Autore Topic: Security pen  (Letto 12419 volte)

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Offline fabbale

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Re: Security pen
« Risposta #15 il: Giugno 14, 2011, 16:34:03 pm »
Vero, questa storia della Fifht Av. non la sapevo nemmeno io...

Bella poi la storia della penna che ti hanno regalato; mi piacerebbe sapere di ogni penna che possiedo di chi è stata (escludendo Mr. P nei vari passaggi di mano), ma purtroppo se non per qualche d'una è un sogno irrealizzabile.
Le ultime due che mi sono capitate infatti,  mi sono state "date" dalla nipote di un dirigente della RIV di Torino (oggi SKF) che le aveva avute come premio produzione.

Online turin-pens

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Re: Security pen
« Risposta #16 il: Giugno 14, 2011, 16:51:42 pm »
Secondo me è opportuno accantonare e non più utilizzare il termine transizionale in quanto come negli orologi completamente fuorviante.
Bisogna ricordare che essendo la penna un prodotto industriale, pensato per poter essere replicato sostanzialmente all'infinito, con i materiali in quel preciso momento disponibili, è facile pensare che le produzioni di penne con giunzione e altri dettagli in tinta con il resto della penna, fosse parallela alla produzione priva di questa caratteristiche.
Produzione precedente, successiva, contemporanea oppure di transizione, sono termini che mal si adattano ad un prodotto che come è stato detto prima è fatto per essere prodotto in migliaia di pezzi.

Ricordiamoci che le fabbriche, hanno sempre variato le produzioni senza preavviso e che ieri come oggi questo è ben evidenziato alla voce "ogni prodotto è soggetto a variazioni senza preavviso" .
Penso che nella cezione rigorosa del termine, tu abbia assolutamente ragione.
"Transizionale" tuttavia, seppur improprio, rende abbastanza bene l'idea  -non tanto nei casi simili a quello citato per le diverse colorazioni del puntale- quanto quelli che si verificavano quando le aziende (è verosimile pensare che in particolar modo accadesse con le più piccole) "smaltivano" la rimanenze di un vecchio modello utilizzando parti del nuovo, probabilmente in contemporanea produzione.
Generalmente la cosa era limitata a particolari (arcinoto il caso delle Duofold col pennino vacumatic) e condivido che definire queste penne quali modelli di transizione è del tutto fuoriluogo. Analoche considerazioni valgono per una Endura in mio possesso che monta la più affusolata clip della Nozac, altre al contrario montano pennini antecedenti. Qualcosa di più "vistoso" potrebbe essere accaduto nella ricostruzione delle vicende della Security raccontateci da Pedewall: è verosimile che la National Pen, subentrata, abbia utilizzato cappucci della vecchia produzione abbinandoci un corpo probabilmente progettato per un modello successivo o comunque per un modello del loro catalogo.


Io le definirei semplicemente varianti, così come ci sono varianti di auto, moto, e specie di animali, piante etc...

Offline Giuseppe Tubi

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Re: Security pen
« Risposta #17 il: Giugno 14, 2011, 17:03:36 pm »
Vero, questa storia della Fifht Av. non la sapevo nemmeno io...

