilizzo di materiali/componenti coerenti a quello del pezzo da ricostruire.
5.   In linea di principio ogni restauro dovrebbe essere reversibile, fatto salvo per le eventuali ricostruzioni di componenti strutturali della penna, il cui disassemblaggio ne comprometterebbe l’integrità.
6.   Un sistema di riempimento deve essere sostituito solamente con altro uguale.
7.   Il pennino non deve essere modificato rispetto alla sua forma, gradazione  e dimensioni originarie.
8.   Ricoloriture od esaltazioni del colore mediante pigmenti, vernici od altro non sono ammissibili, ovvero lucidature ottenute con metodi non coerenti con l’epoca di costruzione dell’oggetto, come pure il placcare con nuovo oro le finiture non sono fatte per fini collezionistici
9.   Operare tenendo presente che l’oggetto sul quale si lavora è d’epoca e, comunque anche se poco usato, soggetto ad un naturale invecchiamento/usura; ogni tentativo di farlo apparire come nuovo od inusato non è coerente con lo spirito del collezionismo.
10.   Il sottacere eventuali restauri apportati, in occasione di mostre, penshow od altro, non è in sintonia con lo spirito del collezionismo.







Online turin-pens

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Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
« Risposta #18 il: Settembre 13, 2013, 17:38:20 pm »
Non ho aggiunto nulla di nuovo, ho solo disposto in diverso ordine gli argomenti proposti da Paolo Enrico, integrandoli con alcune idee uscite dalla discussione e cercando di non oltrepassare i 10 punti:

1.   La penna stilografica non è un'opera d'arte realizzata in un pezzo unico, ma un prodotto industriale concepito per essere replicato anche in migliaia di esemplari.
2.    La conoscenza delle caratteristiche originarie della penna da riparare/restaurare sono       basilari per un intervento corretto sull’oggetto.
3.   Un metodo di restauro non in sintonia con le caratteristiche originali della stilografica, non deve essere eseguito anche se rende la penna funzionante.
4.   Nel restauro si deve dare prevalenza a ricambi originali. Qualora ciò non fosse possibile, la ricostruzione deve prevedere esclusivamente l’utilizzo di materiali/componenti coerenti a quello del pezzo da ricostruire.
5.   In linea di principio ogni restauro dovrebbe essere reversibile, fatto salvo per le eventuali ricostruzioni di componenti strutturali della penna, il cui disassemblaggio ne comprometterebbe l’integrità.
6.   Un sistema di riempimento deve essere sostituito solamente con altro uguale.
7.   Il pennino non deve essere modificato rispetto alla sua forma, gradazione  e dimensioni originarie.
8.   Ricoloriture od esaltazioni del colore mediante pigmenti, vernici od altro non sono ammissibili, ovvero lucidature ottenute con metodi non coerenti con l’epoca di costruzione dell’oggetto, come pure il placcare con nuovo oro le finiture non sono fatte per fini collezionistici
9.   Operare tenendo presente che l’oggetto sul quale si lavora è d’epoca e, comunque anche se poco usato, soggetto ad un naturale invecchiamento/usura; ogni tentativo di farlo apparire come nuovo od inusato non è coerente con lo spirito del collezionismo.
10.   Il sottacere eventuali restauri apportati, in occasione di mostre, penshow od altro, non è in sintonia con lo spirito del collezionismo.

Ammetto che questo è un topic che mi piace molto.
Onestamente mi sembra un passo in avanti molto buono, forse ci sarebbe da fare ancora qualche distinzione tra riparazione e restauro

Offline Giuseppe Tubi

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Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
« Risposta #19 il: Settembre 13, 2013, 21:30:44 pm »
Secondo me siamo ormai prossimi ad un decalogo ideale.
Propongo di allargare il discorso agli aspetti di come ampliare e migliorare la collezione, alle tecniche di caccia deontologicamente più corrette ed a quelle invece discutibili, ecc.

Online turin-pens

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Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
« Risposta #20 il: Settembre 13, 2013, 22:30:20 pm »
Secondo me siamo ormai prossimi ad un decalogo ideale.
Propongo di allargare il discorso agli aspetti di come ampliare e migliorare la collezione, alle tecniche di caccia deontologicamente più corrette ed a quelle invece discutibili, ecc.

Appoggio l'idea e devo ammettere che mi hai preceduto. Questi secondo me sono punti molto importanti se non addirittura fondamentali.

Altro punto che proporrei è.

