Caran d'Ache Chromatics Magnetic Blue Anzitutto, desidero ringraziare Marco de “La Casa della Stilografica”, che mi ha regalato un calamaio di questo inchiostro. Contraccambio con la recensione. Premetto che la mia esperienza è limitata a qualche ora di utilizzo, ovvero il tempo da quando ho aperto il pacco, caricato una Lamy Safari con pennino FF, che ho utilizzato per ricopiare degli appunti, annotare appuntamenti, prendere note durante una telefonata. In pratica le classiche attività di una giornata di ufficio, con qualche prova aggiuntiva per metterlo alla frusta come usare volutamente carta più scadente per annotare un numero di telefono. Avendo consumato l’intero contenuto del converter, alla fine di questa prova ho disinchiostrato la penna.
Premessa Caran d’Ache è un marchio che non ha bisogno di presentazioni. Rappresenta lo strumento di scrittura svizzero per definizione, dal 1924 sinonimo di qualità, scelta dei materiali, design e, ovviamente, produzione rigorosamente svizzera. In un paese noto in tutto il mondo per gli orologi, “Swiss Made” dovrebbe significare realizzazione accurata. Molti di noi pensando a Caran d’Ache andranno con la memoria alle scatole di pastelli con l’immagine del Cervino o alla penna a sfera in metallo della serie 849, con il suo refill praticamente eterno. La casa indica una autonomia di 6000 pagine A4. Accanto alla produzione di strumenti di scrittura ed articoli di pelletteria, la casa svizzera propone due linee di inchiostri. Quella tradizionale, denominata “Colors of the Earth” (Colori della terra) e la più recente “Chromatics INKredible Colors”.
Qui a Milano si usa il termine “svizzero” per indicare qualcosa che costa molto ed è fatto esattamente a misura. E’ un termine che si usa colloquialmente per prendere in giro gli svizzeri, che hanno fama di essere un po’ spilorci, per cui si fanno pagare molto e in cambio ti danno esattamente quello che ti serve e niente più. Una cena “svizzera” è una cena in cui in cambio di un bel po’ di soldi ti alzi da tavola che non puoi dire di avere ancora fame, ma hai mangiato tutto quello che c’era sul piatto e in cucina non è tornato nulla. C’è da chiedersi se questa definizione valga anche per gli inchiostri. Chiedo scusa fin ddda subito se nel corso della recensione userò ed abuserò di questo termine per descrivere le caratteristiche di questo inchiostro. Sottolineo inoltre che il mio vuole essere un tono ironico ed assolutamente non offensivo, ho il massimo rispetto per gli svizzeri e per il loro paese e tantissimi ricordi stupendi dei miei viaggi terra elvetica.
Di sicuro, dal punto di vista del prezzo ci siamo, ecome. In entrambi i casi si tratta di inchiostri di fascia alta, i calamai della serie Colors of the Earth costano sui 15 Euro per 30 ml e quelli della serie Chromatics 25-30 Euro per 50 ml. Stiamo quindi parlando di inchiostri da 0,5-0,6 Euro per millilitro, circa 4 centesimi a pagina per le mie abitudini di scrittura. Si tratta di cifre 4 volte superiori a quelle degli inchiostri economici, come i Pelikan serie 4001 o i Diamine e non tanto lontane dai Pilot Iroshizuku, che però hanno dalla loro la fama di essere i migliori inchiostri al mondo. Di fronte ad untal prezzo di acquisto c’è da chiedersi se davvero ne valga la pena. E’ proprio questa curiosità che mi ha spinto ad aprire il pacco ed inchiostrare immediatamente la penna, oltre al fatto di utilizzare da tempo il Caran d’Ache Blue Nuit, anche se non in grandi quantità. Ero curioso di vedere se si trattava dello stesso inchiostro con un nome diverso o se invece i due Caran d’Ache sono effettivamente inchiostri diversi.
Presentazione L’unità di vendita è una scatola di cartoncino esagonale, che contiene il calamaio e lo mantiene in posizione verticale. Va maneggiata con una certa cautela, perché le due metà sono semplicemente appoggiate l’una sull’altra e c’è il rischio di far cadere tutto. Il perché di questa scatola è presto detto. Il calamaio ha una forma esagonale, con il fondo inclinato e la scatola serve a contenerlo in posizione verticale.
