Autore Topic: Delta 366  (Letto 4300 volte)

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Offline alfredop

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Delta 366
« il: Gennaio 15, 2013, 18:43:17 pm »
Altra Delta recuperata recentemente è questa Delta 366, caratterizzata da una forma sinuosa che a me piace molto. In questo caso il pennino F è buono ma  non eccezionale come quello della Y2K.



Alfredo



Online turin-pens

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Re:Delta 366
« Risposta #1 il: Gennaio 16, 2013, 10:31:30 am »
La Delta mi ha sempre lasciato perplesso l'amo e la odio allo stesso tempo perché riesce a fare delle cose di assoluta qualità come la Y2K, la No-Nuke la dolce vita e poi anche delle cose veramente discutibili.
Utilizza materiali altamente innovativi e poi altri che sono di bassissima qualità, danno l'impressione di essere ondivaghi ed è un vero peccato.

Online Giuseppe Tubi

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Re:Delta 366
« Risposta #2 il: Gennaio 16, 2013, 14:49:14 pm »
La Delta mi ha sempre lasciato perplesso l'amo e la odio allo stesso tempo perché riesce a fare delle cose di assoluta qualità come la Y2K, la No-Nuke la dolce vita e poi anche delle cose veramente discutibili.
Utilizza materiali altamente innovativi e poi altri che sono di bassissima qualità, danno l'impressione di essere ondivaghi ed è un vero peccato.
L'osservazione è giusta ed effettivamente la Delta da l'impressione di essere tuttora alla ricerca della propria identità. A loro attenuante va detto che al giorno d'oggi non deve essere facile campare sulle stilografiche. Se si pensa poi che dalla ristretta una grossa fetta non degna di uno sguardo prodotti artigianali di grande pregio, come sono molte delle Delta ma è disponibile a comprare a somme immorali prodotti di grande serie e di valore (in termini di costo di produzione) infimo, solo per poter sfoggiare la stellina bianca che occhieggia dal taschino, forse si spiegano i tentativi - anche un pò maldestri - di tentare di giocare su diversi tavoli. 

Online turin-pens

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Re:Delta 366
« Risposta #3 il: Gennaio 16, 2013, 16:31:55 pm »
La Delta mi ha sempre lasciato perplesso l'amo e la odio allo stesso tempo perché riesce a fare delle cose di assoluta qualità come la Y2K, la No-Nuke la dolce vita e poi anche delle cose veramente discutibili.
Utilizza materiali altamente innovativi e poi altri che sono di bassissima qualità, danno l'impressione di essere ondivaghi ed è un vero peccato.
L'osservazione è giusta ed effettivamente la Delta da l'impressione di essere tuttora alla ricerca della propria identità. A loro attenuante va detto che al giorno d'oggi non deve essere facile campare sulle stilografiche. Se si pensa poi che dalla ristretta una grossa fetta non degna di uno sguardo prodotti artigianali di grande pregio, come sono molte delle Delta ma è disponibile a comprare a somme immorali prodotti di grande serie e di valore (in termini di costo di produzione) infimo, solo per poter sfoggiare la stellina bianca che occhieggia dal taschino, forse si spiegano i tentativi - anche un pò maldestri - di tentare di giocare su diversi tavoli.

Tutto assolutamente corretto. Oltre a questo c'è anche da dire che difficilmente si riesce a campare su un prodotto come la penna stilografica se prima di tutto il marchio che la produce non assume un connotato internazionale e di lusso non inteso esclusivamente a livello di costo ma a livello prettamente estetico. Infatti si può essere onestamente d'accordo nell'affermare che pagare determinate cifre per una montblanc sia allo stato attuale immorale dato che produce soltanto penne in materiali stampati condotte incluse e i pennini sono della bock etc... Però bisogna ammettere che a livello di marketig, pubblicità, packaging e politica commerciale abbiano fatto centro facendo diventare i loro prodotti un qualcosa di desiderabile e in qualche modo elitario. Oltre a questo, la montblanc ha anche puntato sulla diversificazione proponendo tutti quei prodotti che orbitano intorno alla penna e che di fatto oggi sono quasi irrinunciabili passando dall'agendina al portapenne al portafoglio alla custodia per i tablet etc...

Delta come molte altre case italiane tutto questo non lo fanno o se lo fanno lo mettono in pratica in modo sbagliato. Avessero continuato almeno sulla strada della fibra di carbonio e titanio rinnovando continuamente la linea e migliorandola dal punto di vista estetico, forse oggi avrebbero un marchio con più carattere e visibilità?

