Autore Topic: Recensione: Rohrer & Klingner - Salix  (Letto 1188 volte)

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Offline Phormula

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Recensione: Rohrer & Klingner - Salix
« il: Novembre 07, 2016, 18:37:15 pm »
Rohrer & Klingner – Salix

 Anzitutto desidero ringraziare Marco della “Casa della Stilografica”, che ha messo a disposizione il calamaio di inchiostro utilizzato per questa prova. Ammetto di essere stato molto curioso di provare un inchiostro ferrogallico. Gli inchiostri ferrogallici hanno la caratteristica di diventare indelebili grazie alla reazione di ossidazione del gallato di ferro dopo che l’inchiostro ha impregnato le fibre della carta. L’inchiostro si trasforma in un pigmento, che può essere rimosso solo provocando la reazione inversa, ad esempio utilizzando uno sbiancante come la candeggina (ipoclorito di sodio). Tuttavia hanno anche la fama di essere particolarmente aggressivi nei confronti di pennini in acciaio ed alimentatori. Ero dunque particolarmente interessato a valutare le prestazioni nel lungo periodo.

Premessa
 Nulla di nuovo sotto il sole di Germania, quindi copio e incollo dalla recensione precedente. ;)
 La maggior parte delle persone associano la città di Lipsia al suo passato musicale, oltre ad avere dato i natali a Richard Wagner, questa città della Sassonia è stata la dimora di Johan Sebastian Bach per oltre vent’anni. Oltre alla musica, o forse grazie anche a questa, Lipsia vanta una ampia produzione letteraria ed è sede di una importante fiera del libro. Tipici di Lipsia sono i minilibri, ovvero opere famose stampate in libri ancora più piccoli dei tascabili, con dimensioni di pochi centimetri. Una città importante per le arti grafiche non poteva essere la casa di un produttore di inchiostri. Felix & Klingner è stata fondata a Lipsia nel 1907 da Adolf Rohrer e Felix Arthur Klingner come produttore di inchiostri ed articoli per litografia. Passata relativamente indenne attraverso il quarantennio di governo comunista della Germania dell’Est, l’azienda è giunta alla quinta generazione e continua a realizzare inchiostri e prodotti per litografia e ritocco. Nel frattempo la sede si è spostata verso sud-ovest, dalla Sassonia a Zella-Mehlis, nel cuore dei boschi della Turingia, Germania Centrale.
 L’azienda produce inchiostri di vario tipo e per diverse applicazioni: calligrafia, disegno, ritocco, belle arti e scrittura. Alcuni inchiostri sono prodotti seguendo ricette tradizionali e le confezioni ricalcano anche nelle etichette e nell’estetica quelle di un secolo fa. La filosofia della casa è infatti tradizione abbinata a moderni metodi di produzione. Che la tradizione rappresenti uno dei capisaldi di questa azienda tedesca lo si capisce anche dal fatto che vende i propri inchiostri stilografici in calamai in vetro da 50 ml con tappo a vite in metallo, ma non in cartucce, nonostante la maggior parte delle penne stilografiche moderne siano pensate per questo tipo di caricamento. I colori disponibili sono 18. Alcuni di essi hanno nomi di suono italiano, cone “Verdura”, “Solferino” o “Cassia”. Esistono anche il Salix e lo Scabiosa, che sono inchiostri con formulazione ferrogallica, e quindi destinati a diventare permanente una volta che si è asciugato ed il fenomeno di ossidazione ha avuto luogo. E’ una gamma abbastanza ampia, anche se per i miei gusti sento la mancanza di un blu-nero non ferrogallico.

Presentazione
 Minimalista. L’inchiostro viene venduto in un calamaio di vetro marrone scuro da 50 ml, chiuso da un tappo a vite in alluminio dotato di guarnizione. L’etichetta specifica chiaramente che si tratta di un inchiostro per penne stilografiche a base ferrogallica. Manca del tutto la tradizionale scatoletta di cartone a proteggere l’inchiostro dalla luce. La casa consegna i boccettini ai negozi in anonime scatole di cartoncino da tre calamai, con una finestrella centrale che permette di vedere l’etichetta di uno dei tre flaconi. Tutto sommato un approccio che apprezzo, un imballo che non c’è non è destinato a diventare rifiuto e la protezione dalla luce può essere assicurata mantenendo il calamaio in un cassetto, come sto facendo io. Il flacone in vetro ha l’imboccatura molto larga, che permette di caricare senza problemi anche le penne più “cicciotte” e una splendida etichetta che ricalca quelle degli inchiostri del periodo tra le due guerre. Se mai, dato il fondo piatto e la forma circolare, ci potrebbe essere qualche problema quando il livello di inchiostro diventa basso e il pennino non pesca più bene. Il costo è più che ragionevole, circa 6 Euro per il calamaio da 50 ml (12 centesimi per millilitro), quindi solo leggermente più costoso di un Diamine e notevolmente più economico rispetto ad un inchiostro premium. Si tratta dunque di un inchiostro adatto all’uso quotidiano, anche per uno studente.

