Autore Topic: Recensione: Diamine - Denim  (Letto 1139 volte)

0 Utenti e 1 Visitatore stanno visualizzando questo topic.

Offline Phormula

  • Pennemoderne
  • Baby User
  • ********
  • Karma: +0/-0
  • Sesso: Maschio
Recensione: Diamine - Denim
« il: Novembre 06, 2016, 19:55:55 pm »
Diamine Denim
Anzitutto desidero ringraziare Laura di “Goldpen”, che nell’ultimo ordine, insieme al Pilot Iroshizuku “Moonlight”, da me già recensito, ha inserito un calamaio di questo inchiostro con un post-it appiccicato sopra e la frase “Recensione?  ;-) “, con tanto di smile. Conoscendo la mia passione per i blu scuri e i blu neri, con questo inchiostro sapeva di andare sul sicuro.

Premessa
Per gli appassionati di inchiostri Diamine è un marchio che non ha bisogno di presentazioni. Si tratta di una azienda inglese di lunga tradizione nel settore. Nessun altro produttore offre una gamma altrettanto vasta di tonalità. Quelle disponibili in calamaio sono più di 100, tra le quali c’è anche il “Registar Ink”, cioè l’inchiostro ferro gallico per archiviazione. L’azienda ha anche prodotto inchiostri in serie speciale. Ad esempio il WES Imperial Blue era una stato inizialmente creato per celebrare il venticinquesimo anniversario della “Writing Equipment Society” ed è diventato una tonalità di regolare produzione grazie alla richiesta del mercato. Anche in cartucce, Diamine non scherza, le tonalità disponibili in cartuccia internazionale corta sono una ventina, più del doppio di quelle che offrono la maggior parte dei concorrenti. A differenza di altri marchi, che producono penne e nella gamma offrono anche inchiostri più o meno dedicati, la produzione di inchiostri è il core business di questa azienda inglese, che, accanto a quelli per stilografiche, produce una ampia gamma di inchiostri per le applicazioni più disparate.
Con una offerta così ampia, è difficile non trovare nella gamma Diamine la tonalità che si cerca. Il Diamine Denim fa parte della famiglia dei blu scuri. Prendendo il caro vecchio Pelikan 4001 Blue Royal, che tutti hanno usato, in cartuccia o calamaio, almeno una volta nella vita, si tratta di una tonalità di blu più scura e più satura. Ideale per chi cerca un blu con un maggiore effetto presenza e, considerato il costo, una alternativa economica ad inchiostri più blasonati.

