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PENNAMANIA - Regolamento Forum - Codice Deontologico - Turin Penshow - ASSOCIAZIONE => Codice Deontologico e chiaccherate sul mondo della stilografica => Topic aperto da: pedewall - Settembre 10, 2013, 22:27:45 pm

Titolo: Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: pedewall - Settembre 10, 2013, 22:27:45 pm
Anni addietro, nel defunto forum di Lion&Pen, si era parlato del Codice Deontologico del Collezionista di Stilografiche e se ne erano delineate le linee guida anche se contestate.
Vorrei riprendere tale argomento proponendovelo in modo che unitariamente si possano elaborare una serie di linee guida alle quali il collezionista di penne dovrebbe attenersi.
Ho pensato di chiamarlo M.A.R.R.S. Metodi Accettati di Ripristino-Restauro delle Stilografiche che mi sembra un nome facile da ricordare per il richiamo ad un dolcetto penso ben conosciuto anche se non si hanno nipoti.
Ecco questa sorta di decalogo:

1. Cerca di riparare senza fare danni.
2 . Qualsiasi restauro deve essere reversibile .
3 . La ricolorazione o riannerimento della ebanite non viene fatto per scopi collezionistici
4 . Placcare con nuovo oro le finiture non è fatto per fini collezionistici.
5 . Le stilografiche della nostra collezione non dovrebbero essere più lucide di quelle nuove.
6 . Nel restauro si devono utilizzare solo parti originali.
7 . Il pennino non deve essere modificato rispetto alla sua forma originaria.
8 . Un sistema di riempimento deve essere sostituito solamente con altro uguale. Le stilografiche antiche non devono subire modifiche radicali del sistema di carica (ad esempio aggiungere un converter all’interno di una eyedropp).
9 . Un metodo di restauro non in sintonia con lo stato originale della stilografica, non deve essere fatto anche se rende la penna funzionante; queste non possono far parte di una collezione di penne antiche.
10 . Conoscere le nostre penne.  Si tratta di scoprire se la penna che abbiamo in mano è un raro esemplare da conservare per i posteri, oppure è un modello abbastanza comune sul quale si può tranquillamente fare esercizio e sperimentazioni. Prima di fare una qualsiasi modifica ad una penna di cui ben poco si conosce del nome, marchio o stile, cercare di scoprire quanto possibile su di essa prima di procedere.

Per una proficua discussione sarebbe opportuno soffermarsi sui singoli punti che compongono il decalogo, prima di aggiungerne altri e argomentare su essi sino ad arrivare ad un testo condiviso, ma stringato, difficile discutere con facilità di tutti i dieci punti contemporaneamente. 
Naturalmente tutto è perfettibile.

Aspetto le vostre idee che spero siano sempre improntate ad un dialogo costruttivo anche se alcuni punti possono essere controversi.
Per una volta parliamo di penne senza descriverle.
Titolo: Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: Marlowe - Settembre 10, 2013, 23:41:59 pm
A occhio credo che solleverai un vespaio.

Condivido quasi tutto ma per esempio non il punto "5 . Le stilografiche della nostra collezione non dovrebbero essere più lucide di quelle nuove". Se l'obiettivo è di evitare certe tecniche elettrochimiche, o addirittura al laser, va bene, se invece si utilizza un solvente e l'olio di gomito non ci trovo nulla di male.
Anche su questo "6 . Nel restauro si devono utilizzare solo parti originali". avrei da dire. Le parti originali spesso non ci sono più, oppure hanno prezzi proibitivi, e allora che si fa, si nega a una vecchia stilo di tornare a funzionare? L'importante è dire che restauro è stato fatto e che parti si sono usate.
A me dà molta soddisfazione scrivere con una vecchia signora di ottant'anni fa. Non a tutti i costi e non snaturando la penna stessa, ma allora questo vale per ogni tipo di restauro.
Interessante invece l'ultimo punto, quello sul conoscere le penne. Ma non solo per i fini lì indicati, ma perché la conoscenza, e il discutere magari per giorni o mesi su un dettaglio tecnico, è qualcosa di più di un passatempo, e un fatto che apre la mente.
Hasta!
Titolo: Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: Wallygator - Settembre 11, 2013, 11:53:23 am
Diciamo che una buona parte del decalogo é condivisibile, ma  qualche passo mi lascia perplesso: in primis l'utilizzo di soli ricambi originali.
Poiché, se consideriamo il dettato alla lettera,  la sostituzione di una barretta di pressione degli anni 30/40 con una di produzione più recente non dovrebbe essere ammessa, come pure un serbatoio di lattice/ silicone...ecc..

Per quel che concerne l'ebanite concordo sul fatto che l'annerimento mediante vernici o simili non sia ammissibile, ma il cosidetto metodo fornet?

La sostituzione degli anellini persi o distrutti?

Al momento non mi viene altro....




Titolo: Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: Giuseppe Tubi - Settembre 11, 2013, 12:16:51 pm
Anche se non concordo pienamente su tutti i punti, un grosso e sincero complimento all'amico Paolo per avere introdotto un argomento inteligente, interessate sul quale sicuramente s'innescherà uno scambio di opinioni che mi pregusto già, certo che avverrà col solito spirito costruttivo e senza che nessuno si atteggi da detentore della verità.
Vediamo; sul punto 2. "Qualsiasi restauro deve essere reversibile" ho qualche perplessità: se si ricostruisce una parte di celluloide o di ebanite sbeccata? Non si può certo pensate di farlo rimovibile. Né, direi, siamo in un contesto da opere d'arte nel quale il rifacimento di una parte è volto a restituirne l'aspetto integro ma allo stesso tempo è "dichiarato" e ben riconoscibile per non generare un falso.
Contravvenendo un pò alle raccomandazioni di Paolo, direi che il decalogo dovrebbe essere incrementato per alcuni aspetti deontologici sullo spirito col quale si vive il collezionismo in generale. Per esempio, per me il collezionismo è in gran parte caccia, ed è gratificante scovare nuove prede, possibilmente pagandole prezzi decisamente inferiori al loro valore di mercato, altrimenti che gusto c'è? Non per tirchieria, ma secondo me pagare una penna il suo prezzo arrivato ha senso quando è il classico tassello mancante, o comunque quando è talmente rara che l'acquistarla rappresenta un'opportunita irrpetibile che presumibilmente mai si ripresenterebbe.
Altrimenti, estremizzando il concetto, uno dalle ampie possibilità potrebbe comprarsi una collezione già bella e fatta. Avrebbe senso?
Titolo: Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: pedewall - Settembre 11, 2013, 23:23:58 pm
I miei pensieri verranno scritti in blu in risposta a quelli in nero di chi ha sinora partecipato.
Non mi pongo certo come moderatore di questa discussione o detentore della verità e su alcuni punti ho molte perplessità, benché sia autore di parte del decalogo proposto, ma solo col contributo di tutti si può riuscire ad arrivare ad un possibile codice deontologico condiviso.
Sinora vi sono stati diversi spunti ai quali aggiungo le mie riflessioni.

Marlowe scrive:
punto "5 . Le stilografiche della nostra collezione non dovrebbero essere più lucide di quelle nuove". Se l'obiettivo è di evitare certe tecniche elettrochimiche, o addirittura al laser, va bene, se invece si utilizza un solvente e l'olio di gomito non ci trovo nulla di male.
Anche io penso che non vi sia nulla di male a lucidare le nostre penne, ma non deve essere un fatto ossessivo tale da rimuovere le scritte pur di dare brillantezza all’oggetto. In ogni caso vernici colorate non si dovrebbero utilizzare.
Ad esempio alcune penne early, come la Eagle (quella con la cartuccia di vetro), avevano la parte esterna di ottone interamente verniciata di nero o di rosso; anche se rovinate o scrostate non le si dovrebbe mai riverniciare.
Anche su questo "6 . Nel restauro si devono utilizzare solo parti originali". avrei da dire. Le parti originali spesso non ci sono più, oppure hanno prezzi proibitivi, e allora che si fa, si nega a una vecchia stilo di tornare a funzionare? L'importante è dire che restauro è stato fatto e che parti si sono usate.
Incomincio dalla fine: a chi lo si deve dire e perché?
Ad un amico collezionista o a chi si tenta di vendere la penna?
Penso che sia normale ripristinare un sistema di riempimento con quello che si trova disponibile rispettando per quanto possibile i criteri originali, ma non ritengo che un fermaglio rotto o mancante debba essere sostituito col primo che si trova, ma a questo punto ritorniamo al punto 10: come era originariamente fatta quella penna e che clip aveva?
Interessante invece l'ultimo punto, quello sul conoscere le penne.
Qui si apre una voragine: chi fa più ricerche storiche? D’accordo che non tutti sono portati o hanno tale predisposizione o curiosità, però sono gli stessi che vogliono formulare la domanda su internet  e trovare la risposta pronta, ma ricerca=denaro.

Walligator scrive:
in primis l'utilizzo di soli ricambi originali.
Poiché, se consideriamo il dettato alla lettera,  la sostituzione di una barretta di pressione degli anni 30/40 con una di produzione più recente non dovrebbe essere ammessa, come pure un serbatoio di lattice/ silicone...ecc..
Come detto precedentemente la ragionevolezza ci deve guidare e non portarci a realizzare un falso.
ma il cosidetto metodo fornet?
La sostituzione degli anellini persi o distrutti?
Se il riannerimento della ebanite o rimozione dello zolfo superficiale viene fatto per soddisfare un nostro gusto o capriccio personale ha un significato, ma se viene eseguito per rivendere il pezzo spacciandolo come penna “alla menta” (near mint) tacendo il trattamento eseguito, allora……..siamo su un altro pianeta …e non commento.
Sulla sostituzione degli anellini ho molti dubbi e perplessità, ed in generale sono convinto che si debbano sostituire a patto che si sia sicuri che la penna originale li avesse (si torna al punto 10).

Giuseppe Tubi scrive:
sul punto 2. "Qualsiasi restauro deve essere reversibile" ho qualche perplessità: se si ricostruisce una parte di celluloide o di ebanite sbeccata? Non si può certo pensare di farlo rimovibile. Né, direi, siamo in un contesto da opere d'arte nel quale il rifacimento di una parte è volto a restituirne l'aspetto integro ma allo stesso tempo è "dichiarato" e ben riconoscibile per non generare un falso.
Mi ripeto: a chi lo si deve dichiarare se la riparazione viene fatta per noi?
In ogni caso mi sembra giusto ripristinare parti rotte, magari un cappuccio di una penna di ebanite che è praticamente impossibile trovare un ricambio, ma come giustamente fai capire, è il fine che giustifica questa riparazione: non la faccio per creare un falso da rivendere a qualcuno.
La reversibilità del restauro: non devo trasformare un sistema di riempimento a…… con altro………solo per realizzare un modello unico, “transizionale” che solo io ho e che vendo a caro prezzo; lo faccio su penne comuni e per divertimento o perché la voglio utilizzare comunque. Quanti sistemi di riempimento incontriamo vistosamente cambiati?
il decalogo dovrebbe essere incrementato per alcuni aspetti deontologici sullo spirito col quale si vive il collezionismo in generale.
Sicuramente questa è una giusta domanda che ognuno di noi dovrebbe darsi trovando la risposta.
Il raccogliere, il catalogare, la caccia, lo studio, l’hobby della riparazione, l’emozione della ricerca, l’apertura mentale che si ha nel dialogare con altri di oggetti ben conosciuti etc, proseguite voi.

