Autore Topic: L'Alta Fedeltà del suono e la macchina ben suonante.  (Letto 9612 volte)

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Offline pedewall

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L'Alta Fedeltà del suono e la macchina ben suonante.
« il: Febbraio 14, 2017, 16:14:40 pm »
Anche se gli audiofili amanti della Alta Fedeltà sono in questo Forum non tanti, vorrei sottoporvi alcune mie convinzioni maturate in tanti anni. Sono ormai passati più di dieci lustri da quando comprai il mio primo LP (rigorosamente in mono) che costava tanto e vi assicuro che i soldi che ballavano nelle mie tasche, come anche in quelle di tutti i ragazzi, erano allora veramente pochi; per ascoltarlo mi recavo a casa di un amico che possedeva un Philips ( il massimo in quegli anni) a batteria.
Ma andiamo con ordine.

Il tutto nasce da quanto ha scritto Stefano che chiedeva cosa ne pensassimo dei suoi "nuovi giocattoli".
Invece di limitarmi a rispondergli avendo avuto ed ascoltato quelle elettroniche con esclusione del giraCD cinese e del giraLP, pensavo di introdurre alcune argomentazioni che gli appassionati di HIFI, costantemente malati di "upgradite", ben conoscono, ma trascurano.
Non voglio certo addentrarmi in questioni tecniche, se anche ne fossi capace non ne sarei all'altezza, ma fermarmi a qualche principio di base questo si.
Considero "la macchina ben suonante" l'insieme degli apparecchi che compongono la catena che riproduce quel suono, trascuro sia i collegamenti (non sono altri che cavi atti a trasportare un segnale che se ben schermati e di sezione superiore ai 2,5 mmq, possono porre problemi trascurabili, ma tanti ci spendono una fortuna sperando di poterli eliminare senza pensare che ad azione segue reazione), sia la sorgente analogica, digitale su supporto o liquida (FLAC o similari).
Propongo di seguito alcune personali considerazioni maturate in decenni.

Elettroniche moderne o datate.
 Leggo di un preampli che costa oltre 33.000 euro ed i due finali molto di più. Se devo scegliere tra comprare un impianto HiFi od un bivano, scelgo l'appartamento, sempre. Quindi apparecchi datati che solitamente offrono tanto e costano molto meno, andranno benissimo, ma purtroppo alcuni hanno delle magagne oppure, se comprati on-line il trasporto potrebbe in parte distruggerli. Siccome non sempre si conosce chi vende o cosa vende, o si hanno conoscenze elettroniche da poter riparare il possibile danno, o si conosce qualcuno che con onestà, competenza e serietà sia in grado di farlo.
Ma quali elettroniche?

Comodità e facilità di utilizzo.
Per questo il digitale vincerà sempre sul LP:  se voglio ascoltare la D946 delle Last 3 Piano Sonatas di Schubert, in digitale la trovo in un attimo, su LP (se anche qualcuno fosse riuscito a trovarla in questo formato) ci vuole molto più tempo.
A tal proposito in un impianto utilizzo sempre un giradischi tangenziale, nessun errore radiale di lettura della puntina, cambio la testina in un attimo e ne sono disponibili tante; questi giradischi sono fuori produzione da un ventennio, non sono belli, ma se ne trovano ancora in vendita.

Che tipo di suono prediligo?
Morbido, dolce, rotondo come quello valvolare o dei piccoli (si fa per dire) ampli inglesi.
Oppure gli strapotenti apparecchi USA con tanta potenza ( ma serve?), un forte punch, ma poco definiti.