Presentazione
L’unità di vendita è una scatola di cartone marroncina, che contiene al suo interno un calamaio (di produzione italiana, è marchiato “Vetrerie Italiane Foresta” sul fondo) a sezione quadrata. Il calamaio è chiuso con un tappo in plastica verde e nera. La protezione contro le fuoriuscite accidentali è data dalla classica guarnizione in cartone. Gli unici riferimenti alla tonalità del contenuto sono due piccole etichette adesive, una sul coperchio della scatola e l’altra sul tappo del calamaio. L’alternativa, per chi ritenga eccessivo un calamaio da 80 ml, gli inchiostri Diamine sono disponibili anche in flaconcini di plastica da 30 ml, dall’estetica ancora meno accattivante. Mi ricordano tanto i colori che si mescolavano alla tempera lavabile utilizzata per imbiancare le pareti.
Tornando al calamaio in vetro, non è certo un calamaio di cui si innamora. E’ un capolavoro di under statement, siamo lontani anni luce dalle realizzazioni della concorrenza. Non è nemmeno il massimo della praticità, perché l’imboccatura è abbastanza stretta e diventa difficile “pescare” le ultime gocce di inchiostro, soprattutto con penne voluminose. La forma del calamaio lo fa sembrare molto più piccolo di quel che in realtà è. Contiene ben 80 ml di inchiostro, una quantità superiore del 60% rispetto a quella dei classici calamai da 50 ml, offerti dalle aziende concorrenti. Ce ne sarebbe abbastanza per stroncarlo sul nascere, e invece è uno dei calamai che apprezzo di più. Già, perché  gli inchiostri Diamine sono “no frills”, ovvero si compra l’inchiostro. Massima standardizzazione di calamaio, imballo ed etichetta, unita ad un calamaio che non sarà il massimo della praticità ma lo è sicuramente in quanto ad impatto ambientale: niente vetro superfluo, esattamente la quantità che serve per confezionare il prodotto, contribuiscono a tenere basso il costo del prodotto. Si paga solo l’inchiostro, verrebbe quasi da dire. Certo, magari non ci fa una gran figura sulla scrivania, ma, primo gli inchiostri andrebbero protetti dalla luce, secondo se uno vuole un calamaio più funzionale o bello a vedersi, può sempre comprarne uno universale, cosa che io ho fatto in questo caso svuotando metà della boccetta Diamine in un calamaio universale TWSBI Diamond 50. Le alternative al calamaio universale sono essenzialmente due. La provetta con il fondo conico e il tappo a vite, come quelle che si usano nei laboratori di analisi. Con una spesa irrisoria ci si procura un calamaio universale che non sarà il massimo dell’estetica ma lo è sicuramente in quanto a praticità. Oppure si può sempre tenere un calamaio “di lusso” dopo averlo utilizzato, lavarlo e trasferirci il Diamine. Ottimi da questo punto di vista sono i calamai degli inchiostri Pilot Iroshizuku o quelli dei Jentle Inks Sailor con l’inserto, ma anche i Lamy non sono male, perché sono disegnati in modo tale da consentire il pescaggio dell’inchiostro fino all’ultima goccia o quasi.
L’offerta di tonalità e il prezzo sono i punti di forza di questa casa. Nessuno ti lascia scegliere tra più di 100 tonalità e te le offre a circa 7 Euro , ovvero 8,75 centesimi al millilitro. Praticamente un terzo o un quarto del prezzo di un inchiostro di fascia media. Difficile trovare un inchiostro più economico, in media una pagina A4 scritta fronte retro con il Diamine mi costa 0,5 centesimi. Di fronte a queste due considerazioni, mi sento di promuovere Diamine su tutta la linea. Come ho già scritto, un prodotto “no frills”, nel quale i costi accessori (packaging e presentazione) sono ridotti al minimo. Quel che conta è l’inchiostro e, a questo costo per millilitro (o per metro di scrittura) ci sono tutte le premesse per farne un cavallo di battaglia.

Prestazioni
Messe da parte le considerazioni di carattere estetico e pratico, passiamo al motivo ultimo per il quale si compra un inchiostro. Scriverci. Ovvero, quando il pennino incontra la carta. I pareri degli internauti sui Diamine sono contrastanti. Qualcuno li considera inchiostri “cheap”, sorta di prodotti da hard discount. Altri invece ne parlano bene. E’ logico che non tutte le 100 tonalità di inchiostro del loro catalogo si comportano allo stesso modo e quindi non si può certo generalizzare. L’opinione che mi sono fatto per le tonalità che ho provato è che si tratta di inchiostri dalle prestazioni più che dignitose, che diventano buone se si tiene conto anche del prezzo. Ho coniato il termine “inchiostri utilitari” o “medioinks” per definirli. Questo Denim non fa eccezione, è lontano anni luce da certi inchiostri di eccellenza, non è un inchiostro dal flusso eucaliptico, che stura anche una penna dall’alimentatore magro, non si rimane a bocca aperta di fronte alle sfumature… ma nel contempo non gli si trovano nemmeno grossi difetti. Se mi è consentito un paragone automobilistico, è una onesta utilitaria, che, di fronte a costi di acquisto e manutenzione ridotti, garantisce anni e chilometri di onesto servizio, pur senza offrire le prestazioni di una sportiva, la comodità di una grossa berlina o lo spazio di una monovolume. Basta metterlo in una penna media, che non sia già problematica o “estremista” di suo, e il risultato sono pagine e pagine di onesta scrittura senza problemi.

