Autore Topic: 12/10/2011  (Letto 13290 volte)

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Online Giuseppe Tubi

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Re: 12/10/2011
« Risposta #45 il: Ottobre 18, 2011, 20:14:09 pm »
Le stilografiche mi appassionano e mi fanno divertire.
Ho le mie preferenze, ma non credo che una marca sia migliore di un'altra.
Detto cio' trovo che l'Aurora 88 sia una penna eccellente sotto tutti i punti di vista: tanto bella, quanto pratica e affidabile. Il successo che ha avuto e' tutto meritato.
La Omas, con il modello 361, ha voluto offrire una penna dalla doppia scrittura: rigida e flessibile. Il confronto andrebbe fatto con la Eversharp ed il suo "adjustable nib"...o con la piu' recente Pilot Justus.
Invece la Parker 180 offriva un pennino rigido, in grado di generare una linea piu' fine, o piu' marcata, a seconda del lato di scrittura. Lo stesso discorso vale per la Platinum PKW-5000 degli anni '70, dalla quale, forse, la Parker ha colto ispirazione.

Sull'argomento esterno il mio personalissimo pensiero.
Forse non è effettivamente appropriato affermare che una penna è migliore di un'altra, anzi diciamo pure che in generale l'affermazione che una qualsiasi cosa sia "migliore" di un'altra è quantomeno incompleta.
Andrebbe infatti specificato sotto quale aspetto si vuole affermare una superiorità; tornando alle penne ci si può riferire all'estetica, alla funzionalità, alla robustezza, ecc.
Quello che io ed altri abbiamo sostenuto è che la realizzazione meccanica della Aurora 88 è ancora oggi da riferimento e trova riscontro solo in pochissime altre penne prodotte. Tra queste non c'è sicuramente nessuna delle Omas a stantuffo (in realtà non ho mai avuto per le mani una delle rarissime 352, ma ho l'impressione che la costruzione sia sempre la medesima). Che intendiamoci, sono tutt'altro che penne malfatte. Tanto per non apparire fazioso, dirò che - a mio parere - sotto il profilo tecnico sono sicuramente superiori alle prime Aurora Selene. La 88 però è di un altro pianeta; esteticamente può risultare gradevole o meno, alcuni hanno espresso la loro avversione per i pennini corazzati, ma è certo che la nuova proprietà della fabbrica torinese, nel rilanciare la produzione dopo la distruzione bellica, non volle compromessi.
Su questi elementi, che ho la presunzione di ritenere abbastanza oggettivi ed avvallabili da chiunque abbia conoscenze e passione per la meccanica, si interseca poi una poca simpatia per la fabbrica bolognese, o meglio, per come è stata voluta fare apparire (dalla stessa Omas) quando il collezionismo delle stilografiche ha iniziato ad affermarsi. Pubblicazioni prezzolate hanno diffuso valutazioni assolutamente gonfiate e fasulle, collocato le penne Omas in un olimpo irraggiungibile agli altri produttori italiani e mondiali, dipinto il Cav. Simoni come il Leonardo Da Vinci della stilografica.
La realtà è abbastanza diversa; Omas ha effettivamente realizzato penne stupende, tra le più belle al mondo, ma anche penne del tutto normali ed altre decisamente bruttine. La sua produzione ha risentito pesantemente degli stili e delle tecniche d'oltreoceano come e forse più della totalità della produzione Italiana ed oltretutto il suo fondatore ha ampiamente (potrei anche dire spudoratamente) scopiazzato a destra e a manca. Sicuramente gli va riconosciuto il gusto di aver copiato, talvolta migliorandoli, prodotti od elementi di alta classe. E' però innegabile che la clip a freccia è mutuata dalla Parker, il bollino "AS" sul cappuccio dell'Extra Lucens dal Gold Seal della Eversharp, la forma tonda che diventa faccettata alle estremità (modelli CS e VS), dalla  Sheaffer's PFM. Emblematico poi il caso del brevetto del caricamento a "stantuffo tuffante", che l'americana Dunn Pen aveva realizzato parecchi anni prima.
Come ho detto moltissimi produttori italiani si sono ispirati alla produzione americana, talvolta reinterpretando, talvolta scopiazzato. E' più che comprensibile; le Duofold, le Patrician, le Doric erano oggetti dal costo inarrivabile. Logico pertanto cercare di riproporli "made in Italy" a prezzi più accessibili.
Quello che sostengo è appunto che Omas sia una delle fabbriche italiane, non una regina in mezzo a dei villici.
Bene, ora aspetto gli strali dei fans della casa bolognese.