Mi fermo qui, ma per i malati di "upgradite" che sono poi la maggior parte degli audiofili, la migliore medicina è quella di avere in casa almeno due impianti in funzione: quello preferito che si usa spesso, altro di riferimento da ascoltare e confrontare quando compaiono i primi sintomi.
Un amico mi raccontava che aveva notato nel suo pre alcuni cedimenti e pensava di risolverlo facendo cambiare i condensatori di alimentazione.
Gli ho detto "prova ad ascoltare per qualche giorno questo piccolo ampli inglese, te lo presto"; mi risponde che "...quello non sarebbe mai riuscito a muovere quei due armadi che ho come altoparlanti".
Comunque lo ha portato via e, a distanza di due settimane non me lo ha reso; chiedendogli notizie mi risponde: "...ma lo sai che suona bene". 



Online Giuseppe Tubi

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Re:L'Alta Fedeltà del suono e la macchina ben suonante.
« Risposta #1 il: Febbraio 14, 2017, 18:35:17 pm »
Gli inglesi generalmente hanno sempre fatto cose che sotto l'aspetto estetico erano inguardabili, ma giudicati con le orecchie e non con gli occhi generalmente facevano scomparire apparecchi sulla carta molto più performanti ed infinitamente più belli. Nella seconda metà degli anni '70 l'alta fedeltà è "esplosa", diventando di massa. A quell'epoca i giapponesi sfornavano apparecchi accattivanti, con centinaia di manopole controlli, filtri di tutti i tipi, nei quali gli aghi di enormi VU meter illuminati di azzurro ballonzolavano al ritmo della musica indicando la potenza erogata: un piacere per la vista e, tutto sommato anche per l'udito, avvezzo sino ad all'ora all'audio di un televisore o di una radiolina a transistor.
Chi si è appassionato e non si è fermato, ammalandosi di "upgradite" ha poco a poco assunto la consapevolezza che un amplificatore accreditato di 100 watt per canale non poteva pesare 2 Kg scarsi, che era molto meglio rivolgersi a costruttori che invece di investire in fronzoli inutili il budget per la realizzazione di un ampli, lo utilizzavano per dotarlo di un'alimentazione, trasformatore in primis, all'altezza della situazione e che non si "sedesse" miseramente in corrispondenza di un pieno d'orchestra o comunque un segnale più forte. Tanto più che le tortuosità circuitali di molteplici controlli di tono, loudness & c. non giovavano affatto alla qualità del suono. E hanno capito anche che per pilotare adeguatamente casse anche a bassa efficienza, 15 watt "sani" bastano eccome.
Poi, per chi l'ascolto della musica ha una sua sacralità e non s'indispone ad aspettare una ventina di minuti almeno  prima che il suo impianto si esprima al meglio, vale sempre un principio: ci sono alcuni amplificatori a transistor che suonano decisamente bene; tantissimi, sicuramente la maggioranza, che suonano così e così, parecchi decisamente non all'altezza. Non credo che esista un amplificatore a valvole che non suoni più che bene o addirittura in modo eccellente.

