Autore Topic: Recensione: Delta - Blue Jay C/C  (Letto 1274 volte)

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Offline Phormula

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Recensione: Delta - Blue Jay C/C
« il: Novembre 11, 2016, 18:13:31 pm »
Delta Blue Jay

Estetica e design: 10 e lode

E’ la prima volta che compro una penna in serie limitata. Questa “Blue Jay” nasce dal felice connubio tra Delta, azienda napoletana che non ha bisogno di presentazioni, e La Casa della Stilografica, noto negozio fisico in quel di Firenze con appendice su internet, gestito dal mitico Marco Moricci, vero punto di riferimento per gli appassionati, perché Marco, prima che un venditore, è un appassionato. Infatti, l’unico posto in cui è possibile acquistarla, fin che gli esemplari disponibili non andranno esauriti, è appunto il negozio di Firenze o la sua emanazione internet.
Con questa iniziativa Marco ha voluto imitare le automobili fuoriserie che i carrozzieri italiani realizzavano negli anni ’50 e ’60 con grande maestria. Partendo dalle basi collaudate dei modelli Fiat, Lancia, Innocenti ed Alfa Romeo, realizzavano splendide carrozzerie che trasformavano le auto di tutti i giorni in splendidi oggetti di desiderio. Con lo stesso spirito, Marco ha preso l’apprezzata “meccanica” della Delta “Dolce Vita Midsize” e ha chiesto a Delta di rivestirla con una splendida “carrozzeria” dai colori unici, una miscela di blu, azzurro e bianco. E’ veramente difficile descrivere il colore di questa penna a parole, anche le immagini non rendono lo splendore dei colori che si inseguono e si mescolano tra loro in una gamma di sfumature unica, ulteriormente esaltata dai riflessi metallizzati. Come la “Dolce Vita” da cui deriva, anche questa penna è realizzata per tornitura di una barra piena, un metodo di lavorazione artigianale nel quale Delta è maestra e che fa si che ogni penna, esteticamente, sia un esemplare unico.
Marco ha scelto di chiamare questa sua creatura “Blue Jay”, che è il nome di un uccellino simile al nostro passerotto e molto diffuso nell’America del Nord ed il cui piumaggio richiama appunto i colori della penna. Il disegno di un Blue Jay è presente sulla confezione, insieme al nome del negozio e, ovviamente, al marchio Delta. C’è da chiedersi se sia nato prima l’uovo o la gallina, nel senso se Marco abbia pensato la penna dopo avere visto le immagini del Blue Jay o viceversa, ma dal punto di vista di noi appassionati il risultato non cambia.
La penna stilografica è disponibile nelle due varianti, quella più classica con il caricamento a pistone e quella, chiamiamola “moderna”, con il caricamento a cartuccia/converter, sulla quale i puristi storceranno il naso, ma che rappresenta il massimo della praticità per chi della penna fa un uso itinerante. Confesso di averle acquistate entrambe e di essere stato un po’ indeciso su quale recensire. In realtà, al pari delle “Dolce Vita” da cui derivano, le differenze sono solo nelle dimensioni. La versione a pistone è un po’ più grande e pesante, per via della presenza del sistema di caricamento. Per quanto riguarda il comportamento “su carta”, sono essenzialmente uguali, in quanto il pennino e l’alimentatore sono gli stessi. Oltre alle due stilografiche, la “Blue Jay” è disponibile come penna a sfera e roller.
La penna è arrivata in una scatola di cartone nera, con i marchi dei due partner in questa iniziativa e il disegno del Blue Jay. All’interno ho trovato una boccettina di inchiostro con etichetta dedicata e una scatola di plastica chiusa con due viti, contenente la penna. L’abbondante quantità di materiale espanso a protezione del tutto è una ulteriore prova della cura per i dettagli che da sempre Delta osserva nei suoi prodotti. A dimostrazione del fatto che si tratta di un oggetto per intenditori, viene fornita con la boccetta di inchiostro e non con le classiche due cartucce. In pratica si tratta dello stesso tipo di imballo utilizzato per la “Dolce Vita”e la “Gallery”, ovviamente personalizzato per questo modello. Come tutte le penne Delta, anche la Blue Jay gode di garanzia a vita. La condivisione delle componenti con il modello Delta di maggior diffusione è una ulteriore garanzia della disponibilità di parti di ricambio anche in futuro.
Aperta la confezione, ci si trova tra le mani una di quelle penne che uno starebbe a guardare per ore, tanto è bella. I tre colori fondamentali: bianco, marrone e blu si inseguono tra loro in striature verticali e creano una magia unica, in un gioco di riflessi che cambia a seconda delle condizioni di luce. Credo di avere passato una buona mezz’ora a rigirarla tra le mani. E’ una penna che va vista dal vivo, le foto, per quanto ben realizzate, non le rendono giustizia. Come tradizione del marchio, il cappuccio della penna reca inciso il marchio Delta, la scritta Italy, il nome del modello e, più in basso, il numero di serie.
Il pennino in oro 14K è lo stesso della Delta “Dolce Vita” ed è perfettamente proporzionato alle dimensioni generose della penna. Presenta un foro di compensazione a forma di cuore, l’indicazione della dimensione (nel mio caso un medio), il logo e il nome dell’azienda. Viste le dimensioni abbondanti della penna, quando ho comprato la mia “Dolce Vita”, un pennino fine mi è sembrato fuori luogo perché la mia calligrafia, che di per sé è abbastanza minuta, tende ad allargarsi quando uso una penna con l’impugnatura larga, che faccio più fatica a controllare con precisione, avendo le dita lunghe e sottili. Quindi tanto valeva approfittarne per scegliere una penna dal tratto più largo. Questa scelta si è rivelata azzeccata, il pennino medio Delta è un pochino abbondante per i miei gusti, ma è perfettamente “intonato” ad una penna di queste dimensioni. Quando ho acquistato la “Blue Jay” non ho avuto alcun dubbio e ho scelto di nuovo un pennino medio.