Mi viene in mente uno scritto del defunto M. Fultz (noto collezionista americano le cui penne sono state vendute all’asta lo scorso anno) in cui raccontava di aver trascorso una giornata a percorrere ore e ore di strade tortuose per raggiungere uno sperduto podere in cui si doveva tenere un’asta di penne.
Lungo il viaggio fantasticava su cosa avrebbe potuto trovare e raccontava di come il fantasticare del viaggio fosse stata la parte migliore della giornata perché venivano poi messe in vendita solo penne molto comuni e prive di valore collezionistico.  









Titolo: Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: turin-pens - Settembre 12, 2013, 00:10:05 am
Tutto molto interessante, difficile dare una risposta unica, anzi secondo me sarebbe più opportuno esaminare punto per punto.

Quello che però trovo più interessante è la possibilità come per altro giustamente detto da Paolo di utilizzare questo come punto di partenza e non certo di arrivo.
Ad esempio in che modo si può migliorare il codice deontologico? cosa c'è di giusto e cosa invece sarebbe da rivedere in parte o completamente? Quali punti invece sarebbero da sostituire completamente?

Ad esempio secondo me un punto importante da aggiungere sarebbe quello di differenziare il collezionista dal commerciante, ovvero chi colleziona realmente per il puro gusto di collezionare e chi invece è maggiormente sedotto dall'aspetto economico.

Altro punto potrebbe essere la netta distinzione tra riparazione e restauro.

 :set2010094:
Titolo: Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: Giuseppe Tubi - Settembre 12, 2013, 10:19:28 am
Mi viene in mente una considerazione che mi sono dimenticato di esprimere in merito alla lucidatura delle penne che non deve eccedere rispetto a quella d'origine.
Ma c'è qualcuno che può dire di conoscere il livello della lucidatura di una penna uscita dalla fabbrica negli anni '30? Se in quegli anni aveva già raggiunto l'età della ragione per potere avere un ricordo preciso, oggi costui sarebbe ultra centenario. Inoltre potrebbe essere un ricordo di un ottantina di anni addietro tanto vivido da poter essere comparato oggi? Già, perché anche nei rari casi in cui si ha la fortuna di trovare una penna intonsa nella sua scatola, è quasi certo che il materiale un minimo d'alterazione in superficie l'abbia subita, non vi pare?
Fermo restante l'assunto sul rispetto delle incisioni, sul quale non si può che essere daccordo, a mio parere tutta la lucentezza che si riesce ad ottenere è benvenuta. Naturalmente in modo "naturale", non certo ricorrendo a lacche e diavolerie simili. Vade retro!
Titolo: Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: Marlowe - Settembre 12, 2013, 10:35:33 am


Marlowe scrive:
punto "5 . Le stilografiche della nostra collezione non dovrebbero essere più lucide di quelle nuove". Se l'obiettivo è di evitare certe tecniche elettrochimiche, o addirittura al laser, va bene, se invece si utilizza un solvente e l'olio di gomito non ci trovo nulla di male.
Anche io penso che non vi sia nulla di male a lucidare le nostre penne, ma non deve essere un fatto ossessivo tale da rimuovere le scritte pur di dare brillantezza all’oggetto. In ogni caso vernici colorate non si dovrebbero utilizzare.
Ad esempio alcune penne early, come la Eagle (quella con la cartuccia di vetro), avevano la parte esterna di ottone interamente verniciata di nero o di rosso; anche se rovinate o scrostate non le si dovrebbe mai riverniciare.
Anche su questo "6 . Nel restauro si devono utilizzare solo parti originali". avrei da dire. Le parti originali spesso non ci sono più, oppure hanno prezzi proibitivi, e allora che si fa, si nega a una vecchia stilo di tornare a funzionare? L'importante è dire che restauro è stato fatto e che parti si sono usate.
Incomincio dalla fine: a chi lo si deve dire e perché?
Ad un amico collezionista o a chi si tenta di vendere la penna?
Penso che sia normale ripristinare un sistema di riempimento con quello che si trova disponibile rispettando per quanto possibile i criteri originali, ma non ritengo che un fermaglio rotto o mancante debba essere sostituito col primo che si trova, ma a questo punto ritorniamo al punto 10: come era originariamente fatta quella penna e che clip aveva?
Interessante invece l'ultimo punto, quello sul conoscere le penne.
Qui si apre una voragine: chi fa più ricerche storiche? D’accordo che non tutti sono portati o hanno tale predisposizione o curiosità, però sono gli stessi che vogliono formulare la domanda su internet  e trovare la risposta pronta, ma ricerca=denaro.



Rispondo a mia volta per quanto mi compete.
Punto 5: siamo d'accordo.
Punto 6: lo si dovrebbe dire - non certo confessare come si trattasse di un delitto - se si vende una penna, ma anche, certo non obbligatoriamente, a un amico collezionista per puro interesse interesse e scambio di informazioni. Come del resto facciamo qui dentro.
Ultimo punto: lo definisco interessante, e certo che quando si usa il termine "conoscere" lo è sempre. Ma anche quel termine è appunto vago, può voler dire tutto e il contrario di tutto, né il concetto per sua natura può essere codificato. La conoscenza è sempre un fatto soggettivo, affidato alla sensibilità, alla cultura, alla curiosità e anche ai mezzi.
Titolo: Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: turin-pens - Settembre 12, 2013, 10:47:29 am
Io invece che soffermarmi sulla questione lucidatura prima di tutto proverei ad espandere il codice deontologico con alcuni punti che inserisco prima del punto 1 e che contrassegno col numero 0.X

0.1 La penna stilografica non è un'opera d'arte realizzata in un pezzo unico.

0.2 La penna stilografica è un prodotto industriale pensato per essere replicato in migliaia di esemplari.

1. Cerca di riparare senza fare danni.
2 . Qualsiasi restauro deve essere reversibile .
3 . La ricolorazione o riannerimento della ebanite non viene fatto per scopi collezionistici
4 . Placcare con nuovo oro le finiture non è fatto per fini collezionistici.
5 . Le stilografiche della nostra collezione non dovrebbero essere più lucide di quelle nuove.
6 . Nel restauro si devono utilizzare solo parti originali.
7 . Il pennino non deve essere modificato rispetto alla sua forma originaria.
8 . Un sistema di riempimento deve essere sostituito solamente con altro uguale. Le stilografiche antiche non devono subire modifiche radicali del sistema di carica (ad esempio aggiungere un converter all’interno di una eyedropp).
9 . Un metodo di restauro non in sintonia con lo stato originale della stilografica, non deve essere fatto anche se rende la penna funzionante; queste non possono far parte di una collezione di penne antiche.
10 . Conoscere le nostre penne.  Si tratta di scoprire se la penna che abbiamo in mano è un raro esemplare da conservare per i posteri, oppure è un modello abbastanza comune sul quale si può tranquillamente fare esercizio e sperimentazioni. Prima di fare una qualsiasi modifica ad una penna di cui ben poco si conosce del nome, marchio o stile, cercare di scoprire quanto possibile su di essa prima di procedere.
Titolo: Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: Mrbones67 - Settembre 12, 2013, 11:13:49 am
Mi viene in mente una considerazione che mi sono dimenticato di esprimere in merito alla lucidatura delle penne che non deve eccedere rispetto a quella d'origine.
Ma c'è qualcuno che può dire di conoscere il livello della lucidatura di una penna uscita dalla fabbrica negli anni '30? Se in quegli anni aveva già raggiunto l'età della ragione per potere avere un ricordo preciso, oggi costui sarebbe ultra centenario. Inoltre potrebbe essere un ricordo di un ottantina di anni addietro tanto vivido da poter essere comparato oggi? Già, perché anche nei rari casi in cui si ha la fortuna di trovare una penna intonsa nella sua scatola, è quasi certo che il materiale un minimo d'alterazione in superficie l'abbia subita, non vi pare?
Fermo restante l'assunto sul rispetto delle incisioni, sul quale non si può che essere daccordo, a mio parere tutta la lucentezza che si riesce ad ottenere è benvenuta. Naturalmente in modo "naturale", non certo ricorrendo a lacche e diavolerie simili. Vade retro!
Secondo me come il bocchino di una pipa nuova!
Titolo: Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: Giuseppe Tubi - Settembre 12, 2013, 12:20:14 pm
Ho fatto bene a complimentarmi con Pedewall per l'argomento introdotto: come era facile prevedere la discussione sta decollando. Ottimo!
Titolo: Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: Wallygator - Settembre 12, 2013, 14:20:26 pm
Una considerazione che abbraccia vari punti del decalogo: quale considerazione diamo alla componente edonistica insita (chi più chi meno) in ogni collezionista?
La domanda che mi pongo è un po' alla Catalano (cfr. quelli della notte):  E' meglio avere una penna blasonata tutta originale, ma ridotta ad una ciofeca, piuttosto che la stessa ripulita, lustrata ecc. risistemata in maniera che mi appaghi anche la vista?

Altra considerazione: quali sono le varianti oggettive che fanno sì che una penna possa essere considerata di essere tramandata a futura memoria? 
Titolo: Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: Giuseppe Tubi - Settembre 12, 2013, 15:31:37 pm
Tornando sull'argomento della rimessa a nuovo delle penne, pur con qualche perplessità (come da mio precedente intervento) sul concetto della brillantezza originaria, sposo a pieno il concetto che interpreto volesse esprimere Pedewall: al bando quegli interventi che conferiscono alle penne quell'aspetto innaturale che, pur difficile da stigmatizzare a parole, direi possa essere efficacemente reso dal parallelo con un intervento di chirurgia estetico decisamente eccessivo, che con l'intento di attenuare gli effetti dell'invecchiamento finisce per trasformare in una improbabile maschera il soggetto che l'ha subito.
Provo a riportare il concetto sugli oggetti da scrittura: generalmente l'aspetto della doratura di un fermaglio di una penna di oggi ha un aspetto ben diverso da quello delle dorature dell'epoca. Non so se sia un'impressione mia, né tecnicamente da cosa ciò derivi, anche se è abbastanza evidente che le tecniche non siano più le stesse. Ed è anche questo piuttosto difficile da descrivere, ma anche le dorature sulle parti metalliche assumano lo stesso aspetto "piatto" (non trovo aggettivo migliore) di dorature e cromature (è lecito chiamarle così?) che oggi riescono a fare sulla plastica.
Se su un oggetto di oggi, piaccia o meno, una simile finitura è coerente, trasposta su una penna d'epoca le conferirebbe un aspetto decisamente fasullo.
Non so se sono stato spiegato....
Titolo: Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: Mrbones67 - Settembre 13, 2013, 08:19:32 am


Marlowe scrive:
punto "5 . Le stilografiche della nostra collezione non dovrebbero essere più lucide di quelle nuove". Se l'obiettivo è di evitare certe tecniche elettrochimiche, o addirittura al laser, va bene, se invece si utilizza un solvente e l'olio di gomito non ci trovo nulla di male.
Anche io penso che non vi sia nulla di male a lucidare le nostre penne, ma non deve essere un fatto ossessivo tale da rimuovere le scritte pur di dare brillantezza all’oggetto. In ogni caso vernici colorate non si dovrebbero utilizzare.
Ad esempio alcune penne early, come la Eagle (quella con la cartuccia di vetro), avevano la parte esterna di ottone interamente verniciata di nero o di rosso; anche se rovinate o scrostate non le si dovrebbe mai riverniciare.
Anche su questo "6 . Nel restauro si devono utilizzare solo parti originali". avrei da dire. Le parti originali spesso non ci sono più, oppure hanno prezzi proibitivi, e allora che si fa, si nega a una vecchia stilo di tornare a funzionare? L'importante è dire che restauro è stato fatto e che parti si sono usate.
Incomincio dalla fine: a chi lo si deve dire e perché?
Ad un amico collezionista o a chi si tenta di vendere la penna?
Penso che sia normale ripristinare un sistema di riempimento con quello che si trova disponibile rispettando per quanto possibile i criteri originali, ma non ritengo che un fermaglio rotto o mancante debba essere sostituito col primo che si trova, ma a questo punto ritorniamo al punto 10: come era originariamente fatta quella penna e che clip aveva?
Interessante invece l'ultimo punto, quello sul conoscere le penne.
Qui si apre una voragine: chi fa più ricerche storiche? D’accordo che non tutti sono portati o hanno tale predisposizione o curiosità, però sono gli stessi che vogliono formulare la domanda su internet  e trovare la risposta pronta, ma ricerca=denaro.



