Pennamania by I.F.P.A. - Il network Italiano della Penna Stilografica

Miscellanea & Co. => BRAINSTORMING => Topic aperto da: Giuseppe Tubi - Gennaio 21, 2013, 15:41:46 pm

Titolo: Torino - Bologna: così distanti?
Inserito da: Giuseppe Tubi - Gennaio 21, 2013, 15:41:46 pm
Quanto emerso dal precedente topic sulle prime penne a marchio OMAS aperto da Riccardo, mi ha fatto venire in mente una curiosa rientrante che mi era stata mostrata un pò di tempo addietro.
Si trattava si una delle tante penne in ebanite nera, di un formato analogo alla 42 Waterman, con inciso un motivo a sottili righe longitudinali. La particolarità era il grosso "marchio" Edmondo De Amicis" riportato in corsivo, quasi a mo' di firma. Sotto, più in piccolo ed in caratteri stampatello: "brevetto S.T.B.". La penna, ad un esame più attento mostrava alcuni particolari rivelatori: un piccolissimo numero stampigliato sul fondello, il pennino in oro Warranted - Perfect. Abbastanza certo quindi che si trattasse di un prodotto Aurora.
Ero però piuttosto scettico a ritenere l'acronimo S.T.B. riferibile a Tantini e Stiassi, della futura TaBo. Anche perché mi sembrava fuori senso la dicitura "brevetto" riportata su un modello di penna sicuramente non inventato da loro.
Consultato in merito, il nostro infallibile Pedewall chiariva invece come al di là di ogni dubbio il marchio "Edmondo De Amicis" fosse stato registrato dai predetti bolognesi.
Forse è verosimile pensare che, con l'evoluzione della normativa in materia, oggi non si sarebbe parlato di brevetto quanto piuttosto di "marchio depositato" o qualcosa del genere.
Resta comunque il fatto che già all'apoca, pur in assenza di collegamenti aerei, Pendolini, Frecce Rosse e quant'altro, Torino e Bologna non erano poi così distanti....
Titolo: Re:Torino - Bologna: così distanti?
Inserito da: Marlowe - Gennaio 21, 2013, 16:30:25 pm
Quanto emerso dal precedente topic sulle prime penne a marchio OMAS aperto da Riccardo, mi ha fatto venire in mente una curiosa rientrante che mi era stata mostrata un pò di tempo addietro.
Si trattava si una delle tante penne in ebanite nera, di un formato analogo alla 42 Waterman, con inciso un motivo a sottili righe longitudinali. La particolarità era il grosso "marchio" Edmondo De Amicis" riportato in corsivo, quasi a mo' di firma. Sotto, più in piccolo ed in caratteri stampatello: "brevetto S.T.B.". La penna, ad un esame più attento mostrava alcuni particolari rivelatori: un piccolissimo numero stampigliato sul fondello, il pennino in oro Warranted - Perfect. Abbastanza certo quindi che si trattasse di un prodotto Aurora.
Ero però piuttosto scettico a ritenere l'acronimo S.T.B. riferibile a Tantini e Stiassi, della futura TaBo. Anche perché mi sembrava fuori senso la dicitura "brevetto" riportata su un modello di penna sicuramente non inventato da loro.
Consultato in merito, il nostro infallibile Pedewall chiariva invece come al di là di ogni dubbio il marchio "Edmondo De Amicis" fosse stato registrato dai predetti bolognesi.
Forse è verosimile pensare che, con l'evoluzione della normativa in materia, oggi non si sarebbe parlato di brevetto quanto piuttosto di "marchio depositato" o qualcosa del genere.
Resta comunque il fatto che già all'apoca, pur in assenza di collegamenti aerei, Pendolini, Frecce Rosse e quant'altro, Torino e Bologna non erano poi così distanti....

Ottima osservazione, anche se Torino pare essere stato un vero distretto nato per la penna stilografica, mentre riguardo a Bologna la penna fu una delle varie forme che ha preso la grande tradizione meccanica della zona. Difficile a questo punto dire perché Milano, che pure in fatto di tecnologie meccaniche e design non è indietro a nessuno, sia rimasta un po' ai margini.