Bella poi la storia della penna che ti hanno regalato; mi piacerebbe sapere di ogni penna che possiedo di chi è stata (escludendo Mr. P nei vari passaggi di mano), ma purtroppo se non per qualche d'una è un sogno irrealizzabile.
Le ultime due che mi sono capitate infatti,  mi sono state "date" dalla nipote di un dirigente della RIV di Torino (oggi SKF) che le aveva avute come premio produzione.
Quoto!!!!
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Infatti una Duofold Junior arancione sarebbe piuttosto banale da rimpiazzare in collezione con una Senior. Ma qui è tutta un'altra storia, proprio perché ne conosco il passato. Ne racconto un'altra: lo stesso ometto mi regalò anche una Omas extra verde-nera, mis. grande, primo tipo, a leva. Ero agli inizi e mi sembrava di sognare!
Mi raccontò la storia anche di quella penna:
Era all'epoca a fare il militare ed aveva con se una Jotter che il papà gli aveva portato da uno dei viaggi in America. In Italia, all'epoca, era un oggetto da fantascienza ed un sergente che sbavava dalla voglia di possederla gli offrì in cambio la sua Omas. Lui rifiutò con sdegno, definendo la Omas un oggetto obsoleto, imparagonabile con la Jotter (!!!).
L'altro insistette, per giorni e giorni, rinnovando la sua offerta.
Alla fine lui cedette ed accettò lo scambio, perchè sul piatto fu aggiunta anche una licenza!
Certo che a quel tempo nessuno avrebbe potuto immaginare l'attuale rapporto di valore tra una Omas extra ed una Jotter!
Anche questa penna naturalmente ha un posto speciale nella mia collezione.
Idea: perché non facciamo una rubrica "Storie di penne"? Ne ho già inserite due e chssà quante altre se ne potrebbero mettere insieme....

..... Ci sono penne che hanno scritto lettere d'amore,
lattere di minacce, calunnie,
segreti e diari,
prove d'esame che hanno dato svolte ad una vita,
firme di testimoni di nozze o di processi,
sentenze e testamenti,
calcoli e formule, manoscritti o scarabocchi,
invenzioni e liste della spesa....
Conoscerne la storia è conoscerne l'anima.

Offline fabbale

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Re: Security pen
« Risposta #18 il: Giugno 14, 2011, 17:20:05 pm »
Vero, questa storia della Fifht Av. non la sapevo nemmeno io...

Bella poi la storia della penna che ti hanno regalato; mi piacerebbe sapere di ogni penna che possiedo di chi è stata (escludendo Mr. P nei vari passaggi di mano), ma purtroppo se non per qualche d'una è un sogno irrealizzabile.
Le ultime due che mi sono capitate infatti,  mi sono state "date" dalla nipote di un dirigente della RIV di Torino (oggi SKF) che le aveva avute come premio produzione.
Quoto!!!!
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Infatti una Duofold Junior arancione sarebbe piuttosto banale da rimpiazzare in collezione con una Senior. Ma qui è tutta un'altra storia, proprio perché ne conosco il passato. Ne racconto un'altra: lo stesso ometto mi regalò anche una Omas extra verde-nera, mis. grande, primo tipo, a leva. Ero agli inizi e mi sembrava di sognare! Mi raccontò la storia anche di quella penna.
Era all'epoca a fare il militare ed aveva con se una Jotter che il papà gli aveva portato da uno dei viaggi in America. In Italia, all'epoca, era un oggetto da fantascienza ed un sergente che sbavava dalla voglia di possederla gli offrì in cambio la sua Omas. Lui rifiutò con sdegno, definendo la Omas un oggetto obsoleto, imparagonabile con la Jotter (!!!).
L'altro insistette, per giorni e giorni, rinnovando la sua offerta.
Alla fine lui cedette ed accettò lo scambio, anche perchè sul piatto fu aggiunta anche una licenza!
Certo che a quel tempo nessuno avrebbe potuto immaginare l'attuale rapporto di valore tra una Omas extra ed una Jotter!
Anche questa penna naturalmente ha un posto speciale nella mia collezione.
Idea: perché non facciamo una rubrica "Storie di penne"? Ne ho già inserite due e chssà quante altre se ne potrebbero mettere insieme....


