Autore Topic: Recensione: Stipula Etruria – Rainbow Clear  (Letto 1416 volte)

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Offline Phormula

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Recensione: Stipula Etruria – Rainbow Clear
« il: Novembre 11, 2016, 17:01:27 pm »
Stipula Etruria – Rainbow Clear

Confesso che Stipula è un marchio di cui so poco, diciamo giusto il minimo sindacale per evitare uscite da “esperto” di calcio da bar del tipo “Fin tanto che la nazionale tedesca si ostinerà a tenere Balotelli in porta non vincerà nemmeno uno scudetto”. Per una ragione o per l’altra il marchio era rimasto sotto il mio radar pennistico. Da una parte, salvo casi (molto) particolari, non amo molto le linee classiche, gran parte del mio parco di penne è composto di Lamy e Faber Castell, dall’altra è un marchio che non mi era ancora capitato di vedere nei negozi “fisici”. Sul sito di Laura (Goldpen.it) mi era capitato di vedere questa stipula Rainbow, ma non la avevo presa in considerazione, per lo meno fin tanto che Laura non ha insistito (assai) perché la provassi. La serie Rainbow è una variante numerata della Stipula “Etruria” declinata in diversi colori, ciascuno con una tiratura di 351 esemplari. Laura mi ha mandato quella trasparente, che la casa chiama “Rainbow Clear” e non, come sarebbe più logico supporre “Demonstrator”. Il pennino è quello in acciaio normale. Con un sovrapprezzo di circa un terzo è possibile avere il pennino T-Flex.

Estetica e design 9,5
Ribadisco che il giudizio sull’estetica è un fatto personale, e penso di poterlo fare con cognizione di causa, avendo osservato le cravatte del mio ex-collega (tedesco), che se ne facessi indossare una ad uno spaventapasseri, esso si troverebbe immediatamente promosso con pieno diritto nella categoria dei “terrorizzapasseri”. Detto questo, di fronte alla Etruria Rainbow, posso cliccare “mi piace”. La considero una bella penna.
E’ arrivata in una scatola rossa con controscatola di cartone, anche questa rossa. La scatola all’interno è rivestita in tessuto crema. La penna è tenuta in sede dal classico anello elastico, mascherato da una striscia di tessuto. La scatola presenta un doppio fondo, al quale si accede sollevando l’alloggiamento della penna, che cela la documentazione (certificato di originalità, manuale di istruzioni e certificato di garanzia). Una bella presentazione, non c’è dubbio, che si addice ad un prodotto di artigianato italiano, pardon, fiorentino e che la rende adatta ad essere regalata.
La penna in sé è realizzata interamente in plastica trasparente, come si conviene ad una “demonstrator”. Le uniche parti non trasparenti sono quelle metalliche, il meccanismo dello stantuffo, l’alimentatore (che però è calzato su una impugnatura trasparente) e la zona del cappuccio nella quale si infila la punta del pennino.
E’ una penna di dimensioni abbondanti, dal vivo è molto più grande di quanto possa sembrare in fotografia, realizzata senza lesinare sui materiali. Le finiture sono dorate, tranne il meccanismo interno dello stantuffo, che parte in plastica e parte in metallo. Il meccanismo di azionamento dello stantuffo non è protetto da un contro tappo, ma offre una resistenza all’avanzamento sufficiente ad evitarne l’azionamento accidentale. Tra questo e il cilindro è presente un anello dorato. Il tappo si apre a vite, per svitarlo serve un giro completo. Rivela una impugnatura che è molto più piccola del diametro del cilindro, cosa che io ho apprezzato, non amando le penne dall’impugnatura molto larga, in virtù delle mie dita sottili. Il pennino è un “normale” pennino in acciaio dorato. Le sue dimensioni abbondanti si integrano molto bene con quelle della penna. Sia sul pennino che sulla clip e sulla vera inserita nel cappuccio sono incise le foglie simbolo della casa. Anche il cappuccio è di dimensioni abbondanti. Caratteristica della parte terminale, sia del cappuccio che del cilindro, è l’assenza di medaglie o loghi ma la finitura sferica in plastica piena, che crea un particolare effetto ottico. Sul cilindro è inciso il marchio “Stipula” con la scritta “Firenze – Made in Italy” e dal lato opposto è riportato il numero di serie rispetto ai 351 esemplari di tiratura per ciascun colore.
In definitiva è una penna che, per chi come me ama le “demonstrator”, convince anche “da ferma”, nel senso che è bella anche solo da guardare e maneggiare. A mio giudizio il mix, apparentemente azzardato, tra il design classico e la realizzazione “demonstrator” rappresenta un connubio riuscito tra tradizione e modernità. Pur essendo una “demonstrator” è una penna che non sfigura anche nelle occasioni ufficiali.

