Autore Topic: Torino - Bologna: così distanti?  (Letto 13332 volte)

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Online Giuseppe Tubi

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Torino - Bologna: così distanti?
« il: Gennaio 21, 2013, 15:41:46 pm »
Quanto emerso dal precedente topic sulle prime penne a marchio OMAS aperto da Riccardo, mi ha fatto venire in mente una curiosa rientrante che mi era stata mostrata un pò di tempo addietro.
Si trattava si una delle tante penne in ebanite nera, di un formato analogo alla 42 Waterman, con inciso un motivo a sottili righe longitudinali. La particolarità era il grosso "marchio" Edmondo De Amicis" riportato in corsivo, quasi a mo' di firma. Sotto, più in piccolo ed in caratteri stampatello: "brevetto S.T.B.". La penna, ad un esame più attento mostrava alcuni particolari rivelatori: un piccolissimo numero stampigliato sul fondello, il pennino in oro Warranted - Perfect. Abbastanza certo quindi che si trattasse di un prodotto Aurora.
Ero però piuttosto scettico a ritenere l'acronimo S.T.B. riferibile a Tantini e Stiassi, della futura TaBo. Anche perché mi sembrava fuori senso la dicitura "brevetto" riportata su un modello di penna sicuramente non inventato da loro.
Consultato in merito, il nostro infallibile Pedewall chiariva invece come al di là di ogni dubbio il marchio "Edmondo De Amicis" fosse stato registrato dai predetti bolognesi.
Forse è verosimile pensare che, con l'evoluzione della normativa in materia, oggi non si sarebbe parlato di brevetto quanto piuttosto di "marchio depositato" o qualcosa del genere.
Resta comunque il fatto che già all'apoca, pur in assenza di collegamenti aerei, Pendolini, Frecce Rosse e quant'altro, Torino e Bologna non erano poi così distanti....



Offline Marlowe

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Re:Torino - Bologna: così distanti?
« Risposta #1 il: Gennaio 21, 2013, 16:30:25 pm »
Quanto emerso dal precedente topic sulle prime penne a marchio OMAS aperto da Riccardo, mi ha fatto venire in mente una curiosa rientrante che mi era stata mostrata un pò di tempo addietro.
Si trattava si una delle tante penne in ebanite nera, di un formato analogo alla 42 Waterman, con inciso un motivo a sottili righe longitudinali. La particolarità era il grosso "marchio" Edmondo De Amicis" riportato in corsivo, quasi a mo' di firma. Sotto, più in piccolo ed in caratteri stampatello: "brevetto S.T.B.". La penna, ad un esame più attento mostrava alcuni particolari rivelatori: un piccolissimo numero stampigliato sul fondello, il pennino in oro Warranted - Perfect. Abbastanza certo quindi che si trattasse di un prodotto Aurora.
Ero però piuttosto scettico a ritenere l'acronimo S.T.B. riferibile a Tantini e Stiassi, della futura TaBo. Anche perché mi sembrava fuori senso la dicitura "brevetto" riportata su un modello di penna sicuramente non inventato da loro.
Consultato in merito, il nostro infallibile Pedewall chiariva invece come al di là di ogni dubbio il marchio "Edmondo De Amicis" fosse stato registrato dai predetti bolognesi.
Forse è verosimile pensare che, con l'evoluzione della normativa in materia, oggi non si sarebbe parlato di brevetto quanto piuttosto di "marchio depositato" o qualcosa del genere.
Resta comunque il fatto che già all'apoca, pur in assenza di collegamenti aerei, Pendolini, Frecce Rosse e quant'altro, Torino e Bologna non erano poi così distanti....

Ottima osservazione, anche se Torino pare essere stato un vero distretto nato per la penna stilografica, mentre riguardo a Bologna la penna fu una delle varie forme che ha preso la grande tradizione meccanica della zona. Difficile a questo punto dire perché Milano, che pure in fatto di tecnologie meccaniche e design non è indietro a nessuno, sia rimasta un po' ai margini.