Online Giuseppe Tubi

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Re:Delta 366
« Risposta #4 il: Gennaio 16, 2013, 20:26:20 pm »
Tutto assolutamente corretto. Oltre a questo c'è anche da dire che difficilmente si riesce a campare su un prodotto come la penna stilografica se prima di tutto il marchio che la produce non assume un connotato internazionale e di lusso non inteso esclusivamente a livello di costo ma a livello prettamente estetico. Infatti si può essere onestamente d'accordo nell'affermare che pagare determinate cifre per una montblanc sia allo stato attuale immorale dato che produce soltanto penne in materiali stampati condotte incluse e i pennini sono della bock etc... Però bisogna ammettere che a livello di marketig, pubblicità, packaging e politica commerciale abbiano fatto centro facendo diventare i loro prodotti un qualcosa di desiderabile e in qualche modo elitario. Oltre a questo, la montblanc ha anche puntato sulla diversificazione proponendo tutti quei prodotti che orbitano intorno alla penna e che di fatto oggi sono quasi irrinunciabili passando dall'agendina al portapenne al portafoglio alla custodia per i tablet etc...

Delta come molte altre case italiane tutto questo non lo fanno o se lo fanno lo mettono in pratica in modo sbagliato. Avessero continuato almeno sulla strada della fibra di carbonio e titanio rinnovando continuamente la linea e migliorandola dal punto di vista estetico, forse oggi avrebbero un marchio con più carattere e visibilità?

Argomento di discussione interessante, questo.
Sicuramente la casa di Amburgo vive di rendita su una politica furba, attuata nel recente passato, che gli ha consentito di diventare una Status symbol e di vendere ormai qualunque cosa (pelletteria, gioielli, orologi, etc, etc) con un successo scontato. Va riconosciuto che i prodotti col loro marchio, seppur ampliamente sovra-pagati, sono comunque sempre di un certo gusto ed hanno una qualità sufficiente a svolgere egregiamente il loro ruolo. Certo che per innescare questo processo virtuoso che porta il marchio ad essere una specie di Re Mida, occorre investire con astuzia, ma anche parecchio; necessario quindi avere già una certa dimensione e delle spalle in grado di sopportare un certo carico. Probabilmente è questo il tratto di percorso difficile in assoluto, forse proibitivo o quasi, parlando di stilografiche.
Spostandosi solo un pò a latere, si potrebbe disquisire (non è la prima volta) di serie limitate. E su quest'argomento ho personalmente alcuni interrogativi a cui non riesco a dare risposta.
Pacifico che se Montblanc sforna una stilo in serie limitata bene o male ne vende un numero sufficiente affinché la cosa diventi remunerativa. Verosimilmente, magari con un pò di prudenza in più, lo stesso discorso può valere anche per altri marchi, quali ad esempio Aurora, Omas e Pelikan. Delta, Visconti ed altre case artigianali supporrei che debbono muoversi con i piedi di piombo: non dico che la strada delle serie speciali debba essere a loro preclusa, ma immagino che ci debba essere molta attenzione nel proporre qualcosa di veramente appetibile e ad un costo non proprio esagerato.
Il primo interrogativo (se ricordate se ne discuteva anche al CartExpo di Milano) è come possano Marlen, Krone, Montegrappa proporre a cifre da capogiro delle cose talmente pacchiane da risultare pesanti (credo) anche per uno sceicco che è andato ad affinare i propri gusti in Texas. Possibile che riescano a guadagnarci? E' forse che vendendone due sono rientrati dei costi e la terza è già grasso che cola?
Un'altra considerazione: avete fatto caso quante penne delle predette serie limitate, nuove, ci sono quotidianamente su Ebay? Vengono generalmente proposte a decine dal medesimo venditore a prezzi inferiori a quelli teorici, ma non di moltissimo. In America c'è chi vende regolarmente decine di penne italiane in serie limitata o comunque di fascia elevata. L'impressione è che queste vendite abbiano generalmente ben poco successo. Mi viene da pensare: ma non sarà che le case costruttrici vendono stock di queste penne a prezzi stracciati?