Rispondo a mia volta per quanto mi compete.
Punto 5: siamo d'accordo.
Punto 6: lo si dovrebbe dire - non certo confessare come si trattasse di un delitto - se si vende una penna, ma anche, certo non obbligatoriamente, a un amico collezionista per puro interesse interesse e scambio di informazioni. Come del resto facciamo qui dentro.
Ultimo punto: lo definisco interessante, e certo che quando si usa il termine "conoscere" lo è sempre. Ma anche quel termine è appunto vago, può voler dire tutto e il contrario di tutto, né il concetto per sua natura può essere codificato. La conoscenza è sempre un fatto soggettivo, affidato alla sensibilità, alla cultura, alla curiosità e anche ai mezzi.

Mi sembra che ormai, con tutto ciò che si è scritto sulle lucidature, ripristino ebanite ecc., arrivare a togliere le scritte rientri, più che nell'ossessività, nel masochismo puro!
Aggiungo che, a mio dire, il Fornet (o come TW segnala altrove, meglio ancora il Puliforn!) rende un po' più visibile le scritte in quanto riesce a togliere quel po' di zolfo fuoriuscito e depositato persino dentro di esse.
Titolo: Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: turin-pens - Settembre 13, 2013, 08:27:07 am
Però così facendo, il discorso è incentrato quasi esclusivamente su quanto e come sia corretto lucidare le penne invece che nell'analizzare i vari punti del Codice deontologico e della sua crescita oppure è soltanto una mia impressione?
Titolo: Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: Mrbones67 - Settembre 13, 2013, 08:52:55 am
Vero...forse gli altri punti trovano più tacito accordo di questo che sta rivelando (e rilevando!) i differenti approcci tra di noi alla questione! O no?
Titolo: Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: turin-pens - Settembre 13, 2013, 11:17:06 am
Vero...forse gli altri punti trovano più tacito accordo di questo che sta rivelando (e rilevando!) i differenti approcci tra di noi alla questione! O no?

Non saprei, a me personalmente interessano più gli altri punti perché secondo me sono più focalizzati proprio sul comportamento deontologico.
Dopotutto, celluloide, galalite, ebanite etc... non possono diventare più lucide di un tot, quindi è almeno per me un discorso relativo.

Altro conto è parlare (come penso intendesse realmente il nostro Pedewall) di interventi assurdi quali il "ritinteggiamento" dell'ebanite o l'abrasione di loghi, incisioni e quant'altro.
Questi secondo me sono interventi da "incauti e/o pseudo riparatori", fortunatamente più in linea con la cultura americana che con la nostra italo/europea.
Titolo: Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: Wallygator - Settembre 13, 2013, 14:23:03 pm
Non ho aggiunto nulla di nuovo, ho solo disposto in diverso ordine gli argomenti proposti da Paolo Enrico, integrandoli con alcune idee uscite dalla discussione e cercando di non oltrepassare i 10 punti:

1.   La penna stilografica non è un'opera d'arte realizzata in un pezzo unico, ma un prodotto industriale concepito per essere replicato anche in migliaia di esemplari.
2.    La conoscenza delle caratteristiche originarie della penna da riparare/restaurare sono       basilari per un intervento corretto sull’oggetto.
3.   Un metodo di restauro non in sintonia con le caratteristiche originali della stilografica, non deve essere eseguito anche se rende la penna funzionante.
4.   Nel restauro si deve dare prevalenza a ricambi originali. Qualora ciò non fosse possibile, la ricostruzione deve prevedere esclusivamente l’utilizzo di materiali/componenti coerenti a quello del pezzo da ricostruire.
5.   In linea di principio ogni restauro dovrebbe essere reversibile, fatto salvo per le eventuali ricostruzioni di componenti strutturali della penna, il cui disassemblaggio ne comprometterebbe l’integrità.
6.   Un sistema di riempimento deve essere sostituito solamente con altro uguale.
7.   Il pennino non deve essere modificato rispetto alla sua forma, gradazione  e dimensioni originarie.
8.   Ricoloriture od esaltazioni del colore mediante pigmenti, vernici od altro non sono ammissibili, ovvero lucidature ottenute con metodi non coerenti con l’epoca di costruzione dell’oggetto, come pure il placcare con nuovo oro le finiture non sono fatte per fini collezionistici
9.   Operare tenendo presente che l’oggetto sul quale si lavora è d’epoca e, comunque anche se poco usato, soggetto ad un naturale invecchiamento/usura; ogni tentativo di farlo apparire come nuovo od inusato non è coerente con lo spirito del collezionismo.
10.   Il sottacere eventuali restauri apportati, in occasione di mostre, penshow od altro, non è in sintonia con lo spirito del collezionismo.






Titolo: Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: turin-pens - Settembre 13, 2013, 17:38:20 pm
Non ho aggiunto nulla di nuovo, ho solo disposto in diverso ordine gli argomenti proposti da Paolo Enrico, integrandoli con alcune idee uscite dalla discussione e cercando di non oltrepassare i 10 punti:

1.   La penna stilografica non è un'opera d'arte realizzata in un pezzo unico, ma un prodotto industriale concepito per essere replicato anche in migliaia di esemplari.
2.    La conoscenza delle caratteristiche originarie della penna da riparare/restaurare sono       basilari per un intervento corretto sull’oggetto.
3.   Un metodo di restauro non in sintonia con le caratteristiche originali della stilografica, non deve essere eseguito anche se rende la penna funzionante.
4.   Nel restauro si deve dare prevalenza a ricambi originali. Qualora ciò non fosse possibile, la ricostruzione deve prevedere esclusivamente l’utilizzo di materiali/componenti coerenti a quello del pezzo da ricostruire.
5.   In linea di principio ogni restauro dovrebbe essere reversibile, fatto salvo per le eventuali ricostruzioni di componenti strutturali della penna, il cui disassemblaggio ne comprometterebbe l’integrità.
6.   Un sistema di riempimento deve essere sostituito solamente con altro uguale.
7.   Il pennino non deve essere modificato rispetto alla sua forma, gradazione  e dimensioni originarie.
8.   Ricoloriture od esaltazioni del colore mediante pigmenti, vernici od altro non sono ammissibili, ovvero lucidature ottenute con metodi non coerenti con l’epoca di costruzione dell’oggetto, come pure il placcare con nuovo oro le finiture non sono fatte per fini collezionistici
9.   Operare tenendo presente che l’oggetto sul quale si lavora è d’epoca e, comunque anche se poco usato, soggetto ad un naturale invecchiamento/usura; ogni tentativo di farlo apparire come nuovo od inusato non è coerente con lo spirito del collezionismo.
10.   Il sottacere eventuali restauri apportati, in occasione di mostre, penshow od altro, non è in sintonia con lo spirito del collezionismo.

Ammetto che questo è un topic che mi piace molto.
Onestamente mi sembra un passo in avanti molto buono, forse ci sarebbe da fare ancora qualche distinzione tra riparazione e restauro
Titolo: Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: Giuseppe Tubi - Settembre 13, 2013, 21:30:44 pm
Secondo me siamo ormai prossimi ad un decalogo ideale.
Propongo di allargare il discorso agli aspetti di come ampliare e migliorare la collezione, alle tecniche di caccia deontologicamente più corrette ed a quelle invece discutibili, ecc.
Titolo: Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: turin-pens - Settembre 13, 2013, 22:30:20 pm
Secondo me siamo ormai prossimi ad un decalogo ideale.
Propongo di allargare il discorso agli aspetti di come ampliare e migliorare la collezione, alle tecniche di caccia deontologicamente più corrette ed a quelle invece discutibili, ecc.

Appoggio l'idea e devo ammettere che mi hai preceduto. Questi secondo me sono punti molto importanti se non addirittura fondamentali.

Altro punto che proporrei è.

. Colleziona ciò che ti piace e non soltanto quello che oggi vale di più o che ti permette di guadagnare molto e in poco tempo.
Titolo: Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: turin-pens - Settembre 13, 2013, 22:48:31 pm
Io proporrei una piccola modifica al punto 4.

Attualmente il punto 4 dice:

4.   Nel restauro si deve dare prevalenza a ricambi originali. Qualora ciò non fosse possibile, la ricostruzione deve prevedere esclusivamente l’utilizzo di materiali/componenti coerenti a quello del pezzo da ricostruire.

In lo modificherei in questo modo:

4.   Nel restauro si deve dare prevalenza a ricambi originali. Qualora ciò non fosse possibile, la ricostruzione deve prevedere esclusivamente l’utilizzo di materiali/componenti e tecnologie coerenti a quello del pezzo da ricostruire e al periodo storico della penna o della parte.

Faccio un esempio: si è accennato alle dorature/cromature affermando che quelle attuali appaiono diverse da quelle di una volta. Tutto giusto e vero ma questo perché le tecniche di oggi sono diverse da quelle di un tempo.
Dunque se oggi facciamo una doratura moderna su una penna d'epoca chiaro che almeno esteticamente appaia diversa. Ma se noi oggi facessimo una doratura nuova su una penna d'epoca ma utilizzando correttamente le tecniche del periodo, essa apparirebbe indistinguibile dall'originale.

Non dimentichiamoci che dorature e cromature non avevano una funzione estetica o almeno non prettamente estetica ma principalmente tecnica in quanto servivano e servono tutt'oggi come protettivo per le parti realizzate in ottone. Come sappiamo l'ottone è un materiale che si ossida e che col tempo si deteriora molto.

E qui si apre secondo me un nuovo filone ovvero:

meglio una penna d'epoca senza dorature e quindi con le parti in ottone ossidate e deteriorate oppure è meglio una penna d'epoca con dorature rifatte e parti in ottone protette?
Titolo: Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: pedewall - Settembre 13, 2013, 23:28:54 pm

Ho scritto il tutto prima degli ultimi due interventi di turin-pens che contengono cose interessanti da valutare.

Ho preso in considerazioni alcune tematiche tra le tante proposte, tutte condivisibili, per alcune delle quali aggiungerei qualcosa:

quali sono le varianti oggettive che fanno sì che una penna possa essere considerata di essere tramandata a futura memoria?
La risposta non è facile e non può essere univoca, ma solo quanto sappiamo di essa (penna) potrà guidarci, altrimenti resteranno solo le stilo belle e famose, ma non quelle semisconosciute.
Provocatoriamente mi sembra assurdo quanto siano comuni le Montblanc che sembra che tutti abbiano in gran quantità e che quindi arriveranno sicuramente ai posteri, ma quanto poco si è scritto di queste penne, non del marchio che tutti favoleggiano.

Il primo punto rielaborato da Walter
1.   La penna stilografica non è un'opera d'arte realizzata in un pezzo unico, ma un prodotto industriale concepito per essere replicato anche in migliaia di esemplari.
mi sembra monco ed al termine aggiungerei:

, ma se non ha avuto successo di vendita potrebbero essere ben pochi gli esemplari esistenti.

allargare il discorso agli aspetti di come ampliare e migliorare la collezione,
Credo che una collezione debba abbracciare un pochino tutto dando priorità a qualcosa che ci piace in maniera particolare, marca. modello, sistema di riempimento, colore, periodo storico etc.
Si avrà quindi una ampia raccolta di marchi con i pezzi significativi, ma per quello specifico raccolgo tutto quello che trovo.
Mi spiego meglio.
Se voglio specializzarmi sulle Aurora, raccolgo tutte quelle che trovo al fine di valutare le pur minime differenze, ma ha poco senso, se colleziono Tibaldi, avere  50 copie del modello 88 di Aurora.

