Autore Topic: Codice deontologico per il collezionista di stilografiche  (Letto 58515 volte)

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Offline alfredop

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Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
« Risposta #30 il: Settembre 14, 2013, 13:27:15 pm »
Vi capisco anch'io, perché da soddisfazione scrivere con una penna antica ed allora la funzionalità può diventare un aspetto prevalente. Però farei alcune distinzioni.
- In primo si ricorre a trasformazioni solo se è preclusa la strada del ripristino del sistema originale;

Sono d'accordo, ma con risorse infinite in realtà nessuna strada è mai veramente preclusa. Quindi anche con questa regola si giungerebbe ad una decisione di tipo soggettivo (quanto sono disposto a spendere pur di ripristinare questa penna?)

Citazione

- Secondo, questo tipo d'interventi può essere giustificato solo su penne di relativa rarità e/o pregio;

Quindi se una penna non è ripristinabile va lasciata cosi com'è? Secondo me un intervento reversibile teso a rendere la penna temporaneamente funzionante può essere comunque fatto (es. banale è l'aggiunta di un nuovo pennino, se quello vecchio non è riparabile)

Citazione

- terzo questi oggetti non fanno perte della nostra collezione o al più ne sono un ramo collaterale.
Così la vedo io.

Non sono abbastanza rigoroso da tirare una linea e classificare le mie penne come appartenenti o non appartenenti alla collezione, ma in generale questo può essere un criterio efficace.

Alfredo

Online Giuseppe Tubi

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Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
« Risposta #31 il: Settembre 14, 2013, 14:40:18 pm »
Vi capisco anch'io, perché da soddisfazione scrivere con una penna antica ed allora la funzionalità può diventare un aspetto prevalente. Però farei alcune distinzioni.
- In primo si ricorre a trasformazioni solo se è preclusa la strada del ripristino del sistema originale;

Sono d'accordo, ma con risorse infinite in realtà nessuna strada è mai veramente preclusa. Quindi anche con questa regola si giungerebbe ad una decisione di tipo soggettivo (quanto sono disposto a spendere pur di ripristinare questa penna?)

Citazione

- Secondo, questo tipo d'interventi può essere giustificato solo su penne di relativa rarità e/o pregio;

Quindi se una penna non è ripristinabile va lasciata cosi com'è? Secondo me un intervento reversibile teso a rendere la penna temporaneamente funzionante può essere comunque fatto (es. banale è l'aggiunta di un nuovo pennino, se quello vecchio non è riparabile)

Citazione

- terzo questi oggetti non fanno perte della nostra collezione o al più ne sono un ramo collaterale.
Così la vedo io.

Non sono abbastanza rigoroso da tirare una linea e classificare le mie penne come appartenenti o non appartenenti alla collezione, ma in generale questo può essere un criterio efficace.

Alfredo
In effetti c'è una variabile pregiudiziale: se le modifiche per rendere funzionale la penna sono reversibili o meno. Quello che ho scritto partiva dal presupposto dell'irreversibilità.

Online turin-pens

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Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
« Risposta #32 il: Settembre 14, 2013, 15:29:03 pm »
Come ho detto, secondo me bisogna fare la distinzione tra restauro e riparazione su cosa esattamente si intende col primo termine e cosa con il secondo.

In teoria, se si ricostruisce ad esempio una giunzione (di quelle senza logo) e la si ricostruisce esattamente identica all'originale (materiale, forma, dimensioni, filetti etc...) essa apparirà uguale all'originale e come tale sarà anche rimovibile perché per sua natura la giunzione è rimovibile.

Ma ci sono delle parti o dei restauri che per loro natura non possono essere rimossi perché sono per così dire strutturali.
Ad esempio la ricostruzione di una testina metallica, un labbro del cappuccio, la pallina di una clip etc...
In questo casi e molti altri, è impossibile fare un restauro rimovibile.

Secondo me il punto dovrebbe essere cambiato in:

. Restaura non riparare. Fai in modo che il restauro ripristini per quanto più è possibile lo stato originario della penna e delle sue parti. Fai in modo che il restauro sia il più possibile integrato e indistinguibile dall'originale. Se questo non fosse possibile allora ripara ma fai in modo che la riparazione sia rimovibile.

Ad esempio, chi si occupa di restaurare penne, sa benissimo che intervenire su una penna già riparata da altri è molto più difficile, impegnativo, laborioso e costoso.