Offline Marlowe

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Re:Delta 366
« Risposta #5 il: Gennaio 16, 2013, 22:37:34 pm »
Beh, la risposta non è difficile. Montblanc è da anni di proprietà di Richemont, una delle due maggiori (l'altra è LVMH) corporation mondiali del lusso. La politica che questi colossi seguono è di raggruppare le aziende al top in ogni settore - moda, orologi, gioielli, ecc, ed in questo caso anche le penne stilografiche. Per dire, negli orologi hanno Piaget, IWC, Jaeger e Vacheron, tutti marchi top. Quindi diciamo che tra i singoli settori c'è una trasfusione continua di soldi in un segmento, i beni di lusso, che notoriamente non conosce crisi, dove è difficile, anzi proibito, distinguere il rapporto qualità-prezzo, e che infine, soprattutto adesso, ha di fronte le praterie delle nuove potenze. Non più solo arabi dunque, ma cinesi e russi.

La Richemont lascia ad ogni singola azienda ampia autonomia anche di marketing (Montblanc per esempio ha quasi sempre negozi monomarca), alla condizione che si collochino tra i primi dieci a livello mondiale non per vendite ma per fatturato e utili, e che ovviamente remunerino di conseguenza gli azionisti. Sono anni che la casa della stellina rinuncia all'innovazione che, è giusto riconoscerlo, per molti anni l'ha contraddistinta se non altro per rigore costruttivo e  anche sobrietà estetica. Eppure Montblanc copre ormai l'80 per cento del fatturato mondiale delle penne di gamma alta, e questo è ciò che conta.

Caso mai si può fare, anzi è giusto farlo, un discorso a parte riguardo al gusto degli attuali prodotti MB. Faccio un esempio: pochi giorni fa mentre ero in attesa di imbarco per Roma all'aeroporto di Londra-Heatrow ho sbirciato alcuni negozi sempre presenti in questi casi, e sempre cari. In una gioielleria mi ha fatto piacere notare il mio Jaeger Reverso, versione base e manuale, immutato dagli anni Trenta, veniva venduto a 2.900 sterline (mia moglie me lo regalò anni fa pagandolo meno di un quinto). Poco più in là c'era la boutique Montblanc con le famigerate limited edition tutte sopra le 1.500 sterline, ed i Meisterstuck oltre le mille. Tenete conto che la sterlina vale 1,3 euro.

Eppure si vendono. Evidentemente la clientela alla quale si rivolgono, il target, non siamo noi, in quanto appassionati, esperti, collezionisti. E ormai neppure molto la classe medio-alta. E' un pubblico che ama gli status symbol, fatto che si può condannare sotto molti profili, ma il mondo gira così.

Online Giuseppe Tubi

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Re:Delta 366
« Risposta #6 il: Gennaio 16, 2013, 22:47:47 pm »
Beh, la risposta non è difficile. Montblanc è da anni di proprietà di Richemont, una delle due maggiori (l'altra è LVMH) corporation mondiali del lusso. La politica che questi colossi seguono è di raggruppare le aziende al top in ogni settore - moda, orologi, gioielli, ecc, ed in questo caso anche le penne stilografiche. Per dire, negli orologi hanno Piaget, IWC, Jaeger e Vacheron, tutti marchi top. Quindi diciamo che tra i singoli settori c'è una trasfusione continua di soldi in un segmento, i beni di lusso, che notoriamente non conosce crisi, dove è difficile, anzi proibito, distinguere il rapporto qualità-prezzo, e che infine, soprattutto adesso, ha di fronte le praterie delle nuove potenze. Non più solo arabi dunque, ma cinesi e russi.

La Richemont lascia ad ogni singola azienda ampia autonomia anche di marketing (Montblanc per esempio ha quasi sempre negozi monomarca), alla condizione che si collochino tra i primi dieci a livello mondiale non per vendite ma per fatturato e utili, e che ovviamente remunerino di conseguenza gli azionisti. Sono anni che la casa della stellina rinuncia all'innovazione che, è giusto riconoscerlo, per molti anni l'ha contraddistinta se non altro per rigore costruttivo e  anche sobrietà estetica. Eppure Montblanc copre ormai l'80 per cento del fatturato mondiale delle penne di gamma alta, e questo è ciò che conta.

Caso mai si può fare, anzi è giusto farlo, un discorso a parte riguardo al gusto degli attuali prodotti MB. Faccio un esempio: pochi giorni fa mentre ero in attesa di imbarco per Roma all'aeroporto di Londra-Heatrow ho sbirciato alcuni negozi sempre presenti in questi casi, e sempre cari. In una gioielleria mi ha fatto piacere notare il mio Jaeger Reverso, versione base e manuale, immutato dagli anni Trenta, veniva venduto a 2.900 sterline (mia moglie me lo regalò anni fa pagandolo meno di un quinto). Poco più in là c'era la boutique Montblanc con le famigerate limited edition tutte sopra le 1.500 sterline, ed i Meisterstuck oltre le mille. Tenete conto che la sterlina vale 1,3 euro.