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Realizzazione e qualità: 10
La Delta “Dolce Vita”, come tutte le penne Delta, è realizzata con estrema cura. A maggior ragione lo è questa “fuoriserie”. Come ho già detto, ogni penna è un esemplare unico, realizzato dalla tornitura di una barra piena. I materiali utilizzati sono di qualità molto elevata e l’assemblaggio è perfetto, senza giochi o sbavature. Non è qualcosa che si possa dare per scontato, perché l’uso della resina screziata non è esente da rischi, se la barra di resina di partenza non è stata prodotta correttamente, si possono verificare microfessurazioni in corrispondenza delle linee di flusso dei vari colori. Non sembrerebbe essere il caso di questa “Blue Jay”, del resto sono anni che Delta utilizza con successo barre in resina multicolore per la realizzazione delle proprie penne. L’attenzione per la qualità si nota anche nei dettagli, ad esempio la filettatura del cilindro non è incisa nella plastica, come avviene nella maggior parte delle penne anche di un certo valore, ma realizzata su un anello di metallo, che è stato inserito nel cilindro. In questo modo si garantisce una maggiore costanza e durata nel tempo.
Le altre finiture sono le stesse della Delta “Dolce Vita” e degli altri modelli che da questa derivano: il cappuccio di dimensioni generose ha la chiusura a vite e la clip con la rotellina anni ’30 per facilitare l’inserimento nel taschino. La casa dichiara che la clip è realizzata con un acciaio speciale ad alta elasticità. Per svitare il cappuccio serve un giro completo, e questa è una garanzia contro le aperture accidentali. Nel cappuccio è inserita la vera in argento con la decorazione tipica delle penne Delta, ispirata ad un decoro dell’epoca greco-romana utilizzato per contornare gli affreschi di Pompei. Sulla parte terminale del tappo è inserito il logo Delta.
Il massimo dei voti è più che meritato, osservando la penna con attenzione si fatica a trovare qualcosa che non va, fosse anche un dettaglio fuori posto, una sbavatura nella realizzazione, giochi eccessivi tra le parti o un risparmio nella qualità dei materiali. E’ una testimonianza dell’elevata qualità delle realizzazioni Delta e di quanto la scelta di Marco di affidarsi a questa casa per la realizzazione della “Blue Jay” si sia rivelata azzeccata.