. Colleziona ciò che ti piace e non soltanto quello che oggi vale di più o che ti permette di guadagnare molto e in poco tempo.

Online turin-pens

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Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
« Risposta #21 il: Settembre 13, 2013, 22:48:31 pm »
Io proporrei una piccola modifica al punto 4.

Attualmente il punto 4 dice:

4.   Nel restauro si deve dare prevalenza a ricambi originali. Qualora ciò non fosse possibile, la ricostruzione deve prevedere esclusivamente l’utilizzo di materiali/componenti coerenti a quello del pezzo da ricostruire.

In lo modificherei in questo modo:

4.   Nel restauro si deve dare prevalenza a ricambi originali. Qualora ciò non fosse possibile, la ricostruzione deve prevedere esclusivamente l’utilizzo di materiali/componenti e tecnologie coerenti a quello del pezzo da ricostruire e al periodo storico della penna o della parte.

Faccio un esempio: si è accennato alle dorature/cromature affermando che quelle attuali appaiono diverse da quelle di una volta. Tutto giusto e vero ma questo perché le tecniche di oggi sono diverse da quelle di un tempo.
Dunque se oggi facciamo una doratura moderna su una penna d'epoca chiaro che almeno esteticamente appaia diversa. Ma se noi oggi facessimo una doratura nuova su una penna d'epoca ma utilizzando correttamente le tecniche del periodo, essa apparirebbe indistinguibile dall'originale.

Non dimentichiamoci che dorature e cromature non avevano una funzione estetica o almeno non prettamente estetica ma principalmente tecnica in quanto servivano e servono tutt'oggi come protettivo per le parti realizzate in ottone. Come sappiamo l'ottone è un materiale che si ossida e che col tempo si deteriora molto.

E qui si apre secondo me un nuovo filone ovvero:

meglio una penna d'epoca senza dorature e quindi con le parti in ottone ossidate e deteriorate oppure è meglio una penna d'epoca con dorature rifatte e parti in ottone protette?

Offline pedewall

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Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
« Risposta #22 il: Settembre 13, 2013, 23:28:54 pm »

Ho scritto il tutto prima degli ultimi due interventi di turin-pens che contengono cose interessanti da valutare.

Ho preso in considerazioni alcune tematiche tra le tante proposte, tutte condivisibili, per alcune delle quali aggiungerei qualcosa:

quali sono le varianti oggettive che fanno sì che una penna possa essere considerata di essere tramandata a futura memoria?
La risposta non è facile e non può essere univoca, ma solo quanto sappiamo di essa (penna) potrà guidarci, altrimenti resteranno solo le stilo belle e famose, ma non quelle semisconosciute.
Provocatoriamente mi sembra assurdo quanto siano comuni le Montblanc che sembra che tutti abbiano in gran quantità e che quindi arriveranno sicuramente ai posteri, ma quanto poco si è scritto di queste penne, non del marchio che tutti favoleggiano.

Il primo punto rielaborato da Walter
1.   La penna stilografica non è un'opera d'arte realizzata in un pezzo unico, ma un prodotto industriale concepito per essere replicato anche in migliaia di esemplari.
mi sembra monco ed al termine aggiungerei:

, ma se non ha avuto successo di vendita potrebbero essere ben pochi gli esemplari esistenti.

allargare il discorso agli aspetti di come ampliare e migliorare la collezione,
Credo che una collezione debba abbracciare un pochino tutto dando priorità a qualcosa che ci piace in maniera particolare, marca. modello, sistema di riempimento, colore, periodo storico etc.
Si avrà quindi una ampia raccolta di marchi con i pezzi significativi, ma per quello specifico raccolgo tutto quello che trovo.
Mi spiego meglio.
Se voglio specializzarmi sulle Aurora, raccolgo tutte quelle che trovo al fine di valutare le pur minime differenze, ma ha poco senso, se colleziono Tibaldi, avere  50 copie del modello 88 di Aurora.

Comunque vada, mi sembra che si stia arrivando comunemente a definire un qualcosa che sinora non è stato mai fatto.

Offline alfredop

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Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
« Risposta #23 il: Settembre 13, 2013, 23:43:15 pm »
So che sarò poco in linea con la maggior parte di voi, ma l'unico punto che posso sottoscrivere con convinzione è il seguente:

- Una penna è un oggetto che serve a scrivere, qualsiasi intervento proporzionato che serva a riportarla all'uso originario è giustificato.