Offline stefano_R

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Re:L'Alta Fedeltà del suono e la macchina ben suonante.
« Risposta #2 il: Febbraio 21, 2017, 16:53:03 pm »
bene, cari amici di penna,
ho scatenato una bella discussione......, quindi provo ad esprimere anche il mio parere su queste argomentazioni.
Sono passati circa 42 anni da quando ho chiesto come regalo di compleanno un impianto Hi-Fi (ed ero piccolo...), ricevendo uno "spettacolare" Modulo 20 Akai dotato di amplificatore, giradischi, piastra a cassette e casse con i quali è iniziata la mia carriera di audiofilo.
L'upgradite mi ha naturalmente colpito e nonostante le finanze di un adolescente ho (più o meno di pari passo con le stilografiche) cambiato, permutato, venduto ed acquistato altri elementi per modificare la "catena" musicale, passando per impianti piccoli, medi, potenti, normali, raffinati o esagerati.
Inutile dire che senza scendere nella tecnica esasperata dove un transistor, una valvola, un tweeter a cupola, un woofer in sospensione pneumatica, un crossover, un equalizzatore  parametrico ecc..  motivavano la variazione, l'idea era sempre quella di migliorare la qualità del suono percepito, della complessità della dinamica e della potenza adeguata al volume con cui riempivo la mia stanza di musica.
Poi sono passati alcuni anni di stasi, o meglio di cessato vigore audio, e l'impianto che avevo mi ha accompagnato per alcuni anni immobile, fedele (Hi-Fi) e comunque soddisfacente.
Da qualche tempo però, grazie ad un cognato che commercia in apparecchi Hi-Fi su internet con negozio a Carpi, ho potuto vedere di nuovo apparecchi che negli anni d'oro dell'Hifi erano pezzi mitici (Marantz, Sansui, SAE, McIntosh...) e di colpo si è riaccesa la pulsione audiofila.
Però, a questa età, le caratteristiche ed i dettagli che si ricercano negli apparecchi sono forse cambiati e sempre più frequentemente il suono di un amplificatore "vintage" combinato a casse adeguate con una sorgente anche non particolarmente "costosa" (es. alcuni giradischi Thorens o Technics) regalano di nuovo momenti preziosi, indipendentemente dalla potenza in Watt, dal transistor, dalle valvole, dall'integrato o dalle 2 o 3 o 4 vie delle casse.
Forse ho raggiunto una serenità ed una esperienza che mi fanno valutare gli apparecchi molto meno dalla specifiche tecniche e molto di più dalle sensazioni che mi regalano.
Detto questo sabato ho ascoltato due casse AR Pi Greco 10 che suonavano veramente bene.....

Online Giuseppe Tubi

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Re:L'Alta Fedeltà del suono e la macchina ben suonante.
« Risposta #3 il: Febbraio 21, 2017, 18:42:05 pm »
La discussione che hai scatenato riprende discussioni precedenti; in alcuni di noi la passione per le penne e quella per musica ed Hi-Fi vanno a braccetto.
Ed in particolare avevo raccontato le mie esperienze con i McIntosh, che riassumo volentieri, visto che hai nominato il prestigioso marchio americano. Quella che vedi riprodotta in foto è un accoppiata preamplificatore C 28 + finale di potenza MC 2105. Negli anni '70 era un mito, inarrivabile ai più per un costo paragonabile ad un intero anno del salario di un metalmeccanico. Lo si guardava come si può ammirare una Ferrari od una Rolls Royce: sogni proibiti. Se poi qualche rivenditore in vena di generosità acconsentiva a farlo ascoltare, il momento era mistico: l'aspetto, già splendido, diventava addirittura sublime quando i due grossi strumenti del finale s'illuminavano di azzurro e tutte le scritte del preamplificatore prendevano vita con una reto illuminazione verde, cui facevano da contorno le spie colorate che indicavano le funzioni inserite. Quando si riprendeva coscienza ed il cervello era disponibile a connettersi con le orecchie c'era un attimo di perplessità ed un dubbio blasfemo si affacciava alla mente: "certo che come suono sembra un po' piatto...". Ma un tale irrispettoso pensiero veniva subito cacciato indietro dal dogma che "se suona così, vuole dire che questo che appare compassato è il suono corretto: sono gli altri apparecchi ad essere fracassoni e colorati".
Dopo una trentina d'anni nei quali nella mia magione si sono avvicendati diversi apparecchi di provata qualità sonora e con un orecchio che si è nel contempo "educato", mi è capitato di comprare ad un prezzo molto vantaggioso i due apparecchi di cui sopra: peso da autotreno, costruzione impeccabile: pannelli di cristallo, manopole in metallo pieno... Naturalmente ho voluto subito collegarli.
Non mi facevo particolari illusioni, visto il tempo passato che aveva portato i transistor MOS-FET, le circuitazioni in Classe A, ecc., ma stante che era da qualche giorno che non accendevo il mio impianto di allora (Pre e Finale Tandberg), pensavo che avrei potuto utilizzare per un po' i due telai McIntosh. Sono bastate solo poche note a farmi capire che ciò non era possibile: afono, piatto, totalmente privo di dinamica. In poche parole, un suono morto. Il paragone che più mi è sembrato calzante è quello di passare da una pallina di caucciù, che lanciata rimbalza in ogni direzione senza quasi perdere l'energia iniziale, ad una palla sgonfia che per quanta energia si metta nel tirarla, dopo un rimbalzo asfittico si ferma immobile. Come si vede sono in bella mostra, vicini al resto dell'impianto, ma assolutamente disconnessi. Ma sono tanto belli che non me ne priverei mai.
Eppure non sono sicuramente apparecchi fatti in economia, ma sembra che la preoccupazione sia stata più quella di realizzare qualcosa in grado di resistere ad ogni sollecitazione, intemperie comprese che quella di curare l'aspetto sonoro. D'altra parte in quegli anni per giudicare gli apparecchi si utilizzavano molto più gli oscilloscopi delle orecchie.
Comunque sia il mito McIntosh sembra tutt'ora resistere: immagino che ora suoneranno degnamente, ma per quanto bene possano suonare hanno dei costi assolutamente ingiustificabili. In particolare nel nostro Paese. Chissà perché....