Online Giuseppe Tubi

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Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
« Risposta #33 il: Settembre 16, 2013, 16:39:06 pm »
Secondo me, giunti ad una buona definizione dei primi punti, sarebbe opportuno andare avanti, esplorando ulteriori aspetti del collezionismo e delle collezioni. Provo a muovere qualche primo passo in questi terreni vergini, non stilando un elenco ma solo formulando alcune considerazioni preliminari.
1^ considerazione: Il collezionismo deve essere per definizione quanto più libero sia immaginabile: chiunque può collezionare qualunque cosa, prescindendo da valore, diffusione, reperibilità. Certo è che conoscenza e catalogabilità degli oggetti collezionati non sempre sono possibili. Se p.es. qualcuno raccogliesse prototti artigianali, amche di pregio, ma che non arrivano ad essere catalogabili come opere d'arte avrebbe una raccolta, magari pregevolissima ma estemporanea, senza possibilità alcuna di tracciare confini. Poniamo di collezionare pomi di bastone: impossibile sapere quanti ne sono stati fatti da ogni singolo artigiano, se il soggetto è stato riprodotto altre volte o meno.
2^ considerazione: La caccia è un elemento strettamente connesso al collezionismo, tanto da essere parte integrante ed essenziale. I terreni di caccia sono diversi: i mercatini, le botteghe di antiquari e raccoglitori, la rete, intesa come Ebay ed affini. Naturalmente ci sono anche i Pen show, i Meeting dei collezionisti, i siti specializzati in rete. Qui però si entra nel terreno della caccia facilitata, in "riserva", dove la difficoltà maggiore di sovente è solo quella di disporre delle risorse necessarie. Dovrebbe essere a mio parere una fonte d'approvvigionamento abbastanza eccezionale, resa ammissibile da opportunità irripetibili o quasi. Naturalmente le giustificazioni crescono tanto più è ristretto l'ambito della collezione: chi colleziona una sola marca o tipologia e magari ha già una raccolta piuttosto completa difficilmente ha alternative a questa.
3^ considerazione: La collezione non dovrebbe incidere pesantemente sul bilancio familiare. Chiarisco che è un aspetto deontologico, non economico. Secondo me una collezione dovrebbe essere "autosostenibile", almeno in parte. Col maturare di esperienza e capacità si diventa in grado di riconoscere le opportunità ghiotte che pur non interessando la propria collezione possono fornire un'opportunità di guadagno da reinvestire: fanno parte di questo ambito anche le penne rotte o incomplete per le quali si dispone dei pezzi necesari o quelle che necessitano di una riparazione che si è in grado di fare.
Per ora mi fermo qui in attesa di conoscere il punto di vista degli amici del forum.

Online turin-pens

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Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
« Risposta #34 il: Settembre 16, 2013, 19:12:39 pm »
Tempo fa, non ricordo però chi (penso sempre il nostro Pedewall) inserì questo file pdf che in qualche modo cerca di definire il collezionismo quindi in un certo senso fornire alche la traccia primigenia per un codice deontologico.

Lo inserisco nuovamente sperando che in qualche modo possa essere d'aiuto per questo interessantissimo topic.

Onestamente però speravo in qualche replica su alcune considerazioni che ho scritto qui ma probabilmente e forse a ragione non sono state ritenute meritevoli di risposta!

Online Giuseppe Tubi

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Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
« Risposta #35 il: Settembre 16, 2013, 19:21:06 pm »
Onestamente però speravo in qualche replica su alcune considerazioni che ho scritto qui ma probabilmente e forse a ragione non sono state ritenute meritevoli di risposta!
Sinceramente non credo che si tratti di questo; sono più portato a pensare invece che a forza di limate il testo, o quantomeno i concetti espressi siano condivisi. Per quanto mi riguarda è così e condivido le tue ultime puntualizzazioni.
Ho anche l'impressione che volerli affinare ulteriormente farebbe lievitare distinzioni e casi particolari con una proliferazione controproducente.

Online Giuseppe Tubi

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Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
« Risposta #36 il: Settembre 16, 2013, 19:29:23 pm »
Tempo fa, non ricordo però chi (penso sempre il nostro Pedewall) inserì questo file pdf che in qualche modo cerca di definire il collezionismo quindi in un certo senso fornire alche la traccia primigenia per un codice deontologico.

Lo inserisco nuovamente sperando che in qualche modo possa essere d'aiuto per questo interessantissimo topic.
Prescindendo da chi l'abbia scritto, lo trovo interessante ed arguto.