Quanto al brevetto Edmondo De Amicis, era certo un nome popolare e spendibile a quei tempi - un precursore delle limited edition di oggi - anche se è giusto assimilarlo più ad un marchio depositato che ad un brevetto. Un po' come la Hundred Years sulle Waterman e la gemma blu sulle Parker, che poi la severa legislazione americana sul commercio fece togliere.

Offline Marlowe

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Re:Torino - Bologna: così distanti?
« Risposta #2 il: Gennaio 21, 2013, 16:33:19 pm »
.... e chissà se gli eredi dell'autore del Cuore si presero un po' di conquibus...

Online Giuseppe Tubi

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Re:Torino - Bologna: così distanti?
« Risposta #3 il: Gennaio 21, 2013, 20:33:24 pm »
Quanto emerso dal precedente topic sulle prime penne a marchio OMAS aperto da Riccardo, mi ha fatto venire in mente una curiosa rientrante che mi era stata mostrata un pò di tempo addietro.
Si trattava si una delle tante penne in ebanite nera, di un formato analogo alla 42 Waterman, con inciso un motivo a sottili righe longitudinali. La particolarità era il grosso "marchio" Edmondo De Amicis" riportato in corsivo, quasi a mo' di firma. Sotto, più in piccolo ed in caratteri stampatello: "brevetto S.T.B.". La penna, ad un esame più attento mostrava alcuni particolari rivelatori: un piccolissimo numero stampigliato sul fondello, il pennino in oro Warranted - Perfect. Abbastanza certo quindi che si trattasse di un prodotto Aurora.
Ero però piuttosto scettico a ritenere l'acronimo S.T.B. riferibile a Tantini e Stiassi, della futura TaBo. Anche perché mi sembrava fuori senso la dicitura "brevetto" riportata su un modello di penna sicuramente non inventato da loro.
Consultato in merito, il nostro infallibile Pedewall chiariva invece come al di là di ogni dubbio il marchio "Edmondo De Amicis" fosse stato registrato dai predetti bolognesi.
Forse è verosimile pensare che, con l'evoluzione della normativa in materia, oggi non si sarebbe parlato di brevetto quanto piuttosto di "marchio depositato" o qualcosa del genere.
Resta comunque il fatto che già all'apoca, pur in assenza di collegamenti aerei, Pendolini, Frecce Rosse e quant'altro, Torino e Bologna non erano poi così distanti....

Ottima osservazione, anche se Torino pare essere stato un vero distretto nato per la penna stilografica, mentre riguardo a Bologna la penna fu una delle varie forme che ha preso la grande tradizione meccanica della zona. Difficile a questo punto dire perché Milano, che pure in fatto di tecnologie meccaniche e design non è indietro a nessuno, sia rimasta un po' ai margini.

Quanto al brevetto Edmondo De Amicis, era certo un nome popolare e spendibile a quei tempi - un precursore delle limited edition di oggi - anche se è giusto assimilarlo più ad un marchio depositato che ad un brevetto. Un po' come la Hundred Years sulle Waterman e la gemma blu sulle Parker, che poi la severa legislazione americana sul commercio fece togliere.
Mi pare di ricordare dalla lettura di "Settimo Torinese. Una città in punta di penna" che nell'area era molto sviluppata la lavorazione dell'osso e materiali analoghi per la produzione di bottoni e similari. Se non ricordo male un esempio è indicato nella ditta Pagliero, una delle maggiori. Poiché le macchine ed attrezzature necessarie erano analoghe e le lavorazioni simili, non appena il mercato delle penne registrò una forte richiesta, molti convertirono la produzione precedente o gli affiancarono questa nuova branca di attività.
Credo che questo sia stato uno dei motivi che ha portato l'area della cintura torinese ad essere numericamente l'area di principale produzione.
Deve però essere ricordato come le realtà produttive locali fossero mediamente piccole o piccolissime, perlopiù a gestione familiare. Credo che le realtà più strutturate della zona non fossero poi molte; probabilmente si potevano contare sulle dita di una mano o poco più.