Quanto al brevetto Edmondo De Amicis, era certo un nome popolare e spendibile a quei tempi - un precursore delle limited edition di oggi - anche se è giusto assimilarlo più ad un marchio depositato che ad un brevetto. Un po' come la Hundred Years sulle Waterman e la gemma blu sulle Parker, che poi la severa legislazione americana sul commercio fece togliere.
Titolo: Re:Torino - Bologna: così distanti?
Inserito da: Marlowe - Gennaio 21, 2013, 16:33:19 pm
.... e chissà se gli eredi dell'autore del Cuore si presero un po' di conquibus...
Titolo: Re:Torino - Bologna: così distanti?
Inserito da: Giuseppe Tubi - Gennaio 21, 2013, 20:33:24 pm
Quanto emerso dal precedente topic sulle prime penne a marchio OMAS aperto da Riccardo, mi ha fatto venire in mente una curiosa rientrante che mi era stata mostrata un pò di tempo addietro.
Si trattava si una delle tante penne in ebanite nera, di un formato analogo alla 42 Waterman, con inciso un motivo a sottili righe longitudinali. La particolarità era il grosso "marchio" Edmondo De Amicis" riportato in corsivo, quasi a mo' di firma. Sotto, più in piccolo ed in caratteri stampatello: "brevetto S.T.B.". La penna, ad un esame più attento mostrava alcuni particolari rivelatori: un piccolissimo numero stampigliato sul fondello, il pennino in oro Warranted - Perfect. Abbastanza certo quindi che si trattasse di un prodotto Aurora.
Ero però piuttosto scettico a ritenere l'acronimo S.T.B. riferibile a Tantini e Stiassi, della futura TaBo. Anche perché mi sembrava fuori senso la dicitura "brevetto" riportata su un modello di penna sicuramente non inventato da loro.
Consultato in merito, il nostro infallibile Pedewall chiariva invece come al di là di ogni dubbio il marchio "Edmondo De Amicis" fosse stato registrato dai predetti bolognesi.
Forse è verosimile pensare che, con l'evoluzione della normativa in materia, oggi non si sarebbe parlato di brevetto quanto piuttosto di "marchio depositato" o qualcosa del genere.
Resta comunque il fatto che già all'apoca, pur in assenza di collegamenti aerei, Pendolini, Frecce Rosse e quant'altro, Torino e Bologna non erano poi così distanti....

Ottima osservazione, anche se Torino pare essere stato un vero distretto nato per la penna stilografica, mentre riguardo a Bologna la penna fu una delle varie forme che ha preso la grande tradizione meccanica della zona. Difficile a questo punto dire perché Milano, che pure in fatto di tecnologie meccaniche e design non è indietro a nessuno, sia rimasta un po' ai margini.

Quanto al brevetto Edmondo De Amicis, era certo un nome popolare e spendibile a quei tempi - un precursore delle limited edition di oggi - anche se è giusto assimilarlo più ad un marchio depositato che ad un brevetto. Un po' come la Hundred Years sulle Waterman e la gemma blu sulle Parker, che poi la severa legislazione americana sul commercio fece togliere.
Mi pare di ricordare dalla lettura di "Settimo Torinese. Una città in punta di penna" che nell'area era molto sviluppata la lavorazione dell'osso e materiali analoghi per la produzione di bottoni e similari. Se non ricordo male un esempio è indicato nella ditta Pagliero, una delle maggiori. Poiché le macchine ed attrezzature necessarie erano analoghe e le lavorazioni simili, non appena il mercato delle penne registrò una forte richiesta, molti convertirono la produzione precedente o gli affiancarono questa nuova branca di attività.
Credo che questo sia stato uno dei motivi che ha portato l'area della cintura torinese ad essere numericamente l'area di principale produzione.
Deve però essere ricordato come le realtà produttive locali fossero mediamente piccole o piccolissime, perlopiù a gestione familiare. Credo che le realtà più strutturate della zona non fossero poi molte; probabilmente si potevano contare sulle dita di una mano o poco più.
Titolo: Re:Torino - Bologna: così distanti?
Inserito da: turin-pens - Gennaio 24, 2013, 11:01:14 am
Per quello che riguarda la produzione di penne stilografiche nell'area torinese, secondo me dobbiamo dividere la realtà in due parti.
La prima che riguarda una vera e propria realtà industriale ubicata in Torino e che aveva come attori principali Aurora, gruppo The King/SAFIS, Stilus. Di questi tre, i primi due erano certamente strutturati come delle vere e proprie fabbriche di dimensioni molto considerevoli e l'Aurora in particolare grazie alle enormi disponibilità economiche ed imprenditoriali del suo fondatore poteva contare su una forza lavoro di circa 350 dipendenti il che ancora oggi farebbe apparire un'azienda con questi numeri una realtà tutt'altro che piccola.

