Autore Topic: Perché le penne italiane moderne devano fare schifo?  (Letto 4000 volte)

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Online Giuseppe Tubi

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Perché le penne italiane moderne devano fare schifo?
« il: Marzo 22, 2018, 18:37:52 pm »
E' noto che il mio cuore batte per le vintage, ma seppur raramente qualche moderna mi è capitato di comprarla.
Alla luce dei risultati mi viene da dire "mai più l'avessi fatto". Una Visconti Voyager si è distrutta e questo non fa nemmeno più notizia perché non credo sia sopravvissuta una sola penna della prima serie.
Ultimamente, a breve distanza l'una dall'altra, ho avuto sorprese simili da una Delta Pompei e da una Tibaldi 60 costruita da Stipula, le cui misere spoglie potete vedere nelle foto allegate. Alla prima si è distrutto il puntale, le cui esalazioni hanno ossidato e il fermaglio e disgregato la vera del cappuccio. Era nuova, nella sua scatola, probabilmente mai inchiostrata. Sulla seconda faccio un piccolo preambolo: questa penna, in comune con molti altri modelli di Stipula coevi (Novecento, Etruria, ecc.) ha all'interno quello che in tutto e per tutto è un coverter, però è di grandi dimensioni molto maggiori di quelli stantard, tant'è vero che occupa l'intero corpo della penna. Sulla parte che aziona lo stantuffo s'incastra il fondello, mentre sull'imboccatura si avvita il gruppo pennino. Mi è sempre sembrata questa una soluzione furba, permettendo di realizzare penne con carica a stantuffo e di ottima capienza differenziando i modelli in produzione semplicemente cambiandone il "vestito".
Ora, cosa c'è di più semplice, funzionale, economico ed affidabile di un converter? Praticamente nulla. A qualcuno è mai capitato che si strappasse lo stantuffo o si troncasse il manettino ad un converter? Non credo proprio. Bene: alla Stipula sono riusciti, sicuramente attraverso un'attenta selezione, ad adottare i converter più di m.... mai visti in giro. Siamo in un'era in cui con la plastica si fa tutto, persino parti che lavorano in condizioni estreme di temperatura, a contatto con olii, solventi, radiazioni UV e quant'altro. Bene, in barba a ciò la plastica dei converter Stipula invece è... autodisgregante anche in condizioni ambienti del tutto salubri.
Non è trascurabile il fatto che entrambe queste penne erano decisamente care ed anche se non lo ricordo il loro costo doveva essere prossimo al milione delle vecchie lire, se non di più.
A questi casi si possono aggiungere innumerevoli Omas che in ragione dell'immonda "resina vegetale" di cui sono fatte, si contraggono, perdono gli anelli, l'accoppiamento corpo/cappuccio da avvitato che era diventa ad incastro, per non parlare delle dorature che si consumano a guardarle, delle guide stantuffo che si tranciano ecc.
Recentemente un amico mi ha affidato una Omas 360 "mezzo", credo che si chiami: una penna a cartuccia che però ha l'originalità che svitando il fondello il corpo si scosta dal puntale rivelando l'alloggiamento per la cartuccia. L'avranno anche definita una penna economica, ma sicuramente costava qualche centinaio di euro. Purtroppo non è riparabile perché è incollata e non si smonta.
Per contro, pur non potendo menzionare una statistica significativa, devo dire che per mia esperienza dalle giapponesi Pilot non ho mai avuto problemi e dalle Pelikan neppure. Su una Montblanc invece si è sfogliata la doratura dall'anello sotto il fondello e su qualche altra penna ho visto problemi di diversa natura, sempre sulle dorature. Cose sicuramente seccanti ma quisquilie rispetto a quanto sopra elencato.
Omas e Delta sono fallite; Stipula credo che sia stata rilevata quando aveva un piede nella fossa ed ora fa capo ad un'altra società, sui cui prodotti attuali non ho riscontri.
Lo dico col groppo in gola, ma lo dico lo stesso, augurandomi naturalmente che chi ci lavorava abbia trovato un altro impiego: se siete falliti vi sta bene, non meritavate un destino diverso.

P.S. dimenticavo Aurora: sicuramente si sono guadagnati una dose industriale di maledizioni ed accidenti da parte degli acquirenti della prima serie delle Optima, che in tempi più o meno rapidi diventavano tutte bitorzolute. Non so se con un pò più di lungimiranza l'errore poteva essere evitato, ma credo che tra danno diretto (sostituzioni) e riflesso (immagine) il prezzo pagato sia stato piuttosto caro. Va comunque detto che la fabbrica Torinese non mi pare abbia mai tentato di sfuggire alle proprie responsabilità ed ancora oggi, ad oltre un decennio di distanza, provveda alla sostituzione delle penne della prima serie con l'esclusione del gruppo scrittura, che viene conservato, a condizioni decisamente vantaggiose per il proprietario della penna. Al quale tuttavia restano le giuste rimostranze per il fatto che la penna non è più la stessa ed il colore non identico: nel caso di un regalo od un ricordo particolarmente caro, non è cosa trascurabile.