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Peso e dimensioni. 9
Si tratta di una penna di dimensioni generose. Rispetto alla “Dolce Vita”, la scelta di colori meno appariscente la fa sembrare meno “importante”. La lunghezza complessiva è poco sopra i 13 centimetri. L’impugnatura è conica e nel punto di minor diametro misura circa 12 millimetri. La realizzazione per tornitura fa si che gli spessori siano maggiori rispetto a quelli ottenibili stampando gli stessi pezzi ad iniezione. La realizzazione in resina pregiata aiuta a contenere il peso entro un limite accettabilissimo. Più che una penna pesante, la definirei una penna “di sostanza”. Quando avevo comprato la mia prima Delta, le dimensioni mi avevano lasciato un po’ perplesso, essendo abituato a penne più sottili. Superate le perplessità iniziali, ho cominciato a trovarmi molto bene. Come tutte le penne di dimensioni abbondanti nell’impugnatura, non si presta ad una scrittura minuta, veloce e di precisione, mi verrebbe da dire che “risponde ai comandi delle dita con la lentezza con cui una nave da crociera risponde al timone”, ma non è detto che questo debba essere un limite, ogni penna va apprezzata per quel che è ed utilizzata al meglio, sfruttandone i pregi. Infatti io non uso questa penna quando devo scrivere a lungo senza pause, riempiendo pagine su pagine di appunti tecnici a stampatello con la mia scrittura minuta e fitta, ma la apprezzo quando partecipo ad una riunione e la uso per prendere appunti in maniera continuativa, con una scrittura più larga e rilassata, da “nave da crociera”, appunto.
Non è una penna che si presta particolarmente ad essere usata con il cappuccio calzato sul fusto, perché il cappuccio, pur non essendo particolarmente pesante, calza sull’estremità del fusto per poco più di un centimetro. Oltre che sbilanciato (per i miei gusti) l’insieme rischia di essere un po’ instabile, a meno di non forzare un pochino il cappuccio quando lo si calza, operazione che alla lunga potrebbe lasciare segni di sfregamento sulla parte terminale del fusto. Nel mio caso il problema non si pone, perché non amo scrivere con il tappo calzato, anche con le penne come la Faber Castell “Ambition” o la Montergappa “New Espressione”, che danno la possibilità di calzare il tappo sul fusto in modo stabile e senza il rischio di rovinare la penna.