Realizzazione e qualità 8,5
Gli americani direbbero “mixed feelings”. Parliamoci chiaro, non è una penna fatta male o scadente, tutt’altro. Tuttavia il giudizio risulta essere fortemente influenzato dalle aspettative, nel senso che gli amanti della produzione industriale, tanto asettica quanto precisa, rischiano di restare delusi. La “Stipula Rainbow” è un prodotto di artigianato, assemblato a mano, e non fa niente per nasconderlo. E’ fatta bene in tutte le sue componenti, i materiali sono di qualità e si capisce che è una penna pensata per durare a lungo, ma l’assemblaggio ed alcune finiture tradiscono la manualità dell’artigiano. E’ un po’ la differenza tra la cucitura a macchina e quella a mano su un vestito, possono essere entrambe ben fatte, ma la prima trasmette la precisione della macchina, la seconda la manualità del sarto. Lo si vede dagli accoppiamenti tra le varie componenti, dagli incastri e dalla finitura dei dettagli, che sono ben fatti ma mancano di quella precisione che solo la produzione industriale riesce a garantire. Siamo lontani anni luce dalla precisione teutonica di una Pelikan della serie M di prezzo equivalente. Per alcuni questo può essere un difetto irrimediabile, per altri le imperfezioni, quando come in questo caso non compromettono in alcun modo la funzionalità di un oggetto, possono essere un valore aggiunto, anzi una caratteristica da ricercare in un prodotto artigianale. Io, nel dare il giudizio a questa penna, ho scelto una strada intermedia, una via di mezzo tra il “7” che darebbe un amante della precisione che solo un prodotto industriale può avere, e il “10” che darebbe senza pensarci sopra un momento chi ama la tradizione artigianale.

Peso e dimensioni 9
“Penna de panza, penna de sostanza…” Il giudizio sulla “Etruria Rainbow” è tutto qui. Basta prenderla in mano per rendersene conto. Con il serbatoio carico pesa ben 40 grammi, che sono tanti per una penna realizzata quasi interamente in plastica. Il motivo va ricercato sia nello spessore della resina che nel meccanismo in parte metallico dello stantuffo. Il peso è suddiviso in 27 grammi della penna vera e propria e ben 13 del cappuccio. Complici le dimensioni, il peso del tappo e quello del meccanismo dello stantuffo, in particolare della parte terminale in metallo, la scrittura con il cappuccio calzato è un po’ scomoda, anche se è fattibile.
Anche le dimensioni sono abbondanti, la penna pesa 15 cm con il cappuccio e ben 12,5 cm senza. Con il cappuccio calzato siamo oltre i 17. Il solo pennino nella parte visibile misura 2,5 cm e il cilindro nella zona del serbatoio ha un diametro di 16 mm. Dimensioni da incrociatore, alle quali però corrisponde una inaspettata maneggevolezza, perché l’impugnatura misura solo 10 mm di diametro nella zona più sottile. Una piacevole sorpresa, perché le mie dita sottili mal si coniugano con le impugnature larghe. Inoltre la zona di transizione tra l’impugnatura e il cilindro è priva di gradini, la penna si restringe progressivamente verso l’impugnatura, rendendo la presa comoda anche a chi ama una impugnatura più “alta”.