The King anche era una realtà industriale non indifferente anche se quasi certamente non con gli stessi numeri di Aurora.

Stilus tra le tre era quella numericamente parlando di dimensioni più modeste, più simile ad una ditta artigiana ma certamente e lo sappiamo in grado di produrre oggetti di eccellente qualità sia estetica che tecnica.

Oltre a queste tre fabbriche più o meno grandi, esistevano aziende che producevano soltanto parti come ad esempio la ABT e la Tavella & Co. impegnate a produrre pennini.

Insieme a queste c'erano poi altre realtà che per la maggior parte del tempo si impegnarono per offrire prodotti si di qualità ma prodotti da terzi (spesso dalle aziende sopra indicate) come FACSEN, Williamson, Zemax etc...

La seconda realtà era ubicata subito fuori Torino città ed era sparpagliata tra Settimo Torinese, Chivasso etc... insomma tutta l'area extra urbana la quale però godeva già all'epoca di validi collegamenti con il capoluogo di provincia. In questa zona nacquero numerose piccolissime attività (non fabbriche) praticamente a livello familiare impegnate nella produzione di minuteria varia e penne economiche. Alcuni dei nomi più conosciuti di questa zona sono Pagliero e Favetta ma praticamente ogni cascina dotata di un luogo che potesse ospitare un tornio una fresa o altro erano impegnati in modo individuale o direttamente per questi due nomi a realizzare per l'appunto parti o penne complete.

Tutto questo però secondo me trova la sua origine nel fatto che Torino dai primi del '900 fino ai giorni nostri era una città industriale vera dove esistevano e spesso cooperavano tra loro numerose industrie. Non per nulla la Aurora, Stilus e SAFIS così come molte altre hanno prodotto tra le altre cose moltissime penne pubblicitarie per FIAT, Olivetti, Doufur, Pastiglie Leone, Ferrero, Vidal, Ceat, Pirelli, Snam etc... molte di queste penne sono addirittura apparse qui su Pennamania quindi sono cose reali e tangibili e non di certo frutto delle nostre fantasie.

Quindi il mondo industriale della penna stilografica ha trovato terreno fertile su cui piantare radici, ramificarsi, svilupparsi, evolvere e ovviamente sostenere. Mano d'opera specializzata beh qui in Piemonte non è mai mancata, le materie prime non era un problema reperirle.
Qui in zona c'erano anche due aziende da non sottovalutare e importantissime per il settore industriale di nostro interesse ovvero la Sandretto che produceva macchine per la lavorazione delle materie plastiche e la SIC (Società Italiana Celluloide) poi Mazzucchelli che ancora oggi produce non soltanto celluloide ma anche resine acriliche e altro diventando già all'epoca uno dei maggiori e migliori produttori di questi materiali.

Quindi se già mettiamo insieme queste traccie come le mollichelle di pane o la scia di sassolini, scopriamo come questa era forse e dico forse l'unica zona italiana ad offrire l'ambiente giusto per la produzione a livello industriale di strumenti da scrittura.

Il problema di fondo è che nessuno si è mai realmente concentrato su questo ma anche chi di dovere si è buttato a bomba nell'idea che un solo nome traducibile in OMAS sia stato il faro che illuminava la strada quando realmente a conti fatti così non poteva essere anche perché la Omas nasce nel 1925-1926 ma ci sono penne italiane che già nei primi del '900 erano ben sviluppate.