Offline alfredop

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Re: 12/10/2011
« Risposta #46 il: Ottobre 18, 2011, 20:52:15 pm »
Le stilografiche mi appassionano e mi fanno divertire.
Ho le mie preferenze, ma non credo che una marca sia migliore di un'altra.
Detto cio' trovo che l'Aurora 88 sia una penna eccellente sotto tutti i punti di vista: tanto bella, quanto pratica e affidabile. Il successo che ha avuto e' tutto meritato.
La Omas, con il modello 361, ha voluto offrire una penna dalla doppia scrittura: rigida e flessibile. Il confronto andrebbe fatto con la Eversharp ed il suo "adjustable nib"...o con la piu' recente Pilot Justus.
Invece la Parker 180 offriva un pennino rigido, in grado di generare una linea piu' fine, o piu' marcata, a seconda del lato di scrittura. Lo stesso discorso vale per la Platinum PKW-5000 degli anni '70, dalla quale, forse, la Parker ha colto ispirazione.

Sull'argomento esterno il mio personalissimo pensiero.
Forse non è effettivamente appropriato affermare che una penna è migliore di un'altra, anzi diciamo pure che in generale l'affermazione che una qualsiasi cosa sia "migliore" di un'altra è quantomeno incompleta.
Andrebbe infatti specificato sotto quale aspetto si vuole affermare una superiorità; tornando alle penne ci si può riferire all'estetica, alla funzionalità, alla robustezza, ecc.
Quello che io ed altri abbiamo sostenuto è che la realizzazione meccanica della Aurora 88 è ancora oggi da riferimento e trova riscontro solo in pochissime altre penne prodotte. Tra queste non c'è sicuramente nessuna delle Omas a stantuffo (in realtà non ho mai avuto per le mani una delle rarissime 352, ma ho l'impressione che la costruzione sia sempre la medesima). Che intendiamoci, sono tutt'altro che penne malfatte. Tanto per non apparire fazioso, dirò che - a mio parere - sotto il profilo tecnico sono sicuramente superiori alle prime Aurora Selene. La 88 però è di un altro pianeta; esteticamente può risultare gradevole o meno, alcuni hanno espresso la loro avversione per i pennini corazzati, ma è certo che la nuova proprietà della fabbrica torinese, nel rilanciare la produzione dopo la distruzione bellica, non volle compromessi.
Su questi elementi, che ho la presunzione di ritenere abbastanza oggettivi ed avvallabili da chiunque abbia conoscenze e passione per la meccanica, si interseca poi una poca simpatia per la fabbrica bolognese, o meglio, per come è stata voluta fare apparire (dalla stessa Omas) quando il collezionismo delle stilografiche ha iniziato ad affermarsi. Pubblicazioni prezzolate hanno diffuso valutazioni assolutamente gonfiate e fasulle, collocato le penne Omas in un olimpo irraggiungibile agli altri produttori italiani e mondiali, dipinto il Cav. Simoni come il Leonardo Da Vinci della stilografica.
La realtà è abbastanza diversa; Omas ha effettivamente realizzato penne stupende, tra le più belle al mondo, ma anche penne del tutto normali ed altre decisamente bruttine. La sua produzione ha risentito pesantemente degli stili e delle tecniche d'oltreoceano come e forse più della totalità della produzione Italiana ed oltretutto il suo fondatore ha ampiamente (potrei anche dire spudoratamente) scopiazzato a destra e a manca. Sicuramente gli va riconosciuto il gusto di aver copiato, talvolta migliorandoli, prodotti od elementi di alta classe. E' però innegabile che la clip a freccia è mutuata dalla Parker, il bollino "AS" sul cappuccio dell'Extra Lucens dal Gold Seal della Eversharp, la forma tonda che diventa faccettata alle estremità (modelli CS e VS), dalla  Sheaffer's PFM. Emblematico poi il caso del brevetto del caricamento a "stantuffo tuffante", che l'americana Dunn Pen aveva realizzato parecchi anni prima.
Come ho detto moltissimi produttori italiani si sono ispirati alla produzione americana, talvolta reinterpretando, talvolta scopiazzato. E' più che comprensibile; le Duofold, le Patrician, le Doric erano oggetti dal costo inarrivabile. Logico pertanto cercare di riproporli "made in Italy" a prezzi più accessibili.
Quello che sostengo è appunto che Omas sia una delle fabbriche italiane, non una regina in mezzo a dei villici.
Bene, ora aspetto gli strali dei fans della casa bolognese.


