Autore Topic: Recensione: Diamine - Salamander  (Letto 665 volte)

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Offline Phormula

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Recensione: Diamine - Salamander
« il: Novembre 07, 2016, 18:33:15 pm »
Diamine Salamander

Anzitutto desidero ringraziare Marco della “Casa della Stilografica”, che qualche tempo fa mi ha mandato questo inchiostro, scopo recensione. Essendo io per definizione Mr. Blue-Black, nel senso che scrivo quasi esclusivamente in blu e blu-nero, ci ho messo un po’ più del solito a valutarne le caratteristiche, abbastanza da poterci scrivere una recensione.

Premessa
Per gli appassionati di inchiostri Diamine è un marchio che non ha bisogno di presentazioni. Si tratta di una azienda inglese di lunga tradizione nel settore. Nessun altro produttore offre una gamma altrettanto vasta di tonalità. Quelle disponibili in calamaio sono più di 100, tra le quali c’è anche il “Registar Ink”, cioè l’inchiostro ferro gallico per archiviazione. Oltre  ad aggiungerne sempre di nuove, l’azienda produce anche inchiostri in serie speciale, recentemente il “Flower Set”, ovvero un cofanetto contenente dieci calamai da 30 ml, ciascuno ispirato al colore di un fiore. Anche l’offerta di inchiostri in cartuccia è abbondante, le tonalità disponibili sono più di venti e vanno incontro alle esigenze di chi apprezza la semplicità e la praticità di questo sistema di caricamento, più adatto ai ritmi frenetici della vita moderna. Chi invece apprezza il fascino del caricamento da calamaio, non ha che l’imbarazzo della scelta. L’inchiostro oggetto di questa recensione è una delle recenti aggiunte nel catalogo Diamine. E’ disponibile solo in calamaio, nell’offerta di inchiostri in cartuccia quello che maggiormente si avvicina è l’Umber, anche se è un po’più chiaro e con una sfumatura verso il verde smeraldo che il Salamander non ha.