Eppure si vendono. Evidentemente la clientela alla quale si rivolgono, il target, non siamo noi, in quanto appassionati, esperti, collezionisti. E ormai neppure molto la classe medio-alta. E' un pubblico che ama gli status symbol, fatto che si può condannare sotto molti profili, ma il mondo gira così.
Purtroppo resta sempre il principio che se arrivi oltre un certo livello e sei bravo, è facile che il successo ti sorrida sempre di più; al di sotto di quel livello son cavoli amari, anche se magari a livello tecnico sei ancora più bravo.
La Richemont potrebbe mai essere interessata alla Delta, o la Visconti o la Stipula, anche se non possedesse già il marchio Montblanc? Improbabile.

Offline Marlowe

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Re:Delta 366
« Risposta #7 il: Gennaio 16, 2013, 23:04:23 pm »
Beh, la risposta non è difficile. Montblanc è da anni di proprietà di Richemont, una delle due maggiori (l'altra è LVMH) corporation mondiali del lusso. La politica che questi colossi seguono è di raggruppare le aziende al top in ogni settore - moda, orologi, gioielli, ecc, ed in questo caso anche le penne stilografiche. Per dire, negli orologi hanno Piaget, IWC, Jaeger e Vacheron, tutti marchi top. Quindi diciamo che tra i singoli settori c'è una trasfusione continua di soldi in un segmento, i beni di lusso, che notoriamente non conosce crisi, dove è difficile, anzi proibito, distinguere il rapporto qualità-prezzo, e che infine, soprattutto adesso, ha di fronte le praterie delle nuove potenze. Non più solo arabi dunque, ma cinesi e russi.

La Richemont lascia ad ogni singola azienda ampia autonomia anche di marketing (Montblanc per esempio ha quasi sempre negozi monomarca), alla condizione che si collochino tra i primi dieci a livello mondiale non per vendite ma per fatturato e utili, e che ovviamente remunerino di conseguenza gli azionisti. Sono anni che la casa della stellina rinuncia all'innovazione che, è giusto riconoscerlo, per molti anni l'ha contraddistinta se non altro per rigore costruttivo e  anche sobrietà estetica. Eppure Montblanc copre ormai l'80 per cento del fatturato mondiale delle penne di gamma alta, e questo è ciò che conta.

Caso mai si può fare, anzi è giusto farlo, un discorso a parte riguardo al gusto degli attuali prodotti MB. Faccio un esempio: pochi giorni fa mentre ero in attesa di imbarco per Roma all'aeroporto di Londra-Heatrow ho sbirciato alcuni negozi sempre presenti in questi casi, e sempre cari. In una gioielleria mi ha fatto piacere notare il mio Jaeger Reverso, versione base e manuale, immutato dagli anni Trenta, veniva venduto a 2.900 sterline (mia moglie me lo regalò anni fa pagandolo meno di un quinto). Poco più in là c'era la boutique Montblanc con le famigerate limited edition tutte sopra le 1.500 sterline, ed i Meisterstuck oltre le mille. Tenete conto che la sterlina vale 1,3 euro.

Eppure si vendono. Evidentemente la clientela alla quale si rivolgono, il target, non siamo noi, in quanto appassionati, esperti, collezionisti. E ormai neppure molto la classe medio-alta. E' un pubblico che ama gli status symbol, fatto che si può condannare sotto molti profili, ma il mondo gira così.
Purtroppo resta sempre il principio che se arrivi oltre un certo livello e sei bravo, è facile che il successo ti sorrida sempre di più; al di sotto di quel livello son cavoli amari, anche se magari a livello tecnico sei ancora più bravo.
La Richemont potrebbe mai essere interessata alla Delta, o la Visconti o la Stipula, anche se non possedesse già il marchio Montblanc? Improbabile.

Improbabilissimo, benché alcune della case che hai citato, e anche delle non citate, stiano facendo il possibile per rendersi, ehm, interessanti. Credo che dipenda dal fatto che mentre il mercato degli orologi di lusso è molto ampio - infatti hanno quattro o cinque marche - quello delle penne di gamma alta è tutto sommato ridotto.