Offline stefano_R

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Re:L'Alta Fedeltà del suono e la macchina ben suonante.
« Risposta #4 il: Febbraio 21, 2017, 19:42:20 pm »
certo che anche quello che si intravede sulla mensola sopra i due McIntosh......

Offline pedewall

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Re:L'Alta Fedeltà del suono e la macchina ben suonante.
« Risposta #5 il: Marzo 20, 2017, 14:36:00 pm »

Avevo scritto questa risposta da tempo, ma ho poi pensato di non inserirla: inutile dare consigli a chi non ne ha bisogno. Poi mi sono detto: forse può essere utile se legge qualcuno che si avvicina a questo mondo.

Preciso che quanto scrivo è riferito ad elettroniche che hanno più di 15 anni.

Tubi, per il valvolare hai ragione, ma non li utilizzo perchè ascolto la musica tutto l'anno, scaldano talmente tanto (nonostante i dissipatori di calore aggiuntivi) che in estate diventano non solo intoccabili, ma ingestibili (dissaldatura di parti o falsi contatti)  a meno di posizionarli in terra ed avere un ambiente costantemente condizionato a 18-20°C, poi - ma questa è una mia fisima - sono quasi sempre inguardabili.
Dopo aver sciolto (ma ci ha messo decenni) un enorme ampli Marantz d'annata che lavorava in classe A (25+25W), ma utilizzato con carichi quasi estremi,  l'ho cambiato con un pre in classe A (progetto inglese anni 90), scaldicchia un poco (ma basta un dissipatore supplementare esterno), ed un finale dual mono con  dissipatori ed una alimentazione sovradimensionata che gli consente di lavorare bene su carichi limite di 2,6 Ohm, quelli che attualmente utilizzo, ma gli altoparlanti "volano" ad 1/4 di volume (sensibilità 82-84 DB).   
Elettroniche orientali non mi sento di condannarle, vi sono stati sprazzi di estrema lucidità, sonorità e qualità legati al modello, non alla marca (Pioneer, Luxman, Yamaha), che mi sono passati tra le mani. 