Comunque vada, mi sembra che si stia arrivando comunemente a definire un qualcosa che sinora non è stato mai fatto.
Titolo: Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: alfredop - Settembre 13, 2013, 23:43:15 pm
So che sarò poco in linea con la maggior parte di voi, ma l'unico punto che posso sottoscrivere con convinzione è il seguente:

- Una penna è un oggetto che serve a scrivere, qualsiasi intervento proporzionato che serva a riportarla all'uso originario è giustificato.

Ho posto qualche limite inserendo la parola proporzionato dopo l'intervento, ma per esempio se una penna ha il caricamento rotto e quello originale non è ripristinabile per me qualsiasi modifica atta a farla funzionare di nuovo va tentato (fosse anche la penna che AS si è autocostuito il primo giorno di scuola).

Alfredo
Titolo: Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: turin-pens - Settembre 14, 2013, 00:08:52 am
So che sarò poco in linea con la maggior parte di voi, ma l'unico punto che posso sottoscrivere con convinzione è il seguente:

- Una penna è un oggetto che serve a scrivere, qualsiasi intervento proporzionato che serva a riportarla all'uso originario è giustificato.

Ho posto qualche limite inserendo la parola proporzionato dopo l'intervento, ma per esempio se una penna ha il caricamento rotto e quello originale non è ripristinabile per me qualsiasi modifica atta a farla funzionare di nuovo va tentato (fosse anche la penna che AS si è autocostuito il primo giorno di scuola).

Alfredo

Alfredo quello che dici è giusto e si collega ad uno dei miei messaggi precedenti quando ho scritto. "ci sarebbe da fare ancora qualche distinzione tra riparazione e restauro".

Penso che (sempre opinione personale) nel caso da te menzionato, si debba parlare di riparazione e non di restauro. Indubbiamente poiché la penna è di proprietà privata nulla toglie al legittimo proprietario di ripararla come meglio vuole, crede o può.
Qui però stiamo provando a porci delle domande su cosa sia non diciamo giusto ma almeno intellettualmente onesto considerare corretto.

Provo a fare un esempio un po' estremo ma che forse potrebbe rendere bene l'idea. Se tu avessi un dente da ricostruire, sceglieresti di fartelo sistemare da un carpentiere con scalpello e mazzetta oppure sceglieresti di fartelo sistemare come si deve?
Dopotutto il dente può essere sostituito da un bel lingottino di piombo ma forse una bella ricostruzione non sarebbe meglio?

Ok è un esempio estremo e l'ho detto ma per molti collezionisti quando si parla di penne, orologi o quant'altro non è molto diverso.
Titolo: Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: Wallygator - Settembre 14, 2013, 00:33:14 am

Ho scritto il tutto prima degli ultimi due interventi di turin-pens che contengono cose interessanti da valutare.

Ho preso in considerazioni alcune tematiche tra le tante proposte, tutte condivisibili, per alcune delle quali aggiungerei qualcosa:

quali sono le varianti oggettive che fanno sì che una penna possa essere considerata di essere tramandata a futura memoria?
La risposta non è facile e non può essere univoca, ma solo quanto sappiamo di essa (penna) potrà guidarci, altrimenti resteranno solo le stilo belle e famose, ma non quelle semisconosciute.
Provocatoriamente mi sembra assurdo quanto siano comuni le Montblanc che sembra che tutti abbiano in gran quantità e che quindi arriveranno sicuramente ai posteri, ma quanto poco si è scritto di queste penne, non del marchio che tutti favoleggiano.

Il primo punto rielaborato da Walter
1.   La penna stilografica non è un'opera d'arte realizzata in un pezzo unico, ma un prodotto industriale concepito per essere replicato anche in migliaia di esemplari.
mi sembra monco ed al termine aggiungerei:

, ma se non ha avuto successo di vendita potrebbero essere ben pochi gli esemplari esistenti.

allargare il discorso agli aspetti di come ampliare e migliorare la collezione,
Credo che una collezione debba abbracciare un pochino tutto dando priorità a qualcosa che ci piace in maniera particolare, marca. modello, sistema di riempimento, colore, periodo storico etc.
Si avrà quindi una ampia raccolta di marchi con i pezzi significativi, ma per quello specifico raccolgo tutto quello che trovo.
Mi spiego meglio.
Se voglio specializzarmi sulle Aurora, raccolgo tutte quelle che trovo al fine di valutare le pur minime differenze, ma ha poco senso, se colleziono Tibaldi, avere  50 copie del modello 88 di Aurora.

Comunque vada, mi sembra che si stia arrivando comunemente a definire un qualcosa che sinora non è stato mai fatto.


Caro Paolo, concordo appieno sulla soggettività della conservazione di penne da tramandare ai posteri o meno.
Sul discorso della penna prodotto industriale, il concetto dell'eventuale produzione ridotta lo ho contenuto nel termine "anche in migliaia di esemplari" dove anche intende la possibilità, non la certezza.
Per quanto attiene lo sviluppo di una collezione, non ritengo sia giusta la definizione di un articolo in un codice comportamentale, poiché ogni collezionista dovrebbe poter seguire il proprio estro e gusto, qualunque sia la svolta data alla propria collezione, sia tematica che generalista che legata al puro valore venale (quest'ultimo concetto legato al solo valore non é bello, ma tant'é).
Titolo: Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: Wallygator - Settembre 14, 2013, 00:38:46 am
So che sarò poco in linea con la maggior parte di voi, ma l'unico punto che posso sottoscrivere con convinzione è il seguente:

- Una penna è un oggetto che serve a scrivere, qualsiasi intervento proporzionato che serva a riportarla all'uso originario è giustificato.

Ho posto qualche limite inserendo la parola proporzionato dopo l'intervento, ma per esempio se una penna ha il caricamento rotto e quello originale non è ripristinabile per me qualsiasi modifica atta a farla funzionare di nuovo va tentato (fosse anche la penna che AS si è autocostuito il primo giorno di scuola).

Alfredo


Da bricoleur ti capisco appieno, anch'io ho diversi "accrocchi" ai quali sono affezionato e che uso sicuramente più delle penne tutte originali...
Titolo: R: Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: turin-pens - Settembre 14, 2013, 00:52:19 am
Sarebbe bello leggere anche l'opinione del nostro Max e di molti altri

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Titolo: Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: Giuseppe Tubi - Settembre 14, 2013, 08:40:31 am
So che sarò poco in linea con la maggior parte di voi, ma l'unico punto che posso sottoscrivere con convinzione è il seguente:

- Una penna è un oggetto che serve a scrivere, qualsiasi intervento proporzionato che serva a riportarla all'uso originario è giustificato.

Ho posto qualche limite inserendo la parola proporzionato dopo l'intervento, ma per esempio se una penna ha il caricamento rotto e quello originale non è ripristinabile per me qualsiasi modifica atta a farla funzionare di nuovo va tentato (fosse anche la penna che AS si è autocostuito il primo giorno di scuola).

Alfredo


Da bricoleur ti capisco appieno, anch'io ho diversi "accrocchi" ai quali sono affezionato e che uso sicuramente più delle penne tutte originali...

Vi capisco anch'io, perché da soddisfazione scrivere con una penna antica ed allora la funzionalità può diventare un aspetto prevalente. Però farei alcune distinzioni.
- In primo si ricorre a trasformazioni solo se è preclusa la strada del ripristino del sistema originale;
- Secondo, questo tipo d'interventi può essere giustificato solo su penne di relativa rarità e/o pregio;
- terzo questi oggetti non fanno perte della nostra collezione o al più ne sono un ramo collaterale.
Così la vedo io.
Titolo: Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: turin-pens - Settembre 14, 2013, 09:36:52 am
So che sarò poco in linea con la maggior parte di voi, ma l'unico punto che posso sottoscrivere con convinzione è il seguente:

- Una penna è un oggetto che serve a scrivere, qualsiasi intervento proporzionato che serva a riportarla all'uso originario è giustificato.

Ho posto qualche limite inserendo la parola proporzionato dopo l'intervento, ma per esempio se una penna ha il caricamento rotto e quello originale non è ripristinabile per me qualsiasi modifica atta a farla funzionare di nuovo va tentato (fosse anche la penna che AS si è autocostuito il primo giorno di scuola).

Alfredo


Da bricoleur ti capisco appieno, anch'io ho diversi "accrocchi" ai quali sono affezionato e che uso sicuramente più delle penne tutte originali...

Vi capisco anch'io, perché da soddisfazione scrivere con una penna antica ed allora la funzionalità può diventare un aspetto prevalente. Però farei alcune distinzioni.
- In primo si ricorre a trasformazioni solo se è preclusa la strada del ripristino del sistema originale;
- Secondo, questo tipo d'interventi può essere giustificato solo su penne di relativa rarità e/o pregio;
- terzo questi oggetti non fanno perte della nostra collezione o al più ne sono un ramo collaterale.
Così la vedo io.

Considerazioni interessanti però, come sposiamo il tutto con il codice deontologico? Forse dovremmo scorporarlo in due tipo il codice deontologico del collezionista e il codice deontologico del raccoglitore?

Questo in qualche modo potrebbe inquadrare tutto anche perché come giustamente dici, la stessa persona può seguire il primo percorso per alcune penne ed il secondo per altre.
Titolo: Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: alfredop - Settembre 14, 2013, 13:27:15 pm
Vi capisco anch'io, perché da soddisfazione scrivere con una penna antica ed allora la funzionalità può diventare un aspetto prevalente. Però farei alcune distinzioni.
- In primo si ricorre a trasformazioni solo se è preclusa la strada del ripristino del sistema originale;

Sono d'accordo, ma con risorse infinite in realtà nessuna strada è mai veramente preclusa. Quindi anche con questa regola si giungerebbe ad una decisione di tipo soggettivo (quanto sono disposto a spendere pur di ripristinare questa penna?)

Citazione

- Secondo, questo tipo d'interventi può essere giustificato solo su penne di relativa rarità e/o pregio;

Quindi se una penna non è ripristinabile va lasciata cosi com'è? Secondo me un intervento reversibile teso a rendere la penna temporaneamente funzionante può essere comunque fatto (es. banale è l'aggiunta di un nuovo pennino, se quello vecchio non è riparabile)

Citazione

- terzo questi oggetti non fanno perte della nostra collezione o al più ne sono un ramo collaterale.
Così la vedo io.

Non sono abbastanza rigoroso da tirare una linea e classificare le mie penne come appartenenti o non appartenenti alla collezione, ma in generale questo può essere un criterio efficace.

Alfredo
Titolo: Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: Giuseppe Tubi - Settembre 14, 2013, 14:40:18 pm
Vi capisco anch'io, perché da soddisfazione scrivere con una penna antica ed allora la funzionalità può diventare un aspetto prevalente. Però farei alcune distinzioni.
- In primo si ricorre a trasformazioni solo se è preclusa la strada del ripristino del sistema originale;

Sono d'accordo, ma con risorse infinite in realtà nessuna strada è mai veramente preclusa. Quindi anche con questa regola si giungerebbe ad una decisione di tipo soggettivo (quanto sono disposto a spendere pur di ripristinare questa penna?)