Online turin-pens

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Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
« Risposta #37 il: Settembre 17, 2013, 10:52:48 am »
Onestamente però speravo in qualche replica su alcune considerazioni che ho scritto qui ma probabilmente e forse a ragione non sono state ritenute meritevoli di risposta!
Sinceramente non credo che si tratti di questo; sono più portato a pensare invece che a forza di limate il testo, o quantomeno i concetti espressi siano condivisi. Per quanto mi riguarda è così e condivido le tue ultime puntualizzazioni.
Ho anche l'impressione che volerli affinare ulteriormente farebbe lievitare distinzioni e casi particolari con una proliferazione controproducente.

Probabilmente hai ragione e forse sono io ad essere troppo pignolo perché questo è un tipo di argomento che mi interessa particolarmente ma ad esempio sarebbe stato molto bello poter leggere le opinioni di molti altri utenti come il nostro Max etc... e poi affrontare anche attraverso la voce di altri utenti alcuni argomenti.

Ad esempio ancora non sono riuscito a capire il perché inizialmente si sia speso molto tempo e parole a disquisire sulla lucidatura dei materiali (in particolare dell'ebanite) mentre altri argomenti sono passati per così dire in "cavalleria".

Altra cosa, leggendo questo argomento dall'inizio alla fine secondo me si potrebbe percepire quasi una sorta di volontà messa in atto per sminuire o svalutare le penne o gli stessi collezionisti che non seguono il Codice Deontologico. Di fatto però non è così anche perché come già espresso, ognuno delle proprie penne ne fa ciò che vuole e le gestisce come meglio crede.

Il compito del Codice Deontologico non è dire quella penna si, quella no, quel collezionista si, quel collezionista no ma semplicemente tracciare una ipotetica via su cosa è intellettualmente onesto, questo perché anche una penna non in ordine e/o di scarso valore è collezionabile.
Quello che fa la differenza alla fine è proprio l'onestà intellettuale della singola persona indipendentemente che sia collezionista, raccoglitore, venditore o compratore.

Oppure sono io a sbagliare?

Offline Wallygator

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Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
« Risposta #38 il: Settembre 17, 2013, 11:31:41 am »
Io proporrei una piccola modifica al punto 4.

Attualmente il punto 4 dice:

4.   Nel restauro si deve dare prevalenza a ricambi originali. Qualora ciò non fosse possibile, la ricostruzione deve prevedere esclusivamente l’utilizzo di materiali/componenti coerenti a quello del pezzo da ricostruire.

In lo modificherei in questo modo:

4.   Nel restauro si deve dare prevalenza a ricambi originali. Qualora ciò non fosse possibile, la ricostruzione deve prevedere esclusivamente l’utilizzo di materiali/componenti e tecnologie coerenti a quello del pezzo da ricostruire e al periodo storico della penna o della parte.



Mi permetto di osservare che per quanto concerne le tecnologie vi potrebbe essere un inghippo. Esempio: se nella ricostruzione di un determinato pezzo utilizzo un macchinario a controllo numerico (direi non coerente con una penna degli anni 30/40), sono o non sono entro il codice deontologico?

Per quel che concerne la distinzione tra restauro e riparazione, anche qui occorre andarci cauti; se i termini del codice sono troppo stringenti rischiamo di creare due categorie di penne: le restaurate di serie A e quelle "semplicemente" riparate di serie inferiore; in questo caso sarebbe necessario anche definire in modo molto preciso cosa si intende per i due termini.

Vorrei far notare, inoltre, che - a mio avviso - un codice deontologico efficace dovrebbe essere composto da pochi articoli dal contenuto - purtroppo - molto tranchant e che ogni aggiunta, talvolta, anziché portare maggior chiarezza contribuisce a creare ancora più confusione.

Per quello che concerne lo sviluppo della collezione, ritengo che questo dipenda dal gusto e dalle inclinazioni del collezionista (gusto ed inclinazioni che non possosno essere definiti in maniera stringente).

Offline Wallygator

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Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
« Risposta #39 il: Settembre 17, 2013, 12:07:55 pm »
Tempo fa, non ricordo però chi (penso sempre il nostro Pedewall) inserì questo file pdf che in qualche modo cerca di definire il collezionismo quindi in un certo senso fornire alche la traccia primigenia per un codice deontologico.

Lo inserisco nuovamente sperando che in qualche modo possa essere d'aiuto per questo interessantissimo topic.