Il calamaio vero e proprio è uno tra i più belli che abbia mai visto, dal vivo è molto più grande di quanto possa sembrare nelle foto e il disegno inclinato lo rende unico. Il tappo è realizzato in metallo, con una guarnizione in plastica morbida. E’ un calamaio che fa la sua bella figura sulla scrivania e contribuisce a far dimenticare (almeno in parte) il prezzo di acquisto “svizzero”.
L’imboccatura è sufficientemente larga da consentire il caricamento della maggior parte delle penne. Quel che però si scopre fin da subito è che la forma particolare, con la base molto larga, crea qualche problema quando il calamaio sta per finire e si devono andare a pescare le ultime tracce di inchiostro. E’ qui che viene in aiuto la scatola di cartoncino, che quindi consiglio di non gettare, e che permette di tenerlo in posizione perfettamente verticale, trasformando il fondo da piatto ad inclinato verso un lato e consentendo il recupero dell’inchiostro fino all’ultima goccia. Se si butta la scatola, bisogna rassegnarsi al travaso. Quindi, se si considerano insieme il calamaio e la sua scatola, si tratta di un assieme molto ben progettato, oltre che bello a vedersi. L’unico vero appunto va al colore dell’inchiostro, che è riportato sulla base della scatola. E’ una indicazione da prendere con le molle, nel mio caso il colore reale si è rivelato molto più scuro di quello indicato.
Prestazioni Come ho detto all’inizio, non è una prova molto approfondita, ho usato questo inchiostro per qualche ora nella normale vita di ufficio, consumando l’intera ricarica del converter Z24. Si tratta di un tempo più che sufficiente per farmi un’idea, pur senza avere la pretesa dell’esperienza che ho su inchiostri che uso da anni. Come riferimento ho preso il Caran d’Ache Blue Nuit, invece che uso da tempo, anche se non in grandi quantità, e per le ovvie questioni di prezzo, il concorrente per eccellenza, ovvero il Pilot Iroshizuku Shin-Kai (Deep Sea Blue), a mio parere quello che più si avvicina come tonalità a questo Caran d’Ache.
Flusso“Svizzero”. Una delle ragioni per cui uso il Caran d’Ache Bleu Nuit è il flusso sempre adeguato alla penna, pur senza essere abbondante. Anche il Magnetici Blue possiede questa caratteristica. Oserei dire che entrambi gli inchiostri si possano usare tranquillamente su qualsiasi penna, ad eccezione di quelle con un alimentatore particolarmente generoso abbinato ad un pennino largo. La penna “mette giù” la quantità “giusta” di inchiostro, garantendo una buona scorrevolezza del pennino e consentendo di valorizzare le sfumature anche con pennini sottili, come quello di questa prova. Le ripartenze sono sempre molto buone. Vista l’esperienza limitata, non sono in grado di entrare nel dettaglio, ad esempio valutando la ripartenza dopo una settimana di mancato utilizzo della penna. Quel che posso dire è che la mia Lamy Safari con pennino F non ha avuto alcun problema di ripartenza dopo essere stata lasciata intenzionalmente senza cappuccio per 5 minuti, così come non ho osservato alcun salto di tratto, anche nelle ripartenze su carta lucida.
Aspetto cromatico Un inchiostro che costa oltre 50 centesimi al millilitro non può chiamarsi semplicemente “blu scuro”. Lo hanno giustamente chiamato Magnetic Blue (Blu magnetico). Confesso di non avere capito bene il significato della parola “magnetico”. In inglese il termine si usa molto per indicare qualcosa che attrae, ad esempio uno sguardo magnetico è qualcosa che ti attira, ipnotizzandoti. Del resto gli svizzeri non sono nuovi ad esperienze ipnotiche con i colori. Dai tempi dell’università ricordo che lo scopritore dell’LSD (per gli amici la dietilamide-25 dell'acido lisergico) era appunto uno svizzero, un certo Albert Hoffmann, il primo tripper della storia. Cito testualmente da Wikipedia: “Il 16 aprile 1943, quando Hofmann entra in contatto per errore con una piccola quantità della sostanza durante la sintesi. È la prima esperienza di un uomo con l'LSD. Hofmann racconta di aver "visto un flusso ininterrotto di immagini meravigliose, forme straordinarie con un intenso gioco caleidoscopico di colori. L'esperienza durò circa due ore. Tre giorni dopo, il 19 aprile, noto come "giorno della bicicletta", Hofmann assume intenzionalmente 250 µg di LSD, da lui considerato il dosaggio minimo efficace, sbagliando la stima di un ordine di grandezza e provocandosi un'esperienza molto più potente di quanto aveva previsto. È il primo utilizzo intenzionale della sostanza. Successivamente al test, Hofmann si dedica integralmente allo studio della sostanza.” Volendo imitare Hoffman, ho provato quindi a fissare intensamente una pagina che avevo scritto con questo blu, ma vi ho riconosciuto solo la mia calligrafia. Niente esperienze magnetiche o caleidoscopi di forme e colori. Magari la Safari non è la penna più adatta o la carta Clairefontaine non è quella giusta… Ciò non toglie che sia arrivato alla conclusione che il Caran d’Ache Magnetic Blue è un bellissimo blu scuro, di quelli che mi piacciono tanto, con una buona saturazione e senza deviazioni cromatiche verso il verde o il porpora.