Prestazioni
 Avendo frequentato a lungo la zona di Lipsia per motivi di lavoro, sono personalmente affezionato a questa regione della Germania in cui conservo ancora molti amici, tant’è che una delle stazioni radio che ascolto più di frequente (via internet) è appunto di quelle parti e molta musica che ascolto abitualmente è tedesca. In passato ho recensito il Blau Permanent (un blu medio che, a dispetto del nome, non è affatto permanente) e il Verdgris (uno splendido blu-verde-nero). Entrambi questi inchiostri sono entrati nel mio uso quotidiano, scalzando altrettanti Diamine, rispetto ai quali li preferisco per il comportamento più equilibrato. Qualche tempo fa Marco mi aveva mandato anche il Salix, che ho tardato un po’ a recensire, proprio perché ero curioso di valutare le prestazioni di questo inchiostro nel lungo periodo. Ho quindi inchiostrato due TWSBI Diamond 580, una con pennino M e l’altra con pennino F, e ho fatto una serie di prove per valutare come questo inchiostro si comportasse non solo sulla carta, ma anche nella penna. Come per i suoi predecessori, avevo aspettative molto elevate nei confronti di questo inchiostro, aspettative che non sono affatto andate deluse. Ma andiamo con ordine.

Flusso e lubrificazione
 E’ la prima cosa che si nota e che fa capire che si tratta di un inchiostro ferrogallico. Non è un inchiostro dal flusso magro né è poco scorrevole, cionostante, quando il pennino incontra la carta, si ha la netta sensazione che l’inchiostro sia “diverso”. In termini puramente tecnici, definirei sia il flusso che la lubrificazione come nella media, in pratica scrivendo si ha la sensazione di scrivere con un inchiostro un po’ “acquoso”, anche se guardando la saturazione del tratto si capisce che non è affatto così. E’ più una sensazione che una caratteristica. Non è l’inchiostro da usare in penne dal flusso magro o con pennini che faticano ad essere trascinati sulla carta. Ci vuole una penna dal flusso almeno medio e dal pennino non contrastato. Una volta prese le misure con questa sua caratteristica, le due TWSBI 580 usate per questa prova si sono comportate benissimo. Diciamo che questo inchiostro è come la Volkswagen (inteso come il vecchio Maggiolino, tedesco pure lui), bisogna farci l’occhio prima di riuscire a parcheggiare con una certa disinvoltura. Che si tratti di una sensazione e non di un problema, lo si scopre scrivendo. Mi aspettavo che un inchiostro ferrogallico fosse problematico, e invece da questo punto di vista il Salix non si comporta in maniera molto diversa dagli altri inchiostri. Anzi, per certi versi va pure meglio: salti di tratto e mancate ripartenze praticamente assenti. Ero terrorizzato all’idea che potesse creare problemi al pennino o all’alimentatore, e invece non ne ho avuti. La TWSBI riparte a scrivere senza incertezze anche dopo qualche minuto senza cappuccio e la “prova del nove”, ovvero una delle due TWSBI lasciata volutamente carica nel portapenne con il pennino rivolto verso l’alto per tre settimane inutilizzata, è stata superata brillantemente, sono bastati due ghirigori su un pezzo di carta per farla tornare a scrivere come si deve. L’altra, lasciata in posizione orizzontale, dopo una settimana è ripartita senza nemmeno un millimetro di mancanza di tratto. Magari tuttti i miei inchiostri fossero così.

Aspetto cromatico
 Una delle caratteristiche degli inchiostri ferrogallici, legata alla reazione chimica che li rende permanenti, è che cambiano di tonalità man mano che il gallato di ferro si ossida, e quindi il colore va valutato dopo qualche tempo. Il Salix non fa eccezione. Durante la scrittura, assomiglia molto al Pelikan 4001 Royal Blue, ma basta attendere qualche secondo e il tratto diventa più scuro e più saturo, con una leggera sfumatura di colore bruno, appena percettibile. L’inchiostro resta comunque un blu, direi una via di mezzo tra un blu ed un blu-nero, un piacevolissimo effetto vintage. La scansione allegata è stata fatta 24 ore dopo avere scritto il testo e il colore di un tratto medio è molto simile a quello indicato sulla confezione.
 Le sfumature sono nella media e, rispetto ad altri inchiostri, non si notano gorsse differenze di tonalità tra le zone più chiare e quelle più scure, il Salix tende solamente ad essere un pochino slavato nelle zone in cui il tratto è più magro. E’ evidente che il testo è stato scritto con una stilografica. Io consiglio una penna dal flusso almeno medio, che per questo tipo di inchiostro rappresenta il giusto mix tra flusso e sfumature. Una volta che il colore è diventato quello definitivo, non si notano le fastidiose differenze tra i punti in cui si è appena cominciato a scrivere e quelli in cui tonalità e flusso si sono stabilizzati.