Pennino e prestazioni: 9
Poiché la meccanica è quella della “Dolce Vita Midsize”, le prestazioni non sono una sorpresa. Si tratta di un sistema pennino + alimentatore stracollaudato in grado di garantire ottime prestazioni nel tempo. I difetti di gioventù, che affliggevano le prime “Dolce Vita” sono ormai un lontano ricordo. E’ una penna che da questo punto di vista si può comprare “a scatola chiusa”. Vittima del dilemma: “inchiostrare o no una serie limitata”, ho tenuto questa penna da parte senza inchiostrarla per qualche mese. A trattenermi era il fatto che nella mia rotazione ho già due Delta con lo stesso pennino, una a cartucce e l’altra a pistone. Mi sono deciso a farlo ultimamente, mettendo (momentaneamente) da parte la “Dolce Vita” a cartucce. Non me ne sono dovuto pentire e a dirla tutta non mi sono nemmeno dovuto riabituare, perché, le due penne sono esattamente identiche come dimensioni, peso e prestazioni. E’ probabile che al prossimo giro la “Dolce Vita” ma la “Blue Jay” resti, dal momento che entrambe le penne scrivono benissimo.
Ho caricato la penna con lo stesso inchiostro che uso nella “Dolce Vita”, il Diamine Royal Blue in cartucce. Nonostante il marchio Diamine per molti sia sinonimo di inchiostri economici di buona qualità, in questo caso si tratta di un inchiostro di alto lignaggio, essendo stato utilizzato dal presidente americano Obama e da quello russo Medvedev per firmare il trattato tra i due paesi sulle armi nucleari nell’Aprile del 2010. A dispetto del nome è un bel blu di tonalità media, senza la componente porpora che di solito caratterizza i Royal Blue, anzi con una tendenza a scivolare nel turchese nelle zone a minore saturazione. E’ un colore che mi piace, ma solo nelle penne con il flusso medio-alto, come appunto la Delta, perché mantengono il tratto sufficientemente saturo. Questo inchiostro presenta un flusso buono ma non esagerato e si sposa molto bene con le caratteristiche del pennino della “Blue Jay”, che ne esalta le sfumature, di per sé non molto abbondanti.   
Il tratto del pennino medio è circa a metà tra quello dei pennini medi di scuola orientale (più sottili) e quelli di origine tedesca (Pelikan o Lamy), con una leggera tendenza verso questi ultimi. Non scrive largo come un Pelikan né scarica sulla carta altrettanto inchiostro. Dal mio punto di vista rappresenta uno splendido equilibrio per una penna di queste dimensioni, sia in termini di larghezza del tratto che di flusso. Dalle informazioni che girano in rete è di fabbricazione Bock, marchio che rappresenta una garanzia nel settore. E’ rigido ma non rigidissimo e garantisce un ottimo feedback nonostante l’impugnatura larga. La scorrevolezza è molto buona, anche se non si può dire che sia un pennino di burro. Dal mio punto di vista la scorrevolezza è quella ideale, molto buona e con giusto quel minimo di resistenza che permette di avere un certo feedback e di scrivere su carta molto lucida senza che si verifichino salti di tratto. Infatti questi ultimi sono del tutto assenti, anche scrivendo molto velocemente. La penna incomincia a scrivere senza la minima incertezza, anche dopo che è rimasta senza cappuccio per qualche minuto oppure inutilizzata per giorni in posizione verticale. L’alimentatore è correttamente dimensionato, come in tutte le penne Delta che ho avuto. Sono arrivato a scrivere per una decina di pagine praticamente senza interruzioni, senza osservare quella fastidiosissima riduzione di flusso che si manifesta nelle penne che hanno un alimentatore sottodimensionato rispetto al pennino. L’unico limite è rappresentato dall’autonomia della cartuccia, che nel mio caso e per il mio stile di scrittura, è circa 10 pagine A4, circa il 20% meno rispetto ad una Faber Castell con pennino F. Come quasi tutte le penne a cartuccia ben progettate e realizzate, il flusso della “Blue Jay” è relativamente indipendente dal livello di inchiostro nella cartuccia e si osserva una diminuzione solo quando la penna sta per andare a secco. Quando si nota il dimagrimento del flusso, la penna va completamente a secco nel giro di poche righe, ma, essendo una penna a cartuccia, bastano pochi secondi per effettuare lo scambio con la cartuccia di riserva e la ripartenza è immediata.