 :set2010054:

Offline pedewall

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Re: Security pen
« Risposta #19 il: Giugno 18, 2011, 15:54:37 pm »

Torno sull’argomento per fornire alcune spiegazioni:
-   il contratto con Waterman non era assicurativo, ma gli cedevo i diritti del brevetto (dietro lauto compenso) che gli hanno permesso di produrre stilografiche;
-   a New York con le Duofold, se ne erano rotte due dello stesso colore di quella che hanno regalato ad Ignazio,ma nessuno ci ha badato;
-   le Jotter le davo in cambio di quelle vecchie penne rientranti in oro che servivano solo a sporcarsi le mani di inchiostro, mai accettate in cambio penne di celluloide che poi si rovinano;
-   il termine “transizionale”, non fa parte del vocabolario italiano, quindi è giusto non utilizzarlo anche se viene comunemente usato come aggettivo sostituendo  “di transizione”;
-   la National aveva acquistato il magazzino della fallita Security, non i brevetti quindi non poteva vendere penne come Security, ma solo come National, senza poter utilizzare il twist filler sino ad allora usato e presente nel magazzino.  Doveva quindi: incidere sulle stilo che vendeva il suo nome, modificare o rifare il corpo penna nel quale inserire un sistema di riempimento che aveva diritto ad usare come quello a leva laterale;
-   si possono trovare diverse scritte sul fermaglio della Security, inventato da John Kritkison, quelli noti sono: CLIP SECURITY, SETTLES SUPREMACY; sembrerebbe che SECURITY sia riportato solo in queste ultime produzioni;
-   se si ritiene che il termine “variante” sia migliore  di quello “di transizione”, va bene lo stesso, ma in ogni caso è appropriato, in quanto vengono modificate nell’aspetto (sistema di riempimento e nome) le ultime penne Security la cui produzione è arrivata a termine.
-   Aggiungo infine un ad, se verificate con attenzione il meccanismo di funzionamento del twist filler, mi sembra che rassomigli a qualcosa di visto in un forse famoso brevetto italiano, ma posso sempre sbagliare.

Offline fabbale

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Re: Security pen
« Risposta #20 il: Giugno 18, 2011, 17:26:49 pm »
Vaaaaaaaaai Paolo...

Complimenti a Te e Letizia e alla rivista Penna che date un pò di notizie che acculturano noi "ignoranti" che nei libri guardiamo solo le figure :set2010054:

Aggiungo anche io un doc sulle security che spiega il funzionamento del rullo.

Offline Wallygator

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Re: Security pen
« Risposta #21 il: Giugno 18, 2011, 18:51:22 pm »
 :set2010090:  :set2010090:

Offline Giuseppe Tubi

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Re: Security pen
« Risposta #22 il: Giugno 18, 2011, 19:15:17 pm »

Torno sull’argomento per fornire alcune spiegazioni:
-   il contratto con Waterman non era assicurativo, ma gli cedevo i diritti del brevetto (dietro lauto compenso) che gli hanno permesso di produrre stilografiche;
-   a New York con le Duofold, se ne erano rotte due dello stesso colore di quella che hanno regalato ad Ignazio,ma nessuno ci ha badato;
-   le Jotter le davo in cambio di quelle vecchie penne rientranti in oro che servivano solo a sporcarsi le mani di inchiostro, mai accettate in cambio penne di celluloide che poi si rovinano;
-   il termine “transizionale”, non fa parte del vocabolario italiano, quindi è giusto non utilizzarlo anche se viene comunemente usato come aggettivo sostituendo  “di transizione”;
-   la National aveva acquistato il magazzino della fallita Security, non i brevetti quindi non poteva vendere penne come Security, ma solo come National, senza poter utilizzare il twist filler sino ad allora usato e presente nel magazzino.  Doveva quindi: incidere sulle stilo che vendeva il suo nome, modificare o rifare il corpo penna nel quale inserire un sistema di riempimento che aveva diritto ad usare come quello a leva laterale;
-   si possono trovare diverse scritte sul fermaglio della Security, inventato da John Kritkison, quelli noti sono: CLIP SECURITY, SETTLES SUPREMACY; sembrerebbe che SECURITY sia riportato solo in queste ultime produzioni;
-   se si ritiene che il termine “variante” sia migliore  di quello “di transizione”, va bene lo stesso, ma in ogni caso è appropriato, in quanto vengono modificate nell’aspetto (sistema di riempimento e nome) le ultime penne Security la cui produzione è arrivata a termine.
-   Aggiungo infine un ad, se verificate con attenzione il meccanismo di funzionamento del twist filler, mi sembra che rassomigli a qualcosa di visto in un forse famoso brevetto italiano, ma posso sempre sbagliare.