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Re:Torino - Bologna: così distanti?
« Risposta #4 il: Gennaio 24, 2013, 11:01:14 am »
Per quello che riguarda la produzione di penne stilografiche nell'area torinese, secondo me dobbiamo dividere la realtà in due parti.
La prima che riguarda una vera e propria realtà industriale ubicata in Torino e che aveva come attori principali Aurora, gruppo The King/SAFIS, Stilus. Di questi tre, i primi due erano certamente strutturati come delle vere e proprie fabbriche di dimensioni molto considerevoli e l'Aurora in particolare grazie alle enormi disponibilità economiche ed imprenditoriali del suo fondatore poteva contare su una forza lavoro di circa 350 dipendenti il che ancora oggi farebbe apparire un'azienda con questi numeri una realtà tutt'altro che piccola.

The King anche era una realtà industriale non indifferente anche se quasi certamente non con gli stessi numeri di Aurora.

Stilus tra le tre era quella numericamente parlando di dimensioni più modeste, più simile ad una ditta artigiana ma certamente e lo sappiamo in grado di produrre oggetti di eccellente qualità sia estetica che tecnica.

Oltre a queste tre fabbriche più o meno grandi, esistevano aziende che producevano soltanto parti come ad esempio la ABT e la Tavella & Co. impegnate a produrre pennini.

Insieme a queste c'erano poi altre realtà che per la maggior parte del tempo si impegnarono per offrire prodotti si di qualità ma prodotti da terzi (spesso dalle aziende sopra indicate) come FACSEN, Williamson, Zemax etc...

La seconda realtà era ubicata subito fuori Torino città ed era sparpagliata tra Settimo Torinese, Chivasso etc... insomma tutta l'area extra urbana la quale però godeva già all'epoca di validi collegamenti con il capoluogo di provincia. In questa zona nacquero numerose piccolissime attività (non fabbriche) praticamente a livello familiare impegnate nella produzione di minuteria varia e penne economiche. Alcuni dei nomi più conosciuti di questa zona sono Pagliero e Favetta ma praticamente ogni cascina dotata di un luogo che potesse ospitare un tornio una fresa o altro erano impegnati in modo individuale o direttamente per questi due nomi a realizzare per l'appunto parti o penne complete.

Tutto questo però secondo me trova la sua origine nel fatto che Torino dai primi del '900 fino ai giorni nostri era una città industriale vera dove esistevano e spesso cooperavano tra loro numerose industrie. Non per nulla la Aurora, Stilus e SAFIS così come molte altre hanno prodotto tra le altre cose moltissime penne pubblicitarie per FIAT, Olivetti, Doufur, Pastiglie Leone, Ferrero, Vidal, Ceat, Pirelli, Snam etc... molte di queste penne sono addirittura apparse qui su Pennamania quindi sono cose reali e tangibili e non di certo frutto delle nostre fantasie.

Quindi il mondo industriale della penna stilografica ha trovato terreno fertile su cui piantare radici, ramificarsi, svilupparsi, evolvere e ovviamente sostenere. Mano d'opera specializzata beh qui in Piemonte non è mai mancata, le materie prime non era un problema reperirle.
Qui in zona c'erano anche due aziende da non sottovalutare e importantissime per il settore industriale di nostro interesse ovvero la Sandretto che produceva macchine per la lavorazione delle materie plastiche e la SIC (Società Italiana Celluloide) poi Mazzucchelli che ancora oggi produce non soltanto celluloide ma anche resine acriliche e altro diventando già all'epoca uno dei maggiori e migliori produttori di questi materiali.

Quindi se già mettiamo insieme queste traccie come le mollichelle di pane o la scia di sassolini, scopriamo come questa era forse e dico forse l'unica zona italiana ad offrire l'ambiente giusto per la produzione a livello industriale di strumenti da scrittura.

Il problema di fondo è che nessuno si è mai realmente concentrato su questo ma anche chi di dovere si è buttato a bomba nell'idea che un solo nome traducibile in OMAS sia stato il faro che illuminava la strada quando realmente a conti fatti così non poteva essere anche perché la Omas nasce nel 1925-1926 ma ci sono penne italiane che già nei primi del '900 erano ben sviluppate.