Blu scuro e pennino F non sono la ricetta ideale per apprezzare le sfumature di un inchiostro, ciononostante il Magnetic Blue si difende molto bene, pur senza arrivare ai livelli dell’Hiroshizuku Shin-Kai. Sono molto curioso di provarlo su una penna con il pennino più largo e il flusso più abbondante, come la Dolce Vita, nella quale appunto apprezzo le qualità del Pilot. Le premesse per una esperienza magnetica ci sono tutte…
Infine, per quanto riguarda la differenza di colore tra il Magnetic Blue e il Blue Night. Sono due inchiostri molto simili ma, almeno per i calamai che ho io, non sono identici. Per neutralizzare l’effetto del pennino ho fatto alcune strisciate con una paletta. Nella scansione non si nota tantissimo, ma dal vivo il Blue Night presenta una maggiore componente porpora. Proprio per questa caratteristica, preferisco il Magnetic Blue al Blue Night. La differenza è comunque marginale. Depone a favore dell’ipotesi che si tratti effettivamente di due inchiostri diversi, ma la differenza è veramente a livello di sfumature.
Feathering/Bleed Through In una prova così breve non ho la pretesa di esaurire tutte le possibili combinazioni di carta e pennino, ma, anche sulla base della mia esperienza con il “fratello minore” Blue Night, direi che, complice il flusso abbondante ma non esagerato, sono entrambi molto ridotti e tali da non destare problemi. E’ un inchiostro che si presta all’utilizzo con una ampia gamma di penne e di tipi di carta, con l’unica eccezione degli estremi. Oltre che sulla carta Rhodia o Clairefontaine che uso per i miei appunti, ho provato a prendere qualche nota su carta più scadente e non ho notato particolari problemi con il pennino F della Safari. Credo che utilizzando questo inchiostro su una penna dal flusso medio e mantenendosi alla larga dalle tipologie di carta più scadenti, feathering e bleed through non dovrebbero impensierire.
Asciugatura/Resistenza all’acqua E’ un inchiostro a base di pigmenti organici (non ferro gallico) e non viene dato come permanente o waterproof. A dispetto del flusso abbondante, asciuga abbastanza in fretta. Sulla carta lucida Clairefontaine, nota per la scarsa capacità di assorbire gli inchiostri, asciuga completamente in 15 secondi e lo si può considerare “fuori pericolo” dopo 12. Si tratta di un valore molto buono, considerato che altri inchiostri ne richiedono più di 20. Non è un inchiostro resistente all’acqua, tuttavia sembra reggere più di altri, come si vede dall’immagine. Gli effetti del dilavamento sono evidenti ma le linee restano comunque leggibili. Infine non ho avuto alcun problema a disinchiostrare la mia Lamy Safari al termine della prova.
Utilizzo consigliato Ambienti di lavoro. Niente da dire, si tratta di un inchiostro in alta uniforme, non quella delle guardie svizzere, ché quelle sono colorate. Il Magnetic Blue è un blu (scuro) che sa fare il blu (scuro). E’ un inchiostro che comunica serietà, sobrietà ed understatement, il testo è molto leggibile, può aiutare a compensare una calligrafia non proprio ideale, e spinge il lettore a lasciar perdere le considerazioni estetiche, focalizzandosi sul contenuto. Ci si presenta come persone concrete. Esattamente quel che serve in un ambiente di lavoro. Lo si può usare tranquillamente per scrivere tutto quello che si scriverebbe con una normale penna a sfera blu o nera. A meno che la resistenza all’acqua non sia un requisito essenziale, nel qual caso lo si deve scartare a priori perché, pur essendo più resistente della media, non è waterproof.
