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Le innovazioni della Wahl - Eversharp

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Giuseppe Tubi:
PREMESSA: molte volte si è parlato sul forum del caricamento a depressione, o a siringa inversa e di come questo sia tanto affascinante nella sua semplicità ma di come il suddetto, quasi fosse segnato da una maledizione, non abbia mai potuto esprimere appieno le sue potenzialità in quanto in quanto alcune sue criticità connesse al grande volume interno disponibile ed alla conseguente capacità di riempimento non riuscivano ad essere risolte con le tecnologie e le conoscenze dell'epoca. Molti costruttori inglesi, americani ed italiani si sono cimentati con questa tecnica, ma uno dopo l'altro hanno dovuto gettare la spugna per l'insoddisfazione e le lamentele della clientela ed abbandonare questo sistema di riempimento.

Di recente ho acquistato per una trentina di euro la Doric che vedete nelle foto: un pennino spuntato (che avevo da sostituire), la clip un po' storta ed una descrizione non proprio invogliante hanno tenuto lontano i concorrenti ed ora che la penna è completamente revisionata, direi che sia stato un ottimo acquisto.
Ma la cosa di cui voglio parlare sono le "sorprese" tecniche che ho trovato nello smontarla, che dimostrano come la Wahl - Eversharp abbia forse più di chiunque altro creduto nel sistema a depressione ed abbia quindi provato con vari espedienti a migliorarlo. Non sono documentato in merito ma non mi stupirei se fosse stata anche l'ultima ad arrendersi ed abbandonarlo.
Ci sono alcuni accorgimenti anche nella zona del diaframma, ma nulla di particolarmente significativo; le cose più importanti sono concentrate nel puntale, dal quale può essere separato il porta pennino, anch'esso dotato di un ingegnoso sistema che chiude l'afflusso d'inchiostro quando viene calzato il cappuccio.
Si può vedere sull'imboccatura interna della sezione una barretta leggermente decentrata che ha il compito di deviare lateralmente alberino e diaframma lasciando uno spazio più ampio di quello fisiologico per il deflusso dell'inchiostro. Da notare anche la parte mancante nella filettatura (non è una rottura) anch'essa verosimilmente realizzata per dare il massimo spazio alla discesa dell'inchiostro. Poco al di sotto è visibile all'interno del puntale un diaframma con un foro di dimensione ridotta dove agisce il terminale conico connesso alla linguetta che spunta dal bordo del porta pennino (e del puntale quando questo è montato). Avvitando la penna nel cappuccio la linguetta appoggia sull'interno cappuccio e rientra spingendo all'interno il cono a cui è collegata che va a chiudere il foro del diaframma di cui sopra. Una piccola molla riporta il tutto nella posizione iniziale quando si estrae la penna dal cappuccio.
Non so se questo meccanismo sia stato utilizzato dalla casa americano esclusivamente sulle penne con carica a depressione od anche su altre.

Giuseppe Tubi:
Segue una piccola prova di scrittura; nulla a che spartire con quelle di Fenice & Fenomeno, ma era giusto alla fine del restauro farci un giro.

Gong-oh:
 :set2010035:

Urca!

Tutto bellissimo.
Penna, celluloide, particolari, spiegazione e anche firma, che fa proprio tanto: Tubi.

Giuseppe Tubi:

--- Citazione da: Gong-oh - Luglio 30, 2016, 09:49:41 am --- :set2010035:

Urca!

Tutto bellissimo.
Penna, celluloide, particolari, spiegazione e anche firma, che fa proprio tanto: Tubi.

--- Termina citazione ---
Ma grazie!

maxpen2012:
Bravo Tubi, e grazie per mostrarci sempre il frutto delle tue ricerche...
Questi tuoi ritrovamenti dimostrano inoltre quanto sia "provinciale" il
nostro atteggiamento di sufficienza verso il mondo delle stilografiche americane...
Certo le italiane sono spesso più "scenografiche" e sontuose ma il nostro debito
dal punto di vista tecnico e ingegneristico nei confronti degli U.S.A, vera patria di
origine delle stilo è enorme e innegabile...
L'unico produttore italiano a non aver copiato dal Nuovo Mondo,  è il nostro
grande ed originale Genio della Penna Italica, onore a Lui, tu sai a chi mi riferisco...
Te ne invio una immagine giovanile (era anche un bel fioeu)...

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