Quoto in tutto e per tutto il tuo ragionamento, tra l'altro l'Aurora è un pò come la Pelikan, produce penne su tutti i segmenti di mercato (con l'esclusione dell'usa e getta) mantenendo ancora oggi una ottima qualità. Invece la Omas in tempi recenti ha preferito percorrere la strada del lusso, senza però, a mio parere, riuscire a proporre nulla di particolarmente intrigante. Io ho preso l'ultima edizione limitata dedicata agli iscritti alla Omas society, ma solo perchè la penna è una replica delle vecchie Milord in un colore blu che mi "attizzava" abbastanza, le odierne Paragon e Milord invece mi sembrano abbastanze scialbe.

Alfredo

Online Giuseppe Tubi

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Re: 12/10/2011
« Risposta #47 il: Ottobre 18, 2011, 21:04:43 pm »
Quoto in tutto e per tutto il tuo ragionamento, tra l'altro l'Aurora è un pò come la Pelikan, produce penne su tutti i segmenti di mercato (con l'esclusione dell'usa e getta) mantenendo ancora oggi una ottima qualità. Invece la Omas in tempi recenti ha preferito percorrere la strada del lusso, senza però, a mio parere, riuscire a proporre nulla di particolarmente intrigante. Io ho preso l'ultima edizione limitata dedicata agli iscritti alla Omas society, ma solo perchè la penna è una replica delle vecchie Milord in un colore blu che mi "attizzava" abbastanza, le odierne Paragon e Milord invece mi sembrano abbastanze scialbe.

Alfredo
[/quote]
Verissimo. Anche se devo dire che a me la 360 piace. Appena ne ho trovata una a prezzo stracciato su Ebay me la sono comprata. E' particolare e per questo sicuramente avrà estimatori e detrattori, ma secondo me, quando si decide di fare qualcosa di effettivamente nuovo, affidandosi ad un designer, i risultati comunque si vedano. Rimestare sempre la stessa minestra al contrario, produce poco.

Offline eric47

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Re: 12/10/2011
« Risposta #48 il: Ottobre 18, 2011, 21:37:06 pm »
Quoto in tutto e per tutto il tuo ragionamento, tra l'altro l'Aurora è un pò come la Pelikan, produce penne su tutti i segmenti di mercato (con l'esclusione dell'usa e getta) mantenendo ancora oggi una ottima qualità. Invece la Omas in tempi recenti ha preferito percorrere la strada del lusso, senza però, a mio parere, riuscire a proporre nulla di particolarmente intrigante. Io ho preso l'ultima edizione limitata dedicata agli iscritti alla Omas society, ma solo perchè la penna è una replica delle vecchie Milord in un colore blu che mi "attizzava" abbastanza, le odierne Paragon e Milord invece mi sembrano abbastanze scialbe.

Alfredo
Verissimo. Anche se devo dire che a me la 360 piace. Appena ne ho trovata una a prezzo stracciato su Ebay me la sono comprata. E' particolare e per questo sicuramente avrà estimatori e detrattori, ma secondo me, quando si decide di fare qualcosa di effettivamente nuovo, affidandosi ad un designer, i risultati comunque si vedano. Rimestare sempre la stessa minestra al contrario, produce poco.