Feathering/Bleed Through
 Mai preoccupanti, io ho avuto qualche problema, più di feathering che di bleed through, solo su carta scadente e con il pennino M, probabilmente legato alla tendenza dell’inchiostro ad impregnare le fibre di carta. La regola resta sempre la stessa: su carta compatta e di qualità (tipo Rhodia o Clairefontaine) si possono usare pennini con il tratto largo e penne dal flusso abbondante, man mano che la qualità della carta si abbassa, occorre diventare più selettivi, riducendo le dimensioni del pennino e il flusso della penna. Con questa accortezza lo si può adattare ad un gran numero di tipi di carta e di penne. Utilizzando la TWSBI Diamond 580 e il pennino fine, sono riuscito a scrivere senza particolari problemi anche sulla carta scadente dei bloc notes economici. La particolare tonalità di colore, se abbinata ad una carta leggermente avoriata, produce un bellissimo effetto retrò, sembra di sfogliare un vecchio registro.

Asciugatura/Resistenza all’acqua
 Trattandosi di un inchiostro ferrogallico, era la parte del test che mi incuriosiva di più. Ebbene si, il Rohrer & Klingner Salix mantiene le promesse. Ho fatto la classica prova di “lavaggio” dopo 24 ore, in modo tale da dare tempo sufficiente alla reazione di ossidazione di avere luogo. Infatti l’inchiostro non ha fatto una piega, è comparso solo un leggero piumaggio, legato al fatto che la carta ha assorbito acqua ed ha perso l’originale lucidità. Come una buona vernice, una volta che il Salix ha “fatto presa” sulla carta, si può andare sul sicuro. Gli amanti degli inchiostri permanenti saranno soddisfatti.
 Per quanto riguarda il tempo di asciugatura, con la TWSBI Diamond 580 a pennino F, sulla carta Rhodia da 80 g/m^2, dalla superficie particolarmente vellutata e che quindi non facilita l’assorbimento dell’inchiostro, ho misurato un tempo di “fuori pericolo”, dopo il quale è possibile toccare il testo o girare pagina o toccare il testo senza problemi, di circa 11 secondi, che salgono a 18 con la sorella dal pennino M. Il tempo si riduce a 5-6 utilizzando una penna dal flusso meno abbondante o una carta meno vellutata. Si tratta di un valore molto buono, che, unito alla resistenza all’acqua fuori dal comune, rende questo inchiostro perfetto anche per l’uso quotidiano.
 Gli inchiostri ferrogallici non godono di buona reputazione da questo punto di vista, ma gli inchiostri stilografici Rohrer & Klingner hanno la fama di essere inchiostri che non rovinano le penne. Le due affermazioni sono contraddittorie. A distanza di un mese, direi che il Salix tiene fede alla seconda e non alla prima. Entrambe le TWSBI hanno superato indenni la prova, anche quella con il pennino M, che era rimasta a lungo carica e inutilizzata. Il classico lavaggio con acqua tiepida ha permesso di rimuovere tutte le tracce di inchiostro, entrambe le penne sono pronte per nuove avventure. Non contento, come si fa nelle prove di durata delle automobili e sfruttando questa caratteristica delle TWSBI, le ho disassemblate completamente ed ho osservato tutti i pezzi da vicino, aiutandomi con una lente. Non ho trovato alcun danno sul retro del pennino, inneschi di corrosione sugli anelli metallici, depositi nell’alimentatore o sul pistone e il materiale trasparente con cui sono realizzate è rimasto tale. Questo nonostante abbia tenuto entrambe le penne alla luce sulla mia scrivania. Chiaramente una prova di un mese non esclude che un inchiostro ferrogallico possa lasciare il segno nel lungo periodo, ma è sicuramente una indicazione positiva di come anche il Salix possa essere all’altezza della buona reputazione degli inchiostri Rohrer & Klingner. Sei mesi dopo, analogo smontaggio e analoga verifica e nessun danno verificabile. Promosso a pieni voti.