Indubbiamente la leggenda OMAS ha fatto mangiare molti scrittori, collezionisti/commercianti ma ora basta è ora di finirla.

Dopo aver scritto tutto questo, ci sono però due punti ancora da evidenziare di cui il primo palese, evidente e sotto gli occhi di tutti ma al quale probabilmente nessuno ha prestato mai troppa attenzione. Il secondo nascosto di cui nessuno fino ad ora ne era a conoscenza.

Punto uno sotto gli occhi di tutti: Come sappiamo la ricostruzione storica è molto difficile, l'Italia ha subito enormi danni di guerra e molte aziende come l'Aurora furono bombardate quindi materiale cartaceo e storico quasi zero. Ci rimangono le penne che come pezzi di puzzle ci permettono di ricostruire la storia ma a macchia di leopardo.

Comunque sia per quanto a macchia di leopardo, si intuisce come tutte le aziende, siano partite da una fase iniziale quasi pionieristica producendo penne molto semplici con caricamento a contagocce per poi arrivare a modelli sempre più sofisticati ed eleganti. Insomma si può osservare la maturazione dell'azienda.
Questo vale per tutte in tutti i campi comprese automobili pc etc...

C'è però un'azienda italiana che produce penne che esula da questo ed è la The King/SAFIS la quale se osserviamo le penne giunte fino e osserviamo e leggiamo il materiale pubblicato sui libri sembra quasi che abbia fatto il percorso inverso ovvero partita alla grande e poi via via nel corso degli anni invece che evolversi si sia spenta, semplificando e imbruttendo la produzione fino alla sua estinzione.
Perché? pensateci

Punto due oscuro molto oscuro. Per quale motivo vari anni fa dopo anni e anni di tentativi sono riuscito a entrare in possesso di uno scatolone ex produzione di una nota azienda Torinese (non dico il nome) che al suo interno conteneva anche componenti firmate Columbus, Omega, Minerva, Omas, Stilus, Ercolessi, Domino etc... tutti perfettamente intercambiabili e tutti provenienti dallo stesso luogo?

La Minerva pre Omas proviene da quello scatolone e come questa tante altre penne da me recentemente pubblicate.
Titolo: Re:Torino - Bologna: così distanti?
Inserito da: Giuseppe Tubi - Gennaio 24, 2013, 12:07:37 pm
Più che uno scatolone, una miniera d'oro.....
Titolo: R: Re:Torino - Bologna: così distanti?
Inserito da: turin-pens - Gennaio 24, 2013, 14:59:58 pm
Più che uno scatolone, una miniera d'oro.....

Ammetto che sia molto interessante

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Titolo: Re:Torino - Bologna: così distanti?
Inserito da: pedewall - Gennaio 24, 2013, 21:14:07 pm
 
Aggiungo ulteriori elementi sulla concentrazione torinese:
L’INDUSTRIA DI PENNINI D'ORO E PENNE STILOGRAFICHE di BASSANO (VI)  ITALIA, attuale Montegrappa, deposita presso la Prefettura di Torino i marchi Monte Grappa (col disegno del monte tra i due nomi), Domino ed Elmo (disegni molto belli) utilizzando come mandatario (presentatore) uno studio professionale di Torino.
Sarebbe stato logico presentarli se non in zona, almeno a Milano, invece no.

Mi pongo la domanda, ma non conosco la risposta.
Titolo: Re:Torino - Bologna: così distanti?
Inserito da: turin-pens - Gennaio 24, 2013, 21:16:45 pm

Aggiungo ulteriori elementi sulla concentrazione torinese:
L’INDUSTRIA DI PENNINI D'ORO E PENNE STILOGRAFICHE di BASSANO (VI)  ITALIA, attuale Montegrappa, deposita presso la Prefettura di Torino i marchi Monte Grappa (col disegno del monte tra i due nomi), Domino ed Elmo (disegni molto belli) utilizzando come mandatario (presentatore) uno studio professionale di Torino.
Sarebbe stato logico presentarli se non in zona, almeno a Milano, invece no.