Lasciate perdere Omas da 2004-5 in poi quando hanno distrutto le penne c'erano dei restyling delle penna quando LVMH l'aveva. E' venduto a LVMH in 2000, adesso nelle mani cinese. E' una dita italiana solo in nome. Possono fare qualche penna interessante oppure ok oggi, ma sono sempre basate sulle vecchie modello come la Omas Society di Alfredo.

Guardando le penne di oggi, penso che il "golden age" della rinascimento penne stilografiche moderne sia finito circa 2000.

Online Giuseppe Tubi

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Re: 12/10/2011
« Risposta #49 il: Ottobre 18, 2011, 22:04:55 pm »
Quoto in tutto e per tutto il tuo ragionamento, tra l'altro l'Aurora è un pò come la Pelikan, produce penne su tutti i segmenti di mercato (con l'esclusione dell'usa e getta) mantenendo ancora oggi una ottima qualità. Invece la Omas in tempi recenti ha preferito percorrere la strada del lusso, senza però, a mio parere, riuscire a proporre nulla di particolarmente intrigante. Io ho preso l'ultima edizione limitata dedicata agli iscritti alla Omas society, ma solo perchè la penna è una replica delle vecchie Milord in un colore blu che mi "attizzava" abbastanza, le odierne Paragon e Milord invece mi sembrano abbastanze scialbe.

Alfredo
Verissimo. Anche se devo dire che a me la 360 piace. Appena ne ho trovata una a prezzo stracciato su Ebay me la sono comprata. E' particolare e per questo sicuramente avrà estimatori e detrattori, ma secondo me, quando si decide di fare qualcosa di effettivamente nuovo, affidandosi ad un designer, i risultati comunque si vedano. Rimestare sempre la stessa minestra al contrario, produce poco.

Lasciate perdere Omas da 2004-5 in poi quando hanno distrutto le penne c'erano dei restyling delle penna quando LVMH l'aveva. E' venduto a LVMH in 2000, adesso nelle mani cinese. E' una dita italiana solo in nome. Possono fare qualche penna interessante oppure ok oggi, ma sono sempre basate sulle vecchie modello come la Omas Society di Alfredo.

Guardando le penne di oggi, penso che il "golden age" della rinascimento penne stilografiche moderne sia finito circa 2000.

Forse sei esageratamente severo. Mi pare di ricordare che la 360 sia nata ancora sotto la gestione Malaguti e secondo me è stata una scelta coraggiosa.
Per il resto la politica aziendale potrà forse aver vissuto troppo di ricordi e la cosa economicamente non so quanto abbia pagato, però la serie "Arte italiana" in celluloide è obiettivamente bella e se non erro è del 2002 ed oltre.
Certo, sono state penne molto care, che comunque rispetto ad una 149 Montblanc giustificavano sicuramente di più il loro alto prezzo. Se non altro per il materiale e per la lavorazione.
Tra l'altro ho l'impressione che riprendessero la meccanica della produzione passata, distinguibile per la sottile spina d'ottone che attraversa il fondello e decisamente superiore a quella successiva.

Offline eric47

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Re: 12/10/2011
« Risposta #50 il: Ottobre 18, 2011, 23:08:00 pm »
Forse sei esageratamente severo. Mi pare di ricordare che la 360 sia nata ancora sotto la gestione Malaguti e secondo me è stata una scelta coraggiosa.
Per il resto la politica aziendale potrà anche aver vissuto troppo di ricordi e la cosa economicamente non quanto abbia pagato, però la serie "Arte italiana" in celluloide è obiettivamente bella e se non erro è del 2002 ed oltre.
Certo, sono state penne molto care, che comunque rispetto ad una 149 Montblanc giustificavano sicuramente di più il loro alto prezzo. Se non altro per il materiale e per la lavorazione.
Tra l'altro ho l'impressione che riprendessero la meccanica della produzione passata, distinguibile per la sottile spina d'ottone che attraversa il fondello e decisamente superiore a quella successiva.

No credo che sono esagerando. N.B. Stavo e sto parlando dei disegni e non singole penne.