Indubbiamente la leggenda OMAS ha fatto mangiare molti scrittori, collezionisti/commercianti ma ora basta è ora di finirla.

Dopo aver scritto tutto questo, ci sono però due punti ancora da evidenziare di cui il primo palese, evidente e sotto gli occhi di tutti ma al quale probabilmente nessuno ha prestato mai troppa attenzione. Il secondo nascosto di cui nessuno fino ad ora ne era a conoscenza.

Punto uno sotto gli occhi di tutti: Come sappiamo la ricostruzione storica è molto difficile, l'Italia ha subito enormi danni di guerra e molte aziende come l'Aurora furono bombardate quindi materiale cartaceo e storico quasi zero. Ci rimangono le penne che come pezzi di puzzle ci permettono di ricostruire la storia ma a macchia di leopardo.

Comunque sia per quanto a macchia di leopardo, si intuisce come tutte le aziende, siano partite da una fase iniziale quasi pionieristica producendo penne molto semplici con caricamento a contagocce per poi arrivare a modelli sempre più sofisticati ed eleganti. Insomma si può osservare la maturazione dell'azienda.
Questo vale per tutte in tutti i campi comprese automobili pc etc...

C'è però un'azienda italiana che produce penne che esula da questo ed è la The King/SAFIS la quale se osserviamo le penne giunte fino e osserviamo e leggiamo il materiale pubblicato sui libri sembra quasi che abbia fatto il percorso inverso ovvero partita alla grande e poi via via nel corso degli anni invece che evolversi si sia spenta, semplificando e imbruttendo la produzione fino alla sua estinzione.
Perché? pensateci

Punto due oscuro molto oscuro. Per quale motivo vari anni fa dopo anni e anni di tentativi sono riuscito a entrare in possesso di uno scatolone ex produzione di una nota azienda Torinese (non dico il nome) che al suo interno conteneva anche componenti firmate Columbus, Omega, Minerva, Omas, Stilus, Ercolessi, Domino etc... tutti perfettamente intercambiabili e tutti provenienti dallo stesso luogo?

La Minerva pre Omas proviene da quello scatolone e come questa tante altre penne da me recentemente pubblicate.

Online Giuseppe Tubi

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Re:Torino - Bologna: così distanti?
« Risposta #5 il: Gennaio 24, 2013, 12:07:37 pm »
Più che uno scatolone, una miniera d'oro.....

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R: Re:Torino - Bologna: così distanti?
« Risposta #6 il: Gennaio 24, 2013, 14:59:58 pm »
Più che uno scatolone, una miniera d'oro.....

Ammetto che sia molto interessante

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Offline pedewall

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Re:Torino - Bologna: così distanti?
« Risposta #7 il: Gennaio 24, 2013, 21:14:07 pm »
 
Aggiungo ulteriori elementi sulla concentrazione torinese:
L’INDUSTRIA DI PENNINI D'ORO E PENNE STILOGRAFICHE di BASSANO (VI)  ITALIA, attuale Montegrappa, deposita presso la Prefettura di Torino i marchi Monte Grappa (col disegno del monte tra i due nomi), Domino ed Elmo (disegni molto belli) utilizzando come mandatario (presentatore) uno studio professionale di Torino.
Sarebbe stato logico presentarli se non in zona, almeno a Milano, invece no.

Mi pongo la domanda, ma non conosco la risposta.

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Re:Torino - Bologna: così distanti?
« Risposta #8 il: Gennaio 24, 2013, 21:16:45 pm »

Aggiungo ulteriori elementi sulla concentrazione torinese:
L’INDUSTRIA DI PENNINI D'ORO E PENNE STILOGRAFICHE di BASSANO (VI)  ITALIA, attuale Montegrappa, deposita presso la Prefettura di Torino i marchi Monte Grappa (col disegno del monte tra i due nomi), Domino ed Elmo (disegni molto belli) utilizzando come mandatario (presentatore) uno studio professionale di Torino.
Sarebbe stato logico presentarli se non in zona, almeno a Milano, invece no.