Vera anche la regola del successo che si automoltiplica. La quale vale anche nel mondo della moda, compreso il made in Italy. Perché si vendono a quei prezzi tanti Fay? Solo perché sono comodi e ben fatti? Non credo: diciamo che Della Valle ha trovato la miniera giusta. Poi ci sono i prodotti "carsici", che scompaiono per anni e riappaiono all'improvviso. Mi ha incuriosito il fenomeno delle Clark's: io le avevo tanti anni fa, finché un giorno le ho viste ai piedi della mia figlia ventiduenne e dei suoi amici; oggi le hanno anche le sorelle. Stessa cosa per il giaccone Barbour. Sono buoni, anzi spesso ottimi prodotti, ma è difficile dire da che cosa dipende il successo o l'oblio. Credo banalmente dalla moda.

Online Giuseppe Tubi

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Re:Delta 366
« Risposta #8 il: Gennaio 17, 2013, 09:58:25 am »
Verissimo ciò che scrivi ed estremamente azzeccato l'aggettivo "carsici" (lo affermo come geologo)per indicare i prodotti che scompaiono per riapparire inaspettatamente.
Sono, come molti della mia generazione, affezionatissimo alle Saxon, che continuo imperterrito ad usare; chissà che un giorno non mi ritrovi ade essere all'ultima moda!
Ora che ci penso, da qualche parte dovrei avere anche dei Camperos.....

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Re:Delta 366
« Risposta #9 il: Gennaio 17, 2013, 10:02:43 am »
C'è da dire però che se ricordo bene, proprio il gruppo LVMH anni fa acquistò dalla famiglia Aquila proprio la Montegrappa sulla quale ci investirono parecchi soldi rinnovando di fatto tutto lo stabilimento produttivo acquistando nuovi macchinari all'avanguardia etc... Per poi rivenderla dopo qualche anno nuovamente alla famiglia Aquila che di fatto la riacquistarono ad un "prezzo politico" ritrovandosi però di fatto uno stabilimento produttivo nuovo di zecca.
Quindi dai parte dei gruppi del lusso l'interesse per questo prodotto made in Italy c'è o almeno c'è stato. Però secondo me si solleva anche qualche dubbio perché almeno in Italia, attualmente l'unica vera fabbrica di penne stilografiche in grado di produrre ogni singola parte del proprio prodotto è l'Aurora mentre tutte le altre vedi Visconti, Montegrappa, Delta, Omas etc... demandano la produzione a vari terzisti e loro di fatto fanno poi l'assemblaggio finale e la distribuzione.
Ritengo quindi troppo oneroso a livello di investimento sia economico che pubblicitario da parte dei grandi poli proprio come LVMH etc... i quali dovrebbero prima di tutto dipendere troppo da questi piccoli terzisti ed è proprio ciò che vorrebbero evitare.
C'è poi anche il problema della nazionalità ovvero il made in Italy tira se le radici rimango qui e se i capitali sono italiani guardate ad esempio cosa sta succedendo con la Omas che è diventata di proprietà cinese ora alla sola idea di comprare Omas con gli occhi a mandorla fa storcere il naso a tutti.

Offline alfredop

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Re:Delta 366
« Risposta #10 il: Gennaio 17, 2013, 10:38:00 am »
Comunque sia Visconti che Delta un tentativo di dipendere meno da terzi lo stanno facendo, i nuovi pennini tubolari di Visconti sono fatti in casa, ed anche Delta si sta attrezzando (nei pennini fusion la lamina in oro sui pennini è saldata da loro).
Per quanto riguarda la Omas mi sembra che gli ultimissimi modelli stiano tornando a seguire le forme canoniche che ad un certo punto erano state abbandonate, segno di un ripensamento da parte della proprietà.