Flusso e lubrificazione
Siamo  nella media, ed è una media più che dignitosa. Non è un inchiostro dal flusso abbondante, toccasana per penne dall’alimentatore magro. Ma non è nemmeno asfittico. In pratica le prestazioni si sposano a meraviglia con le penne dal comportamento standard. E’ un inchiostro che dà il meglio di sé se abbinato ad una penna con il flusso medio (come la maggior parte delle penne scolastiche, Lamy Safari compresa) o medio-alto, come le Faber Castell. Io l’ho voluto provare in una TWSBI Diamond 580 con il pennino fine che ho in comodato d’uso per recensirla. E’una penna che avevo precedentemente inchiostrato con il Diamine Presidential Blue, per avere un riferimento sempre in casa Diamine. Rispetto al Presidential, il Denim sembra avere un flusso leggermente maggiore, ma la differenza è minima, potrebbero essere il colore più scuro e la maggiore saturazione a trarmi in inganno.

Le considerazioni fatte per il flusso si traslano pari pari alla lubrificazione. Inutile tentare di rimediare con l’inchiostro ad un pennino che gratta, ma se la penna non ha problemi da questo punto di vista, l’inchiostro non ne crea. Le ripartenze sono molto buone e i salti di tratto praticamente assenti, sempre a meno che la penna non sia problematica di suo. Non ho su questo inchiostro la stessa esperienza che ho con il Presidential, ma l’idea che mi sono fatto è che risenta un po’ meno de “fermo penna”, che secondo me è uno dei problemi degli inchiostri Diamine. Ho inchiostrato una penna problematica da questo punto di vista, la Faber Castell Ondoro, e l’ho lasciata ferma per un paio di settimane. Mi aspettavo problemi di ripartenza, e invece non ce ne sono stati, anche se il colore delle prime righe era molto più saturo e scuro del normale, il che mi fa pensare di essere arrivato ai limiti della capacità di resistenza di questo inchiostro al “fermo penna”. In ogni caso due settimane su una penna che so essere problematica sono un progresso rispetto al Presidential e un lasso di tempo che un appassionato difficilmente lascia trascorrere. Aggiungo che più che nell’alimentatore, in caso di mancato utilizzo prolungato, gli inchiostri Diamine tendono a seccare nel pennino, quindi forzare inchiostro non serve a molto, ma è sufficiente mettere il pennino a bagno in un bicchier d’acqua per un secondo o due, asciugarlo e scrivere qualche ghirigoro per ripristinarne la tonalità.

Aspetto cromatico
Denim è un colore che non ha bisogno di presentazioni. Tutti noi abbiamo nell’armadio un paio di blue jeans. Infatti il colore è quello classico dei blue jeans, quelli nuovi, belli scuri e non pretrattati con la pietra pomice o dopo anni di lavatrice e candeggina. E’ un bel blu scuro, mi fa venire in mente il “Blu Oltremare” dei pastelli Fila, forse anche un pelino più scuro, senza contaminazioni verdi o purpuree. E’ un inchiostro con una buona saturazione, che dona alla scrittura un aspetto professionale e non crea problemi di fotocopiabilità. Il rovescio della medaglia di tanta saturazione è rappresentato dalla quasi assenza di sfumature. Il colore non risente molto della quantità di inchiostro che il pennino mette sulla carta. Su una penna dal pennino medio-fine, come la Diamond 580 le sfumature si intravedono appena e l’effetto “pennarello” è abbastanza pronunciato. Se il pennino è fine, ad uno sguardo superficiale il testo potrebbe sembrare scritto con un roller o con una penna dalla punta a fibra. Un comportamento utilitario, che migliora la leggibilità, ma potrebbe non essere il massimo per un appassionato. Sia il calamaio che la scatola sono privi di qualsiasi riferimento cromatico, per cui l’unico modo per valutare la tonalità dell’inchiostro senza aprire il calamaio e fare una prova, è il sito della casa (o gli altri siti che vendono inchiostri Diamine). Nel mio caso, con il monitor calibrato perché uso il PC anche per fare fotoritocco, il colore riportato nel sito è abbastanza rappresentativo della tonalità che si ottiene utilizzando questo inchiostro in una penna dal flusso medio. Non avendo grande esperienza di utilizzo, non sono in grado di commentare la resistenza all’invecchiamento o quella alla luce. Tuttavia, essendo l’inchiostro saturo in partenza, ragionevolmente mi aspetto che gli appunti conservati al riparo dalla luce rimangano leggibili per molti anni anche in presenza di un leggero scolorimento.