Mi pongo la domanda, ma non conosco la risposta.

Per curiosità lo studio professionale era lo Studio Iacobacci o Jacobacci, oppure Studio Torta?

Offline pedewall

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Re:Torino - Bologna: così distanti?
« Risposta #9 il: Gennaio 24, 2013, 21:24:21 pm »

Ing. G.B. Casetta,

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R: Re:Torino - Bologna: così distanti?
« Risposta #10 il: Gennaio 24, 2013, 21:26:04 pm »

Ing. G.B. Casetta,

Peccato, speravo in Iacobacci!

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Offline pedewall

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« Risposta #11 il: Gennaio 24, 2013, 21:45:10 pm »

Aurora utilizzava la ditta Secondo Torta,
Stlus ditta Gaetano Capuccio
Riccardo Amisani della Will utilizzava S, Torta

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R: Re:Torino - Bologna: così distanti?
« Risposta #12 il: Gennaio 24, 2013, 22:01:03 pm »

Aurora utilizzava la ditta Secondo Torta,
Stlus ditta Gaetano Capuccio
Riccardo Amisani della Will utilizzava S, Torta

Tutto giusto.

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Offline Marlowe

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Re:Torino - Bologna: così distanti?
« Risposta #13 il: Gennaio 24, 2013, 22:38:59 pm »

Punto due oscuro molto oscuro. Per quale motivo vari anni fa dopo anni e anni di tentativi sono riuscito a entrare in possesso di uno scatolone ex produzione di una nota azienda Torinese (non dico il nome) che al suo interno conteneva anche componenti firmate Columbus, Omega, Minerva, Omas, Stilus, Ercolessi, Domino etc... tutti perfettamente intercambiabili e tutti provenienti dallo stesso luogo?

La Minerva pre Omas proviene da quello scatolone e come questa tante altre penne da me recentemente pubblicate.

Se la Minerva pre Omas proveniva da lì, potrebbe trattarsi di esemplari presi (immagino dalla Aurora) a scopo di studio della concorrenza? E' una pratica normale tra le aziende, diffusa anche adesso, e in fondo, vista appunto la datazione Minerva pre Omas, l'Aurora non doveva ancora essere così affermata....

Diversamente si potrebbe pensare ad una forma di produzione per conto terzi della quale la Aurora voleva avere la documentazione, magari grazie ad un fornitore amico....

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R: Re:Torino - Bologna: così distanti?
« Risposta #14 il: Gennaio 24, 2013, 22:55:17 pm »

Punto due oscuro molto oscuro. Per quale motivo vari anni fa dopo anni e anni di tentativi sono riuscito a entrare in possesso di uno scatolone ex produzione di una nota azienda Torinese (non dico il nome) che al suo interno conteneva anche componenti firmate Columbus, Omega, Minerva, Omas, Stilus, Ercolessi, Domino etc... tutti perfettamente intercambiabili e tutti provenienti dallo stesso luogo?

La Minerva pre Omas proviene da quello scatolone e come questa tante altre penne da me recentemente pubblicate.

Se la Minerva pre Omas proveniva da lì, potrebbe trattarsi di esemplari presi (immagino dalla Aurora) a scopo di studio della concorrenza? E' una pratica normale tra le aziende, diffusa anche adesso, e in fondo, vista appunto la datazione Minerva pre Omas, l'Aurora non doveva ancora essere così affermata....

Diversamente si potrebbe pensare ad una forma di produzione per conto terzi della quale la Aurora voleva avere la documentazione, magari grazie ad un fornitore amico....

Sarebbe bello ma Aurora con lo scatolone non centra nulla. Così come la persona da cui proviene. Tra l'altro l'Aurora in quel periodo ed è risaputo copiò palesemente la Waterman che era il riferimento sia per le rientranti che per le penne con caricamento a levetta.

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