Onestamente però speravo in qualche replica su alcune considerazioni che ho scritto qui ma probabilmente e forse a ragione non sono state ritenute meritevoli di risposta!


Interessanti i contenuti dell'articolo. A me sono apparsi particolarmente significativi questi quattro passaggi:

1) Collezionista è colui che “collega” tra di  loro oggetti in base a criteri razionali che definiscono una popolazione in qualche modo omogenea, secondo logiche talvolta molto personali (spesso inintelligibili ad altri), oppure sotto il condizionamenti di altri individui, o di gruppi organizzati, o della società tutta.

2) Vi è poi, talvolta coesistente al collezionismo materiale ma con scelte diverse, un livello invece “sociale”, che sfocia nell’adesione ad un gruppo umano omogeneo nelle scelte, nell’accettazione di convenzioni
comportamentali e di ritualità, talvolta  nell’esibizionismo, con contatti con il feticismo, con la sottolineatura del concetto di  primato, ecc. Il collezionista è teso a superare nella quantità, nella qualità, nell’originalità,   
ecc. delle proprie “esperienze” ed “azioni compiute” gli altri collezionisti con i quali  socializza (o compete). 

2) Il collezionismo si propone comunque come una delle manifestazioni più decise di individualismo dell’uomo (ogni collezione è un “museo” privato) e come tale viene riconosciuto dalla società, anche quando essa se ne appropria, come con l’istituzione del museo pubblico.

3) Il collezionismo infatti di norma presuppone un  ripiegamento su se stessi e sulla propria individualità, ed implica un utilizzo del proprio tempo, del  proprio denaro, della propria intelligenza per la gestione del superfluo. 
 

Online turin-pens

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Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
« Risposta #40 il: Settembre 17, 2013, 12:12:24 pm »

Io proporrei una piccola modifica al punto 4.

Attualmente il punto 4 dice:

4.   Nel restauro si deve dare prevalenza a ricambi originali. Qualora ciò non fosse possibile, la ricostruzione deve prevedere esclusivamente l’utilizzo di materiali/componenti coerenti a quello del pezzo da ricostruire.

In lo modificherei in questo modo:

4.   Nel restauro si deve dare prevalenza a ricambi originali. Qualora ciò non fosse possibile, la ricostruzione deve prevedere esclusivamente l’utilizzo di materiali/componenti e tecnologie coerenti a quello del pezzo da ricostruire e al periodo storico della penna o della parte.

Mi permetto di osservare che per quanto concerne le tecnologie vi potrebbe essere un inghippo. Esempio: se nella ricostruzione di un determinato pezzo utilizzo un macchinario a controllo numerico (direi non coerente con una penna degli anni 30/40), sono o non sono entro il codice deontologico?


Secondo me si perché tornio manuale oppure a controllo, lavorano nello stesso modo ovvero per asportazione di truciolo attraverso utensili di varia forma e materiale. Quindi se si realizza un pezzo ammettiamo una giunzione attraverso un macchinario a controllo non c'è problema.
Dopotutto già a quei tempi le industrie utilizzavano macchine che potremmo definire le antesignane di quelle a controllo come i torni a copiare oppure a camme se non addirittura utensili già sagomati e costruiti ad hoc in modo da ottenere la forma definitiva molto rapidamente e in poche passate.

Quindi se oggi si ricorresse al CNC su una macchina che lavora allo stesso modo, essa non viola in alcun modo il codice deontologico. C'è poi da aggiungere che il CNC è adatto alle grandi produzioni e ai lavori in serie e poco si sposa con la necessità di realizzare un singolo pezzo per una sola penna.

Il problema sorgerebbe se si replicasse un pezzo vedi ad esempio la solita giunzione con una replica realizzata con materiali stampabili come ad esempio il polietilene, il pvc, pet etc... a quel tempo questi materiali non esistevano ancora così come la tecnologia per realizzarli.
In questo caso, ovvio sarebbe fuori dal codice deontologico

Per quel che concerne la distinzione tra restauro e riparazione, anche qui occorre andarci cauti; se i termini del codice sono troppo stringenti rischiamo di creare due categorie di penne: le restaurate di serie A e quelle "semplicemente" riparate di serie inferiore; in questo caso sarebbe necessario anche definire in modo molto preciso cosa si intende per i due termini.