Feathering/Bleed Through
Complice il flusso nella media, sono entrambi praticamente assenti. E’ un inchiostro che si presta all’utilizzo con una ampia gamma di penne e di tipi di carta, con l’unica eccezione degli estremi.  L’ho usato molto sulla classica carta Rhodia o Clairefontaine che uso per i miei appunti, ma mi è capitato di usarlo anche su carte meno pregiate, senza che gli effetti siano stati devastanti. Un comportamento coerente con le altre caratteristiche “utilitarie” dell’inchiostro. Chi scrive molto, probabilmente non ha molto controllo sul tipo e sulle caratteristiche della carta che usa e, se impiega il Denim su una penna dal flusso medio, sa che con questo inchiostro difficilmente avrà problemi.

Asciugatura/Resistenza all’acqua
E’ un inchiostro a base di pigmenti organici (non ferro gallico) e non viene dato come permanente. La resistenza all’acqua non è mai stata un punto di forza dei Diamine e il Denim Blue non fa eccezione. La scansione allegata si riferisce ad un caso limite, la carta Clairefontaine da 90 g/m^2 è vellutata. Non assorbendo l’inchiostro, porta a tempi di asciugatura più lunghi di altre carte più porose. Ciononostante il Diamine Denim se la cava meglio di inchiostri più blasonati. Il testo scritto con la TWSBI va “fuori pericolo” in circa 7 secondi, che scendono a 3-5 su carte dal maggior potere assorbente. Si tratta della metà del tempo richiesto ad altri inchiostri e sufficientemente basso da non creare particolari problemi quando si deve girare pagina.  Una volta che l’inchiostro si è asciugato, a meno di non avere una sudorazione alle mani particolarmente copiosa, l’inchiostro è abbastanza resistente al contatto accidentale con i polpastrelli. Si possono girare le pagine toccando il testo scritto con le dita senza paura di creare sbavature, a differenza del Diamine Majestic Blue, che è un disastro da questo punto di vista.
La resistenza al lavaggio vero e proprio invece è problematica e in linea con quella degli altri inchiostri Diamine che ho provato sinora. A meno che non lo si usi su una carta che lo assorbe bene, se ci si rovescia sopra dell’acqua, si perde la leggibilità. Il colore blu dell’inchiostro nella scansione ne evidenzia la saturazione. Io non sono solito mettere in ammollo i miei appunti, ma se per qualcuno questo rappresenta un problema, farebbe bene a tenersi alla larga da questo inchiostro e puntare su altri con maggiori caratteristiche di permanenza. La scarsa resistenza al lavaggio diventa invece un vantaggio non trascurabile quando si tratta di rimuoverne le tracce. Fino ad ora non ho riscontrato particolari problemi nel de-inchiostrare le penne sulle quali l’ho usato, compresa la TWSBI Diamond 580, che è una penna demonstrator.

Utilizzo consigliato

Ambienti di lavoro.
Assolutamente si. Resistenza all’acqua a parte, mi riesce difficile pensare ad una situazione di lavoro in cui questo inchiostro possa risultare inappropriato. L’unico inchiostro più formale è il classico nero. La scarsa tendenza a sfumare contribuisce a migliorare la leggibilità e comunicare serietà, sobrietà ed understatement, il testo è molto leggibile, può aiutare a compensare una calligrafia non proprio ideale, e spinge il lettore a lasciar perdere le considerazioni estetiche, focalizzandosi sul contenuto. Ci si presenta come persone concrete. Esattamente quel che serve in un ambiente di lavoro. Lo si può usare tranquillamente per scrivere tutto quello che si scriverebbe con una normale penna a sfera blu o nera.