Le disegni post-2005 mi trovano brutti, ma le penne che hai menzionato sono tutte di anni prima di 2000 non dopo. No ho escluso l'360 originale. Quest'anno Omas ha fatto un 360 Anniversary LE per 15° anniversario della prima 360 -- una penna col disegno originale. 2011-15 = 1996. In 1996 Omas era ancora nelle mani della famiglia Simoni, è prima della vendita a LVMH in 2000.

La seria Arte Italiana moderna è nata in anni 80. Hai sbagliato l'anno di nasciate delle penne in celluloide, era più di un decennio prima di 2002. Le prime penne in celluloide (Princess, Dama, e Paragon) sono di 1991 e 1992 (non 2002); non tutti i celluloidi sono usciti insieme. Altra (altre?) in 1997 -- l'Arco Verde sono sicurissimo. Penne delle primi anni generalmente hanno  prezzi più alti. Omas continuava e continua a produrre le penne in celluloide....anche oggi; per il mercato americano stano facendo delle Paragon vecchio stilo/disegno in celluloide.

Dopo la vendita a LVMH in 2000 fino 2004-5 non c'erano dei cambi radicali ai designi, ma Omas ha smesso a produrre i loro pennini, outsourcing da Bock. Una penna di quel periodo di 2000-5 che mi piace è la Ogiva Autunno. Fino l'anno scorsa (con l'Ogiva mini), l'unica Ogiva moderna fatta in celluloide, ma ancora un vecchio designo. Dopo 2005, a parta qualche piccola produzione delle Ogiva mini, l'Ogiva è finita. L'Omas tondo di oggi è la Bologna.

Tutte delle penne coi nuovi styling post-2005 non mi piacciano incluso la nuova 360. Non sono costruite nella stessa maniera.

Ottone nel stantuffo, personalmente non mi piace il peso, tende a rendere le penne abbastanza lunga sbilanciata nella mia mano. Non mi piace tanto per esempio la Pelikan M800. MB 149 troppo grande per me.

Online Giuseppe Tubi

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Re: 12/10/2011
« Risposta #51 il: Ottobre 19, 2011, 09:24:44 am »
Forse sei esageratamente severo. Mi pare di ricordare che la 360 sia nata ancora sotto la gestione Malaguti e secondo me è stata una scelta coraggiosa.
Per il resto la politica aziendale potrà anche aver vissuto troppo di ricordi e la cosa economicamente non quanto abbia pagato, però la serie "Arte italiana" in celluloide è obiettivamente bella e se non erro è del 2002 ed oltre.
Certo, sono state penne molto care, che comunque rispetto ad una 149 Montblanc giustificavano sicuramente di più il loro alto prezzo. Se non altro per il materiale e per la lavorazione.
Tra l'altro ho l'impressione che riprendessero la meccanica della produzione passata, distinguibile per la sottile spina d'ottone che attraversa il fondello e decisamente superiore a quella successiva.

No credo che sono esagerando. N.B. Stavo e sto parlando dei disegni e non singole penne.

Le disegni post-2005 mi trovano brutti, ma le penne che hai menzionato sono tutte di anni prima di 2000 non dopo. No ho escluso l'360 originale. Quest'anno Omas ha fatto un 360 Anniversary LE per 15° anniversario della prima 360 -- una penna col disegno originale. 2011-15 = 1996. In 1996 Omas era ancora nelle mani della famiglia Simoni, è prima della vendita a LVMH in 2000.

La seria Arte Italiana moderna è nata in anni 80. Hai sbagliato l'anno di nasciate delle penne in celluloide, era più di un decennio prima di 2002. Le prime penne in celluloide (Princess, Dama, e Paragon) sono di 1991 e 1992 (non 2002); non tutti i celluloidi sono usciti insieme. Altra (altre?) in 1997 -- l'Arco Verde sono sicurissimo. Penne delle primi anni generalmente hanno  prezzi più alti. Omas continuava e continua a produrre le penne in celluloide....anche oggi; per il mercato americano stano facendo delle Paragon vecchio stilo/disegno in celluloide.