Citazione

- Secondo, questo tipo d'interventi può essere giustificato solo su penne di relativa rarità e/o pregio;

Quindi se una penna non è ripristinabile va lasciata cosi com'è? Secondo me un intervento reversibile teso a rendere la penna temporaneamente funzionante può essere comunque fatto (es. banale è l'aggiunta di un nuovo pennino, se quello vecchio non è riparabile)

Citazione

- terzo questi oggetti non fanno perte della nostra collezione o al più ne sono un ramo collaterale.
Così la vedo io.

Non sono abbastanza rigoroso da tirare una linea e classificare le mie penne come appartenenti o non appartenenti alla collezione, ma in generale questo può essere un criterio efficace.

Alfredo
In effetti c'è una variabile pregiudiziale: se le modifiche per rendere funzionale la penna sono reversibili o meno. Quello che ho scritto partiva dal presupposto dell'irreversibilità.
Titolo: Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: turin-pens - Settembre 14, 2013, 15:29:03 pm
Come ho detto, secondo me bisogna fare la distinzione tra restauro e riparazione su cosa esattamente si intende col primo termine e cosa con il secondo.

In teoria, se si ricostruisce ad esempio una giunzione (di quelle senza logo) e la si ricostruisce esattamente identica all'originale (materiale, forma, dimensioni, filetti etc...) essa apparirà uguale all'originale e come tale sarà anche rimovibile perché per sua natura la giunzione è rimovibile.

Ma ci sono delle parti o dei restauri che per loro natura non possono essere rimossi perché sono per così dire strutturali.
Ad esempio la ricostruzione di una testina metallica, un labbro del cappuccio, la pallina di una clip etc...
In questo casi e molti altri, è impossibile fare un restauro rimovibile.

Secondo me il punto dovrebbe essere cambiato in:

. Restaura non riparare. Fai in modo che il restauro ripristini per quanto più è possibile lo stato originario della penna e delle sue parti. Fai in modo che il restauro sia il più possibile integrato e indistinguibile dall'originale. Se questo non fosse possibile allora ripara ma fai in modo che la riparazione sia rimovibile.

Ad esempio, chi si occupa di restaurare penne, sa benissimo che intervenire su una penna già riparata da altri è molto più difficile, impegnativo, laborioso e costoso.
Titolo: Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: Giuseppe Tubi - Settembre 16, 2013, 16:39:06 pm
Secondo me, giunti ad una buona definizione dei primi punti, sarebbe opportuno andare avanti, esplorando ulteriori aspetti del collezionismo e delle collezioni. Provo a muovere qualche primo passo in questi terreni vergini, non stilando un elenco ma solo formulando alcune considerazioni preliminari.
1^ considerazione: Il collezionismo deve essere per definizione quanto più libero sia immaginabile: chiunque può collezionare qualunque cosa, prescindendo da valore, diffusione, reperibilità. Certo è che conoscenza e catalogabilità degli oggetti collezionati non sempre sono possibili. Se p.es. qualcuno raccogliesse prototti artigianali, amche di pregio, ma che non arrivano ad essere catalogabili come opere d'arte avrebbe una raccolta, magari pregevolissima ma estemporanea, senza possibilità alcuna di tracciare confini. Poniamo di collezionare pomi di bastone: impossibile sapere quanti ne sono stati fatti da ogni singolo artigiano, se il soggetto è stato riprodotto altre volte o meno.
2^ considerazione: La caccia è un elemento strettamente connesso al collezionismo, tanto da essere parte integrante ed essenziale. I terreni di caccia sono diversi: i mercatini, le botteghe di antiquari e raccoglitori, la rete, intesa come Ebay ed affini. Naturalmente ci sono anche i Pen show, i Meeting dei collezionisti, i siti specializzati in rete. Qui però si entra nel terreno della caccia facilitata, in "riserva", dove la difficoltà maggiore di sovente è solo quella di disporre delle risorse necessarie. Dovrebbe essere a mio parere una fonte d'approvvigionamento abbastanza eccezionale, resa ammissibile da opportunità irripetibili o quasi. Naturalmente le giustificazioni crescono tanto più è ristretto l'ambito della collezione: chi colleziona una sola marca o tipologia e magari ha già una raccolta piuttosto completa difficilmente ha alternative a questa.
3^ considerazione: La collezione non dovrebbe incidere pesantemente sul bilancio familiare. Chiarisco che è un aspetto deontologico, non economico. Secondo me una collezione dovrebbe essere "autosostenibile", almeno in parte. Col maturare di esperienza e capacità si diventa in grado di riconoscere le opportunità ghiotte che pur non interessando la propria collezione possono fornire un'opportunità di guadagno da reinvestire: fanno parte di questo ambito anche le penne rotte o incomplete per le quali si dispone dei pezzi necesari o quelle che necessitano di una riparazione che si è in grado di fare.
Per ora mi fermo qui in attesa di conoscere il punto di vista degli amici del forum.
Titolo: Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: turin-pens - Settembre 16, 2013, 19:12:39 pm
Tempo fa, non ricordo però chi (penso sempre il nostro Pedewall) inserì questo file pdf che in qualche modo cerca di definire il collezionismo quindi in un certo senso fornire alche la traccia primigenia per un codice deontologico.

Lo inserisco nuovamente sperando che in qualche modo possa essere d'aiuto per questo interessantissimo topic.

Onestamente però speravo in qualche replica su alcune considerazioni che ho scritto qui ma probabilmente e forse a ragione non sono state ritenute meritevoli di risposta!
Titolo: Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: Giuseppe Tubi - Settembre 16, 2013, 19:21:06 pm
Onestamente però speravo in qualche replica su alcune considerazioni che ho scritto qui ma probabilmente e forse a ragione non sono state ritenute meritevoli di risposta!
Sinceramente non credo che si tratti di questo; sono più portato a pensare invece che a forza di limate il testo, o quantomeno i concetti espressi siano condivisi. Per quanto mi riguarda è così e condivido le tue ultime puntualizzazioni.
Ho anche l'impressione che volerli affinare ulteriormente farebbe lievitare distinzioni e casi particolari con una proliferazione controproducente.
Titolo: Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: Giuseppe Tubi - Settembre 16, 2013, 19:29:23 pm
Tempo fa, non ricordo però chi (penso sempre il nostro Pedewall) inserì questo file pdf che in qualche modo cerca di definire il collezionismo quindi in un certo senso fornire alche la traccia primigenia per un codice deontologico.

Lo inserisco nuovamente sperando che in qualche modo possa essere d'aiuto per questo interessantissimo topic.
Prescindendo da chi l'abbia scritto, lo trovo interessante ed arguto.
Titolo: Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: turin-pens - Settembre 17, 2013, 10:52:48 am
Onestamente però speravo in qualche replica su alcune considerazioni che ho scritto qui ma probabilmente e forse a ragione non sono state ritenute meritevoli di risposta!
Sinceramente non credo che si tratti di questo; sono più portato a pensare invece che a forza di limate il testo, o quantomeno i concetti espressi siano condivisi. Per quanto mi riguarda è così e condivido le tue ultime puntualizzazioni.
Ho anche l'impressione che volerli affinare ulteriormente farebbe lievitare distinzioni e casi particolari con una proliferazione controproducente.

Probabilmente hai ragione e forse sono io ad essere troppo pignolo perché questo è un tipo di argomento che mi interessa particolarmente ma ad esempio sarebbe stato molto bello poter leggere le opinioni di molti altri utenti come il nostro Max etc... e poi affrontare anche attraverso la voce di altri utenti alcuni argomenti.

Ad esempio ancora non sono riuscito a capire il perché inizialmente si sia speso molto tempo e parole a disquisire sulla lucidatura dei materiali (in particolare dell'ebanite) mentre altri argomenti sono passati per così dire in "cavalleria".

Altra cosa, leggendo questo argomento dall'inizio alla fine secondo me si potrebbe percepire quasi una sorta di volontà messa in atto per sminuire o svalutare le penne o gli stessi collezionisti che non seguono il Codice Deontologico. Di fatto però non è così anche perché come già espresso, ognuno delle proprie penne ne fa ciò che vuole e le gestisce come meglio crede.

Il compito del Codice Deontologico non è dire quella penna si, quella no, quel collezionista si, quel collezionista no ma semplicemente tracciare una ipotetica via su cosa è intellettualmente onesto, questo perché anche una penna non in ordine e/o di scarso valore è collezionabile.
Quello che fa la differenza alla fine è proprio l'onestà intellettuale della singola persona indipendentemente che sia collezionista, raccoglitore, venditore o compratore.

Oppure sono io a sbagliare?
Titolo: Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: Wallygator - Settembre 17, 2013, 11:31:41 am
Io proporrei una piccola modifica al punto 4.

Attualmente il punto 4 dice:

4.   Nel restauro si deve dare prevalenza a ricambi originali. Qualora ciò non fosse possibile, la ricostruzione deve prevedere esclusivamente l’utilizzo di materiali/componenti coerenti a quello del pezzo da ricostruire.

In lo modificherei in questo modo:

4.   Nel restauro si deve dare prevalenza a ricambi originali. Qualora ciò non fosse possibile, la ricostruzione deve prevedere esclusivamente l’utilizzo di materiali/componenti e tecnologie coerenti a quello del pezzo da ricostruire e al periodo storico della penna o della parte.



Mi permetto di osservare che per quanto concerne le tecnologie vi potrebbe essere un inghippo. Esempio: se nella ricostruzione di un determinato pezzo utilizzo un macchinario a controllo numerico (direi non coerente con una penna degli anni 30/40), sono o non sono entro il codice deontologico?

Per quel che concerne la distinzione tra restauro e riparazione, anche qui occorre andarci cauti; se i termini del codice sono troppo stringenti rischiamo di creare due categorie di penne: le restaurate di serie A e quelle "semplicemente" riparate di serie inferiore; in questo caso sarebbe necessario anche definire in modo molto preciso cosa si intende per i due termini.

Vorrei far notare, inoltre, che - a mio avviso - un codice deontologico efficace dovrebbe essere composto da pochi articoli dal contenuto - purtroppo - molto tranchant e che ogni aggiunta, talvolta, anziché portare maggior chiarezza contribuisce a creare ancora più confusione.

Per quello che concerne lo sviluppo della collezione, ritengo che questo dipenda dal gusto e dalle inclinazioni del collezionista (gusto ed inclinazioni che non possosno essere definiti in maniera stringente).
Titolo: Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: Wallygator - Settembre 17, 2013, 12:07:55 pm
Tempo fa, non ricordo però chi (penso sempre il nostro Pedewall) inserì questo file pdf che in qualche modo cerca di definire il collezionismo quindi in un certo senso fornire alche la traccia primigenia per un codice deontologico.

Lo inserisco nuovamente sperando che in qualche modo possa essere d'aiuto per questo interessantissimo topic.

Onestamente però speravo in qualche replica su alcune considerazioni che ho scritto qui ma probabilmente e forse a ragione non sono state ritenute meritevoli di risposta!


Interessanti i contenuti dell'articolo. A me sono apparsi particolarmente significativi questi quattro passaggi:

1) Collezionista è colui che “collega” tra di  loro oggetti in base a criteri razionali che definiscono una popolazione in qualche modo omogenea, secondo logiche talvolta molto personali (spesso inintelligibili ad altri), oppure sotto il condizionamenti di altri individui, o di gruppi organizzati, o della società tutta.

2) Vi è poi, talvolta coesistente al collezionismo materiale ma con scelte diverse, un livello invece “sociale”, che sfocia nell’adesione ad un gruppo umano omogeneo nelle scelte, nell’accettazione di convenzioni
comportamentali e di ritualità, talvolta  nell’esibizionismo, con contatti con il feticismo, con la sottolineatura del concetto di  primato, ecc. Il collezionista è teso a superare nella quantità, nella qualità, nell’originalità,   
ecc. delle proprie “esperienze” ed “azioni compiute” gli altri collezionisti con i quali  socializza (o compete). 