Studenti.
Le considerazioni fatte per l’ambiente di lavoro valgono in gran parte anche per l’ambiente scolastico. Resistenza all’acqua compresa. Mentre in ambiente lavorativo la resistenza all’acqua è un parametro da considerare in relazione al tipo di documento, per uno studente, soprattutto se sbadato, l’incidente del tipo quaderno che si bagna nello zainetto sotto la pioggia, non è un evento che si possa escludere a priori. Se invece si è abbastanza coscienziosi, si è ripagati con un inchiostro che va bene con la maggior parte delle penne e dei quaderni scolastici, è leggibilissimo, risalta sulla rigatura del quaderno (anche quella violetta dei Clairefontaine) e trasmette una piacevole immagine di serietà e sobrietà.  Inoltre costa molto poco. Aspetto, quest’ultimo, che non è da sottovalutare per chi scrive tantissimo. Con una penna dal flusso medio e un calamaio da 80 ml si possono scrivere dalle 1500 alle 2000 pagine A4 fronte-retro. Difficile scrivere spendendo meno. Può essere un cavallo di battaglia ideale per prendere appunti in quantità industriale, l’elevata leggibilità del testo ne facilita lo studio a posteriori e li rende fotocopiabili per i compagni di classe ed università, ma va bene anche per gli esami e i compiti in classe.

Correzioni/Annotazioni.
Da escludere. E’ un inchiostro che passa troppo inosservato rispetto al nero della stampa per consentirne l’utilizzo per evidenziare, annotare o correggere del testo. Finirebbe per confondersi con quest’ultimo. Quello che è un pregio (sobrietà ed under statement) diventa in questo caso un difetto.

Personale.

Fatta sempre salva la resistenza all’acqua, è un inchiostro che si presta benissimo anche all’uso personale, in tutte quelle situazioni in cui si vuole che il messaggio prevalga sul contenuto. Ad esempio per un biglietto di ringraziamento che si vuole sobrio, perché destinato ad una persona che non apprezzerebbe gli svarioni cromatici. L’unico limite è proprio la sensazione di serietà e sobrietà, che a volte potrebbe essere eccessiva, nel qual caso conviene restare sul blu, scegliendone uno dall’aspetto più conviviale.

Conclusioni

Tirando le fila del discorso, è un inchiostro “utilitario”, come quasi tutti i Diamine che mi è capitato di usare sinora. Non vanta prestazioni eccelse, si muove nell’ambito di una più che dignitosa mediocrità, che gli permette di cavarsela egregiamente nella maggior parte delle combinazioni di penna e carta. E’ sufficiente tenersi alla larga dagli estremi. Lo considero quindi un inchiostro molto versatile e per giunta dal prezzo molto abbordabile, grazie alla politica “no frills” adottata dalla casa. Possiamo discutere sul fatto che il calamaio non sia un capolavoro di design e praticità, ma è innegabile il fatto che il costo del packaging incida sul prezzo di vendita molto meno che con altri inchiostri. Se fosse confezionato in un calamaio di pregio, lo si potrebbe tranquillamente vendere a 10 Euro per 50 ml.
Lo si può utilizzare in tutte le situazioni in cui si vuole trasmettere una sensazione di serietà e sobrietà, spingendo l’interlocutore a lasciar perdere la forma per concentrarsi sul contenuto del testo. La saturazione molto buona rende il testo estremamente leggibile, anche quando la rigatura della carta potrebbe dare fastidio. Per contro la scarsa tendenza a produrre sfumature potrebbe non essere gradita agli appassionati. Il suo difetto principale è la scarsa resistenza all’acqua, comune anche agli altri inchiostri della marca. Se ne deve tenere conto se si pianifica di usarlo in certe situazioni, per contro rappresenta un piacevole vantaggio quando si deve de-inchiostrare una penna o rimediare ad un danno su dita o vestiti.
Non ho ancora deciso se far entrare questo inchiostro nel mio “arsenale di scrittura”. Non perché non meriti, ma perché esiste un limite al numero di penne che tengo inchiostrate. Le premesse ci sono tutte, molto probabilmente lo farò, sostituendolo al Waterman Blue-Black che ho usato sinora, ma non ho ancora preso una decisione in tal senso, e ho ancora un paio di calamai di Waterman da consumare.
Rinnovo i ringraziamenti a Laura di “Goldpen”, per avermi messo a disposizione questo inchiostro, spingendomi a farne la recensione.

67699-0



Tags:
 

       
Twittear