Autore Topic: Etiopia in incognito?  (Letto 5840 volte)

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Online Giuseppe Tubi

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Re:Etiopia in incognito?
« Risposta #15 il: Novembre 12, 2012, 16:08:18 pm »


Si può almeno dire che sia una variante dell'Etiopia?
Oggi abbiamo la Delta Dolce Vita che è prodotta con diversi sistemi di caricamento, ma tutte queste penne portano lo stesso nome con un'aggiunta: dolce vita it, dolce vita stout, dolce vita a stantuffo, etc.
Anche Montblanc ha un caso simile, Le Grand a stantuffo, Le Grand Traveller a cartucce,  altri esempi sono le diverse varianti della Visconti Opera.
Ad un certo punto Aurora avrà deciso di sospendere la produzione di penne con il caricamento a grani (ci avevano cacciato da tutti ideserti) e sarà passata al caricamento a levetta, levando anche l'acquila, facendo questo avrà cambiato il nome delle penne prodotte?

Alfredo
In effetti sarebbe forse più appropriato parlare di "derivata" piuttosto che di "variante".
Comunque sia, secondo me non è un'ipotesi da scartare a priori; per confermarla o formularne di diverse occorrerebbe esaminare la penna. Resta fermo che risuta abbastanza palese che qualche manomissione, in un modo o nell'altro, l'ha subita. Mi riferisco a quanto scritto per pennino e conduttore.
Mi pare di ricordare che su "Penne da collezione" fosse illustrata una Aurora "Tropical", del tutto simile all'Etiopia, ma che aveva al posto dell'acquila (mi pare) una palma ed un cammello, dotata di caricamento a pulsante e sezione nera. Veniva descritta, se la memoria non m'inganna, come la versione "civile" dell'Etiopia. All'epoca vigeva infatti la leggenda che la penna fosse data in dotazione agli ufficiali in partenza per le colonie.
Mentre di Etiopia, tutto sommato, ne girano diverse, di Tropical personalmente non ricordo di averne mai viste oltre a quella fotografata sul libro. Sempreché scritta e simbolo fossero l'indicazione del modello e non una personalizzazione fatta per qualcuno....
Che gli Auroristi doc chiariscano il mistero, pubblicando magari mazzi di "Tropical" in vari colori!

Online turin-pens

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Re:Etiopia in incognito?
« Risposta #16 il: Novembre 12, 2012, 16:12:07 pm »
Citazione

Si può almeno dire che sia una variante dell'Etiopia?
Oggi abbiamo la Delta Dolce Vita che è prodotta con diversi sistemi di caricamento, ma tutte queste penne portano lo stesso nome con un'aggiunta: dolce vita it, dolce vita stout, dolce vita a stantuffo, etc.
Anche Montblanc ha un caso simile, Le Grand a stantuffo, Le Grand Traveller a cartucce,  altri esempi sono le diverse varianti della Visconti Opera.
Ad un certo punto Aurora avrà deciso di sospendere la produzione di penne con il caricamento a grani (ci avevano cacciato da tutti ideserti) e sarà passata al caricamento a levetta, levando anche l'acquila, facendo questo avrà cambiato il nome delle penne prodotte?

Alfredo


Alfredo mi piacerebbe rispondere alla tua domanda con un'altra domanda:

Forse non tutti sanno che al tempo della Novum, l'Aurora utilizzò lo stesso modello di penna (parlo della Novum rotonda e non di quella sfaccettata) per produrre un modello di penna stilografica col marchio Olo. Questo modello era però privo del corpo interno in alluminio e del tipico caricamento a levetta il quale venne sostituito col caricamento a pulsante. Ebbene possiamo dire questa penna sia ancora una Novum o una sua variante?

No... E infatti nemmeno l'Aurora la mise in vendita come Novum.

Aggiungo che è prassi abbastanza comune anche da parte di alcuni utenti del forum affermare che una penna è tanto originale o almeno legittimamente di "produzione XYZ" soltanto se c'è la controparte cartacea vedi pubblicità, cataloghi, pieghevoli, istruzioni e quant'altro.
Fortunatamente,  per noi o per meglio dire fortunatamente/sfortunatamente per questo gruppo di collezionisti, l'Etiopia è un modello di penna che a livello pubblicitario fu piuttosto ben rappresentato avendo da quel che sappiamo sia un pieghevole tutto suo che una pagina intera del catalogo generale.
Ebbene in entrambi l'Etiopia è chiaramente rappresentata bianca, con l'aquila col fascio littorio tra gli artigli impressa sul cappuccio, la giunzione bianca e il caricamento in grani.
Dunque stando al ragionamento di alcuni collezionisti, questa penna non avendo l'aquila, la giunzione bianca e il caricamento in grani ed essendo che non vi è la controparte cartacea, non può in nessun modo essere considerata una Etiopia o una sua variante.

Nessuno a mai sentito parlare del Gronchi rosa?