Offline Parcival

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Re:Perché le penne italiane moderne devano fare schifo?
« Risposta #1 il: Marzo 22, 2018, 20:37:06 pm »
OMG!!! :set2010089:

Offline solido

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Re:Perché le penne italiane moderne devano fare schifo?
« Risposta #2 il: Marzo 23, 2018, 08:33:44 am »
Concordo pienamente Tubi.

Offline stefano_R

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Re:Perché le penne italiane moderne devano fare schifo?
« Risposta #3 il: Marzo 23, 2018, 12:01:08 pm »
....Help...una galleria degli orrori!!!
Che dire, argomentazioni inoppugnabili, motivate e circostanziate.
Come non concordare.......e come non dispiacersi per la tristezza di veder andare disperso un settore artigianale, commerciale e di valore tecnico nel quale l'Italia potrebbe continuare a dire la sua.
Riflettiamo...............

Offline Mirco

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Re:Perché le penne italiane moderne devano fare schifo?
« Risposta #4 il: Marzo 23, 2018, 12:11:30 pm »
Sei stato battezzato da piccolo? ;) A me finora ( terque, quaterque, testiculis tactis, omnia pericula fugat) non è mai capitato nulla... :D

Online Giuseppe Tubi

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Re:Perché le penne italiane moderne devano fare schifo?
« Risposta #5 il: Marzo 23, 2018, 16:21:31 pm »
Guarda, a parte che a suo tempo sono stato regolarmente battezzato, A quelle che mi capita di sentire e di vedere non sono che uno tra i tanti che si è ritrovato per le mani penne imputridite; solo su questo forum testimonianze di Visconti Voyager finite in pezzi se ne contano parecchie.
Non sarai mica tu invece che al battesimo sei scivolato e nell'acqua santa ci hai fatto il bagno?

Offline Mirco

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Re:Perché le penne italiane moderne devano fare schifo?
« Risposta #6 il: Marzo 23, 2018, 16:28:11 pm »
Credo di aver battuta la testa sull'acquasantiera, e così sono rimasto un pò intronato con l'acqua santa che mi è penetrata nella zucca... ;) Scherzi a parte, a parte un paio di cristallizzate, non mi è mai capitato altro... :)

Online turin-pens

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Re:Perché le penne italiane moderne devano fare schifo?
« Risposta #7 il: Marzo 23, 2018, 21:04:21 pm »
Aggiungo il carico da 12, come ha già detto il Tubo e ricordando quanto già mostrato in questo topic e nel topic sulla cristallizzazione vi racconto una piccola recente scoperta fatta proprio sul medesimo modello realizzato da Delta, rotta nello stesso modo è giunta tra le nostre mani per tentare la ricostruzione completa della giunzione. Ora tralasciando la ricostruzione in se e la pessima qualità costruttiva della penna, due cose ci sono saltate all'occhio, la prima è che la levetta si smonta soltanto a guardarla e la seconda ancora più grave è che le finiture Delta sono tutt'altro che dorate, anzi di oro proprio non se ne trova nemmeno una minuscola particella! Il barbatrucco escogitato da Delta è quello di lucidare più o meno a specchio le parti metalliche e poi, trattarle con un velo sottilissimo di resina epossidica trasparente tipo flating!

Aziende che lavorano in questo modo, meritano di fallire, devono fallire.