Dopo la vendita a LVMH in 2000 fino 2004-5 non c'erano dei cambi radicali ai designi, ma Omas ha smesso a produrre i loro pennini, outsourcing da Bock. Una penna di quel periodo di 2000-5 che mi piace è la Ogiva Autunno. Fino l'anno scorsa (con l'Ogiva mini), l'unica Ogiva moderna fatta in celluloide, ma ancora un vecchio designo. Dopo 2005, a parta qualche piccola produzione delle Ogiva mini, l'Ogiva è finita. L'Omas tondo di oggi è la Bologna.

Tutte delle penne coi nuovi styling post-2005 non mi piacciano incluso la nuova 360. Non sono costruite nella stessa maniera.

Ottone nel stantuffo, personalmente non mi piace il peso, tende a rendere le penne abbastanza lunga sbilanciata nella mia mano. Non mi piace tanto per esempio la Pelikan M800. MB 149 troppo grande per me.

 
Evidentemente ho sbagliato; ma possiedo una bellissima Omas della serie Arte italiana in celluloide arco rosso-oro, ed avevo in mente una stampigliatura 2002. Andrò a controllare, ma evidentemente mi confondo con un'altra penna. Per il resto condivido in pieno ciò che scrivi, a parte il giudizio sulla 360; ma lì, come ho detto è questione di gusti. Sulla produzione della Omas dopo la vendita, sei molto più informato di me; io nel vedere i prodotti ho solo notato un certo peggioramento nelle finiture (clip ed anelli), evidentemente dettato dalla volontà di ridurre i costi.
Non sono neppure al corrente se la produzione sia tuttora a Bologna o sia stata spostata.
Certo che pensando all'atteggiamento tronfio e superbo di cui ho scritto nel precedente post, adesso sembra di vedere un nobile decaduto che gira con le pezze al culo, ma non abbandona del tutto l'atteggiamento altezzoso.
La morale comunque è molto triste, vista come parabola di un'azienda italiana che ha comunque prodotto oggetti da "tanto di cappello".

Offline eric47

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Re: 12/10/2011
« Risposta #52 il: Ottobre 19, 2011, 10:17:47 am »
Evidentemente ho sbagliato; ma possiedo una bellissima Omas della serie Arte italiana in celluloide arco rosso-oro, ed avevo in mente una stampigliatura 2002. Andrò a controllare, ma evidentemente mi confondo con un'altra penna.

Ho sottolineato il fatto che sto parlando di modelli e non singole penne. Certamente in anni 00 Omas faceva (come fanno oggi) penne in celluloide con il vecchio stilo/disegno, ma il vecchio stilo/disegno esisteva già. Lo stesso discorso con la Milord Omas Society di Alfredo (fatto quest'anno ma col il stilo vecchio). Ho anche delle penne in celluloide di anni 2000+, forse una blue royale HT di 2002.

Ti piace la nuova 360? Mi piace solo l'originale, ma devo girare il pennino per il mio grip.

Non solo i clip e finature, ma anche al livello più profondo. Spesso il cappuccio non è più un pezzo intero con gli anelli "captured". Non c'è più la foto di una Milord nuova che avevo in mente, ma vedi queste foto su FPN di un cappuccio di una Stipula Etruria. Vedi come il cappuccio completo è formato da due pezzi; il cappuccio piccolo forma il labbro del cappuccio e aiuta a tenere gli anelli. Le Omas di nuovi stili (post-2005) spesso (sempre?) sono lo stesso. Quelle in celluloide mi sembra ha un labbro fatto in resine non celluloide! Certamente è molto più facile per il montaggio. Le Omas coi stili vecchi non avevano quello tipo di costruzione, il cappuccio era un pezzo unico, anelli "captured"; c'era un piccolo "tappo" interna ma per fissare il clip --- Riccardo può aiutarmi qui.

Se ti interessa, c'è qualche foto dei pezzi interni della nuova Paragon al sito di Mottishaw:
http://www.nibs.com/OmasParagon2005ReEngineered.htm
Quella penna era molto problematica, ma l'hanno risolto i problema...almeno l'ho sentito.

Forse c'è speranza per Omas. Recentemente stanno facendo delle penne con i stili vecchi. Forse qualcuna ha pensato che i nuovi modelli sono come "New Coke". ;D Sto scherzando.

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