Secondo me è molto più semplice di quel che sembra e questo punto si allaccia direttamente al punto precedente. Se realizzi la parte ad hoc, rispettando la logica allora si può parlare di restauro, se invece ricorri ad esempio ad una parte realizzata in altro modo e con altri materiali, allora in questo caso si parla di riparazione.


Vorrei far notare, inoltre, che - a mio avviso - un codice deontologico efficace dovrebbe essere composto da pochi articoli dal contenuto - purtroppo - molto tranchant e che ogni aggiunta, talvolta, anziché portare maggior chiarezza contribuisce a creare ancora più confusione.


Quoto ed è per questo che mi piacerebbe vedere più persone partecipare a questo topic anche perché più siamo e più si scambiano idee e opinioni e più facilmente si può raggiungere un testo essenziale, mirato e condiviso.


Per quello che concerne lo sviluppo della collezione, ritengo che questo dipenda dal gusto e dalle inclinazioni del collezionista (gusto ed inclinazioni che non possosno essere definiti in maniera stringente).


Quoto al 100% io personalmente oltre a portare avanti la collezione di casa, ho da qualche anno iniziato a collezionare le Auretta. Sono penne scolastiche che si pagano poco e che valgono ancora meno ma ho iniziato la scuola con una di esse e mi piace l'idea di poterne tracciare la storia collezionandole dal primo all'ultimo modello possibilmente in ogni sua variante, colore, forma e dimensione.
Ma so benissimo che non valgono praticamente nulla e che mai prenderanno valore eppure le colleziono e sono felice di questa mia scelta.

Offline Marlowe

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Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
« Risposta #41 il: Settembre 17, 2013, 12:35:35 pm »

Altra cosa, leggendo questo argomento dall'inizio alla fine secondo me si potrebbe percepire quasi una sorta di volontà messa in atto per sminuire o svalutare le penne o gli stessi collezionisti che non seguono il Codice Deontologico. Di fatto però non è così anche perché come già espresso, ognuno delle proprie penne ne fa ciò che vuole e le gestisce come meglio crede.

Il compito del Codice Deontologico non è dire quella penna si, quella no, quel collezionista si, quel collezionista no ma semplicemente tracciare una ipotetica via su cosa è intellettualmente onesto, questo perché anche una penna non in ordine e/o di scarso valore è collezionabile.
Quello che fa la differenza alla fine è proprio l'onestà intellettuale della singola persona indipendentemente che sia collezionista, raccoglitore, venditore o compratore.

Oppure sono io a sbagliare?

Riprendo questo post di Riccardo perché secondo me contiene il nocciolo della questione.

E cioè: qualsiasi cosa scriviamo sull'argomento, a qualsiasi conclusione arriviamo (se ci arriviamo) non pensiamo di avere scritto i Dieci Comandamenti, ma solo di avere onestamente e con qualche competenza indicato delle linee-guida, alle quali ognuno, compresi noi stessi, è libero di conformarsi.

Il mondo è pieno di codici deontologici, a cominciare da campi di attività ben più delicati del collezionismo. Ci sono i codici deontologici dei medici e dei giornalisti, degli avvocati e dei commercianti. Alcuni hanno un valore stringente, altri meno. Ma non sfugge a nessuno che siano spesso dei colabrodo.

A quanto sopra si aggiunge un fatto che per me viene prima di tutti gli altri: la libertà. Non accetto, qualsiasi cosa faccia, che mi si dica dall'alto come e quando farla. Rifuggo come dalla peste visioni e iniziative da stato etico. A meno che non si tratti di norme che servono realmente all'interesse generale (non si ruba, non si fuma nei luoghi pubblici) o a migliorare la civile convivenza (in pubblico non ci si mettono le dita nel naso).

Tutto questo per dire che la mania di iper-regolamentare si rivela spesso un boomerang. Ma questo non significa che ciò di cui stiamo discutendo sia inutile o fine a se stesso: è anzi utilissimo a chiarirsi le idee, tra noi e nella nostra zucca. Diciamo che stiamo tarando una bussola, poi starà ad ognuno di noi decidere se usarla o meno. Liberamente.

Online turin-pens

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Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
« Risposta #42 il: Settembre 18, 2013, 10:10:13 am »
Concordo con Renzo aggiungendo una piccola cosa.

Il problema grosso secondo me è che spesso poi ci si limita a dire: "basta che scriva" dopotutto, se portiamo l'auto dal meccanico non ci limitiamo a dire "basta che cammini", o se ripariamo un orologio "basta che faccia tic-tac" e via discorrendo.
Se facciamo riparare la macchina vogliamo che torni in ordine e che la riparazione non si veda, se facciamo riparare un orologio vogliamo che sia preciso oppure no?