Alfredo

Offline Marlowe

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Re:Delta 366
« Risposta #11 il: Gennaio 17, 2013, 11:01:22 am »
C'è da dire però che se ricordo bene, proprio il gruppo LVMH anni fa acquistò dalla famiglia Aquila proprio la Montegrappa sulla quale ci investirono parecchi soldi rinnovando di fatto tutto lo stabilimento produttivo acquistando nuovi macchinari all'avanguardia etc... Per poi rivenderla dopo qualche anno nuovamente alla famiglia Aquila che di fatto la riacquistarono ad un "prezzo politico" ritrovandosi però di fatto uno stabilimento produttivo nuovo di zecca.
Quindi dai parte dei gruppi del lusso l'interesse per questo prodotto made in Italy c'è o almeno c'è stato. Però secondo me si solleva anche qualche dubbio perché almeno in Italia, attualmente l'unica vera fabbrica di penne stilografiche in grado di produrre ogni singola parte del proprio prodotto è l'Aurora mentre tutte le altre vedi Visconti, Montegrappa, Delta, Omas etc... demandano la produzione a vari terzisti e loro di fatto fanno poi l'assemblaggio finale e la distribuzione.
Ritengo quindi troppo oneroso a livello di investimento sia economico che pubblicitario da parte dei grandi poli proprio come LVMH etc... i quali dovrebbero prima di tutto dipendere troppo da questi piccoli terzisti ed è proprio ciò che vorrebbero evitare.
C'è poi anche il problema della nazionalità ovvero il made in Italy tira se le radici rimango qui e se i capitali sono italiani guardate ad esempio cosa sta succedendo con la Omas che è diventata di proprietà cinese ora alla sola idea di comprare Omas con gli occhi a mandorla fa storcere il naso a tutti.

Verissimo e ineccepibile. Credo che per certi produttori, tipo Montegrappa che ha fatto l'avanti e indietro che dici, il problema sia la commercializzazione sui mercati più allettanti ma anche più lontani e competitivi.

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R: Re:Delta 366
« Risposta #12 il: Gennaio 17, 2013, 17:24:31 pm »
C'è da dire però che se ricordo bene, proprio il gruppo LVMH anni fa acquistò dalla famiglia Aquila proprio la Montegrappa sulla quale ci investirono parecchi soldi rinnovando di fatto tutto lo stabilimento produttivo acquistando nuovi macchinari all'avanguardia etc... Per poi rivenderla dopo qualche anno nuovamente alla famiglia Aquila che di fatto la riacquistarono ad un "prezzo politico" ritrovandosi però di fatto uno stabilimento produttivo nuovo di zecca.
Quindi dai parte dei gruppi del lusso l'interesse per questo prodotto made in Italy c'è o almeno c'è stato. Però secondo me si solleva anche qualche dubbio perché almeno in Italia, attualmente l'unica vera fabbrica di penne stilografiche in grado di produrre ogni singola parte del proprio prodotto è l'Aurora mentre tutte le altre vedi Visconti, Montegrappa, Delta, Omas etc... demandano la produzione a vari terzisti e loro di fatto fanno poi l'assemblaggio finale e la distribuzione.
Ritengo quindi troppo oneroso a livello di investimento sia economico che pubblicitario da parte dei grandi poli proprio come LVMH etc... i quali dovrebbero prima di tutto dipendere troppo da questi piccoli terzisti ed è proprio ciò che vorrebbero evitare.
C'è poi anche il problema della nazionalità ovvero il made in Italy tira se le radici rimango qui e se i capitali sono italiani guardate ad esempio cosa sta succedendo con la Omas che è diventata di proprietà cinese ora alla sola idea di comprare Omas con gli occhi a mandorla fa storcere il naso a tutti.

Verissimo e ineccepibile. Credo che per certi produttori, tipo Montegrappa che ha fatto l'avanti e indietro che dici, il problema sia la commercializzazione sui mercati più allettanti ma anche più lontani e competitivi.

Verissimo quello che dici sul posizionamento che hanno praticamente tutte le aziende non soltanto Montegrappa. È anche vero che tutte le aziende chi più chi meno hanno una scarsità di nuovi prodotti radicata nel tempo. Aurora non ha una nuova penna degna di nota da oltre dieci anni ormai, idem per la Visconti, Delta, Montegrappa, Omas e praticamente tutte compresa la Pelikan che in pratica ha le stesse penne in catalogo da oltre 60 anni.
Il secobdo problema è la costante mancanza di qualità vera e costante e se si esclude qualche raro caso di materiale ancora tornito da barra piena, la maggior parte delle penne sono in plasticaccia stampata  e questo su penne da 700 euro e passa e sulle edizioni limitate è vergognoso. Non aiuta nemmeno sapere che escluso Aurora nessun'altra azienda abbia un pennino proprio ora c'è Visconti col suo pennino tubolare ma quanto durerà? Enche tutte siano schiave di Bock.
Aggiungiamo delle linee estetiche quasi sempre discutibili e si comprenderà come la costanza e la sobrietà di Montblanc unita ad una scelta politica commerciale studiata a tavolino e non fatta navigando a vista le abbiano spianato la strada.
Internet i forum e i collezionisti in generale hanno poi messo la ciliegina sulla torta.

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