Autore Topic: Recensione: Platinum Mix Free Blu-Nero (mix)  (Letto 593 volte)

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Offline Phormula

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Recensione: Platinum Mix Free Blu-Nero (mix)
« il: Novembre 06, 2016, 19:31:16 pm »
Platinum “Mix Free” Blu Phormula
Vuole un Blu-Nero? Se lo faccia!

La ricerca della tonalità ideale di un colore è un percorso che può condurre qualsiasi stilografico che si rispetti ai confini della pazzia ed anche oltre. Al confronto, la ricerca del Sacro Graal è una gitarella da circolo di pensionati . Nei cassetti di qualsiasi appassionato giacciono calamai di inchiostro semivuoti e pacchetti di cartucce parzialmente utilizzati. Tutti acquistati con l’unico, irrinunciabile, imprescindibile obiettivo di trovare l’inchiostro perfetto per una certa penna. Tralasciando il fatto che la sfumatura perfetta di blu o di verde è come l’araba fenice, a volte sono i fabbricanti stessi a metterci del loro, perché riformulano un inchiostro, e a quel punto la sfumatura non è più quella, si è rotto l’incantesimo e da qualche parte qualche amante della stilografica che si rispetti è rimasto come una pianta con le radici al sole, privo della preziosa linfa vitale per la sua penna. Io, che sono un amante dei blu-neri, ho sperimentato questa sensazione quando ho trovato un inchiostro dal colore “quasi” perfetto, che però aveva lo spiacevole inconveniente di intasarmi le penne, abbinato a tempi di asciugatura biblici, al punto che l’ho dovuto abbandonare.
Alla fine, complice la disponibilità di Marco, ho deciso di provare a riprodurre questo inchiostro da me, utilizzando gli inchiostri Platinum “Mix Free”. Della serie: “Vuole un Blu-Nero? Se lo faccia!”

Premessa
Platinum è un produttore giapponese di strumenti di scrittura, non solo penne stilografiche le cui origini risalgono al 1919. Il marchio è poco noto da noi, nonostante la produzione di ottima qualità, all’altezza degli standard del paese del Sol Levante. Come tradizione per un produttore di un certo livello, alla gamma di strumenti di scrittura si affianca quella di inchiostri, sia in cartucce (in formato proprietario) che in calamaio, ai quali si aggiungono i kit per la pulizia della penna.
Punta di diamante della gamma di inchiostri è la serie dei “Mix Free” che, come il nome stesso suggerisce, sono stati formulati per essere mescolati tra loro senza problemi. Se si escludono alcune lodevoli eccezioni (come i Rohrer & Klingner non ferro gallici), tutti i fabbricanti escludono la possibilità di mescolare tra loro i propri inchiostri alla ricerca di nuove sfumature e men che meno quella di mescolare inchiostri di produttori diversi. Anzi, raccomandano una pulizia approfondita della penna ad ogni cambio di inchiostro. Nonostante questo, molti appassionati si sono improvvisati druidi, cimentandosi in formulazioni casalinghe, sia mescolando inchiostri, sia formulandoli da zero, con risultati spesso discutibili e quasi nessuna garanzia di stabilità nel tempo. In questo caso è esattamente l’opposto, non solo la casa dichiara che gli inchiostri di questa serie possono essere mescolati tra loro, ma si è spinta oltre, fornendo una guida alle varie combinazioni, un apposito kit di miscelazione ed un diluente per alleggerire la saturazione della tonalità risultante. Chiaramente questa è una possibilità aggiuntiva, nulla impedisce di utilizzare questi inchiostri in maniera tradizionale, cioè una tonalità per volta.
Spinto dalla curiosità e capitalizzando sulle mie conoscenze di fotografia ho deciso di provarci e mi sono procurato gli “ingredienti”, ovvero i tre calamai di Platinum “Mix Free” Aqua Blue (turchese), Aurora Blue (blu medio) e Smoke Black (nero), necessari per ottenere il Blu-Nero che avevo in mente, ovvero un blu-nero molto scuro con una leggerissima sfumatura verde.
Dopo avere fatto qualche prova con un contagocce, una provetta ed un pennino ad intinzione, sono arrivato alla conclusione che il rapporto ideale tra i tre era anche il più semplice, ovvero 1:1:1, per cui è stato sufficiente procurarsi un barattolino da 200 ml, travasare i tre calamai da 60 ml, mescolare il tutto e trasferire parte della miscela in un calamaio universale TWSBI Diamond 50 e il resto in due dei tre calamai originali. Niente di più semplice. Ho caricato una TWSBI Diamond 580 con pennino F e ho cominciato a scrivere.