Offline pedewall

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Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
« Risposta #43 il: Settembre 18, 2013, 13:39:32 pm »
Innanzitutto preciso che il mio non è un comportamento da maestrina, ma avendo iniziato la discussione cerco, se possibile, di condurla ad un risultato condiviso.

Conoscendo i precedenti di quanto avvenuto nel defunto forum L&P, avevo consigliato che era meglio analizzare punto per punto altrimenti ci si perdeva e solo dopo aggiungere nuovi elementi, ma……….questa non è una gara a chi è più bravo, siamo tutti bravi altrimenti non saremmo su questo forum a parlare dello stesso argomento, ma non disperdiamo le energie parlando della corteccia dell’albero senza vedere la foresta.
Continuando con questi voli del pensiero, per assurdo una penna americana la si dovrebbe riparare utilizzando solo apparecchiature elettriche che lavorano a 110 Volts perché li il voltaggio è questo, quindi le penne USA o le riparo a mano o nulla.

Bellina l’idea di considerare il codice deontologico come il tarare una bussola a disposizione di tutti che poi ognuno deciderà se e come usarla e dove dirigersi.

Vediamo se si riesce a ricucire il tutto.

Aprire o stampare il file pdf allegato in quanto questi scritti non supportano le tabelle.
In questo file vi è una tabella in cui ho inserito i diversi testi e nella colonna 3, un possibile  nuovo testo che, salvo errore, integra buona parte delle osservazioni sin qui fatte.
Per poter procedere con ordine penso che sarebbe meglio che per ciascun punto venisse dato assenso o proposta integrazione, commenti o variazione, solo poi potranno inserirsi ulteriori punti, ma non aspetti che appartengono ad una normativa (cosa, come, perche, quando, dove etc. collezionare) che limitano la libertà individuale.

Proviamo a proseguire tutti insieme.

Online turin-pens

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Re:Codice deontologico per il collezionista di stilografiche
« Risposta #44 il: Ottobre 15, 2013, 22:58:28 pm »
Torno su questo argomento dopo una lunga pausa forzata dovuta al ginocchio prendendo spunto su alcune considerazioni e su quanto si possa ancora dire e o fare per arrivare a un testo il più ampiamente condiviso.

Molte cose dette sin qui mi piacciono moltissimo, altre forse dovrebbero essere ulteriormente approfondite se non altro per tentare di eliminare del tutto la sensazione che alcuni utenti/lettori potrebbero appunto aver percepito come tentativo di sminuire i propri averi.
Trovo realmente necessario ribadire che così non è che quel di cui si sta tentando di fare è di tarare la bussola.

Piccola nota, a me personalmente è dispiaciuto non aver avuto modo di parlare del codice deontologico e dei suoi sviluppi durante il penshow, eppure penso che tempo e luogo erano ottimi per poterne parlare a tu per tu, dato che oltretutto alcuni degli utenti più attivi all'interno di questo topic erano presenti al penshow.
Qui secondo me si potrebbe addirittura aprire un nuovo capitolo del codice deontologico aggiungendo non tanto un altro punto al codice stesso ma più che altro una domanda ovvero al giorno d'oggi con internet e quant'altro, è giusto pensare ad eventi come i penshow a qualcosa di puramente commerciale, oppure deontologicamente parlando, il collezionista è se non altro a livello morale, obbligato a divulgare la bellezza del collezionare oggetti da scrittura come le penne stilografiche?

Tornando invece al codice deontologico puro, mi trovo in sintonia con la terza variante proposta ma al punto 3 farei una modifica.

il testo "originale" della terza variante è questo:

Ricoloriture od esaltazioni del colore mediante pigmenti,
vernici od altro non sono ammissibili, ovvero lucidature
ottenute con metodi non coerenti con l’epoca di costruzione
dell’oggetto, come pure il placcare con nuovo oro le finiture
non sono fatte per fini collezionistici


Io lo modificherei con l'aggiunta in rosso:

Ricoloriture od esaltazioni del colore mediante pigmenti,
vernici od altro non sono ammissibili, ovvero lucidature
ottenute con metodi non coerenti con l’epoca di costruzione
dell’oggetto.

Il placcare con nuovo oro le finiture utilizzando metodi moderni non è fatto per fini collezionistici ma per fini protettivi

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