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Caricamento e manutenzione: 9
Niente di nuovo sotto il sole, è la classica penna con caricamento a cartuccia/converter. Si tratta del prodotto oggi maggiormente richiesto dal mercato, anche tra le penne di fascia medio-alta. Per gli appassionati esiste (fin che Marco non esaurirà le scorte) la versione con il caricamento a pistone, lo stesso della “Dolce Vita”, che è uno tra i migliori sul mercato, per funzionalità e qualità di realizzazione del meccanismo in ottone. Nonostante il caricamento a cartuccia venga considerato dagli appassionati un serio limite su una penna di questo prezzo, credo che il voto alto sia meritato, perché, a differenza di quanto accade per molte altre penne di questo prezzo, non si tratta di una scelta obbligata. Ogni volta che acquista una penna della famiglia della “Dolce Vita”, l’appassionato è libero di decidere se acquistare la versione con il cariacamento a cartuccia/converter o, spendendo solo qualche decina di Euro in più, quella con il caricamento a pistone. Credo che la scelta di Delta di rendere disponibili entrambe le versioni, lasciando all’acquirente la scelta tra la praticità e la pulizia dell’alimentazione a cartuccia o il fascino retrò e il piacere del caricamento pistone, sia la migliore in assoluto, perché permette a ciascuno di noi di acquistare la penna più adatta per le proprie esigenze.
Come nella tradizione Delta, anche quel che non c’è è fatto bene, la filettatura del fusto e della sezione di alimentazione è realizzata con cura, in modo tale da resistere a numerosi cambi di cartuccia e infiniti svita e riavvita per controllare il livello residuo. Il converter è fornito in dotazione, insieme con la boccetta di inchiostro. Si tratta del normale converter Delta, che è comunque un prodotto di buona qualità, dotato del mai troppo rimpianto aggancio a vite, che impedisce distacchi accidentali, assicura una ottima tenuta ed evita disastri quando si immerge la penna fino in fondo nel calamaio per ricaricarla utilizzando le ultime gocce di inchiostro rimaste.



Qualità/prezzo: ha senso parlarne?

Marco ha deciso di mettere in vendita questa penna ad un prezzo leggermente superiore a quello della “Dolce Vita” da cui deriva. Partendo dal presupposto che io considero il prezzo della “Dolce Vita” più che adeguato alle caratteristiche della penna, alla sua realizzazione artigianale per tornitura di barra piena ed al fascino del marchio che porta, apprezzo la scelta di Marco di non aver fatto una mera operazione commerciale, mettendola in vendita ad un prezzo molto alto con la scusa che si tratta di una serie limitata. Viceversa, ha scelto di metterla in vendita ad un prezzo di poco superiore a quello della “Dolce Vita” da cui deriva, ed accessibile a chi fosse interessato a quest’ultima. In questo modo la ha resa accessibile ad appassionati che la compreranno per usarla il che, per una penna come per una automobile, è il destino migliore. Spendendo poco di più di quel che si spenderebbe per una ottima penna, ci si porta a casa una ottima penna con un design unico.

Conclusioni: 10
Tirando le somme, la Delta “Blue Jay” è una penna molto ben realizzata e con un design che la rende piacevole da tenere in mano. La scelta del colore è veramente azzeccata, è un mix di blu, marrone e bianco con riflessi metallizzati. Va osservata dal vivo e comunque il colore cambia anche a seconda delle condizioni di illuminazione, per cui nemmeno le foto le rendono giustizia. Nonostante esuli dai colori classici, è una penna che si presta benissimo anche per un uso in ambienti di lavoro.
Va dato dunque merito a Marco de La Casa della Stilografica di avere saputo rivestire la meccanica di una penna validissima ed affidabile con un design unico e di avere messo in vendita il tutto ad un prezzo più che ragionevole, considerato il numero ridotto di esemplari realizzati e gli altri componenti (imballaggio e inchiostro) realizzati specificamente per questa penna. Tutto quello che c’era di buono nella “Dolce Vita Midsize”, una delle penne italiane più apprezzate nel mondo, è rimasto intatto, mentre a livello di aspetto estetico è una combinazione di colori unica. L’unico difetto di questa penna è che è stata realizzata in un numero limitato di esemplari, per cui, se qualcuno volesse averne una, farà bene ad affrettarsi, per non sentirsi dire che anche l’ultima “Blue Jay”, al pari del passerotto da cui prende il nome, ha preso il volo.




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