Ho posto qualche limite inserendo la parola proporzionato dopo l'intervento, ma per esempio se una penna ha il caricamento rotto e quello originale non è ripristinabile per me qualsiasi modifica atta a farla funzionare di nuovo va tentato (fosse anche la penna che AS si è autocostuito il primo giorno di scuola).

Alfredo

Online turin-pens

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Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
« Risposta #24 il: Settembre 14, 2013, 00:08:52 am »
So che sarò poco in linea con la maggior parte di voi, ma l'unico punto che posso sottoscrivere con convinzione è il seguente:

- Una penna è un oggetto che serve a scrivere, qualsiasi intervento proporzionato che serva a riportarla all'uso originario è giustificato.

Ho posto qualche limite inserendo la parola proporzionato dopo l'intervento, ma per esempio se una penna ha il caricamento rotto e quello originale non è ripristinabile per me qualsiasi modifica atta a farla funzionare di nuovo va tentato (fosse anche la penna che AS si è autocostuito il primo giorno di scuola).

Alfredo

Alfredo quello che dici è giusto e si collega ad uno dei miei messaggi precedenti quando ho scritto. "ci sarebbe da fare ancora qualche distinzione tra riparazione e restauro".

Penso che (sempre opinione personale) nel caso da te menzionato, si debba parlare di riparazione e non di restauro. Indubbiamente poiché la penna è di proprietà privata nulla toglie al legittimo proprietario di ripararla come meglio vuole, crede o può.
Qui però stiamo provando a porci delle domande su cosa sia non diciamo giusto ma almeno intellettualmente onesto considerare corretto.

Provo a fare un esempio un po' estremo ma che forse potrebbe rendere bene l'idea. Se tu avessi un dente da ricostruire, sceglieresti di fartelo sistemare da un carpentiere con scalpello e mazzetta oppure sceglieresti di fartelo sistemare come si deve?
Dopotutto il dente può essere sostituito da un bel lingottino di piombo ma forse una bella ricostruzione non sarebbe meglio?

Ok è un esempio estremo e l'ho detto ma per molti collezionisti quando si parla di penne, orologi o quant'altro non è molto diverso.

Offline Wallygator

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Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
« Risposta #25 il: Settembre 14, 2013, 00:33:14 am »

Ho scritto il tutto prima degli ultimi due interventi di turin-pens che contengono cose interessanti da valutare.

Ho preso in considerazioni alcune tematiche tra le tante proposte, tutte condivisibili, per alcune delle quali aggiungerei qualcosa:

quali sono le varianti oggettive che fanno sì che una penna possa essere considerata di essere tramandata a futura memoria?
La risposta non è facile e non può essere univoca, ma solo quanto sappiamo di essa (penna) potrà guidarci, altrimenti resteranno solo le stilo belle e famose, ma non quelle semisconosciute.
Provocatoriamente mi sembra assurdo quanto siano comuni le Montblanc che sembra che tutti abbiano in gran quantità e che quindi arriveranno sicuramente ai posteri, ma quanto poco si è scritto di queste penne, non del marchio che tutti favoleggiano.

Il primo punto rielaborato da Walter
1.   La penna stilografica non è un'opera d'arte realizzata in un pezzo unico, ma un prodotto industriale concepito per essere replicato anche in migliaia di esemplari.
mi sembra monco ed al termine aggiungerei:

, ma se non ha avuto successo di vendita potrebbero essere ben pochi gli esemplari esistenti.

allargare il discorso agli aspetti di come ampliare e migliorare la collezione,
Credo che una collezione debba abbracciare un pochino tutto dando priorità a qualcosa che ci piace in maniera particolare, marca. modello, sistema di riempimento, colore, periodo storico etc.
Si avrà quindi una ampia raccolta di marchi con i pezzi significativi, ma per quello specifico raccolgo tutto quello che trovo.
Mi spiego meglio.
Se voglio specializzarmi sulle Aurora, raccolgo tutte quelle che trovo al fine di valutare le pur minime differenze, ma ha poco senso, se colleziono Tibaldi, avere  50 copie del modello 88 di Aurora.

Comunque vada, mi sembra che si stia arrivando comunemente a definire un qualcosa che sinora non è stato mai fatto.


Caro Paolo, concordo appieno sulla soggettività della conservazione di penne da tramandare ai posteri o meno.
Sul discorso della penna prodotto industriale, il concetto dell'eventuale produzione ridotta lo ho contenuto nel termine "anche in migliaia di esemplari" dove anche intende la possibilità, non la certezza.
Per quanto attiene lo sviluppo di una collezione, non ritengo sia giusta la definizione di un articolo in un codice comportamentale, poiché ogni collezionista dovrebbe poter seguire il proprio estro e gusto, qualunque sia la svolta data alla propria collezione, sia tematica che generalista che legata al puro valore venale (quest'ultimo concetto legato al solo valore non é bello, ma tant'é).