Presentazione
L’unità di vendita del calamaio da 80 ml è una scatola di cartone grigia e nera, che contiene al suo interno un calamaio (di produzione italiana, è marchiato “Vetrerie Italiane Foresta” sul fondo) a sezione quadrata. Il calamaio è chiuso con un tappo in plastica nera. La protezione contro le fuoriuscite accidentali è data dalla classica guarnizione in cartone. I riferimenti alla tonalità del contenuto sono due piccole etichette adesive, una sul coperchio della scatola e l’altra sul tappo del calamaio e un bollino adesivo sulla scatola, che riproduce abbastanza fedelmente il colore dell’inchiostro. In alternativa al calamaio in vetro da 80 ml, Diamine vende i propri inchiostri anche in flaconcini di plastica da 30 ml, che non sono molto belli a vedersi (mi ricordano tanto i concentrati di colore che si mescolavano alla tempera lavabile utilizzata per imbiancare le pareti), ma hanno il vantaggio di essere venduti ad un prezzo molto accattivante e quindi di essere ideali per provare un nuovo inchiostro.
Tornando al calamaio in vetro, non è certo un calamaio di cui si innamora, pur avendo, ad onor del vero, i suoi estimatori. E’ un capolavoro di under statement, siamo lontani anni luce dalle realizzazioni di una certa concorrenza, che a volte mi sembra più interessata al packaging che non alle prestazioni del contenuto, cioè l’inchiostro. Ha il solo difetto dell’imboccatura è abbastanza stretta, che rende difficile “pescare” le ultime gocce di inchiostro, soprattutto caricando penne voluminose. Per il resto fa esattamente quello che ci si aspetta che faccia un buon calamaio. La forma cubica del calamaio lo fa sembrare molto più piccolo di quel che in realtà è. Contiene ben 80 ml di inchiostro, una quantità superiore del 60% rispetto a quella dei classici calamai da 50 ml, offerti dalle aziende concorrenti. Se questo fosse un sito di moda, il calamaio finirebbe inesorabilmente stroncato per il suo aspetto dimesso, e invece devo ammettere che è uno di quelli che apprezzo di più, insieme ai Rohrer & Klingner. Il motivo è semplice: gli inchiostri Diamine sono “no frills”, ovvero si paga per acquistare un ottimo inchiostro e non un calamaio di design. Massima semplicità e standardizzazione di calamaio, imballo ed etichetta contribuiscono a tenere basso il costo del prodotto. Secondo me, se uno vuole un calamaio più funzionale o bello a vedersi, può sempre comprarne uno universale, cosa che io ho fatto in questo caso svuotando metà della boccetta Diamine in un calamaio universale TWSBI Diamond 50. Le stesse Vetrerie Foresta, che producono il calamaio Diamine, hanno a catalogo una ampia gamma di calamai universali. Le alternative al calamaio universale sono essenzialmente due. La più semplice è usare una provetta con il fondo conico e il tappo a vite, come quelle che si usano nei laboratori di analisi. Con una spesa irrisoria ci si procura un “calamaio universale”, che non sarà il massimo dell’estetica ma lo è sicuramente in quanto a praticità. Oppure si può sempre conservare un calamaio di design e, dopo averne utilizzato il contenuto, lavarlo e trasferirci il Diamine. Ottimi da questo punto di vista sono i calamai degli inchiostri Pilot Iroshizuku o quelli dei Jentle Inks Sailor con l’inserto, ma anche i Lamy o alcuni Montblanc non sono male, perché sono disegnati in modo tale da consentire il pescaggio dell’inchiostro fino all’ultima goccia o quasi.
L’offerta di tonalità e il prezzo sono i punti di forza di questa casa. Nessuno ti permette di scegliere la tonalità di inchiostro che preferisci tra le oltre 100 disponibili e te le offre a circa 7 Euro , ovvero 8,75 centesimi al millilitro. Praticamente un terzo o un quarto del prezzo di un inchiostro di fascia media. Difficile trovare un inchiostro più economico, in media una pagina A4 scritta fronte retro con il Diamine mi costa 0,5 centesimi. Di fronte a queste due considerazioni, mi sento di promuovere Diamine su tutta la linea. Come ho già scritto, un ottimo prodotto “no frills”, nel quale i costi accessori (packaging e presentazione) sono ridotti al minimo. Quel che conta è l’inchiostro e, a questo costo per millilitro (o per metro di scrittura) ci sono tutte le premesse per farne un cavallo di battaglia.

Prestazioni
Messe da parte le considerazioni di carattere estetico e pratico, passiamo al motivo ultimo per il quale si compra un inchiostro. Scriverci. Ovvero, quando il pennino incontra la carta. I pareri degli internauti sui Diamine sono contrastanti. Qualcuno, forse tratto in inganno dal prezzo contenuto, li considera inchiostri “cheap”, sorta di prodotti da hard discount. Altri invece ne parlano bene. La mia esperienza è che generalizzare non abbia senso. Come in tutte le famiglie (e qui stiamo parlando di una famiglia composta da oltre 100 membri!) ci sono i buoni, i belli, i brutti e i cattivi, cioè gli inchiostri che vanno molto bene, quelli che vanno un po’ meno bene e quelli con cui non mi sono trovato bene. Direi che questo Salamander possa appartenere di diritto alla prima categoria, è un bel verde oliva scuro, caratterizzato da flusso e lubrificazione molto buoni. Chi ama questo colore può andare sul sicuro, basta metterlo in una penna dalle caratteristiche medie e si hanno di fronte pagine e pagine di scrittura senza problemi ed a costo contenuto.