Mi pongo la domanda, ma non conosco la risposta.

Per curiosità lo studio professionale era lo Studio Iacobacci o Jacobacci, oppure Studio Torta?
Titolo: Re:Torino - Bologna: così distanti?
Inserito da: pedewall - Gennaio 24, 2013, 21:24:21 pm

Ing. G.B. Casetta,
Titolo: R: Re:Torino - Bologna: così distanti?
Inserito da: turin-pens - Gennaio 24, 2013, 21:26:04 pm

Ing. G.B. Casetta,

Peccato, speravo in Iacobacci!

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Titolo: Re:Torino - Bologna: così distanti?
Inserito da: pedewall - Gennaio 24, 2013, 21:45:10 pm

Aurora utilizzava la ditta Secondo Torta,
Stlus ditta Gaetano Capuccio
Riccardo Amisani della Will utilizzava S, Torta
Titolo: R: Re:Torino - Bologna: così distanti?
Inserito da: turin-pens - Gennaio 24, 2013, 22:01:03 pm

Aurora utilizzava la ditta Secondo Torta,
Stlus ditta Gaetano Capuccio
Riccardo Amisani della Will utilizzava S, Torta

Tutto giusto.

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Titolo: Re:Torino - Bologna: così distanti?
Inserito da: Marlowe - Gennaio 24, 2013, 22:38:59 pm

Punto due oscuro molto oscuro. Per quale motivo vari anni fa dopo anni e anni di tentativi sono riuscito a entrare in possesso di uno scatolone ex produzione di una nota azienda Torinese (non dico il nome) che al suo interno conteneva anche componenti firmate Columbus, Omega, Minerva, Omas, Stilus, Ercolessi, Domino etc... tutti perfettamente intercambiabili e tutti provenienti dallo stesso luogo?

La Minerva pre Omas proviene da quello scatolone e come questa tante altre penne da me recentemente pubblicate.

Se la Minerva pre Omas proveniva da lì, potrebbe trattarsi di esemplari presi (immagino dalla Aurora) a scopo di studio della concorrenza? E' una pratica normale tra le aziende, diffusa anche adesso, e in fondo, vista appunto la datazione Minerva pre Omas, l'Aurora non doveva ancora essere così affermata....

Diversamente si potrebbe pensare ad una forma di produzione per conto terzi della quale la Aurora voleva avere la documentazione, magari grazie ad un fornitore amico....
Titolo: R: Re:Torino - Bologna: così distanti?
Inserito da: turin-pens - Gennaio 24, 2013, 22:55:17 pm

Punto due oscuro molto oscuro. Per quale motivo vari anni fa dopo anni e anni di tentativi sono riuscito a entrare in possesso di uno scatolone ex produzione di una nota azienda Torinese (non dico il nome) che al suo interno conteneva anche componenti firmate Columbus, Omega, Minerva, Omas, Stilus, Ercolessi, Domino etc... tutti perfettamente intercambiabili e tutti provenienti dallo stesso luogo?

La Minerva pre Omas proviene da quello scatolone e come questa tante altre penne da me recentemente pubblicate.

Se la Minerva pre Omas proveniva da lì, potrebbe trattarsi di esemplari presi (immagino dalla Aurora) a scopo di studio della concorrenza? E' una pratica normale tra le aziende, diffusa anche adesso, e in fondo, vista appunto la datazione Minerva pre Omas, l'Aurora non doveva ancora essere così affermata....

Diversamente si potrebbe pensare ad una forma di produzione per conto terzi della quale la Aurora voleva avere la documentazione, magari grazie ad un fornitore amico....

Sarebbe bello ma Aurora con lo scatolone non centra nulla. Così come la persona da cui proviene. Tra l'altro l'Aurora in quel periodo ed è risaputo copiò palesemente la Waterman che era il riferimento sia per le rientranti che per le penne con caricamento a levetta.

