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Tecnica Fotografica 08 - Quando la fotografia diventa strumento d'indagine

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turin-pens:
Una delle cose più affascinanti della fotografia è la sua versatilità; infatti a ben pensarci, non c'è situazione o evento che non possa essere fotografato e documentato. Anche il cinema alla fine non è altro che il susseguirsi di fotogrammi in rapida sequenza.
La fotografia a pellicola o digitale che sia è ormai utilizzata ovunque per documentare qualsiasi cosa tanto da far nascere devi veri e propri filoni specialistici come i paesaggi, il ritratto ambientato e non, lo still-life, il reportage, la macro fotografia e via discorrendo.

Oggi vorrei parlarvi della macro fotografia ma declinata verso i limiti che questa particolare tipologia di ripresa permette, spiegando però prima che cos'è esattamente la macro fotografia.

Per macro fotografia si dovrebbe intendere esclusivamente la fotografia che raggiunge un rapporto di riproduzione (abbreviato da qui in avanti con RR) pari a 1:1 ovvero quando il campo ripreso è pari alle dimensioni del fotogramma sia esso a pellicola che in digitale, quindi 24x36mm sul così detto "full frame"  e 23.6x15.7mm in formato APS-C etc...

Per ottenere delle buone macro di solito sono necessari obiettivi specifici che normalmente vengono definiti per l'appunto macro oppure nel caso del mondo Nikon micro. Bisogna però fare attenzione perché non tutti gli obiettivi macro o micro raggiungono il RR di 1:1 anzi spesso si fermano al RR di 1:2 oppure nel caso di zoom al RR di 1:3 o meno.
In questi casi per raggiungere il RR di 1:1 sarà necessario utilizzare dei tubi di prolunga oppure un soffietto.
Su come utilizzare i tubi di prolunga e il soffietto ne parleremo tra qualche tempo in un nuovo topic interamente dedicato a loro, mentre oggi parleremo di quelle situazioni in cui è necessario andare oltre il RR di 1:1 addentrandoci in un modo totalmente diverso ma al tempo stesso molto affascinante.

Anche utilizzando obiettivi macro che già nativamente permettono di raggiungere il RR 1:1, andare oltre è comunque impegnativo richiedendo anche in questo caso l'utilizzo di tubi di prolunga, soffietti e altre sofisticazioni molto ingombranti e pesanti, superando facilmente i 3-5kg di attrezzatura montati sul cavalletto.

La tecnologia e il mondo della fotografia digitale ci vengono però in soccorso mettendoci oggi a disposizione moltissime macchine fotografiche che in poco spazio e poco peso ci permettono di andare oltre il RR di 1:1.
Il primo trucchetto è quello di utilizzare le nuove macchine fotografiche generalmente identificate genericamente come EVIL o mirrorless le quali, uniscono in modo sempre più evoluto le caratteristiche delle compatte zoom alla versatilità delle reflex. La prima capostipite di questo nuovo mondo è la serie PEN della Olympus a cui hanno fatto seguito la serie NEX di Sony, la G di Panasonic, Eos M di Canon, Q di Pentax e 1 di Nikon.
Tutte queste digitali hanno il vantaggio di corpi molto piccoli e leggeri tipici delle compatte con in più la possibilità di cambiare le ottiche grazie alle varie montature "baionette" disponibili.

Volontariamente, da quella serie di modelli escluderemo a priori la Eos M di Canon e la Nex di Sony, non per questioni legate alla qualità delle immagini prodotte (comunque eccellenti) ma perché hanno sensori APS-C troppo grandi per le nostre esigenze.

Le più interessanti risultano la Olympus e le Panasonic in quanto disponendo di sensori m4/3 hanno un fattore di foto moltiplicazione nativo di 2x ripsetto al formato full frame. La Nikon 1 col suo sensore in formato CX arriva addirittura a 2,7x rispetto al full frame e la piccola Q arriva addirittura ad uno stratosferico 5,5x rispetto al full frame.

Tra tutte queste, quelle più facilmente utilizzabili per i nostri scopi sono la Nikon 1 che in pratica offre un sensore in formato S16mm e la Pentax Q che offre un sensore in formato S8mm. 