Flusso e lubrificazione

Gli inchiostri Diamine, con le dovute eccezioni da una tonalità all’altra, sono caratterizzati da un flusso nella media, che sembra essere fatto apposta per sposarsi con le penne dal comportamento standard. Io ho coniato il termine “medioinks” per definirli. Nel caso del Salamander il flusso è leggermente superiore a quello degli altri Diamine che ho provato sinora, con l’unica eccezione del Royal Blue, che invece lo eguaglia. Non li definirei inchiostri dal flusso abbondante, ma hanno appunto quel qualcosa in più che li fa uscire dal coro e permette loro di comportarsi egregiamente anche in una penna dal flusso medio o medio-basso. Inizialmente l’ho caricato in una Pelikan scolastica che usavo per sottolineare e ultimamente in una TWSBI Diamond 580 con pennino M, passando per una Faber Castell e-motion (F), una Schneider ID (M) e una Lamy Vista (EF). In tutte queste penne il Diamine Salamander si è comportato egregiamente. Le considerazioni fatte per il flusso valgono anche per la lubrificazione, che ho riscontrato essere un po’ superiore alla media di altri inchiostri della casa, ma non abbastanza da farlo classificare tra gli inchiostri fluidi, quelli da usare per rimediare ad un pennino problematico. Come sono solito dire: “se la penna non ha caratteristiche o problemi particolari di suo, questo non è l’inchiostro che li crea”.
Il motivo principale per cui ho tardato a fare questa recensione è stato che ho fatto un uso abbastanza saltuario di questo inchiostro, e quindi mi ci è voluto più tempo per farmene una opinione. In compenso ho avuto numerose possibilità di testarne la resistenza al “fermo penna”. Non ho riscontrato nessun problema dopo giorni di fermo, solo una penna che era rimasta in posizione verticale nel portapenne per un paio di settimane ha avuto bisogno di un “risveglio” (immersione del pennino in un bicchier d’acqua e successiva asciugatura) per tornare a scrivere, dopo che il classico scuotimento non aveva dato alcun risultato. I Diamine hanno la caratteristica di seccare più nel pennino che nell’alimentatore, per cui questa è la tecnica di “rimessa in moto” che ho visto funzionare meglio. E’ un comportamento decisamente sopra la media, migliore di tanti altri inchiostri che ho usato. Nell’uso, non ho riscontrato particolari problemi di ripartenza lasciando la penna senza cappuccio per qualche minuto o salti di tratto nella scrittura veloce.

Aspetto cromatico
Per le ragioni che ho detto, non mi considero un esperto di verdi. Per me il Salamander è un verde oliva scuro, che mi ricorda la carrozzeria delle Lancia degli anni ’60, quando il verde scuro non metallizzato andava di moda. Non è un colore vivace, al punto che lo si può usare quotidianamente senza apparire stravaganti. La saturazione è molto buona e le sfumature tendono al verde oliva nelle zone più chiare, creando un apprezzabile effetto estetico. Direi che dà il meglio di sé su una penna dal flusso medio. Se si esagera con il flusso, il rischio è di cancellarne le sfumature, che contribuiscono non poco al suo fascino, mentre su una penna dal flusso molto magro potrebbe apparire slavato. Chi volesse utilizzare questo inchiostro in ambiente scolastico o lavorativo può contare su una ottima fotocopiabilità. Se la penna viene lasciata senza cappuccio per qualche minuto o inutilizzata per un giorno o due, le prime lettere del testo appaiono molto più scure, il fenomeno scompare in genere dopo 1-2 righe.
Non sono in grado di dire se il nome “Salamander” sia o meno appropriato per definirlo. Presumo che sia stato scelto pensando all’animale omonimo, che però esiste in una varietà di specie, con livree diverse. Per quanto mi riguarda, considero “Verde Oliva Scuro” una ottima descrizione, per lo meno per noi italiani. Il bollino sulla scatola e il monitor del mio PC (calibrato per usare programmi di fotoritocco) sono abbastanza rappresentativi del colore reale. Non avendo grande esperienza di utilizzo, non sono in grado di commentare la resistenza all’invecchiamento o quella alla luce. Tuttavia, essendo l’inchiostro saturo in partenza, ragionevolmente mi aspetto che gli appunti conservati al riparo dalla luce rimangano leggibili per molti anni anche in presenza di un leggero scolorimento.