2) Il collezionismo si propone comunque come una delle manifestazioni più decise di individualismo dell’uomo (ogni collezione è un “museo” privato) e come tale viene riconosciuto dalla società, anche quando essa se ne appropria, come con l’istituzione del museo pubblico.

3) Il collezionismo infatti di norma presuppone un  ripiegamento su se stessi e sulla propria individualità, ed implica un utilizzo del proprio tempo, del  proprio denaro, della propria intelligenza per la gestione del superfluo. 
 
Titolo: Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: turin-pens - Settembre 17, 2013, 12:12:24 pm

Io proporrei una piccola modifica al punto 4.

Attualmente il punto 4 dice:

4.   Nel restauro si deve dare prevalenza a ricambi originali. Qualora ciò non fosse possibile, la ricostruzione deve prevedere esclusivamente l’utilizzo di materiali/componenti coerenti a quello del pezzo da ricostruire.

In lo modificherei in questo modo:

4.   Nel restauro si deve dare prevalenza a ricambi originali. Qualora ciò non fosse possibile, la ricostruzione deve prevedere esclusivamente l’utilizzo di materiali/componenti e tecnologie coerenti a quello del pezzo da ricostruire e al periodo storico della penna o della parte.

Mi permetto di osservare che per quanto concerne le tecnologie vi potrebbe essere un inghippo. Esempio: se nella ricostruzione di un determinato pezzo utilizzo un macchinario a controllo numerico (direi non coerente con una penna degli anni 30/40), sono o non sono entro il codice deontologico?


Secondo me si perché tornio manuale oppure a controllo, lavorano nello stesso modo ovvero per asportazione di truciolo attraverso utensili di varia forma e materiale. Quindi se si realizza un pezzo ammettiamo una giunzione attraverso un macchinario a controllo non c'è problema.
Dopotutto già a quei tempi le industrie utilizzavano macchine che potremmo definire le antesignane di quelle a controllo come i torni a copiare oppure a camme se non addirittura utensili già sagomati e costruiti ad hoc in modo da ottenere la forma definitiva molto rapidamente e in poche passate.

Quindi se oggi si ricorresse al CNC su una macchina che lavora allo stesso modo, essa non viola in alcun modo il codice deontologico. C'è poi da aggiungere che il CNC è adatto alle grandi produzioni e ai lavori in serie e poco si sposa con la necessità di realizzare un singolo pezzo per una sola penna.

Il problema sorgerebbe se si replicasse un pezzo vedi ad esempio la solita giunzione con una replica realizzata con materiali stampabili come ad esempio il polietilene, il pvc, pet etc... a quel tempo questi materiali non esistevano ancora così come la tecnologia per realizzarli.
In questo caso, ovvio sarebbe fuori dal codice deontologico

Per quel che concerne la distinzione tra restauro e riparazione, anche qui occorre andarci cauti; se i termini del codice sono troppo stringenti rischiamo di creare due categorie di penne: le restaurate di serie A e quelle "semplicemente" riparate di serie inferiore; in questo caso sarebbe necessario anche definire in modo molto preciso cosa si intende per i due termini.

Secondo me è molto più semplice di quel che sembra e questo punto si allaccia direttamente al punto precedente. Se realizzi la parte ad hoc, rispettando la logica allora si può parlare di restauro, se invece ricorri ad esempio ad una parte realizzata in altro modo e con altri materiali, allora in questo caso si parla di riparazione.


Vorrei far notare, inoltre, che - a mio avviso - un codice deontologico efficace dovrebbe essere composto da pochi articoli dal contenuto - purtroppo - molto tranchant e che ogni aggiunta, talvolta, anziché portare maggior chiarezza contribuisce a creare ancora più confusione.


Quoto ed è per questo che mi piacerebbe vedere più persone partecipare a questo topic anche perché più siamo e più si scambiano idee e opinioni e più facilmente si può raggiungere un testo essenziale, mirato e condiviso.


Per quello che concerne lo sviluppo della collezione, ritengo che questo dipenda dal gusto e dalle inclinazioni del collezionista (gusto ed inclinazioni che non possosno essere definiti in maniera stringente).


Quoto al 100% io personalmente oltre a portare avanti la collezione di casa, ho da qualche anno iniziato a collezionare le Auretta. Sono penne scolastiche che si pagano poco e che valgono ancora meno ma ho iniziato la scuola con una di esse e mi piace l'idea di poterne tracciare la storia collezionandole dal primo all'ultimo modello possibilmente in ogni sua variante, colore, forma e dimensione.
Ma so benissimo che non valgono praticamente nulla e che mai prenderanno valore eppure le colleziono e sono felice di questa mia scelta.
Titolo: Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: Marlowe - Settembre 17, 2013, 12:35:35 pm

Altra cosa, leggendo questo argomento dall'inizio alla fine secondo me si potrebbe percepire quasi una sorta di volontà messa in atto per sminuire o svalutare le penne o gli stessi collezionisti che non seguono il Codice Deontologico. Di fatto però non è così anche perché come già espresso, ognuno delle proprie penne ne fa ciò che vuole e le gestisce come meglio crede.

Il compito del Codice Deontologico non è dire quella penna si, quella no, quel collezionista si, quel collezionista no ma semplicemente tracciare una ipotetica via su cosa è intellettualmente onesto, questo perché anche una penna non in ordine e/o di scarso valore è collezionabile.
Quello che fa la differenza alla fine è proprio l'onestà intellettuale della singola persona indipendentemente che sia collezionista, raccoglitore, venditore o compratore.

Oppure sono io a sbagliare?

Riprendo questo post di Riccardo perché secondo me contiene il nocciolo della questione.

E cioè: qualsiasi cosa scriviamo sull'argomento, a qualsiasi conclusione arriviamo (se ci arriviamo) non pensiamo di avere scritto i Dieci Comandamenti, ma solo di avere onestamente e con qualche competenza indicato delle linee-guida, alle quali ognuno, compresi noi stessi, è libero di conformarsi.

Il mondo è pieno di codici deontologici, a cominciare da campi di attività ben più delicati del collezionismo. Ci sono i codici deontologici dei medici e dei giornalisti, degli avvocati e dei commercianti. Alcuni hanno un valore stringente, altri meno. Ma non sfugge a nessuno che siano spesso dei colabrodo.

A quanto sopra si aggiunge un fatto che per me viene prima di tutti gli altri: la libertà. Non accetto, qualsiasi cosa faccia, che mi si dica dall'alto come e quando farla. Rifuggo come dalla peste visioni e iniziative da stato etico. A meno che non si tratti di norme che servono realmente all'interesse generale (non si ruba, non si fuma nei luoghi pubblici) o a migliorare la civile convivenza (in pubblico non ci si mettono le dita nel naso).

Tutto questo per dire che la mania di iper-regolamentare si rivela spesso un boomerang. Ma questo non significa che ciò di cui stiamo discutendo sia inutile o fine a se stesso: è anzi utilissimo a chiarirsi le idee, tra noi e nella nostra zucca. Diciamo che stiamo tarando una bussola, poi starà ad ognuno di noi decidere se usarla o meno. Liberamente.
Titolo: Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: turin-pens - Settembre 18, 2013, 10:10:13 am
Concordo con Renzo aggiungendo una piccola cosa.

Il problema grosso secondo me è che spesso poi ci si limita a dire: "basta che scriva" dopotutto, se portiamo l'auto dal meccanico non ci limitiamo a dire "basta che cammini", o se ripariamo un orologio "basta che faccia tic-tac" e via discorrendo.
Se facciamo riparare la macchina vogliamo che torni in ordine e che la riparazione non si veda, se facciamo riparare un orologio vogliamo che sia preciso oppure no?
Titolo: Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: pedewall - Settembre 18, 2013, 13:39:32 pm
Innanzitutto preciso che il mio non è un comportamento da maestrina, ma avendo iniziato la discussione cerco, se possibile, di condurla ad un risultato condiviso.

Conoscendo i precedenti di quanto avvenuto nel defunto forum L&P, avevo consigliato che era meglio analizzare punto per punto altrimenti ci si perdeva e solo dopo aggiungere nuovi elementi, ma……….questa non è una gara a chi è più bravo, siamo tutti bravi altrimenti non saremmo su questo forum a parlare dello stesso argomento, ma non disperdiamo le energie parlando della corteccia dell’albero senza vedere la foresta.
Continuando con questi voli del pensiero, per assurdo una penna americana la si dovrebbe riparare utilizzando solo apparecchiature elettriche che lavorano a 110 Volts perché li il voltaggio è questo, quindi le penne USA o le riparo a mano o nulla.

Bellina l’idea di considerare il codice deontologico come il tarare una bussola a disposizione di tutti che poi ognuno deciderà se e come usarla e dove dirigersi.

Vediamo se si riesce a ricucire il tutto.

Aprire o stampare il file pdf allegato in quanto questi scritti non supportano le tabelle.
In questo file vi è una tabella in cui ho inserito i diversi testi e nella colonna 3, un possibile  nuovo testo che, salvo errore, integra buona parte delle osservazioni sin qui fatte.
Per poter procedere con ordine penso che sarebbe meglio che per ciascun punto venisse dato assenso o proposta integrazione, commenti o variazione, solo poi potranno inserirsi ulteriori punti, ma non aspetti che appartengono ad una normativa (cosa, come, perche, quando, dove etc. collezionare) che limitano la libertà individuale.

Proviamo a proseguire tutti insieme.
Titolo: Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: turin-pens - Ottobre 15, 2013, 22:58:28 pm
Torno su questo argomento dopo una lunga pausa forzata dovuta al ginocchio prendendo spunto su alcune considerazioni e su quanto si possa ancora dire e o fare per arrivare a un testo il più ampiamente condiviso.

Molte cose dette sin qui mi piacciono moltissimo, altre forse dovrebbero essere ulteriormente approfondite se non altro per tentare di eliminare del tutto la sensazione che alcuni utenti/lettori potrebbero appunto aver percepito come tentativo di sminuire i propri averi.
Trovo realmente necessario ribadire che così non è che quel di cui si sta tentando di fare è di tarare la bussola.

Piccola nota, a me personalmente è dispiaciuto non aver avuto modo di parlare del codice deontologico e dei suoi sviluppi durante il penshow, eppure penso che tempo e luogo erano ottimi per poterne parlare a tu per tu, dato che oltretutto alcuni degli utenti più attivi all'interno di questo topic erano presenti al penshow.
Qui secondo me si potrebbe addirittura aprire un nuovo capitolo del codice deontologico aggiungendo non tanto un altro punto al codice stesso ma più che altro una domanda ovvero al giorno d'oggi con internet e quant'altro, è giusto pensare ad eventi come i penshow a qualcosa di puramente commerciale, oppure deontologicamente parlando, il collezionista è se non altro a livello morale, obbligato a divulgare la bellezza del collezionare oggetti da scrittura come le penne stilografiche?

Tornando invece al codice deontologico puro, mi trovo in sintonia con la terza variante proposta ma al punto 3 farei una modifica.

il testo "originale" della terza variante è questo:

Ricoloriture od esaltazioni del colore mediante pigmenti,
vernici od altro non sono ammissibili, ovvero lucidature
ottenute con metodi non coerenti con l’epoca di costruzione
dell’oggetto, come pure il placcare con nuovo oro le finiture
non sono fatte per fini collezionistici


Io lo modificherei con l'aggiunta in rosso:

Ricoloriture od esaltazioni del colore mediante pigmenti,
vernici od altro non sono ammissibili, ovvero lucidature
ottenute con metodi non coerenti con l’epoca di costruzione
dell’oggetto.

