Quando capita d'imbattersi in una penna rara come una Colorado fuori dal circuito dei penshow e quindi ad un prezzo arrivabile, non si può storcere troppo il naso per imperfezioni e difetti; o meglio, si DEVE farlo col venditore per cercare di abbassare il prezzo, ma sempre con la consapevolezza che questi sono treni che passano una volta e chissà se passeranno più.
Però come si vede nelle foto la penna è visibilmente sforbiciata ed il cappuccio è alquanto bitorzoluto, anche se in foto non si vede.
In queste condizioni la penna è mortificata e decido così d'intervenire. Questa volta però cerco di frenare l'istinto d'improvvisazione (la posta in gioco impone prudenza) è pianifico la cosa ragionandoci con calma. La prima idea è quella di smontare i due corpi dalle lamelle metalliche avvitate che li uniscono e che permettono il movimento a forbice, ma poi mi viene da pensare che non sia la strategia giusta: metto infatti a fuoco che piegando un qualsiasi corpo, il lato interno alla piega tende a comprimersi e quello esterno a stirarsi. Naturalmente raddrizzandolo accade l'esatto contrario. In questo caso però non sarebbe accettabile che la faccia interna possa comprimersi, perché potrebbe succedere che i fori delle viti, quantomeno quelli delle coppie di punta e di fondo, non corrispondano più con quelli dalla lamella metallica.
Decido quindi di togliere una penna per volta e raddrizzare l'altra. Predispongo così due supporti in legno (mogano, noblesse oblige) con un lato concavo che poggeranno uno in punta ed uno sul fondo dalla penna, ed un tassello su cui poggerà la parte mediana del lato opposto, con una leggera scanalatura che ospiterà la lamella della penna rimossa, disposta a 90 gradi dall'altra. Colloco tutto nella morsa, che è assolutamente esagerata per la forza in grado di esercitare, ma necessaria per contenere la penna nelle sue ganasce.
Serro fino ad esercitare una leggerissima pressione ed inizio a scaldare col phon; stringo ancora un minimo sino ad ottenere una leggerissima curva concava al posto di quella convessa. Tolgo la penna dalla morsa mentre questa si sta raffreddando e la raffronto con un piano; correggo ancora leggermente con le mani e lascio raffreddare completamente. Rimonto questa penna e smonto l'altra, che sottopongo poi ad identico trattamento. Nel frattempo è venuto buio, faccio in casa una foto col cellulare alla penna nuovamente assemblata insieme al cappuccio, che è ancora da lucidare ma già notevolmente levigato e privato delle gibbosità presenti.
Magari domani la fotografo un po' meglio, ma sono comunque piuttosto inorgoglito per il risultato raggiunto.