Presentazione
L’unità di vendita è una scatola di plastica trasparente, che contiene il calamaio in vetro e un foglietto di istruzioni. Il colore è indicato con una etichetta bianca. Il calamaio ha una forma vagamente cubica, la capacità è di 60 ml. Chiaramente questi inchiostri non sono disponibili in cartucce.
Il calamaio è molto bello a vedersi, ma non molto funzionale, perché il fondo piatto e la forma cubica rendono difficile prelevare le ultime gocce di inchiostro, a meno di non inclinarlo su un lato ed armeggiare per mantenere il pennino completamente immerso, evitando di aspirare aria. Io ho preferito trasferire l’inchiostro in un calamaio universale TWSBI Diamond 50, imbattibile quanto a praticità.
Dal punto di vista del prezzo questo inchiostro si colloca in fascia media, con un costo di poco più di 10 Euro per 60 ml (circa 0,2 Euro per millilitro). Siamo al livello di un Pelikan della serie Edelstein. Chiaramente, volendo miscelare più inchiostri, si deve mettere in conto l’acquisto di più di un calamaio, quindi la spesa iniziale è maggiore, anche se poi ci si ritrova con una quantità di inchiostro maggiore. Se escludo qualche millilitro utilizzato per la messa a punto della formulazione, con una trentina di Euro mi sono trovato oltre 150 ml di inchiostro, sufficienti per scrivere a lungo.

Prestazioni
Premesso che la mia valutazione si riferisce alla miscela, non avendo voluto recensire ciascun singolo inchiostro nel dettaglio, alla fine mi sono trovato con la TWSBI caricata con un buon inchiostro, senza particolari eccellenze ma nemmeno difetti. Un buon cavallo di battaglia per l’uso quotidiano e per giunta di un colore che mi piace, e non poteva essere altrimenti visto che me lo sono formulato secondo i miei gusti.

Flusso e lubrificazione
Il flusso è nella media, non lo utilizzerei su penne dal flusso ridotto. Probabilmente è una caratteristica voluta, che ben si sposa con i pennini giapponesi, sottili ma relativamente abbondanti come flusso. Che sia un inchiostro adatto a penne dal pennino fine lo si intuisce anche dalla lubrificazione, che è decisamente sopra la media. Due caratteristiche che si sposano molto bene con quelle della mia TWSBI Diamond 580, che monta un pennino fine e che per il momento ho deciso di mantenere inchiostrata. Se dovessi dare un consiglio per questa mia formulazione personale, sceglierei appunto una penna giapponese o una Faber Castell con il pennino fine, cioè una penna con un buon flusso senza essere un annaffiatoio ed un pennino più sottile del medio europeo. Pur non avendo accumulato una lunga esperienza, non ho notato particolari problemi né di ripartenza anche dopo qualche minuto di sosta senza cappuccio, né dopo qualche giorno di mancato utilizzo.

Aspetto cromatico
Quello che cercavo, un blu nero molto scuro e molto saturo, con una leggerissima componente smeraldo, che ne evita lo scivolamento verso il magenta, caratteristica che mi ha tenuto alla larga da altri blu-neri, che in realtà sono dei viola-neri. Un ottimo inchiostro da uso quotidiano. Purtroppo la scansione non rende completamente giustizia, nella realtà è più saturo e la componente smeraldo è più evidente.  Non sfuma tantissimo per via della saturazione, credo che per esaltarne le sfumature avrei dovuto diluirlo leggermente non con acqua, per non perdere la lubrificazione, ma con l’apposito solvente. In questo modo avrei ottenuto una minore saturazione nelle zone meno cariche di inchiostro e quindi migliori sfumature. Viceversa, avendo intenzione di utilizzarlo in ufficio ho preferito puntare sulla leggibilità e sulla fotocopiabilità.

Feathering/Bleed Through
Complice il flusso non abbondantissimo e il pennino fine, sono praticamente assenti tutti e due, il che non può che farmi piacere, considerato il tipo di utilizzo che avevo in mente Va benissimo per scrivere fronte-retro sulla normale carta per fotocopie e con un po’ di cautela nella scelta della penna ci si può spingere anche oltre. In ufficio ho meno controllo sulla qualità della carta e volevo un blu scuro da utilizzare in alternativa al nero. Gli unici problemi (ma non è una novità) li ho avuti dal quaderno Moleskine.