Offline alfredop

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Re:Etiopia in incognito?
« Risposta #17 il: Novembre 12, 2012, 19:19:26 pm »
Taglio ed incollo da una pagina wiki presa da fountainPen.it:

<<
La più comune versione della Etiopia era quella realizzata completamente (sezione compresa) in celluloide bianco avorio, contraddistinta da una ampia vera grecata sul cappuccio posta fra due anelli dorati. Il cappuccio stesso era decorato con una incisione dell'aquila imperiale fascista sotto la quale era riportato il nome della penna: Etiopia. Inoltre il logo dell'Aurora era inciso verticalmente sulla sezione del pennino.
Logo Aurora

Il fermaglio presenta la stessa forma affusolata con terminazione a punta di cravatta usata sulla Superna, ma è montato direttamente sulla testa del cappuccio che ha una copertura in metallo dorato. Esiste anche una versione da signora, con anellino posto in testa al cappuccio. Il fondello è piatto a forma di tronco di cono, e svitabile per accedere al serbatoio delle pastiglie di inchiostro. E' realizzato nello stesso materiale del corpo della penna per la versione bianca, ed in celluloide nera per gli altri colori.

Di questa prima versione esistono diverse varianti, a parte le versioni colorate, fatte risalire all'incirca al 1938; è nota una versione con sezione nera e caricamento a pulsante, che si ipotizza sia stata realizzata a scopi promozionali. Infine ci sono delle versioni che presentano l'incisione Colonial Sand and Stone Co. e la dicitura Made in Italy sulla confezione e sul cappuccio delle pasticche di inchiostro; queste vennero prodotte su commissione di tale Generoso Pope, proprietario della azienda di esportazione omonima, che le usava come penne promozionali.[2]

Infine esiste il cosiddetto modello Etiopia Tropical, sostanzialmente identico alla normale Etiopia se non per il fatto che l'incisione dell'aquila imperiale era sostituita dal disegno di una palma.
>>

In particolare
<< è nota una versione con sezione nera e caricamento a pulsante, che si ipotizza sia stata realizzata a scopi promozionali>>

Direi che si tratta proprio della penna che stiamo esaminando.

Comunque, capisco il tuo punto di vista: se non c'è un catalogo od una pubblicità che identifica quella penna come una Etiopia, tu non la valuti come una Etiopia. Il tuo ragionamento è tutto sommato logico; d'altra parte le penne promozionali spesso non hanno un nome, e quindi rimarremo per sempre con il dubbio di come chiamare una penna di questo tipo.

Alfredo

Online turin-pens

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Re:Etiopia in incognito?
« Risposta #18 il: Novembre 12, 2012, 20:08:09 pm »
Taglio ed incollo da una pagina wiki presa da fountainPen.it:

<<
La più comune versione della Etiopia era quella realizzata completamente (sezione compresa) in celluloide bianco avorio, contraddistinta da una ampia vera grecata sul cappuccio posta fra due anelli dorati. Il cappuccio stesso era decorato con una incisione dell'aquila imperiale fascista sotto la quale era riportato il nome della penna: Etiopia. Inoltre il logo dell'Aurora era inciso verticalmente sulla sezione del pennino.
Logo Aurora

Il fermaglio presenta la stessa forma affusolata con terminazione a punta di cravatta usata sulla Superna, ma è montato direttamente sulla testa del cappuccio che ha una copertura in metallo dorato. Esiste anche una versione da signora, con anellino posto in testa al cappuccio. Il fondello è piatto a forma di tronco di cono, e svitabile per accedere al serbatoio delle pastiglie di inchiostro. E' realizzato nello stesso materiale del corpo della penna per la versione bianca, ed in celluloide nera per gli altri colori.

Di questa prima versione esistono diverse varianti, a parte le versioni colorate, fatte risalire all'incirca al 1938; è nota una versione con sezione nera e caricamento a pulsante, che si ipotizza sia stata realizzata a scopi promozionali. Infine ci sono delle versioni che presentano l'incisione Colonial Sand and Stone Co. e la dicitura Made in Italy sulla confezione e sul cappuccio delle pasticche di inchiostro; queste vennero prodotte su commissione di tale Generoso Pope, proprietario della azienda di esportazione omonima, che le usava come penne promozionali.[2]

Infine esiste il cosiddetto modello Etiopia Tropical, sostanzialmente identico alla normale Etiopia se non per il fatto che l'incisione dell'aquila imperiale era sostituita dal disegno di una palma.
>>

In particolare
<< è nota una versione con sezione nera e caricamento a pulsante, che si ipotizza sia stata realizzata a scopi promozionali>>

Direi che si tratta proprio della penna che stiamo esaminando.

Comunque, capisco il tuo punto di vista: se non c'è un catalogo od una pubblicità che identifica quella penna come una Etiopia, tu non la valuti come una Etiopia. Il tuo ragionamento è tutto sommato logico; d'altra parte le penne promozionali spesso non hanno un nome, e quindi rimarremo per sempre con il dubbio di come chiamare una penna di questo tipo.