Offline Wallygator

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Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
« Risposta #26 il: Settembre 14, 2013, 00:38:46 am »
So che sarò poco in linea con la maggior parte di voi, ma l'unico punto che posso sottoscrivere con convinzione è il seguente:

- Una penna è un oggetto che serve a scrivere, qualsiasi intervento proporzionato che serva a riportarla all'uso originario è giustificato.

Ho posto qualche limite inserendo la parola proporzionato dopo l'intervento, ma per esempio se una penna ha il caricamento rotto e quello originale non è ripristinabile per me qualsiasi modifica atta a farla funzionare di nuovo va tentato (fosse anche la penna che AS si è autocostuito il primo giorno di scuola).

Alfredo


Da bricoleur ti capisco appieno, anch'io ho diversi "accrocchi" ai quali sono affezionato e che uso sicuramente più delle penne tutte originali...

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R: Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
« Risposta #27 il: Settembre 14, 2013, 00:52:19 am »
Sarebbe bello leggere anche l'opinione del nostro Max e di molti altri

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Offline Giuseppe Tubi

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Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
« Risposta #28 il: Settembre 14, 2013, 08:40:31 am »
So che sarò poco in linea con la maggior parte di voi, ma l'unico punto che posso sottoscrivere con convinzione è il seguente:

- Una penna è un oggetto che serve a scrivere, qualsiasi intervento proporzionato che serva a riportarla all'uso originario è giustificato.

Ho posto qualche limite inserendo la parola proporzionato dopo l'intervento, ma per esempio se una penna ha il caricamento rotto e quello originale non è ripristinabile per me qualsiasi modifica atta a farla funzionare di nuovo va tentato (fosse anche la penna che AS si è autocostuito il primo giorno di scuola).

Alfredo


Da bricoleur ti capisco appieno, anch'io ho diversi "accrocchi" ai quali sono affezionato e che uso sicuramente più delle penne tutte originali...

Vi capisco anch'io, perché da soddisfazione scrivere con una penna antica ed allora la funzionalità può diventare un aspetto prevalente. Però farei alcune distinzioni.
- In primo si ricorre a trasformazioni solo se è preclusa la strada del ripristino del sistema originale;
- Secondo, questo tipo d'interventi può essere giustificato solo su penne di relativa rarità e/o pregio;
- terzo questi oggetti non fanno perte della nostra collezione o al più ne sono un ramo collaterale.
Così la vedo io.

Online turin-pens

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Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
« Risposta #29 il: Settembre 14, 2013, 09:36:52 am »
So che sarò poco in linea con la maggior parte di voi, ma l'unico punto che posso sottoscrivere con convinzione è il seguente:

- Una penna è un oggetto che serve a scrivere, qualsiasi intervento proporzionato che serva a riportarla all'uso originario è giustificato.

Ho posto qualche limite inserendo la parola proporzionato dopo l'intervento, ma per esempio se una penna ha il caricamento rotto e quello originale non è ripristinabile per me qualsiasi modifica atta a farla funzionare di nuovo va tentato (fosse anche la penna che AS si è autocostuito il primo giorno di scuola).

Alfredo


Da bricoleur ti capisco appieno, anch'io ho diversi "accrocchi" ai quali sono affezionato e che uso sicuramente più delle penne tutte originali...

Vi capisco anch'io, perché da soddisfazione scrivere con una penna antica ed allora la funzionalità può diventare un aspetto prevalente. Però farei alcune distinzioni.
- In primo si ricorre a trasformazioni solo se è preclusa la strada del ripristino del sistema originale;
- Secondo, questo tipo d'interventi può essere giustificato solo su penne di relativa rarità e/o pregio;
- terzo questi oggetti non fanno perte della nostra collezione o al più ne sono un ramo collaterale.
Così la vedo io.

Considerazioni interessanti però, come sposiamo il tutto con il codice deontologico? Forse dovremmo scorporarlo in due tipo il codice deontologico del collezionista e il codice deontologico del raccoglitore?

Questo in qualche modo potrebbe inquadrare tutto anche perché come giustamente dici, la stessa persona può seguire il primo percorso per alcune penne ed il secondo per altre.

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