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Online Giuseppe Tubi

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Re:Perché le penne italiane moderne devano fare schifo?
« Risposta #8 il: Marzo 23, 2018, 21:31:04 pm »
Credo di aver battuta la testa sull'acquasantiera, e così sono rimasto un pò intronato con l'acqua santa che mi è penetrata nella zucca... ;) Scherzi a parte, a parte un paio di cristallizzate, non mi è mai capitato altro... :)
Guarda, nel primo pomeriggio mi ha telefonato un amico collezionista che ha letto il post ma che non scrive sul forum per sua scelta: mi ha esternato la sua totale condivisione di quanto scritto, facendomi un elenco di penne moderne che gli si sono distrutte: ricordo che ha menzionato, tra le altre, la Tibaldi Iride (Stipula), La Ercolessi (Omas) ed - anche lui - la Delta Pompei. Su quest'ultima ha avuto la fortuna di accorgersi del problema ad uno stato meno avanzato e soprattutto che la scoperta è stata fatta quando la Delta era ancora in attività: penna riparata gratis e tante scuse. Però se volevano essere davvero corretti e guadagnarsi la stima dei loro clienti avrebbero dovuto fare almeno qualche timido appello sulle riviste ed i forum invitando i possessori delle Pompei a verificare le loro penne e nel caso di riscontrate anomalie, spedirle alla fabbrica. Invece zitti e coperti...
Mi viene in mente che diverso tempo fa ero entrato in possesso di una Omas "Arte Italiana" in celluloide marmorizzata blu - nera. Ricordo che le penne di quella collezione agli inizi degli anni '90 costavano 1,2 milioni di lire, che erano davvero tanti soldi per una penna.
Dopo qualche tempo ho notato qualche piccolo, iniziale accenno di un sospetto viraggio del colore blu verso un fuxia. La cosa m'insospettì alquanto e decisi che tutto sommato era prudente disfarsene. La vendetti su eBay, sentendomi un pò come chi ha passato "l'ometto nero", ma francamente non potevo dare per certo che il fenomeno si accentuasse o degenerasse. Era solo un sospetto.
Dopo qualche anno, non ricordo se su questo forum o altrove, ne fu mostrata una che era ormai divenuta fuxia al 50% ed in seguito un'altro esemplare che aveva concluso il suo percorso evolutivo e si era disgregata, tipo il puntale della mia Pompei. 

Offline Parcival

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Re:Perché le penne italiane moderne devano fare schifo?
« Risposta #9 il: Marzo 24, 2018, 01:23:43 am »
Ho una penna /rollerball/ Delta Pompei. C'è un problema con un rivestimento d'oro.

Offline Stefano Cantini

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Re:Perché le penne italiane moderne devano fare schifo?
« Risposta #10 il: Marzo 24, 2018, 07:30:13 am »
Sono perfettamente d'accordo nel manifestare questo disagio anche perché vittima io stesso del problema segnalato.
Qualche anno fa ho regalato ad un mio carissimo amico e collega medico con cui dovevo sdebitarmi, una Visconti Voyager corallo, all'apparenza bellissima e - allora pensavo - anche penna prestigiosa.
Non ho mai acquistato molte penne così dette moderne perché da sempre cerco di accumulare ed usare anche sul lavoro le vintage; dovendo però fare un regalo, optai per una Visconti.
Nel corso degli anni non avevo mai più visto il mio amico usare quella penna, pur sapendo che scrive correntemente con la stilo nel suo studio, per cui, avendo con lui abbastanza confidenza, mi sono fatto coraggio e ho chiesto come mai.
Lui, un po' imbarazzato, ha aperto un cassetto e mi ha mostrato un sacchetto con i resti gelosamente custoditi che potete vedere nelle foto qui di seguito.







Dopo aver incalzato il mio amico so che l'autodistruzione è avvenuta progressivamente ma è iniziata dopo poco che l'aveva avuta in regalo.
La penna è sempre rimasta in ambulatorio, riposta in un cassetto, lontana dall'umidità o da altri fattori di rischio.
Se non avessi chiesto io, ovviamente trattandosi di un regalo, non avrei mai saputo di questo fatto.
E' stata davvero una forte delusione perché per me la penna aveva la pretesa di costituire un regalo importante e il prezzo pagato non fu irrisorio a fronte di un risultato equivalente ad una brutta figura.
A dir la verità un problema analogo ma limitato al solo restringimento della celluloide l'ho avuto con una Optima auroloide marrone degli anni 80, bellissima.
In questo caso però devo dire che Aurora recentemente, dopo qualche scambio di mail ed un chiarimento telefonico, mi ha sostituito  corpo e cappuccio della penna con un altro colore, mantenendo pennino e alimentatore, tutto gratis. Errore ammesso ma dimostrazione di grande serietà.
Ho scritto alla Visconti sentiamo che dicono.
Per telefono mi hanno proposto l'acquisto con sconto di un'altra penna in sostituzione ma mi sembra una soluzione un po' ipocrita: se si riconosce il problema si deve anche offrire la sostituzione, o no?

stefano

Online Giuseppe Tubi

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Re:Perché le penne italiane moderne devano fare schifo?
« Risposta #11 il: Marzo 24, 2018, 08:41:38 am »
Ho una penna /rollerball/ Delta Pompei. C'è un problema con un rivestimento d'oro.
Se vuoi un consiglio, liberatene in fretta. Quello che è successo alle altre Pompei fa pensare che i difetti che riscontri, anche se per adesso lievi, sono sintomo di esalazioni acide portate dal degrado del materiale.