In base alle mie esperienze, anche se non richiesti, fornisco alcuni consigli per quello che chiamo impianto di riferimento e confronto (insomma quello di scorta, da ascoltare quando notiamo/pensiamo/crediamo che l'impianto scelto e comunemente usato abbia qualche problema):
- giradischi, oggi, vanno quasi tutti bene e non costano tanto, testine prediligo in ordine: GRADO, ORTOFON, STANTON, SHURE, PICKERING;
- gira CD: se lo trovate provate il Philips anni 90 mod.CD 130 o 140, aspetto plasticoso, ma meccanica magnetica a controllo elettronico (senza ingranaggi) ed un doppio DAC a controllo integrato, favoloso (usato anche da Grundig, Marantz e in tanti attuali giraCD Hi-end a prezzi........); oggi per trovare un qualcosa di simile a quella qualità e definizione di suono, si deve spendere tanto, più di quanto pensate; vanno molto bene anche i NAD, gli ARCAM, o i ROKSAN, ma sono un pelino sotto quel Philips;
- amplificazione: NAD pre anni 2000, ARCAM, CREEK, SUGDEN, ottimo accoppiata QUAD 33 303, ma troppo delicati e con collegamenti poco pratici, CAMBRIDGE AUDIO, ma se volete rimanere in Italia, Audio Analogue;
- sistema di altoparlanti: le italiane ESB vanno bene tutte sopratutto quelle con la sospensione in gomma, altrimenti gli altoparlanti saranno da riconare, ma è una cosa molto semplice, oppure KEF o B&W e in subordine, tutte le vecchie AR se si trovano in buone condizioni.
Inutile mostrare fotografie, in rete vi è tutto. 

Stefano, le AR pi greco sono un riferimento ancora oggi se con i loro altoparlanti e nuovi condensatori, poi sono casse che dove le metti funzionano, non devono stare ad almeno 50 cm da..... sollevate da terra di cm....., basta non metterle in un angolo. Utilizzo ancora, sopratutto per la musica barocca, una coppia di AR 91 del...... 1980?
Tubi, se in futuro deciderai di liberarti dell'accoppiata Tandberg, sopratutto se quella con le fiancatine in ciliegio..... parliamone. Il mese scorso pensavo di prenderne una su ebay dichiarata non funzionante, ma.........NO!

Concludo con quanto scritto da L. Cadeddu nel suo blog on line (TNT Audio) che ci deve far pensare che viviamo nel presente, non nel passato: ''Quindi, se mi chiedi perché sia necessario spendere migliaia di euro in un lettore CD ti rispondo che oggi non è più assolutamente necessario: puoi acquistare i CD e riversarli su hard disk. O scaricare files non compressi (o compressi senza perdita) dalla Rete. Avrai sempre necessità di un buon DAC, comunque. Molti continuano a preferire l'idea di poter toccare con mano, aprire ed archiviare fisicamente i CD o i dischi in uno scaffale, ma se a te questo rito non affascina più, sappi che le alternative già esistono..."

Offline stefano_R

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Re:L'Alta Fedeltà del suono e la macchina ben suonante.
« Risposta #6 il: Marzo 20, 2017, 15:04:16 pm »
caro Paolo,
hai fatto benissimo a non tenere per te queste considerazioni, perché penso che quando sono espresse con convinzione, correttezza ed esperienza come hai fatto, siano sempre condivisibili da tutti, esperti o neofiti.
Poi quello che sostieni può essere valutato ed eventualmente contraddetto, ma è comunque un accrescimento importante, quindi oltre a dirti questa cosa che mi è venuta di getto, mi riservo di pensarci un pò su prima di.........esprimere qualcosa di intelligente.




Online Giuseppe Tubi

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« Risposta #7 il: Marzo 20, 2017, 21:30:17 pm »
Caro Paolo,
il due telai Tandberg non l'ho più da tanto tempo. Non era però quello della serie coi fianchetti in legno di ciliegio, erano della serie precedente, acquistati nella terra madre da un amico che vile là, dietro consiglio del venditore: secondo lui l'ultima serie era un po' più leggerina e costruita in economia. Di quella serie ho ancora il lettore CD, perfettamente funzionante, ma che non uso più da tempo.

Offline pedewall

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Re:L'Alta Fedeltà del suono e la macchina ben suonante.
« Risposta #8 il: Aprile 07, 2017, 16:35:11 pm »

Infine la musica, non certo ultima per importanza, le cui emozioni di ascolto ci vengono trasmesse dall'impianto stereo ben suonante.