Studenti. Si, ma “svizzeri”, questa volta inteso con un salvadanaio a forma di porcellino molto capiente. Non dimentichiamoci che stiamo parlando di un inchiostro da 50 centesimi al millilitro. Se si può affrontare la spesa, ci si trova tra le mani un bellissimo inchiostro, utilizzabile sia per gli appunti che per i compiti in classe o gli esami. Stando alla larga dalle penne con il flusso particolarmente abbondante, dovrebbe essere utilizzabile sulla maggior parte delle carte, con l’unica eccezione di quelle molto scadenti, laddove i puntini sulle “i” si trasformano inesorabilmente nel traforo del Gottardo. Gli appunti si possono fotocopiare senza problemi, mantenendo una ottima leggibilità. E’ anche in po’ più resistente all’acqua rispetto alla media degli inchiostri, e questo può essere un vantaggio per uno studente sbadato.
Correzioni/Annotazioni. Da escludere. E’ un inchiostro che passa troppo inosservato per consentirne l’utilizzo per evidenziare, annotare o correggere del testo. Finirebbe per confondersi con quest’ultimo. Quello che è un pregio (sobrietà ed under statement) diventa in questo caso un difetto.
Personale. E’ un inchiostro che si presta benissimo anche all’uso personale, in tutte quelle situazioni in cui si vuole che il messaggio prevalga sul contenuto. Ad esempio per un biglietto di ringraziamento che si vuole sobrio, perché destinato ad una persona che non apprezzerebbe gli svarioni cromatici. Da questo punto di vista il blu è spesso preferibile al nero, perché il blu permette quel giusto pizzico di personalizzazione che il nero, troppo formale, non consente. Un blu come questo, di tonalità scura, mantiene comunque un certo distacco, per cui non ne consiglierei l’utilizzo nelle occasioni in cui si vuole instaurare intenzionalmente un rapporto più amichevole con il lettore. Non posso commentare sulla resistenza alla luce o all’invecchiamento, la resistenza all’acqua fa si che una lettera di addio rimanga leggibile anche dopo che ci si è versata sopra qualche lacrima.
Conclusioni Tutto sommato è un inchiostro molto valido e molto equilibrato. “Svizzero”, mostra un comportamento adeguato senza eccellere ma senza cadere in difetto. Per quel che l’ho provato, fatico a trovagli la minima pecca, se non il costo. Ed è proprio questo il punto. Ci sono inchiostri che magari non saranno altrettanto validi, ma che a fronte di un sacrificio minimo sul fronte delle prestazioni, costano molto meno. Io consiglio di provare il Diamine Denim, che ha un colore molto simile. Rispetto al Caran d’Ache si perde qualcosa in flusso, sfumature e resistenza all’acqua, ma per il calamaio da 80 ml si spendono un terzo dei soldi.
Vale dunque i soldi che costa? Qui entriamo nel personale. Un inchiostro premium di questo prezzo si dà per scontato che vada bene, e il Magnetic Blue si dimostra perfettamente all’altezza delle aspettative, pur senza eccellere. Difficilmente si resterà delusi. Se poi, come il sottoscritto, se ne apprezza particolarmente questa tonalità di blu scuro e si prova quel sottile piacere di fermarsi un attimo nella frenesia del lavoro quotidiano e prendersi un momento per osservare un calamaio che è veramente bello a guardarsi (mi raccomando però, non buttate la scatola, vi serve per utilizzarlo fino in fondo), alla fine si rischia di restare “magnetizzati” e decidere che si tratta di un inchiostro da prendere in considerazione, nel mio caso in alternativa al Blue Night della stessa casa. Se leggete di un milanese che, rimasto ipnotizzato da un inchiostro "svizzero" ne ha ordinato un secondo, terzo, quarto, calamaio, quello potrei essere io.
Grazie a Caran d'Ache per avere realizzato un inchiostro così bello (per me, altri possono avere, anzi sicuramente hanno idee diverse) e grazie a Marco de “La Casa della Stilografica”, per avermelo fatto conoscere.