Online Giuseppe Tubi

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Re:Perché le penne italiane moderne devano fare schifo?
« Risposta #12 il: Marzo 24, 2018, 08:49:41 am »
Sono perfettamente d'accordo nel manifestare questo disagio anche perché vittima io stesso del problema segnalato.
Qualche anno fa ho regalato ad un mio carissimo amico e collega medico con cui dovevo sdebitarmi, una Visconti Voyager corallo, all'apparenza bellissima e - allora pensavo - anche penna prestigiosa.
Non ho mai acquistato molte penne così dette moderne perché da sempre cerco di accumulare ed usare anche sul lavoro le vintage; dovendo però fare un regalo, optai per una Visconti.
Nel corso degli anni non avevo mai più visto il mio amico usare quella penna, pur sapendo che scrive correntemente con la stilo nel suo studio, per cui, avendo con lui abbastanza confidenza, mi sono fatto coraggio e ho chiesto come mai.
Lui, un po' imbarazzato, ha aperto un cassetto e mi ha mostrato un sacchetto con i resti gelosamente custoditi che potete vedere nelle foto qui di seguito.
Dopo aver incalzato il mio amico so che l'autodistruzione è avvenuta progressivamente ma è iniziata dopo poco che l'aveva avuta in regalo.
La penna è sempre rimasta in ambulatorio, riposta in un cassetto, lontana dall'umidità o da altri fattori di rischio.
Se non avessi chiesto io, ovviamente trattandosi di un regalo, non avrei mai saputo di questo fatto.
E' stata davvero una forte delusione perché per me la penna aveva la pretesa di costituire un regalo importante e il prezzo pagato non fu irrisorio a fronte di un risultato equivalente ad una brutta figura.
A dir la verità un problema analogo ma limitato al solo restringimento della celluloide l'ho avuto con una Optima auroloide marrone degli anni 80, bellissima.
In questo caso però devo dire che Aurora recentemente, dopo qualche scambio di mail ed un chiarimento telefonico, mi ha sostituito  corpo e cappuccio della penna con un altro colore, mantenendo pennino e alimentatore, tutto gratis. Errore ammesso ma dimostrazione di grande serietà.
Ho scritto alla Visconti sentiamo che dicono.
Per telefono mi hanno proposto l'acquisto con sconto di un'altra penna in sostituzione ma mi sembra una soluzione un po' ipocrita: se si riconosce il problema si deve anche offrire la sostituzione, o no?

stefano
Ecco un'altra testimonianza di un ennesimo bidone che ha pure l'aggravante di essere stato inconsapevolmente "girato" in regalo.
Il tutto è emblematico: uno vuole evitare di regalare la solita, inflazionata, penna con la stellina bianca optando per un prodotto decisamente più artigianale, esclusivo e raffinato e deve pentirsene amaramente.
Mi piacerebbe sapere se di queste Voyager ne è sopravvissuta una che è una....

Offline Mirco

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Re:Perché le penne italiane moderne devano fare schifo?
« Risposta #13 il: Marzo 24, 2018, 08:54:08 am »
Sono perfettamente d'accordo nel manifestare questo disagio anche perché vittima io stesso del problema segnalato.
Qualche anno fa ho regalato ad un mio carissimo amico e collega medico con cui dovevo sdebitarmi, una Visconti Voyager corallo, all'apparenza bellissima e - allora pensavo - anche penna prestigiosa.
Non ho mai acquistato molte penne così dette moderne perché da sempre cerco di accumulare ed usare anche sul lavoro le vintage; dovendo però fare un regalo, optai per una Visconti.
Nel corso degli anni non avevo mai più visto il mio amico usare quella penna, pur sapendo che scrive correntemente con la stilo nel suo studio, per cui, avendo con lui abbastanza confidenza, mi sono fatto coraggio e ho chiesto come mai.
Lui, un po' imbarazzato, ha aperto un cassetto e mi ha mostrato un sacchetto con i resti gelosamente custoditi che potete vedere nelle foto qui di seguito.
Dopo aver incalzato il mio amico so che l'autodistruzione è avvenuta progressivamente ma è iniziata dopo poco che l'aveva avuta in regalo.
La penna è sempre rimasta in ambulatorio, riposta in un cassetto, lontana dall'umidità o da altri fattori di rischio.
Se non avessi chiesto io, ovviamente trattandosi di un regalo, non avrei mai saputo di questo fatto.
E' stata davvero una forte delusione perché per me la penna aveva la pretesa di costituire un regalo importante e il prezzo pagato non fu irrisorio a fronte di un risultato equivalente ad una brutta figura.
A dir la verità un problema analogo ma limitato al solo restringimento della celluloide l'ho avuto con una Optima auroloide marrone degli anni 80, bellissima.
In questo caso però devo dire che Aurora recentemente, dopo qualche scambio di mail ed un chiarimento telefonico, mi ha sostituito  corpo e cappuccio della penna con un altro colore, mantenendo pennino e alimentatore, tutto gratis. Errore ammesso ma dimostrazione di grande serietà.
Ho scritto alla Visconti sentiamo che dicono.
Per telefono mi hanno proposto l'acquisto con sconto di un'altra penna in sostituzione ma mi sembra una soluzione un po' ipocrita: se si riconosce il problema si deve anche offrire la sostituzione, o no?