Feathering/Bleed Through
Complice il flusso nella media, sono entrambi praticamente assenti. E’ un inchiostro che si presta all’utilizzo con una ampia gamma di penne e di tipi di carta, con l’unica eccezione degli estremi.  L’ho usato molto sulla classica carta Rhodia o Clairefontaine che uso per i miei appunti e per evidenziare o annotare sulla normale carta da fotocopiatrice e non ho avuto particolari problemi. Come tutti gli inchiostri saturi, può dare qualche problema di “see through” su carte molto sottili. Un comportamento coerente  le caratteristiche “utilitarie” tipiche degli inchiostri Diamine. Chi scrive molto, probabilmente non ha molto controllo sul tipo e sulle caratteristiche della carta che usa e, se impiega il Salamander su una penna dal flusso medio, sa che con questo inchiostro difficilmente avrà problemi.

Asciugatura/Resistenza all’acqua
E’ un inchiostro a base di pigmenti organici (non ferrogallico) e non viene dato come permanente. La resistenza all’acqua non è mai stata un punto di forza dei Diamine e il Salamander non fa eccezione.
La scansione allegata si riferisce ad un caso limite, la carta Rhodia da 80 g/m^2 è vellutata. Assorbe l’inchiostro con una certa difficoltà e questo porta a tempi di asciugatura più lunghi di altre carte più porose e ne esalta le caratteristiche di non-resistenza all’acqua. Il tempo di fuori pericolo è di 18 secondi, che è un valore in linea con quello di altri inchiostri e si riduce a 8-10 su carte più porose o con penne dal flusso meno abbondante della Diamond 580. Una volta che l’inchiostro si è asciugato, a meno di non avere una sudorazione alle mani particolarmente copiosa, l’inchiostro è abbastanza resistente al contatto accidentale con i polpastrelli. Si possono girare le pagine toccando il testo scritto con le dita senza paura di creare sbavature, a differenza del Diamine Majestic Blue, che è un disastro da questo punto di vista.
La resistenza al lavaggio vero e proprio invece è problematica e in linea con quella degli altri inchiostri Diamine che ho provato sinora. A meno che non lo si usi su una carta che lo assorbe bene, se ci si rovescia sopra dell’acqua, si perde la leggibilità. E’ interessante notare come il contatto con acqua abbia separato il colore nelle componenti blu e giallo-verde. Io non sono solito mettere in ammollo i miei appunti, ma se per qualcuno questo rappresenta un problema, farebbe bene a tenersi alla larga da questo inchiostro e puntare su altri con maggiori caratteristiche di permanenza. La scarsa resistenza al lavaggio diventa invece un vantaggio non trascurabile quando si tratta di rimuoverne le tracce. Non ho avuto alcun problema nel lavaggio delle penne, comprese quelle demonstrator, anche dopo che erano rimaste cariche ed inutilizzate per settimane, cosa che sarebbe meglio non fare.

Utilizzo consigliato

Ambienti di lavoro.
Dipende. Un po’ come il maglioncino di cachemire nero tanto caro a Marchionne, che in virtù del ruolo che occupa può permettersi di usarlo al posto del completo grigio d’ordinanza, dipende dalla posizione che si occupa nella scala aziendale. In teoria, è un inchiostro con un colore abbastanza serio da permetterne l’uso nella maggior parte delle occasioni aziendali, ad eccezione di quelle più formali. Nella pratica, il fatto che non sia un blu, un blu-nero o un nero potrebbe, come dire, lasciare il segno. Detto in altre parole, più in alto ci si trova nella scala aziendale, maggiore è la possibilità di deviare dagli schemi consolidati e quindi usare un colore come questo senza farsi troppe domande. Se invece ci si trova ad occupare una posizione più in basso, per quanto questo non sia un verde brillante, resta un verde e forse è meglio mantenersi su colori più classici, per evitare di uscire dagli schemi ed essere etichettati come persone stravaganti. Personalmente lo sto usando per note ed appunti personali o memo tra colleghi ma non nelle comunicazioni ufficiali, in particolare quelle verso l’alto, per le quali continuo ad usare un blu-nero. Detto questo, è un colore abbastanza scuro e saturo da essere fotocopiabile senza problemi, l’unico suo problema è il fatto di non essere resistente all’acqua.