Tubi aveva consigliato, e gliene sono grato,  tempo fa il doppio LP di Steve Hackett ex Genesis, disco bellissimo.
Voglio suggerirvi l'ascolto di un qualcosa di diverso.

A far data dal 1650 si conosce una canzone popolare portoghese nota come la Follia, poi denominata "Folies d'Espagna". Questa canzone è stata rimaneggiata nei secoli da tantissimi interpreti quali Marais, Vivaldi, Corelli, Bach, Cherubini, Savall e tantissimi altri sino ad arrivare a Vangelis, compositore contemporaneo, che alcuni ricorderanno come fondatore degli Aphrodite's Childs.
L'interpretazione forse più conosciuta di questa canzone è quella di Haendel (Sarabande) colonna sonora del film di Kubrick, Barry Lyndon, cult movie per i giovani e non.
Provate ad ascoltare le variazioni a cui è andata incontro questa musica nell'arco di oltre 4 secoli e le miriadi di interpretazioni.
La musica è bellissima, ma le variazioni nei rimaneggiamenti dei diversi compositori nei secoli è' un qualcosa di affascinante.
Naturalmente, come sempre nella classica,  un ruolo molto importante lo faranno gli interpreti.

Oppure, quante interpretazioni conoscete della canzone "And I love her" dei Beatles? o di quella dei Led Zeppelin "Stairway to heaven"?
Quale ritenete meglio elaborata?
Buon divertimento.

Online turin-pens

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« Risposta #9 il: Aprile 19, 2017, 22:20:55 pm »
Per me che vengo dalla generazione del walkman, dei lettori CD e poi lettori mp3, leggere della macchina ben suonante è alta fedeltà mi provoca sentimenti contrastanti. Ad esempio, la mia generazione è cresciuta col credo della musica sempre in tasca, il walkman sotto questo punto di vista fu una grande rivoluzione, certo l'audio forse non era il massimo ma la sensazione di libertà che si aveva ad avere la "propria" musica sempre con sé prevaleva su tutto. Poi arrivarono i lettori mp3 e ora gli smartphone con Spotify e musica pressoché infinita e penso che i giovani di oggi i nuovi adolescenti e anche più piccoli, forse non avranno mai modo di conoscere bellezze come le vostre, senza tempo e dal fascino infinito.

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Offline stefano_R

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Re:L'Alta Fedeltà del suono e la macchina ben suonante.
« Risposta #10 il: Aprile 20, 2017, 08:32:12 am »
caro Riccardo,
io che vengo ancora da prima.... ho dei ricordi che penso i ragazzi "moderni" facciano fatica anche solo ad immaginare.
Sono infatti cresciuto con alcuni riti che oggi sembrano preistoria: il sabato pomeriggio andavo al negozio di dischi in centro a Carpi (ora sparito....sigh...) dove potevo curiosare tra scaffali di legno con impilati tutti i dischi in ordine alfabetico (Italia ed estero); una volta trovato quello giusto (o atteso con ansia dopo averne letto l'uscita su Ciao2001), lo portavo a casa e con una attenzione che sfiorava la maniacalità, lo posizionavo sul piatto e....: ci si sedeva sul divano ed ascoltare prima il lato A, poi il lato B, magari seguendo le parole delle tracce sulla copertina o sulla busta interna dal disco.
Sembra incredibile, ma si stava circa 40 minuti seduti solo a percepire musica, parole, emozioni, non c'era bisogno di condivisione, sharing, social, connessioni ecc...ecc...; al massimo potevi invitare un amico per ascoltarlo con te, ma meglio dal secondo ascolto, il primo andava fatto in solitudine.
Naturalmente se l'impianto era di qualità e l'audio ben equilibrato tutto questo aveva un valore superiore.
Detto questo (e non stiamo parlando di una era geologica fa...), non so se sia pura nostalgia o se in effetti si siano persi di vista obiettivi semplici, ma di valore: con questo non rinnego alcuna delle nuove tecnologie o delle infinite possibilità di scelta che la rete ci offre, però fermarsi per 20 minuti (un lato di un vinile), con calma,  solo ad ascoltare buona musica, rimane sempre una terapia da consigliare a tutti....