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Titolo: Re:R: Re:Torino - Bologna: così distanti?
Inserito da: Marlowe - Gennaio 24, 2013, 23:28:12 pm

Punto due oscuro molto oscuro. Per quale motivo vari anni fa dopo anni e anni di tentativi sono riuscito a entrare in possesso di uno scatolone ex produzione di una nota azienda Torinese (non dico il nome) che al suo interno conteneva anche componenti firmate Columbus, Omega, Minerva, Omas, Stilus, Ercolessi, Domino etc... tutti perfettamente intercambiabili e tutti provenienti dallo stesso luogo?

La Minerva pre Omas proviene da quello scatolone e come questa tante altre penne da me recentemente pubblicate.

Se la Minerva pre Omas proveniva da lì, potrebbe trattarsi di esemplari presi (immagino dalla Aurora) a scopo di studio della concorrenza? E' una pratica normale tra le aziende, diffusa anche adesso, e in fondo, vista appunto la datazione Minerva pre Omas, l'Aurora non doveva ancora essere così affermata....

Diversamente si potrebbe pensare ad una forma di produzione per conto terzi della quale la Aurora voleva avere la documentazione, magari grazie ad un fornitore amico....

Sarebbe bello ma Aurora con lo scatolone non centra nulla. Così come la persona da cui proviene. Tra l'altro l'Aurora in quel periodo ed è risaputo copiò palesemente la Waterman che era il riferimento sia per le rientranti che per le penne con caricamento a levetta.

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Allora è un caso di delocalizzazione da parte di aziende di fascia medio-alta in aree dove forse il costo del lavoro era più basso, oppure la specializzazione mutiuso più alta....
Titolo: R: Re:R: Re:Torino - Bologna: così distanti?
Inserito da: turin-pens - Gennaio 24, 2013, 23:51:01 pm

Punto due oscuro molto oscuro. Per quale motivo vari anni fa dopo anni e anni di tentativi sono riuscito a entrare in possesso di uno scatolone ex produzione di una nota azienda Torinese (non dico il nome) che al suo interno conteneva anche componenti firmate Columbus, Omega, Minerva, Omas, Stilus, Ercolessi, Domino etc... tutti perfettamente intercambiabili e tutti provenienti dallo stesso luogo?

La Minerva pre Omas proviene da quello scatolone e come questa tante altre penne da me recentemente pubblicate.

Se la Minerva pre Omas proveniva da lì, potrebbe trattarsi di esemplari presi (immagino dalla Aurora) a scopo di studio della concorrenza? E' una pratica normale tra le aziende, diffusa anche adesso, e in fondo, vista appunto la datazione Minerva pre Omas, l'Aurora non doveva ancora essere così affermata....

Diversamente si potrebbe pensare ad una forma di produzione per conto terzi della quale la Aurora voleva avere la documentazione, magari grazie ad un fornitore amico....

Sarebbe bello ma Aurora con lo scatolone non centra nulla. Così come la persona da cui proviene. Tra l'altro l'Aurora in quel periodo ed è risaputo copiò palesemente la Waterman che era il riferimento sia per le rientranti che per le penne con caricamento a levetta.

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Allora è un caso di delocalizzazione da parte di aziende di fascia medio-alta in aree dove forse il costo del lavoro era più basso, oppure la specializzazione mutiuso più alta....

Bisognerebbe approfondire il significato di delocalizzazione poiché così è troppo generica e potremmo farci rientrare anche tutte le aziende che oggi ad esempio comprano parti già pronte all'uso vedi nomi come Visconti, Delta, Grifos, Omas, etc... che acquistano l'intero gruppo scrittura dalla Bock. E questo rimanendo esclusivamente in Italia e soffermandoci soltanto sul gruppo scrittura che è forse la componente più importante di tutta la penna.
E poi rimanendo nell'ambito moderno delocalizzare per quale motivo? Esclusivamente per contenere i costi oppure perché io azienda XYZ non ho le conoscenze per costruire una determinata componente se non addirittura un intero gruppo di parti che compongono il mio prodotto finale?

E in passato quando la mano d'opera costava molto meno di oggi, era sensato ad esempio per Columbus delocalizzare a Torino esclusivamente per i costi? O forse delocalizzava perché la Columbus in quel periodo non era una vera fabbrica ma soltanto un negozio che a sua volta riforniva altri negozi come Ercolessi? E Omas che ormai è piuttosto accertata l'origine e natura almeno dei suoi primi anni di vita?