stefano
Ecco un'altra testimonianza di un ennesimo bidone che ha pure l'aggravante di essere stato inconsapevolmente "girato" in regalo.
Il tutto è emblematico: uno vuole evitare di regalare la solita, inflazionata, penna con la stellina bianca optando per un prodotto decisamente più artigianale, esclusivo e raffinato e deve pentirsene amaramente.
Mi piacerebbe sapere se di queste Voyager ne è sopravvissuta una che è una....

Beh, io, tra la mia collezione, sinora quasi tutte penne datate, salvo gli ultimissimi acquisti, non ho manco una Visconti, Delta o altre marche "nuove" che parrebbero blasonate, e stavo pensando di prenderne una o due all' occasione...mi avete fatto ricredere...nisba, farò senza, la collezione resterà felicemente monca, a sto punto... ;)

Offline diridolfof

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Re:Perché le penne italiane moderne devano fare schifo?
« Risposta #14 il: Marzo 24, 2018, 10:11:17 am »
Sono perfettamente d'accordo nel manifestare questo disagio anche perché vittima io stesso del problema segnalato.
Qualche anno fa ho regalato ad un mio carissimo amico e collega medico con cui dovevo sdebitarmi, una Visconti Voyager corallo, all'apparenza bellissima e - allora pensavo - anche penna prestigiosa.
Non ho mai acquistato molte penne così dette moderne perché da sempre cerco di accumulare ed usare anche sul lavoro le vintage; dovendo però fare un regalo, optai per una Visconti.
Nel corso degli anni non avevo mai più visto il mio amico usare quella penna, pur sapendo che scrive correntemente con la stilo nel suo studio, per cui, avendo con lui abbastanza confidenza, mi sono fatto coraggio e ho chiesto come mai.
Lui, un po' imbarazzato, ha aperto un cassetto e mi ha mostrato un sacchetto con i resti gelosamente custoditi che potete vedere nelle foto qui di seguito.







Dopo aver incalzato il mio amico so che l'autodistruzione è avvenuta progressivamente ma è iniziata dopo poco che l'aveva avuta in regalo.
La penna è sempre rimasta in ambulatorio, riposta in un cassetto, lontana dall'umidità o da altri fattori di rischio.
Se non avessi chiesto io, ovviamente trattandosi di un regalo, non avrei mai saputo di questo fatto.
E' stata davvero una forte delusione perché per me la penna aveva la pretesa di costituire un regalo importante e il prezzo pagato non fu irrisorio a fronte di un risultato equivalente ad una brutta figura.
A dir la verità un problema analogo ma limitato al solo restringimento della celluloide l'ho avuto con una Optima auroloide marrone degli anni 80, bellissima.
In questo caso però devo dire che Aurora recentemente, dopo qualche scambio di mail ed un chiarimento telefonico, mi ha sostituito  corpo e cappuccio della penna con un altro colore, mantenendo pennino e alimentatore, tutto gratis. Errore ammesso ma dimostrazione di grande serietà.
Ho scritto alla Visconti sentiamo che dicono.
Per telefono mi hanno proposto l'acquisto con sconto di un'altra penna in sostituzione ma mi sembra una soluzione un po' ipocrita: se si riconosce il problema si deve anche offrire la sostituzione, o no?

stefano
La soluzione proposta da Visconti somiglia ai cartelli negli autogrill: se non ti è piaciuto il caffè te ne prepariamo un altro. Praticamente ti puniscono perché ti fa schifo. Conviene dire che lo trovi squisito così eviti di doverne bere pure un altro.
Nel caso di Visconti c'è l'aggravante che pretendono pure di essere pagati per la seconda penna. Almeno in autogrill la seconda ciofeca la offrono gratis...

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