Autore Topic: Minerva Ellittica tartaruga  (Letto 6550 volte)

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Online turin-pens

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R: Re:Minerva Ellittica tartaruga
« Risposta #15 il: Marzo 01, 2013, 19:52:40 pm »
Vorrei fare ancora una riflessione sull'argomento Minerva; un pò collaterale a quello trattato, ma nemmeno troppo.
Si tratta della Minerva Trasparente e della sua collocazione temporale. Purtroppo è una penna di cui non possiedo neppure un esemplare; me ne sono capitate alcune nere, ma francamente in quel colore mi ha suscitato davvero poche pulsioni...
Mi scuserà quindi il buon Gigi se per il ragionamento che vado a fare prendo in prestito una sua foto del forum. Ma veniamo al dunque.
Omas adotta il caricamento a stantuffo "classico" nella produzione posteriore a Lucens ed Extra Lucens, a quanto ci dicono i testi intorno al 1946. Sembrerebbe farlo con una serie di penne dalla forma classica, battezzate a seconda del formato 557, 556, 555, ma che portano inciso il solo marchio Omas Extra. Il meccanismo adottato ricorda molto quello della Pelikan 100N: l'intero gruppo può essere separato tramite una ghiera collocata tra fondello girevole e corpo.
Non se ne conosce, direi, il motivo, ma dopo un paio d'anni Omas cambia radicalmente il proprio caricamento a stantuffo, ed anche se esteriormente l'unica differenza visibile è la mancanza della ghiera che separa il corpo dal fondello, meccanicamente le differenze sono sostanziali: all'interno del corpo sono infatti ora ricavate le guide che impediscono la rotazione del pistone, ovvero la penna è parte integrante del sistema di carica.
Nelle foto si può vedere come sia la penna nera (556) con tre anelli al cappuccio, sia la penna da scrivania, sia la Minerva trasparente adottino uno stantuffo del primo tipo. La Milord grigia mostra invece il secondo tipo di meccanismo.
Verrebbe quindi da pensare che la "Trasparente" appartenga al periodo in cui la produzione a marchio Minerva da parte della proprietaria Omas avveniva "in house"; data la limitata durata dello stantuffo del primo tipo, viene altresì da ritenere che le penne riprodotte debbano essere più o meno coeve. Eppure anche i testi più recenti datano la Trasparente addirittura di una decina d'anni antecedente alle Omas, indicando per i primi modelli "di transizione" con il fondello zigrinato, la metà degli anni trenta come inizio produzione.
Anche volendo lecitamente immaginare che la casa bolognese abbia voluto utilizzare il marchio Minerva per testare le reazioni del mercato, lo scarto è decisamente eccessivo.
Personalmente sono dell'idea che, fatta salva la mancanza di prove certe, la datazione della Trasparente debba essere posticipata.
Il forum che ne pensa?
P.S. forse sarebbe da valutare l'opportunità di uno spostamento nel "brianstorming"
   

Ormai è venerdì, la settimana lavorativa per me termina qui e finalmente posso dedicarmi con tranquillità alle nostre amate penne.
Onestamente, trovo il discorso che si sta andando a formare sulla Minerva ellittica molto interessante e ritengo sensato spostarlo nella sezione Brainstorming.

Detto questo, parlando con tutta onestà e dopo aver letto varie volte da cima a fondo sia il libro Omas di Dolcini che la sezione Omas dell'enciclopedia di Letizia, sono dell'idea che la storia Minerva all'interno del mondo Omas sia leggermente diversa da quella descritta nei libri e che tutti noi abbiamo fino ad oggi pensato.
Dico questo non perché abbia antipatia per la Omas ma semplicemente perché nella sua storia non so voi ma io vi ho sempre trovato delle dissonanze anche piuttosto evidenti sia dal punto di vista produttivo che dal punto di vista tecnico (cose per altro che ho ampiamente detto più volte proprio qui sul forum).
Tutto questo però nel corso del tempo mi ha fatto anche mettere in discussione alcune cose su altri marchi come Columbus, SAFIS etc... che allo stato attuale delle cose, li ritengo molto più collegati tra di loro anche se con rapporti sostanzialmente differenti.

È risaputo e lo riporta anche Letizia nella sua enciclopedia dei legami tra Ercolessi, Verga e Simoni ma anche i legami che quest'ultimo aveva con Zannini fondatore dell'Ancora. Tra tutti questi Simoni era certamente la persona dalle origini economicamente più modeste cosa peraltro storicamente documentata dalla Zamboni azienda in cui Simoni lavorò come meccanico.
Questo però non significa sminuire le capacità e le conoscenze tecniche di Simoni ma che semplicemente in quel periodo e per gli anni seguenti non aveva la potenza economica per avviare una fabbrica di penne stilografiche da zero, "limitandosi" all'apertura di una officina meccanica probabilmente meno costosa e meno impegnativa rispetto ad una fabbrica di penne stilografiche.

Non dimentichiamo e anche qui la storia parla chiaro che le aziende italiane furono avviate da persone con una forte se non addirittura esagerata disponibilità economica, esempio lampante è l'Aurora di proprietà di Isaia Levi potente industriale tessile e non solo, La Montegrappa fondata dai conti Marzotto, Columbus dei Verga una delle famiglie più facoltose dell'intera lombardia, SAFIS società anonima con un capitale massiccio etc...

Simoni invece per quanto bravo, capace e geniale, non aveva tutti quei fondi e questo già spiega molte cose sull'avvio dell'officina meccanica e il successivo salto produttivo avvenuto molti anni dopo.

Altra testimonianza risiede nel fatto che aziende molto grandi e attrezzate, come Aurora, Columbus, Montegrappa, Ancora, SAFIS etc... realizzavano la propria produzione di punta e sottomarche sulla stessa base tecnica e stilistica. Omas invece piccola quanto un'officina stando a quello che si legge sui libri era in grado nello stesso periodo di realizzare contemporaneamente non soltanto le sue penne ma anche le richieste di Zerollo,  Quadretti, Webber, Tantini, Mengoni, The Scotland, The King, Ercolessi etc...

Capiamoci bene grandi aziende standardizzano il più possibile, Omas invece varia tantissimo e produce tantissimo possibile? Economicamente sostenibile per una officina? e questa come può essere competitiva con chi ha oltre 350 dipendenti in organico?

Io sono dell'idea che Simoni date le sue capacità tecniche e i legami con molti industriali, seppe comprendere di volta in volta a chi, come, dove e quando delegare la propria produzione un po' all'Ancora, un po' alla Columbus, un po' alla SAFIS, un po' alla Comit (pennini) per poi apporvi il proprio marchio e in taluni casi anche quello Minerva, Medusa etc... questo almeno fino al 1935-1936 quando probabilmente disponendo a quel punto di fondi sufficienti, riuscì finalmente a trasformare la sua officina in una vera fabbrica di penne stilografiche lanciando prima la Lucens e poi la Extra Lucens delegando però ancora la produzione dei pennini alla Comit, cosa del resto plausibile e in atto ancora oggi dato l'alto costo e il gran numero di macchinari necessari alla loro realizzazione (senza contare il costo dell'oro e la necessità di conservarlo in un posto blindato).

Tutto questo cosa c'entra con la Minerva? Che secondo me soltanto le ultime furono realizzate direttamente in Omas, mentre tutte le altre furono anche dopo l'acquisizione del marchio da parte di Simoni realizzate esternamente.

Ovviamente oltre a questo, c'è anche da riconsiderare il collocamento temporale dei vari modelli Minerva che come dice il nostro Tubi, dovrebbero essere ricollocate.

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