Utilizzo consigliato

Ambienti di lavoro.
 Certamente si. Va bene in quasi tutte le occasioni con l’eccezione delle più formali, a patto che lo si usi su una penna dal flusso almeno medio, per avere un tratto sufficientemente saturo da garantire una ottima leggibilità e fotocopiabilità. La particolare tonalità vintage comunica serietà ed understatement, il destinatario viene spinto a concentrarsi sul contenuto del messaggio, ma la presenza delle sfumature lascia comunque intendere che il testo è stato scritto con una penna stilografica. Inoltre è resistente all’acqua, anche se la sua permanenza non è avvallata dalla rispondenza alla norma DIN. Cosa si può desiderare di più? Le uniche occasioni in cui non si può usare questo inchiostro sono quelle che impongono il nero. Chiaramente, essendo un inchiostro permanente, lo è sulla carta ma anche sulle mani e sui vestiti. Nel primo caso si può rimediare con la candeggina, nel secondo non sempre è possibile farlo, per cui è importante utilizzarlo su una penna affidabile, che metta al riparo da eventuali sorprese. L’unico suo limite è di essere disponibile solo in calamaio, e questo potrebbe comportare qualche problema se si resta con la penna a secco e non è possibile ricaricare immediatamente.

Studenti.
 Alla grandissima. Essendo permanente, è perfetto per affrontarci un esame e per scriverci i propri appunti. Dopo 24 ore è come se fossero stati scritti con la biro. Ma quel che è importante è che le caratteristiche di permanenza del Salix si sposano con un comportamento di eccellenza al momento della scrittura, in particolare tempo di asciugatura ridotto. Basta solo fare un po’ la mano al feeling particolare con il pennino, non usare penne scolastiche dal flusso particolarmente magro ma scegliere il tipo di penna in funzione della qualità della carta che si usa. Inoltre non potendo ricaricare cambiando la cartuccia, in certe situazioni sarà opportuno avere una penna di ricambio pronta all’uso. La tonalità scura comunica serietà e gli appunti si possono fotocopiare senza problemi. Inoltre mi terrei alla larga dalle penne particolarmente economiche, che potrebbero avere pennini in acciaio più scadenti e quindi maggiormente inclini a fenomeni di corrosione. Come per l’ambiente lavorativo, occorre solo prestare qualche cautela per non sporcarsi perché, una volta che la reazione di ossidazione ha avuto luogo, smacchiarsi può diventare complicato. In definitiva, considerando anche il costo contenuto, è una ottima alternativa permanente al classico inchiostro scolastico, ovvero il Pelikan 4001 Royal Blue, che invece vince sul piano della cancellabilità e della facilità di smacchiatura.

Correzioni/Annotazioni.
 Non è il suo punto forte. Le note a margine di un testo stampato o le correzioni saranno pure permanenti quasi quanto il testo stesso, ma rischiano di non notarsi perché non se ne differenziano in maniera significativa.

Personale.
 A futura memoria. In un paese come il nostro, che sembra essere sempre più di frequente vittima di eventi climatici estremi, può essere una soluzione per chi vuole mettere al sicuro i propri pensieri. Oppure vuole tutelarsi contro un eventuale naufragio su un’isola deserta e conseguente necessità di dover inviare un messaggio nella bottiglia per richiedere soccorso. Basta solo attendere qualche ora prima di infilarcelo e tapparla. Per il resto è un colore che comunica serietà ed ha un particolare fascino vintage, soprattutto se lo si usa su carta avoriata. La sua resistenza lo dovrebbe rendere ideale per esercizi di calligrafia e disegno. Essendo un po’ avaro di sfumature, consiglio di investire un po’ del proprio tempo alla ricerca della penna migliore, dal momento che un tratto ricco di sfumature è una caratteristica molto gradita e ricercata nei propri diari e scritti personali.

Conclusioni
 Essendo un inchiostro permanente, potrei dire di voler lasciare ai posteri l’ardua sentenza. Scherzi a parte, ho cominciato questa prova con una certa perplessità nei confronti degli inchiostri ferrogallici, legata essenzialmente a quel che avevo letto in rete e sentito in giro. Un mese e un bel po’ di pagine dopo, la mia conclusione è che i miei timori fossero infondati. Il Rohrer & Klingner Salix si è rivelato un inchiostro a due facce. Al momento di scrivere si comporta come un buon inchiostro “tradizionale”, dove per tradizionale intendo la tipologia di inchiostri che oggi vanno per la maggiore, ovvero quelli non permanenti. Il flusso e la lubrificazione sono nella media e l’inchiostro si comporta molto bene nella penna, niente incertezze, salti di tratto e mancate ripartenze. Pulizia della penna dopo un mese di utilizzo effettuata senza problemi. Poi, una volta che si è steso il tratto sulla carta, è come se, improvvisamente, l’inchiostro si ricordasse di essere ferrogallico e quindi permanente, al punto da non fare una piega quando ho versato acqua sul testo.
 Concludendo, se qualcuno è alla ricerca di un inchiostro permanente ma non problematico, il Rohrer & Klingner Salix merita di essere preso seriamente in considerazione. Nel frattempo rinnovo i ringraziamenti a Marco della “Casa della Stilografica”, per avermi messo a disposizione il calamaio utilizzato per questa recensione.

Phormula.




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