Il placcare con nuovo oro le finiture utilizzando metodi moderni non è fatto per fini collezionistici ma per fini protettivi
Titolo: Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: Giuseppe Tubi - Ottobre 15, 2013, 23:16:25 pm
Torno su questo argomento dopo una lunga pausa forzata dovuta al ginocchio prendendo spunto su alcune considerazioni e su quanto si possa ancora dire e o fare per arrivare a un testo il più ampiamente condiviso.

Molte cose dette sin qui mi piacciono moltissimo, altre forse dovrebbero essere ulteriormente approfondite se non altro per tentare di eliminare del tutto la sensazione che alcuni utenti/lettori potrebbero appunto aver percepito come tentativo di sminuire i propri averi.
Trovo realmente necessario ribadire che così non è che quel di cui si sta tentando di fare è di tarare la bussola.

Piccola nota, a me personalmente è dispiaciuto non aver avuto modo di parlare del codice deontologico e dei suoi sviluppi durante il penshow, eppure penso che tempo e luogo erano ottimi per poterne parlare a tu per tu, dato che oltretutto alcuni degli utenti più attivi all'interno di questo topic erano presenti al penshow.
Qui secondo me si potrebbe addirittura aprire un nuovo capitolo del codice deontologico aggiungendo non tanto un altro punto al codice stesso ma più che altro una domanda ovvero al giorno d'oggi con internet e quant'altro, è giusto pensare ad eventi come i penshow a qualcosa di puramente commerciale, oppure deontologicamente parlando, il collezionista è se non altro a livello morale, obbligato a divulgare la bellezza del collezionare oggetti da scrittura come le penne stilografiche?
Credo che Riccardo abbia toccato un altro aspetto fondamentale della deontologia collezionistica. Secondo me, ma credo di poter dire secondo gran parte dei collezionisti, collezionare è anche condividere: guardarsi da soli le proprie penne (ma anche i propri orologi, accendini, cavatappi ecc., ecc.) mi sembra davvero molto riduttivo. Ma siccome non si può neppure cadere nell'eccesso opposto di andarlo a menare a chi di questi oggetti non gliene frega meno di nulla, i momenti conviviali tra coloro che condividono la stessa passione sono particolarmente speciali e graditi.
Dico bene?
Titolo: Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: Wallygator - Ottobre 15, 2013, 23:17:28 pm
Butto lì la prima risposta che mi viene in mente.
 Si, il penshow ha un senso, non tanto per il puro e semplice commercio o l'esposizione del materiale  (un conto é vederlo via Internet, altro é ammirarlo de visu), ma anche l'occasione di incontrarsi con persone che hanno la tua stessa passione e parlare loro direttamente, non attraverso una tastiera, ridere con loro, non con uno smiley, mandarsi bonariamente a quel paese.... sai che gusto ha un vaffa...detto con tutti i crismi e la mimica facciale, rispetto allo stesso epiteto buttato lì attraverso un computer?
Titolo: Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: turin-pens - Ottobre 15, 2013, 23:56:37 pm
é proprio questo che intendo, chiaro é che avendo in qualche modo collaborato alla realizzazione di tre penshow, anche per me essi hanno senso ma pur avendoli realizzati,  li critico perché secondo me  il compito del penshow e dei collezionisti dev´essere molto piú alto e il collezionista durante il penshow ha se non altro l´obbligo morale di accompagnare l´eventuale visitatore all´interno di questo mondo.

Ecco secondo me come accennato prima, non dico che all´interno del codice deontologico ci debba essere un punto che parli forzatamente di questo ma almeno una traccia, una nota si.

Il codice deontologioco, non puo´ essere legato esclusivamente al bene materiale, ma dev´essere in qualche modo legato anche ad un bene secondo me piú prezioso della penna stessa, ovvero la conoscenza e la divulgazione non soltanto della passione ma anche della cultura del collezionare oggetti da scrittura.

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Titolo: Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: Giuseppe Tubi - Ottobre 16, 2013, 09:52:26 am
Ieri io e Riccardo abbiamo fatto una lunga chiacchierata telefonica della quale una buona parte ha riguardato il Penshow di Torino e cosa poter fare affinché la prossima edizione sia ancora migliore.
Abbiamo toccato anche il tema della "divulgazione" della passione per le penne, partendo dalla considerazione che verso sera, quando ormai si era smobilitato o lo si stava facendo, è arrivata parecchia gente estranea al "giro" e semplicemente curiosa. Secondo me è un ottimo segnale, perché mi sembra di poter dire che negli ultimi anni questo tipo di afflusso ai penshow si fosse alquanto ridotto. Ho un pò buttato lì l'idea di realizzare (non io, per carità) un video che potrebbe essere fatto passare su uno schermo durante la manifestazione. Adesso leggendo questo topic, penso che forse l'idea non è malvagia e che magari varrebbe la pena di pensare ad una piccola collana di video che potrebbero partire con l'affrontare argomenti generali, sapendo che le potenzialità di estendersi a temi specifici sono quasi infinite.
Riflettevo che materiale in fin dei conti ne esiste parecchio e con un assemblaggio fatto con un pò di perizia e di gusto nonsarebbe difficile ottenere un primo bel prodotto: volendo, per esempio, affrontare per primo il tema della costruzione di una penna, sappiamo che su YouTube c'è già un bel pò di roba. Potrebbero esserci secondo voi  problemi di copyrght? Mi verrebbe da pensare di no, o che quantomeno dovrebbero essere molto relativi.....
Mi viene anche in mente che da qualche parte ho ancora la videocassetta che una barcata di anni fa aveva fatto la Omas sul collezionismo. Naturalmente è un pelo faziosa....
Titolo: Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: turin-pens - Ottobre 23, 2013, 11:28:58 am
Ricordo molto bene quella videocassetta e credo che giù in cantina ne dovremmo avere ancora una copia.
È vero che era un po' faziosa però è anche vero che se non altro in quel periodo c'era anche da parte delle case l'intenzione di fare un minimo di divulgazione, oggi zero e a conti fatti gli unici luoghi dove in qualche modo si fa divulgazione sono i forum come fpn, fpgeeks, pennamania e tanti altri o con progetti come Penna Vintage etc...

Sempre a proposito della divulgazione e il suo collegamento con la deontologia, ieri sera ho ricevuto l'email di invito per partecipare all'Ohio Penshow. Sono rimasto piacevolmente colpito da come gli americani siano riusciti a mettere in piedi un penshow di tre giorni (da noi sarebbe fantascienza pura) in cui la parte di compra/vendita è si presente ma marginale.
Il penshow così diventa prima di tutto un appuntamento di divulgazione anche per i bambini.
L'evento poi a giudicare dalle fotografie non sembra più grande dei penshow storici italiani e nemmeno con più affluenza eppure come si può vedere, la divulgazione è il tema centrale. 

Dopotutto oggi tra internet, email, forum, ebay etc... comprare e vendere lo si può fare tutto l'hanno, quindi perché non cogliere l'occasione di rendere gli eventi un qualcosa di più di una piazza affari temporanea e puntare sull'aspetto culturale, storico, divulgativo e quindi di conseguenza sul piano deontologico?

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Titolo: Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: pedewall - Ottobre 23, 2013, 18:20:59 pm

Riccardo sono assolutamente d'accordo con quanto scrivi.

Pensa che a Torino una persona voleva a tutti i costi comprarmi una maki-e mentre io gli ripetevo che non era in vendita, e diceva che lo avevano affascinato le mie descrizioni sul relativo disegno e sulla ritualità dei disegni, qualsiasi cifra gli avessi chiesto (ragionevole naturalmente) in quel momento per lui era una cosa marginale.
Titolo: Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: Giuseppe Tubi - Ottobre 23, 2013, 19:31:32 pm

Riccardo sono assolutamente d'accordo con quanto scrivi.

Pensa che a Torino una persona voleva a tutti i costi comprarmi una maki-e mentre io gli ripetevo che non era in vendita, e diceva che lo avevano affascinato le mie descrizioni sul relativo disegno e sulla ritualità dei disegni, qualsiasi cifra gli avessi chiesto (ragionevole naturalmente) in quel momento per lui era una cosa marginale.
..Mi conscenta buon uomo, la sciua penna è proprio al bacio. Mi scconfinfera asciai; sciù, mi dica quanto vuole, che non bado a scpese: le faccio un bell'ascegno e la chiudiamo lì. Coscì le rescta anche il mio autografo. Gratisc!
Titolo: Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: roberto v - Ottobre 23, 2013, 22:10:37 pm
Citazione da: turin-pens link=topic=4892.msg51735#msg51735 date=

Sempre a proposito della divulgazione e il suo collegamento con la deontologia, ieri sera ho ricevuto l'email di invito per partecipare all'Ohio Penshow. Sono rimasto piacevolmente colpito da come gli americani siano riusciti a mettere in piedi un penshow di tre giorni (da noi sarebbe fantascienza pura) in cui la parte di compra/vendita è si presente ma marginale.


Scusa, ma queste info da dove le desumi? Perchè organizzato in tre giorni? Sono anni che lo fanno, di certo dal 2010. È un pen show in 5 CINQUE giorni e ci sono qualcosa come 110 espositori, altro che "non é più grande dei pen show storici italiani"! Nemmeno se li metti tutti insieme, i nostri pen show, ne fai uno cosi!
Titolo: Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: pedewall - Ottobre 23, 2013, 22:29:43 pm

O Tubi, quel Cav mi sta antipatico, ma se sei in buoni rapporti e lo farai partecipare al prossimo PS, sarà un suc cesso di pubblico.

Comunque la penna (Pilot) era una “Grape” di Yamabudo del 1986 con un grappolo d'uva ed un tralcio di vite disegnato e chi la voleva un enologo.
Titolo: Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: turin-pens - Ottobre 23, 2013, 23:45:05 pm
Citazione da: turin-pens link=topic=4892.msg51735#msg51735 date=

Sempre a proposito della divulgazione e il suo collegamento con la deontologia, ieri sera ho ricevuto l'email di invito per partecipare all'Ohio Penshow. Sono rimasto piacevolmente colpito da come gli americani siano riusciti a mettere in piedi un penshow di tre giorni (da noi sarebbe fantascienza pura) in cui la parte di compra/vendita è si presente ma marginale.


Scusa, ma queste info da dove le desumi? Perchè organizzato in tre giorni? Sono anni che lo fanno, di certo dal 2010. È un pen show in 5 CINQUE giorni e ci sono qualcosa come 110 espositori, altro che "non é più grande dei pen show storici italiani"! Nemmeno se li metti tutti insieme, i nostri pen show, ne fai uno cosi!

Non ho scritto organizzato in tre giorni, ho scritto un penshow di tre giorni. Anche se è vero che l'evento in se dura 5 giorni, io ho preso in considerazione soltanto quelli che per me sono interessanti, ovvero i tre giorni di divulgazione ed evento pubblico, che sono quelli che fanno la differenza.
E infatti credo che siano fatti per fare proselitismo e forse questa può essere una delle chiavi del successo dei penshow americani e che detto in tutta onestà penso che sia una cosa intelligente che mi piacerebbe copiare.
Forse mi sono espresso male e me ne scuso ma intendevo che in proporzione, in una nazione di 50 e più stati, 110 banchi diviso 50 facendo i conti della serva, sono poco più di due banchi a stato.
Tutto sommato, siamo in media sempre facendo le dovute proporzioni con gli eventi italiani.

Comunque pubblico con piacere il programma completo del penshow affinché anche chi non lo conosceva possa valutare a ragion veduta.

. Wednesday, November 6
 (Exhibitors and Weekend Registrants Only)
 Pen Selling 6 pm-?