Asciugatura/Resistenza all’acqua
I “Mix free” sono inchiostri a base di pigmenti organici (non mi risulta siano ferrogallici) e non vengono dati come permanenti. Ciononostante la resistenza all’acqua è notevolmente superiore a quella di altri inchiostri. Gli effetti del lavaggio sulla carta Rhodia da 90 g/m^2 sono visibili, ma le righe restano comunque estremamente leggibili. Non siamo ai livelli di eccellenza di un ferrogallico, ma poco ci manca. Questa è una situazione limite, la carta Rhodia presenta una superficie particolarmente vellutata, che non facilita l’assorbimento dell’inchiostro. Sono quindi le condizioni peggiori che si possano incontrare. Nella stessa situazione quasi tutti i miei altri inchiostri vengono completamente lavati via. Il tempo di “fuori pericolo”, dopo il quale è possibile toccare il testo o girare pagina senza problemi sulla carta Rhodia è di circa 10 secondi, quindi molto buono ed adatto all’impiego “on the office”, dove non sempre si può dare tutto il tempo che si vuole ad un inchiostro prima di girare pagina.  Su carta meno vellutata bastano davvero pochi secondi per essere al sicuro. Non ho ancora fatto prove di pulizia  di una penna dopo un lungo utilizzo, ma non ho avuto alcun problema nel pulire i barattoli, le provette e i contagocce che ho usato per mescolare l’inchiostro, utilizzando normale acqua corrente e nonostante non lo abbia fatto subito, per cui l’inchiostro si era leggermente rappreso.

Utilizzo consigliato


Ambienti di lavoro.
Sicuramente si. E’ un inchiostro che si presta benissimo alle comunicazioni formali, il testo comunica serietà e il lettore è costretto, quasi obbligato, a focalizzarsi sul contenuto, lasciando perdere le considerazioni estetiche. Va benissimo quindi se si vuole trasmettere una sensazione di concretezza e serietà. Lo si può usare anche per le note e per le comunicazioni informali. Il testo è molto leggibile e perfettamente fotocopiabile. La maggior resistenza all’acqua è sicuramente un vantaggio aggiuntivo. Utilizzando una penna dal flusso buono ma non eccessivo, può essere utilizzato quasi su ogni tipo di carta, e anche questa non è cosa da poco. L’unica alternativa più formale è il classico nero.

Studenti.
Alternativa perfetta al classico blu per chi vuole un inchiostro più scuro ma considera il nero troppo formale. E’ un colore che non crea problemi, né per gli appunti personali né per compiti in classe o altri impegni formali. Gli appunti presi con questo inchiostro sono molto leggibili e possono essere sottolineati o evidenziati con colori vivaci, per facilitarne lo studio. Ovviamente non si possono usare evidenziatori ad inchiostro liquido, perché non è completamente resistente all’acqua.  Per evidenziare consiglio i pastelli fluo. Non dovrebbe dare alcun problema con la maggior parte delle penne scolastiche, nonostante alcune non siano particolarmente generose nel flusso. L’unico svantaggio è rappresentato dal prezzo, che è quello tipico di un inchiostro di fascia media, e soprattutto dall’investimento iniziale che bisogna fare per procurarsi i colori di partenza, ma viene ripagato con la possibilità di scrivere con un colore unico.

Correzioni/Annotazioni.
Direi di no. E’ un inchiostro che passa troppo inosservato per consentirne l’utilizzo per evidenziare, annotare o correggere del testo. Finirebbe per confondersi con quest’ultimo. Inutile dire che  in questo caso suggerisco un colore più vivace.

Personale.
E’ un inchiostro che si presta benissimo anche all’uso personale, in tutte quelle situazioni in cui si vuole che il messaggio prevalga sul contenuto. Ad esempio per un biglietto di ringraziamento che si vuole sobrio, perché destinato ad una persona che non apprezzerebbe gli svarioni cromatici. Lettere d’amore scritte con questo inchiostro catapultano inesorabilmente in una relazione d’altri tempi. Personalmente lo consiglio a chi vuole tenere un diario, in combinazione con una penna dal pennino medio giapponese e carta avoriata, a mio parere le combinazioni migliori per trasmettere il look vintage nelle proprie memorie ai posteri.

Conclusioni

Che dire, ci ho voluto provare, partendo da tre tonalità commerciali sono riuscito ad ottenere la tonalità di blu che desideravo. E’ un inchiostro molto valido, che si esprime al meglio su penne dal flusso medio-alto e pennino sottile, che ne esalta la lubrificazione. Allargando il tratto, forse vale la pena diluirlo un po’ con l’apposito solvente, ottenendo il risultato di esaltare le sfumature. Il prezzo non è economico ma è ancora abbastanza contenuto da permetterne un uso quotidiano. Infatti il Blu Phormula è regolarmente in uso in ufficio, dove sta rapidamente diventando uno dei miei inchiostri di battaglia.
Ringrazio Marco per avermi messo a disposizione gli inchiostri, consentendomi di effettuare questa prova.
 



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