Pennino e prestazioni 8,5
Dopo avere effettuato il lavaggio di rito con acqua tiepida, ho caricato la penna con il Diamine “Presidential Blue”, uno dei miei inchiostri preferiti, ed ho cominciato a scriverci. La delusione è stata grandissima, nelle prime pagine ho osservato un sacco di false partenze e salti di tratto. Sono arrivato a guardare il pennino sotto la lente, ma senza trovare disallineamenti o altri problemi. Poi, pagina dopo pagina, la situazione è andata migliorando e la penna ha incominciato a comportarsi normalmente. Al che ho capito che, come molte penne che mi è capitato di usare, la “Etruria Rainbow” necessita di un adeguato periodo di rodaggio per esprimersi al meglio. Dopo qualche settimana di utilizzo, ora che le prestazioni si sono stabilizzate, sono in grado di esprimere un giudizio.
La “Etruria Rainbow” monta un pennino in acciaio dorato di dimensioni rilevanti, finemente inciso e bello anche da guardare. E’ dotato di foro di sfiato. Quello del mio esemplare è un medio. Si tratta di un pennino rigido, caratterizzato da una certa resistenza allo scorrimento, esaltata da un flusso nella media. Nella media è anche la larghezza del tratto, indicativamente a metà strada tra un medio giapponese ed uno europeo. Per certi versi è un pennino molto simile a quello montato su una buona penna scolastica, il che non vuol essere una critica, anzi. Semplicemente non è la penna da cui attendersi un pennino “di burro”, che vola letteralmente sulla carta e la inonda di inchiostro come un annaffiatoio. In questo caso il comportamento è più “proletario”, l’inchiostro viene ceduto alla carta con parsimonia ma, dopo il rodaggio, senza incertezze e con una buona dose di sfumature. A meno di non avere a che fare con inchiostri allergici alle penne dal flusso magro, questo comportamento esalta le sfumature, tant’è che tra le penne in mio possesso, è quella in cui il Diamine “Presidential Blue”, noto per essere un inchiostro abbastanza avaro di sfumature, sfuma di più. Pur apprezzando i pennini più morbidi e scorrevoli ed i flussi più abbondanti, ho trovato nella “Etruria Rainbow” una preziosa alleata, perché il pennino leggermente contrastato la rende ideale per scrivere su carta vellutata come quella Rhodia o Clairefontaine e il flusso medio fa si che lo scritto asciughi molto in fretta anche quando la carta non è molto assorbente, permettendomi di girare pagina quasi subito, senza dover attendere interminabili secondi per evitare sbavature. Il che, prendendo appunti nel corso di una conferenza, è una vera e propria manna dal cielo. Non a caso per questo tipo di utilizzo sono solito ricorrere a penne scolastiche, che hanno flussi in generale più magri rispetto alla maggior parte delle penne premium. L’alimentatore è correttamente dimensionato sul pennino, altra piacevole sorpresa. Nonostante il serbatoio enorme, il flusso si mantiene costante sul lato magro, indipendentemente dal livello di riempimento del serbatoio.
Per le sue caratteristiche la “Etruria Rainbow” è diventata rapidamente la penna a stantuffo che uso di più tra quelle in mio possesso, adatta ad un grande numero di situazioni e di tipi di carta. Se a questo aggiungo il fatto che il serbatoio è estremamente capiente e l’impugnatura sottile nonostante le dimensioni generose del resto della penna si adatta perfettamente alle mie dita e mi permette un controllo del tratto che su altre penne di dimensioni analoghe posso solo sognare, si capisce perché faccia fatica a separarmene. E’ l’unica penna con caricamento a stantuffo che sto portando con me. Di solito fuori casa uso solo penne con caricamento a cartuccia, per evidenti ragioni di praticità. Sono curioso di vedere come si comporterà nei viaggi aerei. Tuttavia riconosco che chi cerca in una penna caratteristiche opposte potrebbe restarne deluso. Assai.

Caricamento e manutenzione 8,5
E’ una penna a stantuffo. Il serbatoio è molto capiente, forse uno dei più capienti tra le penne che ho provato. Ad occhio e croce direi che la capacità è intorno ai 2 ml, o tre cartucce internazionali corte. Il che, unito al flusso medio, garantisce una autonomia invidiabile, sono arrivato a scrivere per una trentina di pagine A4 ed oltre senza dover ricaricare. Miglior prestazione di sempre, considerato che con alcune penne a stantuffo dal flusso copioso mi fermo dopo 5-6 e con una cartuccia standard arrivo a 12-14. Con certi inchiostri premium questo vuol dire avere un euro di inchiostro dentro la penna e vedere il livello dell’inchiostro nel calamaio che scende vistosamente durante la ricarica... Fortunatamente le soste al distributore sono molto rade. Un buon Diesel, capace di macinare chilometri e chilometri di autostrada tra un pieno e l’altro.
Il meccanismo dello stantuffo è ben realizzato, il pistone si muove senza incertezze e con movimento fluido. Il pistone ha una tenuta singola. Le Pelikan e le TWSBI della serie 5xx hanno un pistone con due anelli di tenuta. Non ho idea se questo possa comportare qualche problema nel lungo periodo, per il momento la penna funziona benissimo. Manca un controtappo, come sulle Delta, per evitare azionamenti involontari del pistone, ma il meccanismo offre una resistenza più che adeguata a scongiurarne la rotazione occasionale.