. Thursday, November 7
 (Exhibitors and Weekend Registrants Only)
 Pen Selling 9am-6pm
 Wine and Cheese Party 6pm
 Vintage Pen Auction 8pm

. Friday, November 8
 (Exhibitors and Weekend Registrants Only)
 Pen Selling/Full Show Set Up ~ Weekend Registrants 9am-1pm
 PUBLIC SHOW 1pm - 6pm
 Gary Garner
 The Golden Age of Fountain Pens   11:00 am
 Susan Wirth, Workshop
 How Some Fountain Pens Can Make Anyone's Handwriting Look Good and How To Find Them At A      Fountain Pen Show 1:45pm
 Alfonso Mur, Seminar
 The Conklin Pen Company's Secondary Brands and Their Production for Third Party Companies 3:00 pm
 On going demonstrations of metal pen part plating, Bruce Mindrup's table.
 Pizza Party 6pm
 PCA Meeting 8pm

. Saturday, November 9
 Set Up   8am-9am
 PUBLIC SHOW 9am-5pm
 Deb Basel, Italic Calligraphy workshop 10:00 am - NOON
 Susan Wirth, Workshop
 How Some Fountain Pens Can Make Anyone's Handwriting Look Good and How To Find Them At A Fountain  Pen Show 9:45 am
 Alfonso Mur, Seminar
 Presenting a New Book, "The Conklin Legacy" 11:00 am
 Pens For Kids Seminar 1:00 pm
 Roger Cromwell "How to Correctly Buy and Sell Fountain Pens" 1:30 pm
 Rick Propas, Seminar Pelikan 101: All You Ever Wanted to Know About Pelikans and More 3:00 pm
 On going pen part plating demonstrations, Bruce Mindrup.
 Dessert Party 7:15pm-9pm
 Auction    8pm-10pm

. Sunday, November 10
 Set Up    9am-10am
 PUBLIC SHOW 10am-5pm
 Richard Binder Nib Smoothing Workshop
 Participants must register in advance. Your prepaid $20.00 materials fee will cover the cost of the  smoothing kit and buff sticks you will use.
 You must register at Richard's Website
 Registration begins October 25 at 9 am EST SHARP   9 am EST SHARP
 Deb Basel, two hour Cursive Calligraphy Workshop    11:00 am - 1:00 am
 Ron Zorn Pen Repair Seminar 1:30 pm
 On going pen part plating demonstrations, Bruce Mindrup
Titolo: Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: Giuseppe Tubi - Ottobre 24, 2013, 10:32:53 am

O Tubi, quel Cav mi sta antipatico, ma se sei in buoni rapporti e lo farai partecipare al prossimo PS, sarà un suc cesso di pubblico.

Comunque la penna (Pilot) era una “Grape” di Yamabudo del 1986 con un grappolo d'uva ed un tralcio di vite disegnato e chi la voleva un enologo.
Neppure a me sta quel granché simpatico e neppure sono in rapporti col medesimo. Ma sai, parlando di uno che era disponibile a spendere senza troppi problemi, mi è venuto in mente lui.
Titolo: Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: turin-pens - Febbraio 29, 2016, 21:59:57 pm
Da oggi, questo interessantissimo topic ha una sezione tutta sua, con la speranza che possa tornare ad essere utile a tutti i nuovi e vecchi collezionisti e che possa continuare a crescere e migliorare grazie al contributo di tutti voi.

 :set2010001: :set2010001: :set2010001:

 :set2010039: :set2010039: :set2010039:
Titolo: Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: turin-pens - Settembre 22, 2016, 15:31:49 pm
Da oggi, questo interessantissimo topic ha una sezione tutta sua, con la speranza che possa tornare ad essere utile a tutti i nuovi e vecchi collezionisti e che possa continuare a crescere e migliorare grazie al contributo di tutti voi.

 :set2010001: :set2010001: :set2010001:

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Mi autoquoto e aggiungo che da ieri ha anche una nuova icona tutta sua, spero che piaccia.
Titolo: Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: Gong-oh - Settembre 23, 2016, 01:48:55 am
Si Boss, hai fatto molto bene a riportare in evidenza questo argomento.
Rappresenta una pietra miliare di riferimento per tutti i pennofili, soprattutto per i neofiti come il sottoscritto.
Credo che un corale plauso sia dovuto al chiarissimo Pedewall, per il suo meticoloso lavoro di documentazione e sintesi, che ha permesso di stilare quella che potrebbe definirsi la Carta della Stilografica, in analogia con la Carta di Firenze o la Carta del Restauro Italiana del 1932.
Al suo documento iniziale si sono poi aggiunti altri interessanti contributi.
Ora il topic è diventato corposo e la sua lettura piuttosto impegnativa, perciò caro Boss ti chiedo un ulteriore sforzo.
Sarebbe opportuno estrapolare solamente i contributi salienti, eliminando gli inframmezzi discorsivi, come ad esempio il mio, affinchè la lettura del testo sia più agevole. Grazie
Titolo: Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: turin-pens - Ottobre 03, 2016, 09:44:03 am
Si Boss, hai fatto molto bene a riportare in evidenza questo argomento.
Rappresenta una pietra miliare di riferimento per tutti i pennofili, soprattutto per i neofiti come il sottoscritto.
Credo che un corale plauso sia dovuto al chiarissimo Pedewall, per il suo meticoloso lavoro di documentazione e sintesi, che ha permesso di stilare quella che potrebbe definirsi la Carta della Stilografica, in analogia con la Carta di Firenze o la Carta del Restauro Italiana del 1932.
Al suo documento iniziale si sono poi aggiunti altri interessanti contributi.
Ora il topic è diventato corposo e la sua lettura piuttosto impegnativa, perciò caro Boss ti chiedo un ulteriore sforzo.
Sarebbe opportuno estrapolare solamente i contributi salienti, eliminando gli inframmezzi discorsivi, come ad esempio il mio, affinchè la lettura del testo sia più agevole. Grazie

Mio caro Roberto, terminato il Penshow di torino, prometto che mi metterò al lavoro su questo topic che reputo tra i più importanti mai scritti su Pennamania.

Idem per le emoticon, alcune verranno rimosse, altre più nuove e moderne verranno aggiunte.
Titolo: Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: Gong-oh - Ottobre 05, 2016, 06:58:03 am
 :set2010001: :set2010067:
Titolo: Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: stefano_R - Ottobre 05, 2016, 08:31:54 am
cari amici,
rileggendo gli interventi di questo topic, che ritengo veramente importante, mi è tornata alla mente una esperienza personale: nei primi anni '90 mi è stato chiesto di scrivere un articoletto per la rivista pubblicata allora (sigh..!!) dal Club Internazionale della Stilografica patrocinato ed organizzato dalla OMAS per i membri del Club, che si intitolava "Perchè si diventa collezionisti (di penne stilografiche)?" e trattava proprio di questi argomenti.
Premesso che l'articolo non aveva nessuna pretesa giornalistica né possedeva alcuna verità assoluta, piuttosto  risultava animato da una "giovanile" energia e da un disinteressato entusiasmo di un appassionato di strumenti di scrittura, dove l'oggetto iniziale, la stilografica, diventava un pretesto per poi allargare il concetto al collezionismo in generale ed alle varie motivazioni e caratteristiche  che lo alimentano.
Tutto questo per dire solo che concordo con le osservazioni di Tubi, Gong-oh, ovviamente del Boss e degli altri, offrendo la mia collaborazione, per quanto possa  servire, se riterrete di continuare sull'argomento  facendo anche io i complimenti per quanto realizzato da Pedewall, scoperto con piacere navigando nei meandri del forum.
Titolo: Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: pedewall - Ottobre 05, 2016, 17:20:16 pm

Mi fa piacere che questo argomento sia stato ripreso sperando che si possa arrivare a qualcosa di completo.

Ritengo che l'approccio a tale argomentazione sia almeno duplice (escludendo naturalmente l'aspetto puramente commerciale; compro e rivendo per guadagnarci o perchè quella penna la ho doppia, tripla etc. tutto perfettamente lecito, ma in questo caso lo scopo non è quello atteso): portato avanti da collezionisti che badano all'oggetto non in quanto tale, ma come un mezzo che sia utile per ricerche (storiche o di prodotto), paragoni, fare una ricognizione di quanto realizzato negli anni etc. da tramandare - se ritenuto necessario -  ai posteri, oppure da altri che trovano piacere nel ripristino, utilizzo e miglioramento di quanto collezionato.
Titolo: Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: turin-pens - Luglio 09, 2019, 18:24:01 pm
A distanza di molto tempo, riporto in auge questo topic, estrapolando e aggiornando nel contempo i 10 punti originali più uno l'undicesimo che venne segnalato da Eric.

Ecco qui il sunto:

Codice Deontologico del Collezionista di Stilografiche

M.A.R.R.S. Metodi Accettati di Ripristino-Restauro delle Stilografiche

1.  La penna stilografica non è un'opera d'arte realizzata in un pezzo unico, ma un prodotto industriale concepito per essere replicato anche in migliaia di esemplari; ma se non ha avuto successo di vendita potrebbero essere ben pochi gli esemplari esistenti.

2.    La conoscenza delle caratteristiche originarie della penna da riparare/restaurare sono       basilari per un intervento corretto sull’oggetto.

3.   Un metodo di restauro non in sintonia con le caratteristiche originali della stilografica, non deve essere eseguito anche se rende la penna funzionante.

4.   Nel restauro si deve dare prevalenza a ricambi originali. Qualora ciò non fosse possibile, la ricostruzione deve prevedere esclusivamente l’utilizzo di materiali/componenti e tecnologie coerenti a quello del pezzo da ricostruire e al periodo storico della penna o della parte.

5.   In linea di principio ogni restauro dovrebbe essere reversibile, fatto salvo per le eventuali ricostruzioni di componenti strutturali della penna, il cui disassemblaggio ne comprometterebbe l’integrità.

6.   Un sistema di riempimento deve essere sostituito solamente con altro uguale.

7.   Il pennino non deve essere modificato rispetto alla sua forma, gradazione  e dimensioni originarie.

8.   Ricoloriture od esaltazioni del colore mediante pigmenti, vernici od altro non sono ammissibili, ovvero lucidature ottenute con metodi non coerenti con l’epoca di costruzione
dell’oggetto. Il placcare con nuovo oro le finiture utilizzando metodi moderni non è fatto per fini collezionistici ma per fini protettivi.

9.   Operare tenendo presente che l’oggetto sul quale si lavora è d’epoca e, comunque anche se poco usato, soggetto ad un naturale invecchiamento/usura; ogni tentativo di farlo apparire come nuovo od inusato non è coerente con lo spirito del collezionismo.

10.   Il sottacere eventuali restauri apportati, in occasione di mostre, penshow od altro, non è in sintonia con lo spirito del collezionismo.

11. Una penna è un oggetto che serve a scrivere, qualsiasi intervento proporzionato che serva a riportarla all'uso originario è giustificato.

Direi che a distanza di anni, si possa riprendere il filo del discorso da questi 10 + 1 punti e vedere come evolve la questione.
Titolo: Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: Gong-oh - Luglio 15, 2019, 00:09:10 am
Quell'aggettivo "proporzionato" farebbe invidia al Cardinale Richelieu.
L'undicesimo comandamento smentisce di fatto i precedenti dieci, ma "proporzionato" è un'escamotage che neppure al Parlamento Europeo saprebbero trovare.
 :set2010067:
Titolo: Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: stefano_R - Luglio 15, 2019, 08:18:20 am
...infatti lascia una "tolleranza" agli interventi che definirei ...sproporzionata
Titolo: Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
Inserito da: turin-pens - Luglio 16, 2019, 12:20:50 pm
Infatti ho specificato 10 + 1 perché anche secondo me, l'ultimo punto andrebbe rivisto e per farlo, come fu per l'inizio, servirebbe la partecipazione di quanti più iscritti possibile.

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