Pur essendo un Nikonista da sempre, in questo caso per semplificarmi il lavoro ho scelto la Q proprio in virtù del suo fortissimo fattore di foto moltiplicazione. Infatti se alla Q montiamo tramite adattatore un obiettivo macro come ad esempio un 60mm che da solo raggiunge il RR di 1:1 su formato 24x36mm sulla Q il campo inquadrato sarà pari soltanto a 6.17x4.55mm.

Gli obiettivi da reflex però sono ingombranti, pesanti e costosi e in parte vanificherebbero i nostri sforzi di raggiungere elevati RR limitando pesi, ingombri e costi.
La soluzione migliore è ricorrere a obiettivi per cineprese 8mm e S8mm se si utilizza la Q, 16mm e S16mm se si utilizza la 1.
In questo modo si ha a disposizione un sistema in grado di andare oltre i 5,5x che pesa in totale circa 350gr, trasformando la nostra digitale in un vero strumento d'indagine.

Così "armati" possiamo realizzare fotografie macro con ingrandimenti che vanno da 5,5x a 50x:

1. Documentare crepe presenti nei materiali:



2. Documentare la reale rifinitura dei materiali



3. Documentare eventuali danni dei pennini



4. Documentare la qualità dell'idirido di un pennino



5. Documentare la qualità del punzone di una penna



La funzione di fotografie macro ad elevato RR permette un'indagine molto spinta e a differenza di risultati ottenibili con strumenti ottici come monocoli e lenti, di costruire un archivio fotografico permanente di quello che abbiamo osservato nel corso del tempo.

Concludo dicendo che l'alleggerimento e semplificazione dell'attrezzatura riguarda anche il lato illuminazione che non richiedendo potenti flash o sorgenti continue si traduce nell'utilizzo di uno o al massimo tre led arm light dal costo di poche decine di euro i quali si possono fissare direttamente sulla macchina fotografica attraverso la slitta porta flash.

Led Arm Light



Led Arm Light su Olympus Pen



Data la leggerezza del sistema è sufficiente un piccolo Gorillapod da tavolo al posto di un cavalletto da studio o da viaggio


Giuseppe Tubi:
Davvero affascinanti le immersioni nel mondo micro, dove si scopre però che tutto è grossolano e pieno d'imperfezioni!

turin-pens:

--- Citazione da: Giuseppe Tubi - Aprile 02, 2013, 14:35:09 pm ---Davvero affascinanti le immersioni nel mondo micro, dove si scopre però che tutto è grossolano e pieno d'imperfezioni!

--- Termina citazione ---

Vero, ad esempio osservando il logo ideal si può notare come esso almeno in questo caso sembri essere doppio come se si fosse mosso.

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Marlowe:
Imperfezioni sì, ma anche imperfezioni che denotano la minuziosa fattura e quindi l'autenticità di un prodotto d'epoca.
Giorni fa mi sono messo a fotografare i miei orologi tra i quali uno Zenith "stellina" degli anni Cinquanta che era di mio nonno. Il classico cipollone d'oro al quale sono peraltro assai affezionato. Questa è appunto la corona con la "z" inserita nella stellina, come si vede non c'è nulla di perfetto - compresa la quantità impressionante di i micrograffi sull'oro - ma tutto che rivela la sua epoca e la sua artigianalità.

ps. ho usato una Canon Eos Rebel, forse con un'altra macchina suggerita da Riccardo avrei scavato ancora più a fondo...

Giuseppe Tubi:
Scrivendo che il mondo "micro" è grossolano e pieno di imperfezioni non intendevo chiaramente esprimere nulla di dispregiativo; tutt'altro. E' semplicemente che dove i nostri sensi non arrivano si scopre che una superficie che percepiamo perfettamente lucida è in realtà piena di graffi e ciò che ci appare liscio, ingrandito qualche decina di volte ci si rivela come un campo arato.
D'altra parte se consideriamo il diamante, che è sinonimo di perfezione, come tutti i cristalli è formato dal replicarsi del reticolo di base per un numero impressionane di volte, ed una faccia opportunamente ingrandita al microscopio ci apparirebbe fatta a scalini.
Praticamente i cristalli sono realizzati con una tecnica digitale....

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