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« Risposta #11 il: Aprile 21, 2017, 11:30:14 am »
caro Riccardo,
io che vengo ancora da prima.... ho dei ricordi che penso i ragazzi "moderni" facciano fatica anche solo ad immaginare.
Sono infatti cresciuto con alcuni riti che oggi sembrano preistoria: il sabato pomeriggio andavo al negozio di dischi in centro a Carpi (ora sparito....sigh...) dove potevo curiosare tra scaffali di legno con impilati tutti i dischi in ordine alfabetico (Italia ed estero); una volta trovato quello giusto (o atteso con ansia dopo averne letto l'uscita su Ciao2001), lo portavo a casa e con una attenzione che sfiorava la maniacalità, lo posizionavo sul piatto e....: ci si sedeva sul divano ed ascoltare prima il lato A, poi il lato B, magari seguendo le parole delle tracce sulla copertina o sulla busta interna dal disco.
Sembra incredibile, ma si stava circa 40 minuti seduti solo a percepire musica, parole, emozioni, non c'era bisogno di condivisione, sharing, social, connessioni ecc...ecc...; al massimo potevi invitare un amico per ascoltarlo con te, ma meglio dal secondo ascolto, il primo andava fatto in solitudine.
Naturalmente se l'impianto era di qualità e l'audio ben equilibrato tutto questo aveva un valore superiore.
Detto questo (e non stiamo parlando di una era geologica fa...), non so se sia pura nostalgia o se in effetti si siano persi di vista obiettivi semplici, ma di valore: con questo non rinnego alcuna delle nuove tecnologie o delle infinite possibilità di scelta che la rete ci offre, però fermarsi per 20 minuti (un lato di un vinile), con calma,  solo ad ascoltare buona musica, rimane sempre una terapia da consigliare a tutti....
Caro Stefano,
Non posso negare che tu abbia ragione, le generazioni di oggi ed io per molte cose ne faccio parte anche se sotto certi aspetti mi considero un po' borderline, non conosce e forse non conoscerà mai molte di queste "raffinatezze anacronistiche". Pensa che poche settimane fa, ho avuto modo di avere a che fare con una giovane apprendista giornalista de La Stampa, la quale non ha mai visto e neppure usato una penna stilografica... Questo forse fa capire cosa tutto si stia perdendo sia come cultura da tramandare che cultura degli oggetti, che sia musica, vinile o CD, oppure nella scrittura mano ma anche nella fotografia è molto molto altro.
Forse sono più preparato per affrontare lo stesso discorso nella fotografia piuttosto che nella musica ma posso dire che anche la fotografia sta vivendo il medesimo problema, il digitale è comodo, rapido e funzionale ma la pellicola è tutto ciò che il digitale non sarà mai, una fotografia stampata su supporto chimico ha tutto un altro sapore se confrontata con la freddezza di una stampa digitale.

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Re:L'Alta Fedeltà del suono e la macchina ben suonante.
« Risposta #12 il: Aprile 22, 2017, 17:50:47 pm »
Parole sagge in entrambi gli interventi, sia quello di Stefano che quello di Riccardo.
Il digitale vince in comodità, e vince a mani basse; ma anch'io sono convinto che l'analogico sia in fin dei conti irraggiungibile: semplicemente perché i nostri sensi sono analogici e non digitali, quindi un file digitale deve in ultimo essere convertito in analogico per essere colto, sia dal timpano che dalla retina. Quindi la luce, come una corda che vibra devano essere convertite in segnale digitale per poi tornare analogiche. E' vero però che nella fase intermedia posso beneficiare di molti vantaggi, primo dei quali le dimensioni dei supporti e l facilità di elaborare i segnali.