Qualità/Prezzo 9,5
Il prezzo di questa penna oscilla tra i 120 ed i 160 Euro, a seconda di dove la si acquista. La versione con il pennino T-Flex costa circa 80 euro in più. Per questa cifra si rinuncia ad un pennino in oro ma ci si porta a casa una buona penna a stantuffo, realizzata artigianalmente senza lesinare sui materiali, con un alimentatore in grado di assicurare la costanza del flusso nonostante il serbatoio molto capiente e, non ultimo, in edizione limitata di soli 351 esemplari. Difficile prendere di più. Certo, non è perfetta, qualcuno potrebbe desiderare un flusso più abbondante, un tratto più largo e soprattutto un pennino più morbido. Altri potrebbero restare perplessi di fronte al rodaggio che per lo meno il mio esemplare ha richiesto per arrivare a scrivere senza problemi. Chi vuole spendere meno e desidera un flusso più abbondante può prendere in considerazione le Pelikan economiche della serie “P, oppure le TWSBI della serie “5xx. Penne molto valide e, nel caso Pelikan, con una lunga tradizione alle spalle, ma che non hanno certo il fascino dell’artigianato italiano, pardon, toscano. Ritengo che, più che sul piano delle caratteristiche tecniche e delle prestazioni assolute, il giudizio su questa penna non possa che tenere in considerazione il suo DNA, alla luce del quale il voto è più che meritato.

Conclusioni 9
Gli etruschi sono un popolo di cui sappiamo molto poco, così come dell’Etruria, l’antica terra da loro abitata. Nei programmi di storia sono solo una parentesi, ben presto oscurata dai Romani. Nel mio caso, “Etruria” è il nome più azzeccato per questa penna, perché è stata una sorpresa continua. Mi aspettavo una penna piccola e leggera, me ne sono trovata una grande e pesante, pur essendo in plastica. Me la aspettavo lenta nelle manovre come una nave da crociera in virtù delle dimensioni generose e invece ho scoperto una impugnatura sottile che mi garantisce un controllo preciso, nonostante tra le mie dita e la carta ci siano tre centimetri abbondanti, tra pennino e impugnatura. Mi aspettavo un tratto largo e un flusso abbondante e invece il tratto è un medio-fine (per gli standard europei). Mi aspettavo un flusso irregolare per via del serbatoio capiente e invece l’alimentatore garantisce un flusso medio ma costante, indipendentemente dal livello dell’inchiostro nel serbatoio. Mi aspettavo, questo si, che scrivesse bene. Lo fa, ma per arrivarci ha avuto bisogno di un congruo rodaggio. In pratica mi sono trovato tra le mani una penna che scrive come una buona penna scolastica (il che, per chi mi conosce, è un complimento), ma con il fascino del caricamento a stantuffo e della realizzazione artigianale in serie limitata. Non ci è voluto molto per farla diventare un cavallo da battaglia per l’uso quotidiano, è una penna perfetta per tutte le occasioni in cui avrei usato una penna scolastica e, grazie al serbatoio molto capiente, perfetta anche per l’uso fuori casa. Tutti questi vantaggi mi hanno fatto rapidamente passare in secondo piano i “difetti” (le virgolette sono intenzionali, perché più che di difetti preferirei parlare di “caratteristiche peculiari”), in primis gli assemblaggi che ne denotano la realizzazione artigianale.
Se guardo ai punteggi nelle varie sezioni, a questa penna ho dato sempre voti molto alti, anche se mai il massimo, è una penna molto equilibrata e non posso che tenerne conto nel mio giudizio finale. Una ottima “penna scolastica” in versione artigianale e con caricamento a stantuffo, appunto. Tuttavia, poiché, come ho già detto, queste caratteristiche potrebbero non essere gradite a tutti, consiglio di tenerle in considerazione in previsione di un acquisto. Più che con altre penne, il giudizio in alcune sezioni potrebbe cambiare notevolmente in virtù delle preferenze e dei gusti personali. In ogni caso l’acquisto da non ritardare eccessivamente, trattandosi di una penna in serie limitata che, in alcune colorazioni, è già andata esaurita. Ringrazio Laura di Goldpen che mi ha convinto a prenderla in considerazione, di fatto aggiungendo una formidabile arma di scrittura al mio arsenale.

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