Alfredo

Alfredo non voglio passare per quello cattivo ma hai riportato ciò che di meno attendibile sia mai stato scritto sull'Etiopia. Dico questo non perché come alcuni potrebbero pensare hai inserito su Pennamania un testo preso da un sito alternativo ma perché ciò che è scritto è palesemente pieno di errori, approssimazioni e le lacune sono colmate da veri virtuosismi di fantasia. Tra l'altro, quel testo denota anche la scarsa preparazione tecnica dello scrittore.
Eppure sull'Etiopia, proprio qui su Pennamania se ne è discusso a lungo. Oltre a questo, c'è da aggiungere anche il lungo articolo presente sul terzo numero di Penna Vintage...

Tra l'altro non molto tempo fa, proprio su questo forum (che ricordo essere di mia proprietà...) a me stesso era stata mossa l'accusa dell'infondatezza di alcune mie affermazioni dicendo tra le altre cose che avrebbero avuto valore soltanto se scritte o pubblicate su libri o riviste di settore.
Ebbene ora il forum ha anche la sua rivista, edita da quella che forse è la più autorevole casa editrice del settore avendo già pubblicato il libro Aurora, il libro Omas, l'enciclopedia di Letizia Jacopini e ora anche Penna Vintage etc... a questo punto non aggiungo altro!

Ragazzi ma cosa volete di più! Forse il mio sangue?

Offline f.hawks

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Re:Etiopia in incognito?
« Risposta #19 il: Novembre 12, 2012, 20:54:47 pm »
Ragazzi ma cosa volete di più! Forse il mio sangue?
« Ultima modifica: Oggi alle 08:18:41 pm da turin-pens »

dipende, con che piatti è consigliato ???
 :set2010028:

scherzi a parte, quindi 643 euro sono un'utopia.... anche un progettino di restauro non mi sembra proprio alla portata di tutti...

Online Giuseppe Tubi

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Re:Etiopia in incognito?
« Risposta #20 il: Novembre 12, 2012, 21:23:32 pm »
Ragazzi ma cosa volete di più! Forse il mio sangue?
« Ultima modifica: Oggi alle 08:18:41 pm da turin-pens »

dipende, con che piatti è consigliato ???
 :set2010028:

scherzi a parte, quindi 643 euro sono un'utopia.... anche un progettino di restauro non mi sembra proprio alla portata di tutti...
Mah! Ognuno i su' quattrini li pole usà come più gli garba, ma a me di spende 643,90 euro per quel coso, 'un mi sarebbe mai venuto in mente.

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R: Re:Etiopia in incognito?
« Risposta #21 il: Novembre 12, 2012, 22:19:23 pm »
Ragazzi ma cosa volete di più! Forse il mio sangue?
« Ultima modifica: Oggi alle 08:18:41 pm da turin-pens »

dipende, con che piatti è consigliato ???
 :set2010028:

scherzi a parte, quindi 643 euro sono un'utopia.... anche un progettino di restauro non mi sembra proprio alla portata di tutti...
Mah! Ognuno i su' quattrini li pole usà come più gli garba, ma a me di spende 643,90 euro per quel coso, 'un mi sarebbe mai venuto in mente.

Nemmeno io lì avrei mai spesi ma come dici ognuno lì spende come meglio crede

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Re:Etiopia in incognito?
« Risposta #22 il: Novembre 13, 2012, 00:36:20 am »

Comunque, capisco il tuo punto di vista: se non c'è un catalogo od una pubblicità che identifica quella penna come una Etiopia, tu non la valuti come una Etiopia. Il tuo ragionamento è tutto sommato logico; d'altra parte le penne promozionali spesso non hanno un nome, e quindi rimarremo per sempre con il dubbio di come chiamare una penna di questo tipo.

Alfredo

Sbagli, questo non è mai stato il mio pensiero o il mio modo di ragionare, anzi l'ho sempre ampiamente criticato, tanto che anche nel post precedente ho chiaramente fatto riferimento ad "altri collezionisti" e al loro "modo di ragionare" che è esattamente quello da me evidenziato e stigmatizzato ma che ripeto io non condivido.
Personalmente non ho bisogno delle pubblicità o altro materiale cartaceo per capire se la penna X corrisponde oppure no e non cambio opinione come molti altri collezionisti a seconda della mia personale convenienza. 
Così come non ho dubbi nell'affermare che la penna in questione non è un'Etiopia e non perché non ci sono documenti a conferma ma esclusivamente per questioni tecniche.

Online turin-pens

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Re:Etiopia in incognito?
« Risposta #23 il: Novembre 13, 2012, 15:08:32 pm »
Ragazzi ma cosa volete di più! Forse il mio sangue?
« Ultima modifica: Oggi alle 08:18:41 pm da turin-pens »

dipende, con che piatti è consigliato ???


Trippa di agnello con ceci accompagnata da buon brunello, dopo di che una bella coppa zalù con muffato di San Sisto.

 :set2010055:

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