Studenti.
Le considerazioni fatte per l’ambiente di lavoro valgono in gran parte anche per l’ambiente scolastico. Resistenza all’acqua a parte, è un colore che va benissimo per tutto quanto è personale (appunti, note, sottolineature, evidenziazioni …) ma che lascerei da parte nell’equivalente scolastico delle comunicazioni verso l’alto, ovvero esami e compiti in classe. Non perché non vada bene, ma perché non è il colore che ci si aspetta e l’insegnante potrebbe interpretare l’uscita dagli schemi in senso negativo. Chiaramente in questo gioca un ruolo fondamentale anche il tipo di scuola, un conto è usarlo per scrivere delle note a commento di un disegno in una scuola ad indirizzo artistico, un altro è farci il compito in classe di greco. Per il resto, chi ama il colore verde, trova in questo inchiostro un buon equivalente dell’inchiostro scolastico per eccellenza, cioè il Pelikan 4001 Royal Blue, in quanto a prestazioni e flessibilità di utilizzo, con l’unica differenza, appunto, del colore. Il costo contenuto è un altro fattore che lo rende particolarmente attraente per uno studente. Con una buona penna scolastica dal flusso medio (costo 15 Euro, più 5 Euro per il converter) e un calamaio da 80 ml (costo 7 Euro) si possono scrivere dalle 1500 alle 2000 pagine A4 fronte-retro. Difficile scrivere spendendo meno. Può essere un cavallo di battaglia ideale per prendere appunti in quantità industriale, l’elevata leggibilità del testo ne facilita lo studio a posteriori e li rende fotocopiabili per i compagni di classe ed università.

Correzioni/Annotazioni.
 Va bene per me, che non amo gli inchiostri dai colori vivaci, e infatti lo sto usando per fare annotazioni sulle fotocopie, ma per il resto direi che non è il massimo. Pur essendo un verde, è un inchiostro che passa abbastanza inosservato rispetto al nero della stampa per consentirne l’utilizzo per evidenziare, annotare o correggere del testo. Finirebbe per confondersi con quest’ultimo. Va bene per annotare e correggere del testo scritto a penna quando per scrivere si è usato un colore opposto, ad esempio un turchese.

Personale.
Fatta sempre salva la resistenza all’acqua, è un inchiostro che si presta benissimo anche all’uso personale, purché non si tratti di comunicazioni formali. E’ un verde abbastanza scuro e saturo da apparire sufficientemente sobrio e nel contempo manifestare una certa convivialità. Se si amano i verdi, può essere usato per tenere un diario o un quaderno personale, magari alternandolo ad altri colori in base all’umore.

Conclusioni
Riassumendo, dal punto di vista tecnico il Diamine Salamander è un verde scuro caratterizzato da buona saturazione, flusso e scorrevolezza. In penne dal flusso medio o medio alto restituisce buone sfumature verde oliva, mentre dove il tratto è più intenso il colore tende al verde-nero. Può essere usato su molte combinazioni di penna e carta, è sufficiente tenersi alla larga dagli estremi. Come tutti i Diamine, non è particolarmente resistente all’acqua. Dal punto di vista pratico è un verde sufficientemente scuro e saturo da poter essere impiegato in una varietà di occasioni, senza il rischio di apparire stravaganti. Più che dalle caratteristiche tecniche, i suoi limiti di impiego sono dettati solamente dai gusti personali e da quanto in quel che si scrive si possa deviare dai colori “classici:” blu, bku-nero e nero. La politica della casa fa si che il costo del packaging incida sul prezzo di vendita molto meno che con altri inchiostri, rendendolo molto abbordabile e con un ottimo rapporto qualità/prezzo. Se fosse confezionato in un calamaio di pregio, lo si potrebbe tranquillamente vendere a 10 Euro per 50 ml.
Per quanto mi riguarda, i verdi non fanno parte del mio “arsenale di scrittura”. Ringrazio Marco della “Casa della Stilografica” per avermi dato l’opportunità di recensirlo, considerato anche il fatto che non lo avrei mai acquistato di mia iniziativa. E’ un ottimo inchiostro che si è rivelato una piacevole sorpresa in quanto a prestazioni e con un colore sufficientemente formale da essere in sintonia con i miei gusti e le mie esigenze, al punto che se deciderò di aggiungere un verde agli inchiostri che uso abitualmente, quasi certamente sarà questo.




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