Offline pedewall

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Re:L'Alta Fedeltà del suono e la macchina ben suonante.
« Risposta #13 il: Aprile 23, 2017, 23:45:46 pm »

Intervengo dopo la lettura di un editoriale di Mauro Neri in una rivista mensile.

Riassumo: La vendita dei dischi in vinile incontra un periodo particolarmente favorevole e nel 2016 ha avuto una crescita del +52% rispetto all'anno precedente e nel periodo 2013-2016 il fatturato è quadruplicato passando da 2 a 9 milioni di euro.  Un valore elevato ma che non compensa il diminuito fatturato di vendita dei CD ed è ben poco se paragonato al fatturato degli abbonamenti in streaming della musica digitale che ha superato i 35 milioni di euro.
Gli acquirenti di questi dischi in vinile sono prevalentemente persone con età superiore ai 40 anni.
Ma gli acquirenti nei diversi mercatini di vendita di LP usati che si svolgono ormai quasi dappertutto vi sono moltissimi ragazzi.
Un venditore del settore HIFI ha pensato di allestire in uno di questi mercati un paio di centri di ascolto con apparecchi di alta fedeltà pensando di promuoverne la vendita. Passano le ore, ma nessuno di questi giovani si avvicina per chiedere di ascoltare quanto ha comprato. Il venditore prende coraggio e si avvicina ad un gruppo di questi ragazzi con gli zainetti pieni di LP appena acquistati e domanda, come approccio: "Vedo che avete dei dischi veramente belli, con quale impianto audio li andrete ad ascoltare?"
La risposta fu raggelante e mai se la sarebbe aspettata: "I dischi non li ascoltiamo , a noi interessa collezionarli. La musica la ascoltiamo dal telefonino scaricandola da ...."

Ma come per le stilografiche ed un loro utilizzo, cosa si dovrebbe fare per far avvicinare i giovani a questo mondo fatato.

Online Giuseppe Tubi

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Re:L'Alta Fedeltà del suono e la macchina ben suonante.
« Risposta #14 il: Aprile 24, 2017, 08:17:23 am »

Intervengo dopo la lettura di un editoriale di Mauro Neri in una rivista mensile.

Riassumo: La vendita dei dischi in vinile incontra un periodo particolarmente favorevole e nel 2016 ha avuto una crescita del +52% rispetto all'anno precedente e nel periodo 2013-2016 il fatturato è quadruplicato passando da 2 a 9 milioni di euro.  Un valore elevato ma che non compensa il diminuito fatturato di vendita dei CD ed è ben poco se paragonato al fatturato degli abbonamenti in streaming della musica digitale che ha superato i 35 milioni di euro.
Gli acquirenti di questi dischi in vinile sono prevalentemente persone con età superiore ai 40 anni.
Ma gli acquirenti nei diversi mercatini di vendita di LP usati che si svolgono ormai quasi dappertutto vi sono moltissimi ragazzi.
Un venditore del settore HIFI ha pensato di allestire in uno di questi mercati un paio di centri di ascolto con apparecchi di alta fedeltà pensando di promuoverne la vendita. Passano le ore, ma nessuno di questi giovani si avvicina per chiedere di ascoltare quanto ha comprato. Il venditore prende coraggio e si avvicina ad un gruppo di questi ragazzi con gli zainetti pieni di LP appena acquistati e domanda, come approccio: "Vedo che avete dei dischi veramente belli, con quale impianto audio li andrete ad ascoltare?"
La risposta fu raggelante e mai se la sarebbe aspettata: "I dischi non li ascoltiamo , a noi interessa collezionarli. La musica la ascoltiamo dal telefonino scaricandola da ...."

Ma come per le stilografiche ed un loro utilizzo, cosa si dovrebbe fare per far avvicinare i giovani a questo mondo fatato.
Valutiamo il bicchiere mezzo pieno: collezionarli è comunque apprezzarli; prima o poi la curiosità subentrerà. Magari comprano anche un impianto con giradischi per ambientarli....

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