:set2010001:
Grande.
Non riesco ad individuare quale penna italiana abbia un caricamento simile; quello che mi ricorda di più è uno di quelli utilizzati dalla Pen Co.
Dacci qualche indizio....

Offline pedewall

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Re: Security pen
« Risposta #23 il: Giugno 18, 2011, 20:19:47 pm »

Gli indizi: iniziare a verificare il libro di Letizia, secondo volume pag 123 figura in alto; poi recuperare il brevetto USA 1,784,078 del 1930 che non mi risulta l'inventore abbia mai utilizzato, perchè? (non ho la risposta)  poi confrontateli.
Quanti altri in Italia utilizzavano questo sistema di caricamento? non ritrovo gli appunti per dirvi chi erano, ma erano almeno in due.

Offline Giuseppe Tubi

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Re: Security pen
« Risposta #24 il: Giugno 18, 2011, 20:43:52 pm »

Gli indizi: iniziare a verificare il libro di Letizia, secondo volume pag 123 figura in alto; poi recuperare il brevetto USA 1,784,078 del 1930 che non mi risulta l'inventore abbia mai utilizzato, perchè? (non ho la risposta)  poi confrontateli.
Quanti altri in Italia utilizzavano questo sistema di caricamento? non ritrovo gli appunti per dirvi chi erano, ma erano almeno in due.

Sì, in effetti è davvero molto simile.
Certo che all'epoca si sbizzarrivano ad inventare sistemi sempre diversi, che però alla fin fine provocavano sempre lo schiacciamento del serbatoio da parte di una piattina: leva laterale, coin filler, button filler, push knob, levetta di fondo tipo Novum e tipo Superna, Cucchiaino Columbus ed anche questo twist filler, senz'altro soddisfacevano le esigenze commerciali di proporre qualcosa di nuovo e diverso, ma poco o nulla cambiavano in merito all'efficenza. 

Offline pedewall

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Re:Security pen
« Risposta #25 il: Maggio 02, 2014, 20:34:30 pm »

Passato ormai diverso tempo dall’inizio di questo post, posso tranquillamente farvi vedere una Security originale in ebanite, con sistema di carica a fondello rotante che, storcendo una barra, pressa il sacchetto interno; il tutto completo del suo ad (front), rear inserito.   
Il brevetto sia del fermaglio come del sistema di riempimento sono di KRITIKSON.

La descrizione della penna ed una breve storia del produttore era stata fatta.




















Online Parcival

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Re:Security pen
« Risposta #26 il: Maggio 02, 2014, 22:01:51 pm »
 :set2010090: :set2010090: :set2010090:

Offline Massimo

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Re:Security pen
« Risposta #27 il: Maggio 02, 2014, 22:08:42 pm »
In una delle ultime  foto, quello che sembra una serie di lame circolari che cos'è in realtà?

Offline Giuseppe Tubi

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Re:Security pen
« Risposta #28 il: Maggio 02, 2014, 22:23:29 pm »
E' il dispositivo dal quale la penna prende il nome "security". Se non ho capito male veniva passato sulla parte scritta di un assegno per impedirne la falsificazione; credo che incidendo la carta impediva di modificare lo scritto. Devo avere una riproduzione delle istruzioni, magari la inserisco.

Offline Massimo

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Re:Security pen
« Risposta #29 il: Maggio 02, 2014, 22:29:31 pm »
Grazie Tubi , se inserisci la tua riproduzione delle istruzioni te ne sono grato, sono curioso. :set2010001:

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