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Titolo: Torino - Bologna: così distanti Vol. 2 - Stile Bolognese?
Inserito da: turin-pens - Giugno 28, 2013, 00:40:30 am
L'avevo già accennato qualche tempo fa della mia intenzione di realizzare un topic che approfondisse il discorso dello stile bolognese e di tutto quello che comporta ma il tempo a disposizione è sempre poco e così ho deciso di mettere a disposizione di tutti un piccolissimo estratto.
Anche per non tediarvi troppo, per il momento non mi dilungherò in mille parole limitandomi più che altro a condividere alcune fotografie che ho realizzato.
Titolo: Re:Torino - Bologna: così distanti Vol. 2 - Stile Bolognese?
Inserito da: turin-pens - Novembre 22, 2013, 19:13:20 pm
A distanza di tempo torno sul discorso Stile bolognese si / Stile bolognese no continuando col confronto tra due penne in teoria realizzate in luoghi separati ma che in realtà si assomigliano molto più di quel che il solo aspetto estetico farebbe pensare.

Come sempre lungi da me dal dare una risposta assoluta ma quel che da qui in poi mostrerò, forse accenderà qualche nuovo punto interrogativo.

Mettiamo momentaneamente da parte il fatto che entrambe sono palesemente ispirate alla Vacumatic di Parker e concentriamoci sul fatto che entrambe sono di produzione italiana e che almeno in teoria dovrebbero essere prodotte in due regioni diverse ma come per l'attribuzione della paternità The Scotland, e l'estrema somiglianza tra Ancora ed Omas, anche in questo caso facendo un confronto diretto si notano alcune curiosità che ho provato a documentare fotograficamente.

I fondelli e le estremità metalliche con inserti conici. Nella Saratoga l'inserto conico appare di diametro maggiore e con una conicità maggiore rispetto al Williamson ma nella sostanza la lunghezza totale dei fondelli non cambia.

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Le somiglianze però non si limitano soltanto all'estetica ma anche alla meccanica tanto da essere sostanzialmente intercambiabili tra di loro.

Mostro qui come nonostante i differenti sistemi di caricamento, ad esempio il fondello della Saratoga avviti perfettamente sul corpo della Willimason.

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Anche i cappucci sono perfettamente intercambiabili sia quando avvitati, sia calzati posteriormente alternati.

Corpo Williamson con cappuccio e fondello Saratoga

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Corpo Saratoga con cappuccio Williamson

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Saratoga con cappuccio Williamson perfettamente calzato

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Williamson con cappuccio Saratoga perfettamente calzato

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Perfettamente identici anche i diametri tra corpo e cappuccio con accoppiamenti sempre ottimi anche se invertiti.

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Titolo: Re:Torino - Bologna: così distanti Vol. 2 - Stile Bolognese?
Inserito da: Giuseppe Tubi - Novembre 22, 2013, 19:22:05 pm
Che dire? Interessante.
Troppo poco per emettere verdetti, più che a sufficienza per porsi domande.
Titolo: Re:Torino - Bologna: così distanti Vol. 2 - Stile Bolognese?
Inserito da: turin-pens - Novembre 22, 2013, 20:08:14 pm
Osservazione più che giusta e in fondo questo è l'obiettivo di questo topic. Indubbiamente bisogna raccogliere altre penne e fare altri confronti includendo oltre che altre Williamson e Saratoga, anche Tabo, Tibaldi etc...
Aggiungo anche che sono dell'idea che questo confronto andrebbe collegato anche a tutto il discorso portato avanti con la produzione attribuita a Omas, The Scotland, Minerva e via discorrendo, non per partito preso ma per semplicemente per restituire sempre più certezza alla storia produttiva delle varie marche.



Titolo: Re:Torino - Bologna: così distanti?
Inserito da: turin-pens - Ottobre 03, 2014, 18:55:41 pm
Chiusura del cerchio?
http://www.pennamania.it/forum/index.php?topic=4229.msg60679#msg60679